giovedì 5 dicembre 2013

Visitare Melbourne risparmiando: tutti i miei consigli di viaggio

Prima parte del mio viaggio in Australia.
Un po’ di consigli per chi fosse interessato a visitare Melbourne in modo low cost. Partite dal presupposto che è una città molto cara, una delle più care del paese.

-         C’è un tram gratuito, il 35, che gira tutto il centro. Gli altri tram si pagano ma quello è gratis e fa un giro molto lungo del centro, vi permette di visitare tutte le principali attrazioni della città. C’è anche un altoparlante che vi racconta un po’ costa potete vedere a ciascuna fermata e vi dice dove scendere per fare cosa. Non è congestionato anche se gratuito, passa circa ogni 10 minuti 7 giorni su 7 orari variabili a seconda dei giorni ma comunque tutto il giorno.
-         Ci sono alcuni musei gratuiti, in particolare la National Gallery che ha 2 padiglioni immensi di 3 piani ciascuno. Nel primo ci sono le opere di arte australiana, nell’altro ci sono opere di importazione. Lasciatelo per ultimo perché per noi che veniamo dall’Europa è davvero molto poco interessante. Poi c’è l’Old Treasury Museum che è abbastanza interessante, contiene parti della storia della città e una ricostruzione della “corsa all’ora” di fine ‘800, ospitata nell’interrato che una volta era un carcere. L’ambientazione di questa parte è un po’ lugubre, a tratti inquietante.
-        L’architettura della città merita davvero, quindi camminate per le vie e osservate gli edifici, ci sono cose davvero strane. Soprattutto gli architetti ci potrebbero passare giorni a girare a piedi e scoprire tutto sugli edifici e le sculture. Al 3° piano della National Gallery Australia c’è un video di presentazione fatto benissimo che viene proiettato in continuazione e vi racconta la storia di alcuni degli edifici più stravaganti.
-         C’è una pista ciclabile, percorribile anche dai pedoni, che porta fino al porto e da lì un lungomare attrezzato con fontanelle acqua potabile gratuita di 4,4 km che porta alla spiaggia di St. Kilda. Le spiagge in Australia sono tutte libere quindi portatevi le vostre cose, nessuno vi chiederà soldi e non ci sono ombrelloni o sdraio a noleggio.  
-        - C’è il wifi gratis in moltissimi posti, il migliore è quello della biblioteca, tra l’altro bellissima (ospita 2 milioni di volumi). Se portate il vostro pc o telefono o quello che avete non serve registrazione, vi sedete e vi collegate, prende bene è stabile e efficiente. Anche la connessione di Starbucks è ottima, ma le colazioni costano un po’ (anche se il cappuccino e il frappuccino meritano) e avete solo 30 minuti; oppure in caso di emergenza se siete in zona stazione c’è il wifi della banca NAB sul ponte pedonale che porta a docklands, in fondo: velocissimo e gratuito. Poi ci sono i classici hot spot gratuiti in giro per la città, nelle stazioni della metro, al Melbourne convention center e a Federation Square, ma sono abbastanza oscillanti soprattutto quest’ultimo vanno bene giusto per agganciare il cellulare un attimo. Se siete in zona Federation Square, molto meglio il wifi della National Gallery, al primo piano prende benissimo.
-         C’è un centro buddhista che talvolta offre sedute di meditazione gratuite aperte a tutti senza iscrizione a niente, il punto è che in mezzo a una piazza affollata forse non è il posto migliore dove pratica, la domanda è: è una sfida per la mente riuscire a concentrarsi nel caos, o stanno solo cercando di piazzare una religione come una sorta di prodotto?
-         Cibo: qui si apre un capitolo spinoso. Tutti i viaggiatori “on a shoestring” sanno perfettamente che risparmiare sul cibo è essenziale per la buona riuscita del budget. Se possibile, cercate di cucinare in ostello, ma se non fosse possibile o voleste mangiare fuori i miei consigli sono: panetterie, ce ne sono poche ma ci sono, una giapponese su Lonsdale st. è molto buona. Ristorante thai street food, controllate prima i prezzi fuori; ristorante greco all’angolo tra Hardware ln e Lonsdale st ha porzioni abbondanti per cui potete dividere una porzione in 2. Tenete conto che l’acqua minerale è considerata come una bibita quindi ha dei costi spropositati (3,5 $ per un litro e mezzo è il miglior prezzo, nei supermercati della catena Seven Eleven). Quindi il punto è: se vi sedete da qualche parte, vi danno gratuitamente l’acqua del rubinetto, e potrebbe essere più conveniente per quella poca differenza che non prendere cibo d’asporto, poi trovarsi al parco a mangiare piccante, avere sete e spendere soldi per l’acqua in bottiglia. L’acqua del rubinetto comunque è buona è sempre filtrata. Per la colazione se non è compresa nell’ostello (in genere comunque si trovano almeno caffè e tè a disposizione nelle cucine degli ostelli) vi consiglio le caffetterie della catena Pie Face: hanno delle muffin giganti, molto meglio dello Starbucks e di tutte le muffin che troverete altrove, con una di quelle non avrete più fame fino al tardo pomeriggio. Per acquistare cibo al mercato, c’è un ottimo mercato molto famoso che si chiama Queen Victoria Market ed è segnato su tutte le mappe perché è molto grande, è chiuso il lunedì e il mercoledì e aperto gli altri giorni fino alle 14 o alle 16 a seconda dei giorni. Può convenire farsi un panino da soli almeno a pranzo comprando direttamente al mercato, per la frutta confrontate i prezzi di tutte le bancarelle prima di scegliere.
Detto questo, è una città molto pulita, verde, ci sono un bel po’ di parchi e giardini interessanti da vedere gratuitamente e tante piste ciclabili, e se proprio rimanete senza soldi sappiate che qui la paga base (minimo sindacale) è di 18 $ all’ora lordi equivalenti a 16 $ netti, vale anche per i camerieri e altri lavoretti occasionali.

Benvenuti in Australia.

giovedì 14 novembre 2013

La differenza è COME si fanno le cose

Ogni volta si leggono e si sentono notizie apprezzabili su come, per esempio, la Germania e la Gran Bretagna gestiscono la crisi. Su come la Thatcher abbia fatto fare un salto in avanti alla Gran Bretagna, su come la Germania in 20 anni sia riuscita a riunire veramente la parte Est dopo più di 40 anni di separazione e a portare i cittadini dell'ex Germania Est quasi allo stesso livello di quelli della parte della Germania che è stata sempre la più ricca.
Poi ci si pensa, ci si informa un po' e si inizia a pensare che la differenza non sia nel piano economico o in che cosa viene proposto, ma nel nostro senso civico. Cioè quello che in Italia non abbiamo.
In Germania fanno un piano economico, lo spiegano ai cittadini, spiegano qual è l'obiettivo e quali saranno le regole da seguire affinché funzioni, e entro quanto tempo darà i suoi benefici. Ovviamente anche gli economisti possono sbagliare, ma sostanzialmente se si dà un piano ben strutturato, con degli obiettivi chiari e spiegando alle persone come funzionerà e chi e quando ne beneficerà, alla fine il piano avrà un risultato in larga parte positivo.
In Italia fanno un piano economico, e la gente non si fida perché siamo tutti allenatori della Nazionale quando perde; lo spiegano ai cittadini, e visti i precedenti i cittadini non ci credono; spiegano quali saranno gli obiettivi, ma subito criticamente diremo che gli obiettivi non ci interessano che sono troppo lontani, che non sono realizzabili o che comunque se si realizzeranno tra 20 anni non va bene e ci stanno fregando; poi ci spiegano le regole e lì ci gasiamo, si scatena la corsa a come si bypassano le regole, come freghiamo il sistema, come si trova una scorciatoia.
Non è che ci manca un po' di senso civico e un po' di fiducia?


sabato 5 ottobre 2013

Non abbandoniamo chi cerca una vita migliore

 "Non sono morti perchè il fuoco è divampato. Non sono morti perchè il mare li ha inghiottiti. Non sono morti perchè una legge disumana ha impedito che venissero salvati. Sono morti perchè non potevano vivere là dove erano nati." (anonimo eritreo)

Il mio commento alla tragedia dell'altra notte al largo di Lampedusa si racchiude bene nelle parole del Papa: vergogna, vergogna, vergogna.
Per i pescherecci che in tre sono passati accanto alla barca e non hanno prestato soccorso, per una tratta di esseri umani utilizzati come merce di scambio da trafficanti senza scrupoli, per la mancanza di rispetto verso la sofferenza e la disperazione di queste persone da parte di noi italiani, dell'Europa e di tutto il mondo del business che pensa solo a vendere armi a dei disperati. Dobbiamo soltanto vergognarci.

la storia di Tareke Brhane profugo eritreo

martedì 24 settembre 2013

Il nostro paese ha bisogno di laureati o di partigiani?

Mi pongo questa domanda, senza ironia alcuna.
Perché ogni giorno ascolto storie di amiche e conoscenti, poi leggo su internet e sui giornali altre storie ancora più inquietanti e rifletto.
Rifletto chiedendomi prima di tutto, se uno studia lo fa per i soldi? No, certo che no, lo fa per il gusto di imparare, per il piacere della conoscenza. Bene, però poi uno ha tutta la vita davanti, e ognuno di noi nella propria vita ha delle priorità. Più o meno discutibili, più o meno condivisibili.
C'è chi sogna le borsette firmate e la cucina Scavolini (sigh!), chi sogna l'auto status symbol (sigh 2), chi vorrebbe solo costruire una famiglia e poter crescere i propri figli dando loro la possibilità di scegliere che cosa fare nella vita (si chiama maternità consapevole), chi vuole fare un lavoro che piace per sentirsi realizzato (categoria a cui appartiene in realtà la maggioranza degli esseri umani in tutto il mondo credo), poi c'è chi ha come priorità assoluta la propria emancipazione da ogni forma di controllo sociale da parte di altri e viaggiare (come la sottoscritta).
Ora, se una persona ha studiato 5 anni, per esempio, per avere una professionalità e delle competenze in un settore, bisognerebbe poi capire perché debba lavorare per 300-600 € al mese, essere costretto ad aprire una partita iva per evitare contratti a progetto illegali ma per qualche motivo non impugnabili, fare lavori in cui il sapere e la conoscenza non c'entrano nulla ma l'unica priorità è il guadagno, la capacità di vendere qualcosa in cui molto probabilmente non si crede, la capacità di resistere al mobbing e alle richieste continue di straordinari. Vorrei proprio entrare nel cervello delle persone che hanno teorizzato questi tipi di contratti e capire da dove arrivano esattamente queste idee sul valore del lavoro e del tempo. Ci sarà qualcosa che ha dato origine a questo fenomeno?
Per non parlare del praticantato non retribuito di anni per molte professioni come gli avvocati e gli architetti, dell'ambito radiotelevisivo dove ci sono montatori, grafici e producer pagati 500-800 € al mese con contratti a progetto, dei laureati triennale + specialistica in corso con ottimi voti che finiscono in un call center e li lasciano al loro posto, facendo crescere professionalmente le persone diplomate.
O dei ricercatori universitari, o peggio ancora di chi dopo un dottorato si presenta a cercare un lavoro spiegando che ha un dottorato e riceve risposte del tipo: "ah, è una specializzazione particolare?".
Poi ci sono i lavoratori della cultura, un mondo a parte su cui conviene stendere un velo pietoso, anzi diciamo una coperta perché delle storie che ho sentito non ce ne è una positiva. Stage continui, mai retribuiti, il grosso del lavoro che va avanti col volontariato, e un quantitativo enorme di persone assunte solo ed esclusivamente tramite agganci.
In molte aziende (le famose grandi multinazionali che usano le agenzie interinali) poi c'è l'assoluta incapacità di fare colloqui, assumono persone "che sappiano l'inglese" senza averlo testato, poi ti ritrovi vicine di postazione che non sanno mettere la S alla terza persona singolare ma ti dicono tranquillamente "sì al colloquio ho detto che il mio inglese era buono e non mi hanno chiesto più niente", e lì ti chiedi: ma non è che forse hai avuto il debito 5 anni e non l'hai mai recuperato? Oppure gente che traduce email per i clienti col traduttore di google, e tu che hai fatto l'Erasmus non sai se devi ridere o piangere ma siccome ha una testa inizi a pensare al bicchiere mezzo pieno, e che quello che conta è l'approccio.
E tutti i laureati in scienze dell'educazione, l'ambito del sociale? 700 € al mese a vita con contratti di cooperativa.
Ad un certo punto le persone perdono la pazienza però. E davvero finiamola con il descrivere questo fenomeno come una fuga di cervelli, qui non è questione di cervelli e di chissà che intelligenza, è diventata una questione di dignità, di rispetto (mancante) della società intera verso l'individualità e la soggettività delle persone, della possibilità di autodeterminare le proprie scelte; qui è questione che una persona che ha sete di conoscenza, di confronto con l'altro, di imparare cose nuove, preferisce viaggiare lavorando, piuttosto che vivere con 500 € al mese sapendo che sarà sempre costretta ad andare in vacanza in campeggio in Croazia al massimo o a passare i sabati pomeriggio nei centri commerciali senza comprare nulla perché non ha i soldi per la benzina per fare una gita fuori porta.
E' questione di non perdere le proprie competenze linguistiche acquisite in anni di studio (e stage all'estero) trovandosi a mandare mail di 2 righe a un magazziniere semianalfabeta come unico modo per praticare la propria conoscenza linguistica, con accanto delle colleghe diplomate che passano il tempo a parlare dei pannolini dei loro figli e ti chiedono aiuto ogni volta che aprono Excel perché non hanno idea di come usarlo correttamente.
E' questione di scegliere, se restare in questi paese passivi, o se si ha la forza di combattere, o se è meglio lasciar perdere perché la vita è una sola e va vissuta fino in fondo e appieno non buttando via le giornate a fare cose che NON vogliamo fare.
E a volte si combatte per niente, contro tutti, senza un sindacato dalla propria parte perché nel tuo settore non c'è, non esiste, non è previsto. Perché una persona che ha studiato vorrebbe lavorare prima di tutto per passione e non per dovere sociale e poi si trova invece circondato di tacchini che aspettano il loro mangime quotidiano senza chiedersi da dove arrivi, hanno una profondità di visione di 2 metri e hanno delle ali che non sanno usare.
A questo punto mi chiedo: questo è un paese di tacchini? questo è un paese di gente che vuole solo subire, che non vuole cambiare nulla, gente che non la forza di combattere e si adegua a tutto?
Forse non servono i laureati. Non servono perché noi per primi non abbiamo consapevolezza del nostro valore, o non ne abbiamo avuta per troppi anni per cui ormai è troppo tardi, servono i partigiani. Servono persone disposte a combattere, a dire che non è importante avere un lavoro per passare la giornata in qualche modo (che tristezza!) ma è importante che trasformiamo le nostre conoscenze in lavoro, è importante spiegare al piccolo imprenditore un po' in crisi, che ha fatto la terza media e sogna di lasciare l'azienda al figlio, che se va avanti così e i laureati li vuole solo sfruttare è normale che fallisca, e poi se fallisce non è colpa di altri.
E mi chiedo: se questo paese ha bisogno di partigiani, ma il nostro popolo non è partigiano, non conviene forse espatriare?
La gente si mette in coda per l'iphone, compra telefonini a rate che non si può permettere, (ma quella gente serve perché fa girare l'economia quindi la società la vuole), compra auto inquinanti che fanno male all'ambiente e alla vivibilità delle nostre città, si indebita fino al collo e se glielo fai notare si sente offesa nel proprio orgoglio, (ma quella è una differenza culturale, devi rispettare quella persona se no l'errore è tuo che non capisci l'orgoglio ferito del povero cretino in oggetto) ma tu che hai studiato, hai interesse, curiosità per le cose, hai ancora un sacco di entusiasmo quando ti svegli al mattino nonostante tutto ... per la società non hai un valore, un ruolo, a questo punto la domanda è legittima: questo paese ha bisogno di noi?
Esiste un profilo di laureato-partigiano? Esiste un numero congruo di persone che hanno studiato e si sentono parte di una categoria di combattenti (non sottodivisa in praticanti avvocati/ricercatori/traduttori se no si fa una guerra tra poveri) che rivendicano semplicemente il diritto ad essere pagati almeno quanto un operaio assunto e a vedere le proprie ambizioni e le proprie aspirazioni realizzate anche se sono strane, come, che so, essere persone emancipate? Dove per emancipate intendo: persone autonome e indipendenti economicamente a tal punto da poter fare delle scelte in ogni ambito della vita senza la necessità di farsi aiutare da altri ogni volta, economicamente o praticamente o tramite baratto.
Questa società e questo paese Italia permettono questo? 
Non è una domanda retorica sia chiaro, non è detto che la risposta sia no, ci sto semplicemente riflettendo.

Aggiornamenti sulla questione Telecom Italia - Comunicato ASATI

Riporto in toto il COMUNICATO ASATI (Associazione Azionisti Telecom Italia) di oggi sulla situazione dell'azienda in oggetto. 

24 settembre 2013 

L’accordo tra i soci Telco, annunciato in data odierna, l’aumento della partecipazione azionaria di Telefonica, in due fasi, l’allungamento addirittura al 2015 per una eventuale disdetta, fino al raggiungimento di Telefonica all’intera quota azionaria di Telco, sono solo manovre diversive di attesa, che oltre a provocare dei fuochi di artificio nel breve presto saranno deleterie per il futuro assetto di TI. Se il 3 ottobre al cda non sarà proposto un aumento di capitale di almeno 3 mld di euro, il declassamento annunciato dalle agenzie di rating sarà impietoso, con indubbi riflessi negativi sull’andamento del titolo. Infatti, la manovra su Telco è, come nel passato, una manovra che avviene sulla scatola alta di controllo, e non altera assolutamente i parametri economico-finanziari della Società. Tra l’altro, il rischio di una nazionalizzazione di TI Argentina e’ potenzialmente vicina, all’eventuale passaggio di tutte le azioni dei soci italiani e il venir meno di Telco. Telefonica esercitando la funzione di direzione e controllo su TI dovrebbe, pertanto, consolidare il debito, creando un gigante di argilla con oltre 90 mld di debiti, e sarà costretta, in base alla normativa antitrust, a cedere - con uno spezzatino - l’attività di Tim Brasil, dando così avvio ad una via crucis per una azienda strategica per il nostro sistema Paese, e tutto ciò con un Governo e Parlamento completamente silente e disinteressato sulla vicenda del futuro di Telecom Italia. Basti pensare che il Parlamento non ha ancora nominato i componenti della Commissione parlamentare di controllo sull'attività della Cassa Depositi e Prestiti (a differenza, invece, della Commissione di Vigilanza sulla Rai prontamente nominata, appena insediatesi le nuove Camere) e non ha ancora adottato il Decreto che dovrà stabilire quali asset, ritenuti strategici nel settore delle comunicazioni, dovranno essere sottoposti alla golden share. L’assenza di questa Commissione, cui spetta il controllo anche sulla gestione della CDP, rende ancora più sconcertanti le dichiarazioni del Presidente di CDP, Franco Bassanini, che in un convegno svoltosi ieri, a fronte della domanda “perché CDP non entra direttamente sul capitale di TI”, come peraltro auspicato e ribadito in più occasioni da Asati , ha replicato testualmente “la mia risposta è il silenzio”. 
Ciò potrebbe comportare conseguenze negative su TI, sui suoi 50.000 dipendenti (e sulle altre decine di migliaia di occupati nell’indotto), sui suoi 600.000 azionisti risparmiatori e, soprattutto, sulla tanto auspicata ripresa economica del Paese, tra l’altro con una conseguenza negativa sugli investimenti che riceveranno una brusca frenata. Al vice ministro Catricalà è stata fatta la stessa domanda ma nessuno sa spiegare perche’ cdp non può entrare nel capitale di TI, mentre e’ intervenuta su una catena di supermercati, su Snam, su Eni, su Ansaldo, su Finmeccanica, A fronte di questo assordante silenzio della politica e, in particolare, delle istituzioni preposte al finanziamento di progetti strategici del Paese, quale il raggiungimento degli obiettivi infrastrutturali posti dall’Agenda Digitale europea, in Europa i Governi hanno avuto comportamenti ben diversi, basti pensare alla Francia dove, nel 2003, su France Telecom (oberata da ben 68 mld di debito) fu disposto un aumento di capitale di 15 mld, di cui ben 9 mld sottoscritti direttamente dallo Stato. E quella politica lungimirante ha dato frutti tangibili sul valore delle partecipazioni pubbliche: oggi lo Stato detiene il 27% di FT, di cui il 13.5% tramite il Fondo strategico e il 13.4% tramite l’Agence de Participations de l’Etat. In Italia, invece, la politica sembra abbandonare al suo destino l’operatore storico, in attesa del predatore di turno che oggi, finalmente, ha svelato le sue carte acquisendo, a prezzi di saldo, il controllo della 4^ azienda del Paese. Una valida possibilità ancora valida ,se il Governo si degna di una giusta attenzione, considerando che i tempi per la realizzazione di una eventuale società della rete sono lunghi, e’ quella di creare una sottoscrizione di obbligazioni TI per 3 mld, da parte di cdp, che si convertiranno successivamente in equivalenti azioni della società della rete.

 Per Asati
 Il Presidente Ing. Franco Lombardi
 Roma 24 settembre 2013

giovedì 19 settembre 2013

Lettera aperta del Comitato Se Non Ora Quando al ministro Carrozza

Riporto la lettera la lettera inviata oggi alla Ministra dal comitato Snoq Se Non Ora Quando - Factory che sottoscrivo in toto. 


Gentile Ministra Carrozza,

siamo un gruppo di donne che insieme ad altre hanno organizzato la giornata del 13 febbraio 2011, giornata che è rimasta nel cuore di tutte. Le confessiamo che il grande successo di quella manifestazione ci ha riempito di gioia, ma anche ci ha lasciate sgomente dal senso di profonda e drammatica necessità che tante donne portavano nelle piazze, necessità e urgenza di cambiamento, di ossigeno. Ricorderà che in quel periodo le nostre istituzioni, il Parlamento, si trovavano impantanati in storie ridicole trasformate in affari di Stato, si votava sulla nipote di Mubarak.
Questa nostra presentazione non serve per farci grandi, ma per poter meglio far comprendere che da quel giorno la necessità e l’urgenza di cambiamento non ci hanno più abbandonate e sono diventate per noi interrogazione quotidiana.

Una lettera alle istituzioni di questi tempi è inusuale, troppo divaricata è infatti la forbice tra governanti e governati, troppa sfiducia, troppo sospetto, troppa estraneità. Ma questo non vale per Lei, signora Ministra. A parte la stima grande per la sua storia di scienziata, ci è molto piaciuto il suo discorso a Cernobbio. Anche noi pensiamo, come lei, che la politica ha fatto male alla scuola e che con questa classe dirigente omologata con poche donne non riusciremo ad uscire dalla crisi. Ci piace quando parla di investimenti per la scuola e non di spese. Ci piace quando va a inaugurare l’anno scolastico a Casal di Principe, significando così che nessuno deve essere lasciato indietro.

Nessuno deve essere lasciato indietro. Per questo le scriviamo.

Come tutti di questi tempi avrà sentito parlare di femminicidio, di violenza contro le donne ne avrà letto, ne avrà sofferto, come ogni donna, di quel dolore speciale, dolore che un uomo, anche il più buono e pietoso, non può provare. C’è chi dice che è un fenomeno antico, che c’è sempre stato, che i numeri non sono aumentati. Fatto sta che oggi di donne ne muoiono troppe e troppe sono ancora maltrattate. E che bisogna mettere le mani urgentemente per arginare questo fenomeno antico o moderno che sia. Per lo più le donne che vivono questa disgraziata condizione, o che ne muoiono, sono stanche di essere male amate, stanche di obbedire, stanche di servire. La loro sofferenza, la loro morte svela un mondo terribilmente impreparato alla libertà delle donne.

A questo punto Lei si chiederà perché le stiamo parlando di tutto questo. La risposta è semplice. Perché, come lei pensiamo che sia la scuola la strada più importante per uscire da questa crisi. In questo caso non parliamo di crisi economica e politica, ma della crisi profonda dell’anima di questo paese. E’ questa una grande urgenza.

Vede, noi non crediamo che si possa vincere la violenza contro le donne, con l’inasprimento delle pene. Poco, solo un poco, crediamo ai provvedimenti di allontanamento dei violenti, alla loro rieducazione. Noi pensiamo che l’unica cosa che salverà noi donne da tutto ciò sia la stima di sé, il rispetto di sé, la coscienza del proprio valore, il senso della propria dignità. E’ anche noi stesse che dobbiamo rieducare, quindi, per poter riconoscere la violenza prima che accada. Niente altro ci salverà.

Siamo state molto deluse dal Decreto legge recentemente proposto, decreto per altro senza un euro di finanziamento, che affrontava la piaga della violenza contro le donne come problema di ordine pubblico, accomunandola alla violenza negli stadi, a chi ruba i fili di rame, ai no Tav. Questo significa non capire nulla o meglio far finta di non capire che il problema della violenza contro le donne non è il problema dei violenti ma di un’intera società.

Non crediamo neanche alle “lezioni di buona educazione” che ogni tanto , insegnanti di buona volontà impartiscono nelle scuole a ragazze e ragazzi. E tanto meno crediamo sia giusto e buona la pubblicità reiterata della violenza, anzi pensiamo che faccia male, male alle ragazze per la spontanea identificazione con la vittima, con la parte debole, e male ai ragazzi per i possibili sensi di colpa e l’identificazione con la parte comunque forte. Lottare, poi, contro gli stereotipi nei libri di testo è ottima cosa ma pensiamo non basti. Per quanto ci riguarda ci auguriamo un mondo dove nessuno sia servo di qualcun altro e dove ognuno pulisca ciò che ha sporcato.

Che fare, allora. Abbiamo parlato di autostima, unica soluzione possibile. Ma la stima di sé comincia sempre prima di noi. La stima di sé per essere ha bisogno di due cose, l’ammirazione per coloro che sono venuti prima di noi e le aspettative di chi ci sta intorno. Questi sono i due nutrimenti necessari. La nostra società di aspettative nei confronti delle donne ne ha ben poche, lo sanno tutte le donne che hanno voluto e vogliono mettere al servizio della società i loro talenti, le loro ambizioni. Tutte possono, infatti, raccontare strade faticosissime. E l’ammirazione per chi è venuta prima di noi è semplicemente impedita. Le donne della storia, le filosofe, le scrittrici, le artiste, le scienziate sono dimenticate. La scuola non le racconta.

Noi crediamo profondamente nella differenza tra uomini e donne. L’uguaglianza non è per noi un valore, se non nella dignità e nel diritto. Crediamo nella differenza come ispiratrice di una giustizia migliore, una società più accogliente, più equilibrata. Uomini e donne hanno corpi differenti, differente storia, differente cultura. Noi donne veniamo da una storia pesante e dolorosa, ma che ci ha insegnato molto, questo è il nostro tesoro. Pensiamo che sia il tempo di mettere al lavoro questa differenza per una nuova concezione del mondo, per una nuova visione della società. Uomini e donne insieme nel governo della cosa pubblica, nel pensare, nel fare delle scelte che riguardano la vita di tutti, nella scienza, a questo bisogna preparare ragazze e ragazzi.

Noi pensiamo, l’abbiamo detto, che per dare forza, stima di sé , rispetto di sé alle ragazze come ai ragazzi siano necessarie delle figure da ammirare. Le ragazze hanno bisogno di figure di riferimento forti, donne forti, che hanno dato il meglio di sé, esempi da seguire. Questo è un nutrimento simbolico necessario. Ma la nostra scuola insegna solo ad ammirare gli uomini e le loro opere.
Le poche donne che restano nei programmi finiscono per rappresentare delle eccezioni, il loro potenziale simbolico è nullo, la loro forza resta intransitiva. Ai ragazzi si mostra un mondo di uomini, alle ragazze è riservato uno specchio vuoto. Questo è male per entrambi

Questo non era grave in un mondo dove le donne vivevano sotto tutela, quando non potevano accedere alle professioni, non potevano amministrare i loro beni, non votavano. Ma oggi no, oggi una ragazza sceglie cosa vuole studiare, può viaggiare, vota, può scegliere con chi dividere la propria vita, può avere figli o no, se non li desidera, può vivere dove vuole. Ma la scuola di oggi per lei è ancora quella Ottocentesca, nelle sue linee fondamentali. Le donne non ci sono, non si ricordano, non si studiano, non esistono.

Dove sono le Maria Montessori, le donne che hanno covato l’Illuminismo nei loro salotti, Madame Curie, Santa Teresa d’Avila, le donne che hanno fatto la loro parte nel Risorgimento, le tantissime poete, le grandi scrittrici, le matematiche, Simone Weil, Hanna Arendt? Non ci sono, se non per la buona volontà di alcuni insegnanti disposti a “fuori programma”. Perché non si celebra l’8 Marzo come giorno della memoria del percorso delle donne, e degli uomini loro alleati, verso la loro libertà? Perché non si racconta ai ragazzi e alle ragazze le tappe di questo cammino luminoso?

Degli psicologi, reduci da un’ inchiesta in tre licei della Regione Umbria, ci raccontavano della grande difficoltà in cui si trovano oggi le ragazze, per il semplice fatto che l’assenza di figure forti di riferimento entra in contraddizione forte con la libertà che godono, creando spaesamento, confusione, senso di solitudine, debolezza.

Lei non era ancora Ministra, quando si è indetto l’ultimo concorso per i nuovi docenti. Nel programma di Letteratura Italiana, su cui dovevano rispondere i candidati, su 30 autori c’era una sola donna: Elsa Morante. Anche questo è femminicidio. Si dice che le donne debbano andare avanti solo con il merito, ma alla povera Grazia Deledda, evidentemente non è valso nemmeno il premio Nobel.

Gentile Ministra, ci rivolgiamo a lei, perché lei in questo momento è quella che può fare moltissimo contro la violenza alle donne, ma non solo, è quella che può rendere questo paese più civile, più equilibrato. La rivoluzione, non abbiamo altro termine, deve cominciare dalla scuola, può essere solo nella formazione. Cambiare urgentemente i programmi, per dare forza alle ragazze, non farle sentire aggiunte in questa società, ma necessarie. Questo prima di tutto. Non c’è vero discorso sulla modernizzazione della scuola se non si parte da qui.

Ma non solo. Ridare dignità alla figura del docente, non farlo vivere sulla soglia della miseria, non farne un vinto. E rendere difficilissimo diventare insegnanti, che non sia una professione di rimedio ma di vera vocazione. Questo però è un altro discorso.

Se condivide quello che abbiamo detto, ci piacerebbe incontrarla per raccontarle il nostro lavoro.

Confidiamo molto in Lei. Grazie per la sua attenzione.

Se non ora quando factory

martedì 13 agosto 2013

Il decreto legge per la prevenzione del femminicidio: un primo step di un lungo percorso

Giovedì scorso 8 agosto è stato varato dal governo il decreto legge per la lotta alla violenza sulle donne e la prevenzione del femminicidio. Importantissimo passo nella direzione giusta. Certo rimane molto da fare, ma le misure varate se applicate correttamente segneranno una svolta nella gestione dei casi di violenza, stalking e reati connessi sia da parte delle forze dell'ordine, sia da parte dei tribunali.
Vediamo insieme i punti principali.

Allontanamento del coniuge violento dall'abitazione: importantissimo elemento, perché previene innanzitutto la possibilità che sia la donna a dover essere allontanata dalla propria casa, dai propri legami e dai propri affetti se vittima di violenza. Non era scontato prima di adesso, molte volte l'uomo violento faceva leva giuridica sulla proprietà o meno della casa che non è rilevante ai fini della protezione della vittima di una reato. Un caso come questo per esempio si sarebbe risolto con largo anticipo dopo l'introduzione di questo decreto, mentre la donna in oggetto è stata sottoposta a 2 anni di vessazioni prima di ottenere dal giudice l'allontanamento del coniuge.

Non revocabilità della querela: importantissima, perché molte volte la vittima dopo aver sporto querela veniva pressata da famigliari (anche propri, non solo dell'(ex) coniuge) per ritirare la querela, e non ricevendo protezione alcuna alla fine doveva cedere ai ricatti. Importantissimo quindi che famigliari, vicini di casa e varie personalità che assolvono al ruolo di "consiglieri" più o meno graditi nella vita di un individuo siano messi di fronte al reato e al fatto che il reato esiste e non può essere "negato". Non può essere negato né giuridicamente né umanamente perché vi è una denuncia, non revocabile, che prova l'esistenza del fatto. Pensiamo per esempio al caso allucinante di Rosaria Aprea, la ventenne picchiata dal fidanzato che voleva perdonarlo e il cui avvocato ha dovuto rinunciare alla difesa perché la ragazza, nonostante le ripetute violenze subite e nonostante fosse finita in ospedale in fin di vita, non voleva portare avanti la denuncia. 

Assistenza legale gratuita alle vittime indipendentemente dal reddito: fondamentale, innanzitutto perché molte donne hanno un reddito personale diverso da quello dichiarato nella dichiarazione dei redditi famigliare o congiunta che può dipendere in larga parte dal reddito del marito, e poi perché un avvocato che difende una donna vittima di violenza deve portare avanti la causa per passione e non in base a quanto viene pagato.

Obbligo di arresto per i colpevoli colti in flagranza di reato: anche questo un passaggio fondamentale su cui però fa fatto un appunto, cioè che è indispensabile formare adeguatamente le forze dell'ordine, per far sì che non rimanga solo sulla carta. Forze dell'ordine non reperibili, che non rispondono al telefono o ai centralini, che una volta arrivati sul luogo del reato fanno ambigui e spesso dilettanteschi tentativi di improvvisarsi psicologi vanno assolutamente evitati e prevenuti.

Corsia preferenziale nei tribunali per questo tipo di processi e carcere per l'uomo violento: assolutamente utile a prevenire casi come quello di questa trentaquattrenne campana in cui un processo durato 3 anni non si è ancora concluso in quanto pende il ricorso in cassazione, e nello stesso tempo la vittima è stata uccisa dall'ex lasciato in libertà. Non si può lasciare in libertà un uomo che minaccia di uccidere una donna prima di aver fatto un adeguato percorso psicologico di cura e un adeguato percorso di consapevolezza a cui partecipino anche i famigliari che dovessero in qualche modo dimostrarsi non collaborativi nell'inchiesta o omertosi.

Una volta superato lo step dell'analisi degli elementi positivi di questo decreto, urge una riflessione. Perché si vada verso una società in cui ci siano sempre meno delitti di questo tipo, e più rispetto per la persona. Ognuno di noi, nell'osservare gli altri, prima di giudicare le vite altrui, prima di scadere nel gossip e nello stereotipo, ognuno di noi uomo o donna che sia dovrebbe chiedersi: cosa posso fare io per migliorare questa società che va verso la follia? Da cosa sono causati tutti questi delitti, perché l'uomo non è in grado di accettare il rifiuto e perché la donna che vuole essere amata e avere una vita felice viene spesso lasciata sola anche dai famigliari, dalla madre, dalle sorelle, dalle amiche, che antepongono il proprio quieto vivere e il perbenismo borghese dell'apparenza alla felicità di una persona a cui dicono di voler bene? Allora cominciamo noi, uno per uno, a parlare alle madri, che non educhino i figli ad essere serviti e riveriti e le figlie a comportarsi da serve. Parliamo alle vecchie signore, spiegando che invidiare l'emancipazione delle giovani donne non è la risposta, che il fatto che le donne in passato abbiano sempre subito di buon grado il ruolo imposto dalla società patriarcale non è motivo per cui questo debba accadere anche in futuro. Educhiamo i bambini, perché non giochino con le armi da quando sono piccoli, e i preadolescenti, perché non considerino "debole" il maschio che non dimostra la propria virilità in modo eccessivo e plateale utilizzando eslcusivamente la forza fisica come metro di paragone con l'altro. Facciamolo noi, io, tu che leggi, parliamone apertamente quando sentiamo discorsi assurdi da parte di colleghi e vicini di casa come "è una donna quindi...". Non facciamoci fermare dal fatto che temiamo che l'altro possa non capire. Probabilmente non capirà subito, ma si accenderà una piccola lampadina nella sua mente e avrà un altro punto di vista a disposizione nel momento in cui nella sua cerchia di amici e conoscenti entrerà in contatto con una donna vittima di comportamenti violenti di qualsiasi genere. E piano piano, sforziamoci di spiegare anche a chi non capisce che "nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà" non è e non deve essere una condanna all'ergastolo. Innanzitutto, il giuramento ufficiale con tanto di carte firmate non serve all'amore e non sancisce la durata effettiva del contratto perché l'impegno verso l'altro può essere solo un impegno RECIPROCO rinnovato quotidianamente, ma comunque la violenza non fa parte della cattiva sorte né della povertà, se mai fa parte della MALATTIA e come malattia psichica va curata. Ma come tutte le malattie, per essere curata deve essere  prima di tutto diagnosticata quindi negare l'esistenza del problema non è comunque una soluzione rispettosa neanche dei più estremi casi di bigottismo. La religione può essere se mai uno strumento per rendere l'uomo più felice e più in pace con se stesso, quindi se un uomo è psichicamente malato e soffre di disturbi da curare, probabilmente non sta vivendo una vita felice. Rieducarlo all'indipendenza e anche a rimanere solo è quindi un fatto estremamente positivo. Significa far capire all'uomo che può vivere senza quella donna, che può ricostruirsi una vita anche se non avrà accanto una compagna e che non vi è alcun disonore in questo. Così come nell'amore non vi è alcun possesso. Non si ama qualcosa perché la si possiede, si possiede un oggetto. Neppure un animale si può possedere, se mai ci fa compagnia. Figuriamoci una donna o un uomo. Proviamo, tutti noi che sappiamo che l'amore non è possesso e che la donna e l'uomo hanno pari diritto di scegliere come vivere la propria vita, a trasmettere questa nostra consapevolezza agli altri. All'amica quando ci chiede un consiglio, perché non sa come spiegare al proprio compagno che le faccende di casa sono compito di entrambi e che non vuole finire a fare la serva a vita. All'insegnante di scuola media che insinua una colpa nell'alunno che va a scuole vestito di rosa: "un po' se le cerca". Alla donna d'altri tempi che di fronte a una fanciulla in minigonna se ne esce con "se va in giro così, poi la stuprano". Alla donna incinta dopo un mese e mezzo che conosce un uomo che si sposa perché la famiglia glielo chiede. Proviamo a parlarne, a insinuare in queste persone il dubbio che il loro ruolo potrebbe aiutare la felicità di queste persone oppure determinarne la disperazione. Non ci costa molto in termini di tempo, ma semplicemente parlando e NON TACENDO abbiamo una grandissima possibilità di migliorare questa terribile situazione che si è creata nel nostro paese. Meglio una discussione in più e una vittima in meno.



lunedì 12 agosto 2013

gli F35, i loro innumerevoli problemi e gli incendi in Sardegna

Dunque facciamo un po' il punto della situazione F35, visto che la decisione sull'acquisto è ormai ufficialmente rimandata di 6 mesi. Che non significa che ci sarà automaticamente un acquisto, come molti giornali hanno riportato negli ultimi giorni, né tanto meno che l'acquisto sarà di 90 unità come in precedenza programmato.

La domanda che mi pongo, seriamente, è: non sarebbe meglio acquistare dei Canadair da destinare ai vigili del fuoco, piuttosto che investire tanti soldi in aerei inutili? 

Gli F-35B mi sembra di capire che abbiano seri problemi tecnici, se non sbaglio il famoso fatto che hanno un problema quando vengono colpiti dai fulmini? Ma sono gli unici compatibili con il ponte di volo della nostra portaerei, la Cavour, quindi se non vanno bene quelli non vorrei che poi comprassero gli altri che verrebbero comunque "prestati", per il trasporto, a portaerei altrui presumibilmente tedesche. Anche perché ho letto che in condizioni di clima caldo-umido (quando mai si combattono guerre in Islanda) gli aerei non posso atterrare su quel ponte di volo senza prima aver sganciato il materiale bellico (missili, bombe e pure il carburante), il che vuol dire che devono per forza sganciare tutte le bombe prima di tornare indietro? Cioè così a caso? Per non parlare dell'eventuale spreco di carburante?
E poi la seconda portaerei che abbiamo, la Garibaldi, quella più vecchia, non supporta proprio questi aerei.
Ma se proprio vogliamo spendere soldi per comprare aerei non si potrebbe:
1) comprare aerei per i vigili del fuoco per spegnere gli incendi, guardiamo cosa sta succedendo in Sardegna.
2) comprare degli aerei che siano adatti sia per la difesa sia per gli aiuti umanitari, cioè che possano anche portare e sganciare le derrate alimentari dall'alto? 
Intanto per fortuna hanno sospeso e rimandato l'inaugurazione dell'impianto di assemblaggio degli F35 di Cameri (Novara). Vediamo cosa succederà ad ottobre.

Ma intanto, non stiamo a guardare quello che sta succedendo in Sardegna. Cerchiamo delle soluzioni per quegli incendi, soluzioni di prevenzione ma anche e soprattutto investimenti in velivoli adatti a spegnere gli incendi quando serve, sono sicura che sarebbero soldi ben spesi e che i cittadini sardi ringrazierebbero.Al momento la Sardegna ha a disposizione 2 Canadair, è vergognoso considerato l'alto rischio di incendi di quella zona e le grandi distanze da coprire, tutti i territori abbandonati dell'entroterra, il vento estivo e tutti gli altri fattori ben conosciuti da chi si occupa, o dovrebbe occuparsi, di questa emergenza. Sarebbe il caso di affrontare questo problema degli incendi sotto forma di prospettiva futura di gestione del problema invece che sottoforma di emergenza che si ripete di anno in anno.

domenica 30 giugno 2013

Perché sosterrò Civati al congresso del PD

Visto che di questi tempi il web pullula di articoli che danno il congresso del PD come qualcosa di già stabilito, in cui i 2 possibili vincitori sono già scritti, ho ritenuto utile spiegare la mia scelta anche a chi non mi conosce.
Il PD ha bisogno di rinnovamento. Di un rinnovamento vero, profondo, di sinistra, e ha anche di ringiovanirsi.
Quindi la prima caratteristica indispensabile che dovrà avere il nuovo segretario del PD è quella è essere una persona giovane. Non è vero che l'età non conta in queste cose, perché soprattutto quando si parla di lavoro solo una persona giovane può capire davvero come funziona il nuovo mondo del lavoro. Perché ha contatti diretti e veri, non formali, con i propri coetanei, e può capire più da vicino quali sono le problematiche da affrontare e i nodi da risolvere. E perché il mondo del lavoro sta cambiando con una velocità impressionante anche per chi ci è dentro, e chi non ne fa parte da decenni in modo attivo e partecipe ha sicuramente delle difficoltà a entrare nel nuovo sistema in modo concreto.
Inoltre aggiorna ogni giorno e più volte al giorno il suo blog, con cui ci rende partecipi dell'attività parlamentare e degli sviluppi interni al PD, il tutto senza la mediazione dei giornalisti e dei media ma in modo assolutamente diretto. E' fondamentale in un periodo come questo dove molte riviste riportano punti di vista solo di parte e su molti quotidiani (sia online sia cartacei) ritrovo sempre e solo informazioni approssimative, superficiali e ogni volta da riverificare.
In pratica, se dovessi farmi un'idea della politica in base a quello che leggo ogni giorno sulle varie testate giornalistiche, mi farei un'idea spesso imprecisa quando non proprio di parte. Altrimenti, mi tocca ogni volta andare a ricercare le fonti una ad una o confrontare più testate, cosa che però non tutti abbiamo il tempo di fare. Leggendo direttamente da una parlamentare quello che sta succedendo, si saltano tutti gli step intermedi e si ha la certezza che l'informazione che arriva è corretta. Certo se i media fossero gestiti da professionisti dell'informazione seri e preparati, non sarebbe necessario, ma purtroppo ultimamente è necessario.
Ho avuto modo di leggere un libro che aveva pubblicato in tempi non sospetti, "Il manifesto del partito dei giovani" che già nel lontano 2011 delineava un futuro interessante per il PD.
Da domani esce nelle librerie il suo nuovo libro qui recensito, che leggerò a breve e che vi invito a leggere.

Quindi vorrei fare un sunto delle motivazioni per cui sceglierò Civati al congresso del PD:

- giovane età con conseguente conoscenza effettiva del cambiamento in atto nel mondo del lavoro
- conoscenza pratica del modo migliore di utilizzare internet e i social network senza averne paura ma come strumento utile e irrinunciabile di propaganda ma anche per creare occasioni di aggregazione come il politicamp di reggio emilia previsto per il prossimo weekend
- idee programmatiche espresse nel libro del 2011 "Il manifesto del partito dei giovani"
- chiarezza nella comunicazione costante agli elettori o potenziali tali attraverso il blog, comunicazione continua che non viene mai a mancare su quasi tutti gli argomenti del dibattito politico in corso
- capacità di opporsi direttamente e apertamente alle scelte del partito quando queste non sono in linea con la campagna elettorale
- volontà di confronto diretto con gli elettori non solo via web ma anche per strada e anche quando adirati senza la frapposizione di innumerevoli filtri 
- ci darà la possibilità di recuperare alcune parti dell'elettorato disperse, cioè una parte dell'elettorato che è già migrata a grillo, una parte che ora minaccia di votare Sel la prossima volta perché questo PD ha fatto l'inciucio, e tutta l'area che era pro-Rodotà e che ora guarda con sospetto ai 101 che non sono mai usciti allo scoperto e si chiede perché ci ritroviamo ancora Napolitano
- la cosa più importante: da tutto ciò che esprime attraverso i mezzi di comunicazione a disposizione, appare una forma mentis chiaramente di sinistra e laica, senza ombra di dubbio e senza possibilità di equivoco.

Vogliamo dare una svolta a questo PD?

domenica 23 giugno 2013

L'istruzione dimenticata.

Ottima iniziativa di un gruppo del PD lombardo di scrivere una lettera ad Epifani per chiedergli di prestare più attenzione alla tematica della scuola e alla formazione, uno dei temi cruciali per il futuro del nostro paese, individuando all'interno del PD una figura competente a cui affidare la responsabilità dell'istruzione e della formazione.
"Il Partito Democratico ha bisogno di avere al suo interno un punto di riferimento certo per tutti i temi che riguardano l’istruzione e la formazione. Sarà altrimenti difficile dare il nostro contributo al necessario lavoro di rinnovamento della scuola italiana. E se oggi perdiamo di vista la centralità di questo tema, saremo poco credibili quando domani ci presenteremo agli elettori dicendo che per noi democratici la scuola è davvero importante"
Il testo completo della lettera è disponibile qui: Caro Epifani, e la scuola?
Un appello che sottoscrivo appieno.

martedì 18 giugno 2013

Quanta democrazia!

La vicenda della Gambaro sta dimostrando per l'ennesima volta, se ce ne fosse bisogno, la vera natura del Movimento 5 stelle. L'assoluta incapacità di tollerare le critiche altrui, di rispettare le opinioni diverse, seppur espresse con una professionalità e un tono rispettoso che il 90% degli elettori di quel movimento non saprebbe mai adottare. Cosa che già si era intuita in campagna elettorale con i casi Salsi e Favia, ma probabilmente chi li aveva scelti e ci aveva creduto pensava che ad un certo punto il movimento potesse "crescere". Passare dalla fase adolescenziale alla fase adulta insomma. Invece no, continuano su questa strada, quella di mettere alla gogna chi non dice signorsì al grande capo. Vediamo cosa succede adesso con l'intervista della Pinna di ieri sera.
Continuate così, ci state facendo un favore perché stiamo recuperando consensi, già nel sondaggio di ieri sera di EMG per il Tg La7 stavamo recuperando una piccola percentuale di voti. Tutti voti persi dall'altra parte dal M5s, elettori di sinistra delusi 2 volte. Vediamo di non deluderli noi di nuovo.

martedì 11 giugno 2013

Pensieri sparsi sulle amministrative di domenica e sul loro ottimo risultato


La vittoria a Siena, a Treviso e a Brescia sono fonte di grande soddisfazione e mi fanno pensare che tanti italiani ancora credono in un paese migliore, anche a lungo termine, e non corrono dietro ai facili populismi. Detto questo, non ubriachiamoci della vittoria:

- Se fosse stato un referendum, non avremmo raggiunto il quorum. Attenzione a non trarre conclusioni affrettate, con un'affluenza maggiore alle urne non sappiamo come sarebbe andata a finire.

- Molti di coloro che alle elezioni politiche avevano scelto il M5s, delusi dal comportamento dei loro rappresentanti in parlamento, hanno scelto di non tornare al voto. 

- Prendendo i risultati del 24 febbraio e togliendo buona parte dei voti del M5s, il PD avrebbe stravinto anche allora.

- I partiti di sinistra sono in genere più radicati sul territorio, e il sindaco lo eleggi in base a quello che sa fare, alle sue capacità amministrative se ci sono state in caso di riconferme e a quanto frequentemente si fa vedere per strada; non certo in base a di che colore vuoi le strisce pedonali.

- I cittadini che votano a sinistra hanno più senso civico e quindi andrebbero a votare anche in una giornata di sole pur dovendo perdere qualche ora di mare o montagna, cosa che un elettore di destra non farebbe.

- Era una domenica di giugno e molte persone in possesso di seconda casa hanno fatto il weekend fuori porta. La maggior parte coloro che hanno un'attività imprenditoriale o evadono il fisco tende ad avere una seconda casa. L'operaio e il precario no. Lo studente impegnato raramente.

- Gli elettori di destra, o almeno quelli con cui ho avuto a che fare io, hanno motivazioni meno profonde per i loro ideali. Motivazioni più pratiche. Cose tipo "gli immigrati danno fastidio quindi non li voglio", mentre l'elettore di sinistra ha ragionato sull'uguaglianza delle persone per stabilire che l'uomo è cittadino del mondo, quindi le sue motivazioni saranno più radicate; non necessariamente più forti nel confronto da bar, ma più profonde; oppure "non voglio pagare le tasse", pur sapendo che in fondo non è corretto ma senza analizzare fino in fondo le conseguenze di questa sua azione, mentre l'elettore di sinistra le tasse sa che le deve pagare comunque perché gliele levano dalla busta paga, oppure ha ragionato sul tema e deciso che il senso civico deve prevalere sull'egoismo; o ancora: "la meritocrazia significa che siccome io sono meglio di te tu ti arrangi perché io valgo", mentre l'elettore di sinistra tende a ragionare prima sul fatto che ognuno di noi può eccellere in qualcosa e che è compito della società permettere a ciascuno di essere valorizzato per quello che può dare al proprio paese. L'elettore disinteressato, che ragiona per stereotipi e non formalizza il proprio pensiero in un ragionamento in genere si interessa di politica solo quando c'è una propaganda elettorale vivace e continua attraverso tutti i mezzi di informazione: televisione, internet e ancora gli antichi manifesti cartacei per strada, a seconda dell'età dell'elettore e del tipo di lavoro che svolge.

Date queste premesse, io non trovo che la nostra vittoria ci debba stupire, ma trovo che sia sbagliato darne il merito al governo di larghe intese o al PD stesso per come è strutturato nelle sue gerarchie. Diamone il merito al suo radicamento sul territorio, all'impegno che ci hanno messo le persone nella propaganda e a come la sinistra ha saputo (sempre, non solo nelle ultime settimane) valorizzare i singoli candidati invece di correre dietro al leader come fanno i nostri competitor (o alleati?). Se il PD nazionale seguirà la linea del capo di governo, sostenendo che gli elettori hanno premiato il governo di larghe intese, ecco la prossima volta sarà un flop devastante. L'elettore non ha premiato il PD nazionale, e non ha necessariamente capito l'alleanza con lo storico rivale. Più probabilmente, l'elettore di sinistra ha apprezzato i candidati sul territorio e i loro meriti, e sicuramente l'elettore di destra aveva di meglio da fare domenica che andare a votare per dei candidati che per farsi propaganda usano l'immagine di Silvio invece di se stessi.

domenica 9 giugno 2013

La crociata di Grillo contro i giornalisti

Ok, il movimento è nuovo e vuole raccogliere il consenso di tutti coloro che sono rimasti delusi dalla politica tradizionale. E siccome le persone deluse dalla politica tradizionale non sono soddisfatte delle notizie che gli vengono fornite ogni giorno dalla televisione, dire che i giornalisti televisivi sono asserviti al sistema è un ottimo modo per raccogliere consensi da parte dei delusi.
Ci sono diverse opinioni però. Criticare tutto il sistema a prescindere dalla qualità e dalla professionalità dei giornalisti è una mossa puramente demagogica. Perché è ovvio che su 7 reti televisive + la carta stampata + innumerevoli siti web di news e blog vari ci saranno un tot di destra, un tot di sinistra e un tot filogrillini. Ognuna delle opinioni è declinata in versione per persone istruite e nella versione commerciale un po' idiota per l'italiano medio-basso a seconda del canale televisivo, e ogni idea ha lo stesso diritto ad essere espressa di tutte le altre, ovviamente se si tratta di un'idea genuina e non comprata. La cosa più buffa è che se l'è presa pure con i giovani giornalisti precari e sottopagati che si sbattono con ogni tempo atmosferico a correre dietro ai cittadini 5 stelle da intervistare.
Accusare chiunque di essere comprato dimostra che in realtà non ha fiducia nel popolo italiano. Sarà mai possibile che tutti siano comprati, giornalisti, politici, economisti? E' possibile. Ma a questo punto vorrebbe dire che tutta l'Italia è in vendita e che il popolo italiano tende a non considerare le proprie idee come una merce di scambio, il che sarebbe una pessima conclusione ma anche in questo caso la demagogia non è la risposta corretta.
Inizialmente Grillo sembrava voler utilizzare la rete come strumento di intelligenza collettiva, ma piano piano sta dimostrando sempre più di voler utilizzare la rete nello stesso modo in cui il suo predecessore utilizzò le televisioni personali.  Attenzione quindi prima di pensare di poter facilmente sostituire professionisti dell'informazione (spesso con anni di gavetta alle spalle) con chicchessia che scrive in modo sgrammaticato, scorretto, senza citare le fonti e senza verificarle, con toni da arringa di tribunale su ogni argomento di confronto. Il pluralismo delle voci è una ricchezza indiscutibile, sostituire completamente l'informazione classica con l'anarchia del web non esattamente. Traiamone le nostre conclusioni se vogliamo mantenere in essere la legittimità del confronto democratico nel nostro paese. Per confronto democratico intendo quello vero e costruttivo, non le urla, gli insulti e le volgarità per attaccare l'altro senza poi portare a una sintesi. Se c'è una strategia pensata dietro a questa crociata, stiamo attenti, perché non porterà a nulla di buono. Se non c'è una strategia pensata e fa solo parte degli attacchi a chiunque, (parlamento, giornalisti, tutto ciò che ha una parvenza di casta) facciamo comunque attenzione a non correre sempre dietro a chi ci dice quello che ci sembra di voler sentir dire. A volte le informazioni corrette non sono piacevoli, ma sono vere.

martedì 4 giugno 2013

L'italiano medio e la svolta del presidenzialismo. Siamo sicuri che ci serva?

Partiamo da una premessa: il popolo italiano tende ad avere una tendenza smodata a seguire un leader senza chiedere un dibattito. A comprare un prodotto senza controllare quello della concorrenza. A fare rate per qualsiasi cosa senza prima chiedersi se poi quelle rate riuscirà a saldarle tutte. A firmare contratti senza leggerli. Ora che tutti state pensando "non io" ditemi se avete mai letto per intero il contratto della banca o la bolletta telefonica con tutte le sue postille, impiegati dei call center esclusi. E diciamocelo chiaro, negli ultimi anni non si è fatto molto per coinvolgere i cittadini nella politica e dare loro gli strumenti per analizzare la complessità della situazione economica che ora il nostro paese sta attraversando. In generale, la maggioranza degli italiani non ha neppure la voglia e il desiderio di confrontarsi in un dibattito su qualcosa di serio che non sia come sbarcare il lunario. L'attività prevalente di una larga fetta di popolazione (soprattutto in certe fasce d'età e livelli di istruzione medio-bassi) è difendere delle regole più o meno diffuse e non scritte che vengono date per assodate come: senza il posto a tempo indeterminato non si vive, il mutuo è qualcosa che nel corso della vita deve per forza capitare perché essere proprietari di un debito è un vanto di cui parlare al bar, il matrimonio è un passo che nella vita si deve affrontare per sistemarsi e l'alternativa è essere circondati di rompiscatole in continuazione, i figli vanno battezzati per quieto vivere anche se non si è credenti, e tutti gli altri luoghi comuni che fanno da base alla vita di una larga parte della popolazione. Un insieme di luoghi comuni, di elementi dati per certi che denotano una scarsa capacità del cittadino medio di ragionare sulla base della contingenza, dell'unicità delle situazioni, della complessità di ciascuna persona e di quello che dovrebbe essere lo scopo principale della vita di ciascuno di noi, ovvero la ricerca della felicità e dell'equilibrio interiore. In pratica, l'equilibrio di una gran parte di persone è basato su idee imposte da altre e accettate come proprie senza nessun tipo di analisi profonda della propria vita e/o di quella altrui. L'altra parte della popolazione (talvolta le 2 parti coincidono) invece è impegnata ad aggirare le leggi, quelle scritte però: come evadere le tasse, come aggirare i vigili quando ti fermano, come ingannare l'autovelox, come fregare l'assicurazione, come darsi malati ad agosto senza farsi scoprire, come non pagare il biglietto dell'autobus, e tutto quello che vi sta venendo in mente in tema "fatta la legge, trovato l'inganno".
Italiani che vivono secondo questi costumi e con questo senso civico, vorrebbero però decidere su scelte elevate esautorando la politica dal farlo. La storia si ripete sempre, soprattutto quando non viene insegnata e si fa di tutto per farla dimenticare o per riscriverla secondo un modo di intendere i fatti parziale e demagogico.

Aggiungiamo un fatto: siamo nel bel mezzo di una crisi economica, un milione e mezzo di posti di lavoro persi dal 2007 secondo la CGIL, il precariato impera, lo sfruttamento non parliamone, sul lavoro nero è anche inutile approfondire; abbiamo un governo di larghe intese basato su un equilibrio sottile; il livello di istruzione medio degli italiani è scandaloso, la meritocrazia nei posti di lavoro è inesistente, all'estero ci chiedono cosa ci fa il nostro ex premier ancora lì e gli amici dall'estero ci invitano ad espatriare.

Aggiungo le considerazioni personali: l'attuale sistema ci ha dato Pertini, Scalfaro e tanti altri ottimi presidenti. Tra l'altro, ci si scandalizzava tanto durante l'elezione di Napolitano perché a quanto pare alla sesta votazione era quasi impossibile non avere un presidente, ma ricordiamoci che ci furono presidenti eletti dopo 12 o 15 votazioni, e addirittura Giovanni Leone nel 1971 fu eletto dopo 23 votazioni. E non mi dite che adesso c'è una situazione di maggiore emergenza, perché nel '71 si era in una fase altrettanto delicata.

Poniamoci una domanda: è davvero necessario occuparsi di riformare il modo di eleggere il presidente della repubblica ed eventualmente i poteri da attribuirgli ora? Davvero gli italiani sono interessati a questo, per la loro vita quotidiana, al di là dei sondaggi? E' una priorità? Dati i fatti di cui sopra, serve a qualcosa a migliorare il nostro paese avere un presidente con più poteri o eletto direttamente dal popolo? O fa comodo a qualcuno che ha già un piano in mente per il lungo periodo, e come al solito noi altri non vediamo quel piano o facciamo finta di non vederlo o pensiamo che non sia così tragico, e stiamo al gioco dell'avversario, detto anche competitor, ora provvisoriamente alleato? Non è più importante occuparsi ora di riforme economiche e per il lavoro, ed eventualmente più avanti occuparsi delle riforme istituzionali? Non è meglio prevenire il gioco dell'avversario invece di lasciarlo entrare in area con il loro schema e poi lasciare che la nostra difesa si sfasci per mancanza di gioco di squadra? Perché già lo sappiamo che poi va a finire così. E' già successo con Prodi, e quando ci sarà da fare propaganda per un candidato o un altro succederà di nuovo, noi ci spaccheremo su mille opzioni, loro avranno un solo nome e gli italiani di cui alla premessa saranno tutti davanti alla tv spazzatura, e da quella prenderanno ispirazione per la loro scelta. Io cercherei altre risposte prima. Anzi, diciamo meglio: io porrei altre domande prima, alla politica al paese, a come far crescere il nostro senso civico e a come rafforzare il rapporto con le istituzioni.

giovedì 16 maggio 2013

Ormai non c'è più di niente di cui stupirsi

Beppe Grillo al comizio riportato da Servizio Pubblico: "A ottobre ce la giochiamo noi e il nano, se votate uno così vi vengo a cercare uno per uno" non credo che se la giocheranno solo loro, ma almeno ha avuto il coraggio di dire quello che tanti italiani dicono da un sacco di tempo, e quando avevo detto ai miei amici di facebook "per cortesia levatemi l'amicizia se votate silvio" ero stata criticata da tutti. Poi la stronza sono io, che scelgo gli amici in base alle idee e che non capisco, non rispetto, non blablabla. Invece normalmente in Italia le donne vengono rispettate, e gli viene notoriamente offerto un lavoro in base al loro intelletto, come nel caso delle olgettine 2500 € al mese ciascuna. E anche gli evasori, è risaputo che rispettino chi paga le tasse, c'è tanto rispetto in un evasore verso chi paga senza poter scegliere perché ha una busta paga. Davvero, non so con che coraggio lo vogliano votare, come fanno così tanti cittadini a sentirsi rappresentati da costui. Non è lui il problema, è chi lo vota dopo tutto quello che ha fatto. E' la dignità della donna andata a quel paese, un uomo politico da 20 anni sulla scena internazionale che è ricattabile da chiunque, dai fotografi dai magnacci dagli organizzatori di eventi dalle consiglieri regionali che ha messo lì lui, alle ragazzine che lo fregano dicendo di essere nipoti di chiunque e questo ci crede... poi non si chiedano perché la gente espatria. O perché la gente si vergogna di questo paese. Strauss Khan per un'ipotesi di reato si è dimesso subito, senza neanche più candidarsi e senza aspettare la sentenza del tribunale; un ministro tedesco per aver copiato parte di una tesi di dottorato si è dimessa, e qui non solo non viene neanche valutata l'ipotesi delle dimissioni ma milioni di italiani lo votano. Ancora. Vorrei andare a chiedere, uno ad uno, agli elettori di costui se fosse loro figlia, sorella, vicina di casa che prende soldi in cambio di sesso cosa penserebbe, a livello umano, di quell'uomo e di quella donna. Come li definirebbe, con parole sue. Ma quando fanno vedere in televisione che un giornalista fa questa domanda a un elettore del soggetto in questione, la risposta è sempre mancante, nessuno dice niente, ma la faccia dice tutto: la faccia schifettosa di uno che pensa che non importa, che non vuole confessare che anche lui farebbe lo stesso potendo, e che per loro quell'uomo ha dei comportamenti accettabili per questo. Se non addirittura encomiabili, perché è il mito dello stupidotto medio. Ecco poi non lamentiamoci se le giovani donne e i giovani studenti vogliono espatriare. Perché quei 9 milioni di italiani poi li si incontra in giro, ai colloqui, nei posti di lavoro, nella vita di tutti i giorni quando si trova il tizio che per risolvere un problema vuole chiarire la cosa "da uomo a uomo" e si rivolge a chi hai accanto invece che a te perché non è in grado di sostenere un discorso intelligente e portare avanti argomentazioni. Certo dopo 25 anni di tv spazzatura, non stupiamoci però. E visto che quelle donne non sono prostitute o non possono essere definite tali neanche dalla Boccassini (è un mestiere, se pagassero le tasse poi sarebbe anche riconosciuto), vorrei davvero sapere da uno di quegli imprenditori ricchi ed evasori che vedono in Silvio un mito, se gli entra un ladro in casa cosa fanno, aspettano la cassazione per definirlo ladro se no si offende?

lunedì 6 maggio 2013

Siamo tutti lavoratori imperfetti?

30 anni, laureata in architettura perfettamente in corso (non fa parte degli sfigati indicati come tali dal vice dell'ex ministro del lavoro) Simona ha fatto l'Erasmus, uno stage di 3 mesi pure all'estero e un master a Londra in architettura sostenibile. Ha scelto di fare il master dopo aver tentato di passare l'esame di stato e non averlo superato, per provare a dare un senso ai suoi studi e per trovare una nuova strada sempre nell'ambito dell'architettura, magari nell'ambito della ristrutturazione o del fotovoltaico. L'anno scorso le hanno proposto un lavoro, 300 € al mese + provvigioni, in un'azienda informatica (nulla a che fare quindi con l'architettura) che definendosi una start up può assumere con contratti fuffa di questo tipo. Il lavoro è durato un mese, perché Simona ha diverse qualità, è una donna estremamente intelligente, brillante, propositiva ed energica, molto portata per il lavoro non solo nel campo dell'architettura ma anche del design e di altri settori vicini che io non conosco sufficientemente bene per parlarne, ma non intenzionata a vendere a qualsiasi prezzo un prodotto in cui non crede a clienti che non lo vogliono. Io che la conosco, ci metterei la mano sul fuoco che una cosa non puoi metterla a vendere, forse in un colloquio di un quarto d'ora perché il selezionatore non ci arriva. E' tanto grave, non voler fregare il cliente o intortarlo? Ora lavora in una pizzeria qualche ora a settimana. 

30 anni, laureata in lingue, Francesca ha fatto l'Erasmus e uno stage di 6 mesi in Germania. Poi è tornata e ha iniziato a lavorare in diverse aziende della Brianza, un paio anche di quelle che ti vendono come bellissime. Quelle con la mensa interna e lo stipendio come da CCNL, insomma di quelle rare. Ha avuto un paio di contratti come segretaria, poi un altro diverso ma nella nuova azienda ha rischiato un esaurimento nervoso, cosa che dopo averla psicologicamente provata è riuscita a superare, grazie al compagno, a una terapia psicologica e alla possibilità di coltivare nuovi interessi per liberare la mente. Poi si è trasferita a vivere col compagno, cosa che le ha permesso di non vivere più a stretto contatto con la madre tutto il giorno, perché dopo un anno e mezzo abbondante all'estero la possibilità di tornare a vivere con i genitori può essere valutata solo se si lavora 9 o 10 ore al giorno e la comunicazione è al minimo, nel suo caso invece ha acuito la depressione. Alla fine, ne è venuta fuori. Trasferendosi dall'altra parte di Milano col compagno, così ha anche cambiato il giro delle agenzie interinali, che ancora non la conoscono e non possono giudicare negativamente le sue esperienze passate, e quindi è riuscita piano piano a affrontare la possibilità di andare di nuovo ad un colloquio. Detta così sembra una storia a lieto fine, ma ancora il lieto fine non c'è. Il mese scorso ha fatto il primo colloquio in azienda (non in agenzia interinale) da quando è tornata ad essere felice e sorridente, insomma pronta per una nuova vita lavorativa. Il tizio del colloquio non capiva niente di risorse umane, era il classico capo di un'azienda a conduzione famigliare dove non sanno nulla di rapporti con le donne giovani. Le fumava in faccia, parlava nervosamente in modo molto poco accogliente. Si trattava di un contratto di 2 mesi in un piccolo spedizioniere. Trasporti e logistica? Uno dei migliori CCNL in assoluto, con 14esima già prevista? No, 800 € al mese a progetto, e un sacco di pettegolezzi su perché le ragazze prima erano state licenziate e su come la disponibilità oraria dovesse essere totale. Per fortuna, Francesca, per ora ripresasi dalla crisi è riuscita a mandare a quel paese, in modo diplomatico, il soggetto in questione. Ma quando me lo ha raccontato, mi è venuta voglia di scrivere questo post. Solo perché a volte mi piacerebbe che anche gli altri si rendessero conto che hanno di fronte una persona imperfetta, e che se è disoccupata in genere non è al massimo per quanto riguarda l'autostima e il buonumore.

29 anni, laureata in psicologia alla Cattolica di Milano, triennale + specialistica, Eleonora ha deciso dopo il termine dei suoi studi di non esercitare la professione di psicologa. Forse non voleva tentare l'esame di stato, o forse non si sentiva adeguata alla professione. Allora, ha scelto di provare la strada delle risorse umane, apparentemente adatta a una psicologa. E dal momento che la conosco, anche secondo me avrebbe potuto essere adatta a lei. Peccato che dopo 3 mesi in un'agenzia interinale l'abbiano lasciata a casa perché non portata per quel lavoro. In pratica, riassumendo quanto accaduto, lei doveva fare la selezione del personale ma non era abbastanza "commerciale". In teoria il ruolo del commerciale sarebbe distinto dalla selezione del personale all'interno dell'agenzia, ma chiaramente non è così, perché per l'agenzia il candidato non è una persona da valorizzare e quindi far rendere sul posto di lavoro, ma una risorsa, diciamo pure un prodotto da piazzare sul mercato, cioè presso il loro cliente. La famosa "azienda utilizzatrice" del contratto. Quindi non serve nessuno psicologo, servono solo persone con predisposizione alla vendita. Ma la nostra amica non si è scoraggiata, e ha tentato un'altra strada, quella dell'educatrice d'infanzia. Ora per fortuna sta lavorando, con contratti di cooperativa di sostituzione delle malattie altrui, ma il lavoro le piace. Piccolo particolare: prende uno stipendio indegno di essere qui riportato, e spesso si trova con colleghe e tempo indeterminato fancazziste che non hanno più l'energia per lavorare e non vedono l'ora di andare in pensione. Ma questo, si sa, capita ovunque, anche negli uffici. Il particolare che veramente mi ha fatta imbestialire quando me lo ha raccontato. Una volta, nel sostituire una malattia in un asilo che stava passando dalla gestione pubblica a cooperativa per ragioni economiche, si è trovata circondata da vecchie, affaticate dal lavoro, che non avevano più nessuna voglia di gestire i bambini, e che non volevano assolutamente passare sotto cooperativa perché credevano di aver vinto al lotto essendo dipendenti pubbliche. E costoro, pretendevano la sua solidarietà. In pratica passavano il tempo a lamentarsi della loro situazione lasciandole la sola alternativa di essere d'accordo con loro (anche perché si sa altrimenti finisce in mobbing, già visto), senza minimamente preoccuparsi della sua laurea quinquennale e del fatto che se a giovani persone brillanti vengono richiesti dei sacrifici, forse forse voi anziane non potete pretendere di essere trasferite in un ufficio comunale, e che forse una che si sveglia tutte le mattine alle 7 senza neppure sapere se lavorerà  in attesa di una telefonata, non è il miglior interlocutore a cui dire che voi sotto cooperativa non potete certo lavorare. In pratica le vecchie signore avrebbero voluto essere trasferite in un ufficio comunale (!) pur non avendone assolutamente i requisiti pur di mantenere il loro lauto stipendio. Inutile precisare che normalmente per lavorare in comune o in una biblioteca ci sono concorsi in cui si iscrivono in 150 e ne assumono 1, non si capisce perché dovrebbero metterci una che a 50/55 anni non ha un diploma, non sa neppure usare il pc e non ha molti margini di miglioramento.

33 anni, laurea triennale in Economia del turismo, madre di 2 bellissimi bambini educati, Amina parla 3 lingue. Per davvero, non come quelli che scrivono sul curriculum "inglese buono" e poi li vedi che traducono le mail aziendali col traduttore di google e che non mettono la S alla terza persona singolare. Amina è nata in Eritrea, ha la doppia cittadinanza e è sposata, ha a disposizione persone che la aiuterebbero con i bambini e ha la testa piena di sogni, progetti da realizzare. Potrebbe creare un progetto per la valorizzazione del suo paese d'origine dal punto di vista turistico, oppure lavorare nella mediazione culturale, visto che parla italiano, inglese e tigrino perfettamente. Al momento è disoccupata e l'unico lavoro che ha trovato negli ultimi anni è stato da un commercialista, per qualche mese, tramite un aggancio.

31 anni, diplomata, ha iniziato l'università senza poi terminarla, Giovanna ha un bambino ormai di 2 anni. E' stata lasciata a casa da un call center al 6° mese di gravidanza, alla scadenza del suo contratto interinale. Niente di illegale, la scadenza del contratto non era all'interno della maternità obbligatoria e non c'è stato alcun licenziamento. Non si è potuto fare nulla. Da 2 anni fa colloqui, quasi ogni mese, ma nessuno la assume, nonostante sia automunita, libera da subito e disponibile a straordinari come si esige in ogni colloquio. Il compagno lavora per 700 € al mese circa, con un contratto a progetto. Per fortuna ci sono i genitori che aiutano, ma si sa, questo causa una serie di compromessi a cui si deve sottostare perché non c'è alternativa, quando non si hanno soldi. Il bambino intanto cresce felice, ancora inconsapevole della situazione in cui si trova. I genitori della ragazza per esempio, pressavano per far battezzare il bambino, e abitando nella stessa casa è difficile dover ripetere ogni giorno "io non sono credente, mio figlio sceglierà da grande la religione da seguire", perché chiaramente questo elemento non piace agli anziani di famiglia, e in una situazione del genere si dipende dagli anziani di famiglia, sia economicamente che psicologicamente. Per ora resistono, poi si vedrà. Intanto, Giovanna continua a fare colloqui.

31 anni, laureato in filosofia col massimo dei voti, Ivan insegnava italiano agli stranieri come volontario da anni. Anche come insegnante di sostegno nella scuola pubblica, di pomeriggio, ma sempre come volontario. Un lavoro bellissimo, una passione, questa infatti è una storia diversa dalle altre precedenti, perché Ivan a differenza degli altri casi analizzati in precedenza sapeva cosa voleva fare e non ha mai sbagliato strada.  Ora Ivan insegna italiano in un'università in Australia da circa 3 anni. E lo pagano quanto meritano i suoi studi e la passione che ci mette nel suo lavoro.

(Trovate le differenze).

Chissà se un giorno il nostro mercato del lavoro troverà un posto anche per questi lavoratori imperfetti. Per quanto riguarda i lavoratori perfetti, quelli che a quanto pare non possono assolutamente rinegoziare il loro stipendio, non possono essere giudicati se sono informaticamente analfabete, quelli che possono arrivare in ritardo di mezz'ora o darsi malate ad agosto e possono permettersi doti relazionali di dubbia qualità, ne parliamo in un prossimo post.

Ps: le storie sono tutte reali e tutte di mie amiche, i nomi sono stati volutamente sostituiti con nomi fittizi. Ogni riferimento a cose, persone, aziende o agenzie interinali è puramente casuale.

sabato 20 aprile 2013

Houston, abbiamo un problema (ma dai?)

Stavo scrivendo questo post ieri sera, a caldo, dopo l'inizio dello sfascio. Poi quando ho sentito delle dimissioni della Bindi e di Bersani ho aspettato, perché ho pensato che ancora non avessero toccato il fondo. Infatti. Prodi era una bella opportunità. Ieri pensavo non potesse andare peggio, evidentemente mi sbagliavo. C'è una questione che da superare urgentissimamente: c'è una parte di loro (parlamentari del PD) che vede Grillo allo stesso modo in cui la nostra parte (altri parlamentari del PD da cui mi sento rappresentata) vede Silvio. e come per noi non c'è partita, con Silvio mai, per loro è lo stesso: con Grillo mai. E non vogliono saperne di Rodotà per principio, non perché non sia di sinistra ma perché l'ha candidato Grillo. il punto è che Giorgio è stato implicitamente per 2 mesi dalla parte loro. O anche esplicitamente. D'Alemiani? Non saprei, forse una corrente più ampia, di persone che di fronte al passaggio dalla seconda alla terza repubblica vogliono a tutti i costi rimanere attaccati ai loro privilegi e alle loro poltrone. Persone che vivono su un altro pianeta a quanto pare, che considerano il popolo dei social network come gente a parte, marziani. Sentendo alcune interviste di ieri, parlano come se i mezzi di comunicazione non fossero una straordinaria opportunità di acquisire velocemente nuove informazioni e testare il polso del partito e dell'elettorato, ma una specie di pericolo che può far allontanare i rappresentanti da noi eletti dagli intrighi di palazzo e farli sentire orgogliosi di rappresentare i propri elettori. Pensa, che stranezza, per persone come la serissima rappresentante del nostro popolo che giovedì sera, intervistata dal programma di Santoro, ha detto: "quale base? io la base non la sento". Ecco forse dovresti. Anche perché la base non è una faccenda di social network. La base era lì intorno a te, erano quelli che stracciavano le tessere mentre stavate facendo la riunione per candidare Marini. O forse i "franchi tiratori" di ieri sono solo persone che hanno perso la propria dignità e moralità e quindi considerano Silvio accettabile, quindi in realtà non volevano Prodi perché Prodi era un candidato veramente di sinistra e hanno voluto giocare un brutto scherzo a Bersani per affossarlo. O hanno già in mente un altro nome improponibile con cui cercare di riportare la linea politica dalla loro parte. Mentre aspettano l'inciucio con Silvio, essendo lontano dalla base non riescono più neanche a capire perché la gente ha votato 5 stelle e come aiutarci, da soli, a riconquistare quei voti. Va svecchiato il partito, cambiata la cordata che sale. Spero non venga in mente a qualcuno di mettere alla prova D'Alema o Amato perché farebbe la fine di Marini e Prodi. C'è qualcosa che perdono i leader o aspiranti tali dopo un tot di anni che si frequentano tra di loro e non vivono più vicino ai problemi del popolo: perdono la capacità di ascoltare. Non è troppo tardi, ascoltateci, ascoltatevi tra di loro, ragionate insieme. Date una nuova linea al partito, nessuno ci perderà, e lo dico da convinta elettrice del PD: mai come oggi capisco i grillini. Non li voterei, ma li capisco pienamente nelle loro motivazioni e in tutte le urlate contro il sistema e la casta che hanno spopolato sul web, in tv e tra la gente negli ultimi mesi. State consegnando il paese a Grillo. Spero che una volta portato a termine il disastro decidiate, almeno, di passare finalmente il testimone a chi è lì che ha mille proposte da fare, leggi Civati & co., e che non è parte della squadra che ha mandato a picco questo partito.

martedì 16 aprile 2013

La Gabanelli: bravissima giornalista, lasciatela dov'è

La Gabanelli come presidente della Repubblica non ce la vedo. Non perchè non sia brava, ma chiediamoci: brava in politica? è una giornalista bravissima e una gran donna con coraggio da vendere. "Le querele ricevute da certi personaggi sono come medaglie da esporre" è la sua frase che meglio rappresenta la stima che ho per lei. Ma oggettivamente, togliere una così brava giornalista alla televisione italiana per farle fare un altro mestiere non mi sembra una grande idea. Il giornalismo ci perde, la Rai ci perde, i telespettatori ci perdono e di conseguenza il paese nel suo complesso, perchè il suo modo di fare informazione fa bene al paese. E' una di quelle giornaliste troppo brave per fare altro, perchè nel suo campo ha dato il massimo, quindi togliendola dal suo campo e portandola in politica non sarà mai la stessa cosa. Come con Monti che prima era una professore, e tutto il suo entourage, e poi in politica non ha dimostrato le stesse capacità che aveva come docente. Come con imprenditori prestati alla politica, o magistrati. Le persone che mettono impegno e passione nel proprio lavoro e così facendo raggiungono livelli alti vanno lasciate dove sono perchè da quel ruolo possono migliorare il paese e da quel ruolo possono anche influenzare positivamente le giovani generazioni, insegnando loro il mestiere.O almeno questo è il mio parere. Togliere la Gabanelli dal giornalismo sarebbe come togliere Mentana dal giornalismo, la Boccassini dal tribunale di Milano o Saviano dal fare lo scrittore. E' il paese che ci perde, in qualunque altro luogo li si mandi.

lunedì 15 aprile 2013

La truffa della solidarietà Telecom

Il paese rischia lo sfascio, abbiamo 2000 miliardi di debito pubblico, la crisi morde, siamo senza governo, le piccole e medie aziende chiudono, e la più grande azienda italiana di telecomunicazioni, con 53000 dipendenti, ha trovato la soluzione all'italiana: sguazzare nella crisi e vedere dove e come si riesce ad approfittarsene, e recuperare soldi. E non perchè sono in crisi anche loro, ma per pagare i dividendi agli azionisti (Generali, Mediobanca, Intesa San Paolo) e i bonus ai manager.  Il 27 marzo è stato approvato un accordo per la solidarietà dopo una lunga trattativa. A volte sarebbe bello vedere queste trattative in streaming, sia mai che prendano il caffè tutti insieme allo scopo di far notte e poi dichiarare che la trattativa è stata difficile. Comnque, l'accordo prevede il 7,8% di ore di solidarietà (in media) per 32000 dipendenti. In pratica, tenendo conto che lo stipendio medio di un dipendente Telecom è di 44000 € all'anno, togliendo il 7,8% delle ore a ciascuno x 32000 persone, si risparmiano 110 milioni di €. Un po' di fondi arriveranno dall'INPS, che ha già una situazione finanziaria pessima dopo aver acquisito tutti i pensionati ex pubblici (baby-pensioni & co.) e un po' arriveranno dallo stato, per la precisione la tranche annuale prevista è di 22 milioni di €. Il fatto oltre a essere a dir poco vergognoso e passato sotto silenzio dai media, stupisce perchè il rappresentante della CGIL che ha firmato l'accordo (sì persino la CGIL) ha dichiarato di non aver avuto alternative perchè altrimenti l'azienda avrebbe licenziato 2500 persone. Non credo proprio. Si prendevano le carte, bilanci alla mano, e si dimostrava che i soldi per i manager c'erano e anche quelli per i dividendi dei grossi azionisti. E settimana scorsa si parlava persino di una scalata all'H3G (con conseguente rialzo in borsa), che poi non si farà perchè a quanto pare saranno i cinesi a comprare Telecom e non viceversa. A volte, ingenuamente, vorrei dire a questi appassionati sindacalisti che fanno del loro mestiere una missione di vita, che l'alternativa c'è. Un'azienda grande come Telecom, se licenzia 2500 persone finisce su tutti i giornali, e il braccio di ferro non finisce lì. E sicuramente i licenziamenti non sarebbero andati a buon fine se il sindacato li avesse portati in tribunale dimostrando che i soldi per pagare gli stipendi c'erano eccome. Meno ingenuamente, a volte mi piacerebbe che facessero davvero le trattative in straming per capire che cosa veramente si sono detti e come hanno fatto a convincere il sindacato che in un momento di crisi come questo si possano pagare gli extra e non i salari. Con che parole hanno spiegato che i soldi guadagnati col lavoro hanno un potere contrattuale inferiore rispetto a quelli della finanza. E soprattutto in che punto della trattativa il potere contrattuale dei lavoratori si è perso. Con la conoscenza si impara. E i prossimi che si dovranno occupare di questa faccenda, conoscendo veramente i fatti e chi c'è dietro, potranno fare meglio.

giovedì 11 aprile 2013

La questione dei prefabbricati per i rom a Milano

Ultimamente su facebook e non solo vedo un sacco di articoli-post-critiche sulla scelta di Pisapia di fare un investimento per dei prefabbricati per la popolazione Rom di Milano. 1 prefabbricato costa 30000 €. Ragazzi non scadiamo nella guerra tra poveri con la scusa della crisi, e non facciamo diventare lo straniero un nemico come se noi italiani fossimo migliori o diversi, siamo tutti cittadini del mondo. Avere una casa, seppur prefabbricata, serve come prevenzione alla criminalità, serve a dare una dignità alle persone e a far sì che possano avere una vita più simile alla normalità. Che possano mandare a scuola i loro figli senza che siano considerati diversi dai compagni di classe perchè non si lavano e vivono in condizioni di degrado. Serve a dare un indirizzo a queste persone, perchè possano presentarsi dignitosamente ad un colloquio di lavoro. 
E non dare nulla con la scusa che non ci sono soldi non è un modo per risolvere il problema, cacciare le persone da una città grande come Milano significherebbe solo scaricare il problema su altri comuni più piccoli di periferia e non risolverlo. La proposta di Pisapia rappresenta un primo, piccolo passo verso l'integrazione completa di queste persone, e questo razzismo che dilaga anche tra miei amici e conoscenti mi preoccupa, per questo ci tengo a condividere con voi la mia idea personale sul fatto che il diverso è e deve essere un'opportunità di confronto e non qualcuno da mandar via, da cacciare o da considerare cittadino di serie B. Quando ho fatto l'esame di maturità la mia versione di greco, di Epitteto, si intitolava "L'uomo è cittadino del mondo". L'ho preso per un buon augurio, per il mio futuro di studentessa di lingue e di viaggiatrice. E se mi capitasse di vivere all'estero in futuro, mi piacerebbe essere accolta con comprensione e voglia di confronto, non con rabbia. I paesi dove ho trovato più ospitalità nel corso dei miei viaggi finora sono stati i più poveri. L'importante è che la povertà non diventi criminalità, e per questo ci vuole prevenzione. E nel momento in cui il comune di Milano ha problemi di bilancio, la prevenzione alla criminalità e la tutela della dignità delle persone rimangono al 1° posto, sempre e comunque.

domenica 7 aprile 2013

Fenomeno Renzi-Meloni-Tosi e altri futuri in arrivo

I vecchi dei partiti, di qualsiasi partito, PD-Pdl-Lega o qualsiasi altro vi venga in mente, sono invidiosi dei giovani DEL LORO STESSO PARTITO perché hanno paura che i loro stessi giovani riescano a fare delle cose che loro non sono riusciti a fare, tipo: guadagnare più voti, risparmiare sui costi della politica, cambiare linea e riuscire a mantenere le promesse, dire cose nuove, essere applauditi, dimostrare con i fatti che la buona politica parte dal locale, non attaccarsi alle vecchie ideologie e alle cordate preconfezionate per le scalate interne al partito stesso. E siccome hanno invidia di questi giovani, per qualche motivo creano situazioni tali da distruggerli per tenersi le loro poltrone. Sarebbe un fenomeno da analizzare dal punto di vista psicologico, non assomigliano vagamente alle vecchie sciure invidiose delle donne giovani ed emancipate che fanno di tutto per rovinare loro la vita e spiegare che quello che vogliono è impossibile, solo perché loro non l'hanno avuto? Il fenomeno per me è simile. Che qualche psicologo o sociologo si occupi di studiarlo e scrivere qualche libro per spiegare a questi vecchi che la pensione è bella e non è una sconfitta. E che in giovani cresciuti in seno loro dovrebbero essere il loro orgoglio, come dei figli, e non il loro principale nemico.

giovedì 14 marzo 2013

Siamo sicuri che la soluzione sia nella politica?

Commento molto post-voto, diciamo più che altro che è uno sfogo per questo paese in questa situazione di incertezza. 
I politici che ci siamo scelti ci rappresentano, è inutile che ci giriamo intorno.
Sì anche i ladri che ci sono ai vertici ci rappresentano, magari non rappresentano me e te che stai leggendo, ma rappresentano una certa parte dell'Italia. Gli evasori sono ben rappresentati da un evasore, e quegli elettori che come ha denunciato Saviano hanno venduto il loro voto per 30 €, per la ricarica di un telefonino o per 2 kg di mozzarella, anche quelli sono rappresentati, dai vari Scilipoti, De Gregori e altri migranti da un gruppo all'altro. Del resto, se l'elettore "vende" il proprio voto, con che diritto poi vuole un rappresentante onesto?
Mi sono molto stupita del risultato ancora positivo di Silvio. Pensavo onestamente che dopo tutti gli episodi degli ultimi anni, soprattutto dopo la vicenda delle olgettine & co, almeno le donne non lo avrebbero più votato. O meglio speravo, credevo in questi italiani e in queste italiane miei concittadini.   
Evidentemente tanti italiani non pagano prostitute, ma poi il viale delle industrie là fuori ne è pieno. Nessuno guarda amici, uomini e donne, e altri programmi simili, ma poi fanno milioni di spettatori. Nessuno corre dietro agli status symbol perchè si dice che i valori siano altri, ma poi gli italiani sono tutti straindebitati con carte di credito in perenne rosso e rate per qualsiasi cosa di assolutamente irrinunciabile come la scavolini-l'iphone-la palestra superfiga che costa il quadruplo dell'altra ma fa le rate. Tutti sommersi di rate, e tutti che offrono da bere al bar per non "sembrare" poveri. 
A questo punto mi chiedo: ha senso scaricare tutte le responsabilità della nostra italianità sulla politica? Non è che siamo che dobbiamo cominciare a cambiare, piano piano, nei nostri comportamenti quotidiani e nel modo che abbiamo di gestire i rapporti interpersonali, spesso con ipocrisia e omertà sottese a qualsiasi nostra scelta o affermazione? 
Nella mia ingenuità, sono davvero convinta che se cominciassimo, tutti, ogni giorno e ognuno nell'ambito di vita in cui si trova, a essere noi stessi e a non vendere mai un ideale o un'immagine diversa di noi stessi per nessun prezzo, automaticamente anche i nostri rappresentanti, di sinistra o di destra che siano, sarebbero persone oneste. Cioè rappresentative del nostro popolo e della maggioranza degli italiani. Esattamente come lo sono ora, e come lo sono stati negli ultimi decenni.  

"La democrazia non può avere successo se coloro che esprimono le proprie scelte non sono preparati a farlo con oculatezza. La vera salvaguardia della democrazia è dunque l'istruzione." (Franklin Roosevelt)