domenica 23 dicembre 2018

Manifesto per un Pd unito e riformista. Per l’alternativa che parte dalle città e dai territori.

Ho sottoscritto con convinzione questo appello chi vuole apporre la sua firma scriva a Chi vuole aderire al manifesto scriva a: m.chiocchetti@partitodemocratico.it 
"Siamo in un periodo storico estremamente complesso e abbiamo bisogno di affrontare i sovranisti e la destra italiana ed europea con grande forza ed unità. Di fronte a noi c’è un governo pericoloso, fatto di propaganda e zero fatti, che sta mettendo a rischio il futuro degli italiani.
Contestualmente, a livello europeo, la prossima sfida sarà tra chi vorrà distruggere l’Europa e chi, invece, vorrà essere protagonista nella globalizzazione con un’Europa unita e più forte. Ci attendono grandi battaglie. Per questo il congresso del Partito democratico non può parlare esclusivamente al suo interno, risolvendosi in una diatriba tra parti contrapposte. E’ necessario mettere in campo una forte opposizione e un progetto di alternativa culturale, riformista e di popolo alla destra populista.
I nostri elettori ci chiedono unità e la nostra compattezza è fondamentale per essere competitivi. Per questo noi sindaci del Pd diciamo no a qualunque ipotesi di scissione. L’articolazione del fronte democratico, utile per contrastare i movimenti nazionalpopulisti, non può passare da un frazionamento del Pd. Allo stesso modo non crediamo possibile coltivare alcuna ipotesi di alleanza con i 5 stelle, che stanno dimostrando incompetenza e sudditanza alla peggiore destra dal dopoguerra.
Vogliamo un Pd che guardi al futuro. Solo così potremo mettere insieme le energie migliori del centrosinistra e ripartire. A maggior ragione con un congresso che si concluderà poco prima delle elezioni europee e di una tornata amministrativa che riguarderà oltre 4mila comuni, più le regioni Piemonte, Basilicata, Abruzzo e Sardegna.
Noi pensiamo che l’alternativa possa nascere dal riformismo concreto delle città. I sindaci e gli amministratori locali del Pd sono una ricchezza straordinaria dalla quale ripartire per recuperare consenso. Nelle città nascono alleanze vincenti con il civismo. Senza il protagonismo dei sindaci e degli amministratori il Pd non avrà futuro.
Per questo vogliamo porre alcuni contenuti al centro del dibattito congressuale, perché guadagnino un carattere di priorità nell’agenda del nuovo Pd, e su questi contenuti intendiamo confrontarci in maniera unitaria con tutti candidati.
Riteniamo che il Partito Democratico Partito si debba dare un’organizzazione federale. La possibilità di cogliere e rappresentare le istanze dei diversi territori italiani passa da una maggiore autonomia delle federazioni regionali, che deve riguardare anche la dimensione finanziaria e la selezione delle candidature. Diversamente non sarà possibile intercettare la domanda di sviluppo, semplificazione, di efficienza e di investimento sulle infrastrutture che arriva dai mondi produttivi del Nord – in aperto conflitto con le fallimentari scelte economiche del governo gialloverde – né il bisogno di emancipazione e di profonda riforma della pubblica amministrazione che emerge dai territori del Mezzogiorno.
Crediamo nel ruolo delle autonomie locali (comuni, province e città metropolitane), in una logica di sussidiarietà che assegna responsabilità e mezzi adeguati ai livelli istituzionali più prossimi ai cittadini. Vogliamo quindi che il Pd si batta per restituire ai Comuni il controllo delle leve di prelievo e di spesa, oltre che la necessaria flessibilità organizzativa e un quadro normativo fortemente semplificato. Auspichiamo altresì un superamento dell’eccessiva frammentazione delle istituzioni locali, tutelandone le identità ma guadagnando efficienza ed efficacia attraverso processi di aggregazione e di governance sovracomunale.
Sosteniamo la causa della maggiore autonomia e responsabilità delle Regioni, alla condizione che questa non determini l’affermazione di un neo-centralismo regionale, ma sia anzi la premessa per una ridefinizione di ruoli e competenze all’insegna della sussidiarietà.
Chiediamo che il Pd si intesti la battaglia della competenza, trasversale a tutti gli ambiti della società: competenza della politica, che non può essere improvvisazione e vuota propaganda demagogica; competenza (associata a valorizzazione del merito) nella pubblica amministrazione; competenza e qualificazione del capitale umano come leve essenziali di competitività del nostro sistema produttivo, da coltivare attraverso un grande investimento sulla formazione e sui giovani.
Vogliamo che il Pd coniughi con efficacia progresso ed equità, creazione di valore e contrasto delle disuguaglianze, senza più perdere di vista la necessaria compresenza di questi termini. Pensiamo che le città siano luogo elettivo di applicazione di questi principi, attraverso la concretezza riformista delle amministrazioni democratiche, e che da qui possano nascere esperienze e buone e pratiche riportabili a livello nazionale.
Crediamo nello sviluppo sostenibile, non più misurato in termini di solo PIL, ma riferito al conseguimento dei Sustainable Development Goals indicati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ciò pone in primo piano, nell’agenda del nuovo Pd, i temi del rispetto dell’ambiente e del contrasto dei cambiamenti climatici. Riteniamo che il Pd – nel quadro degli accordi internazionali su questo tema – debba farsi motore e guida della transizione ecologica del nostro Paese.
Crediamo altresì che il Pd debba promuovere una visione dell’immigrazione capace di tenere insieme principi umanitari, legalità, sicurezza e interessi economico-demografici del nostro Paese. Questa visione richiede: adesione al Global Compact; gestione europea dei confini e controllo dei flussi migratori spontanei; apertura di canali di ingresso legali orientati alle necessità del mercato del lavoro; accordi con i Paesi d’origine per l’esecuzione dei rimpatri; investimento in politiche di formazione linguistica, culturale e professionale dei richiedenti asilo; ammissione (o regolarizzazione su base individuale) subordinata a comprovata volontà di integrazione.
Infine, riteniamo necessario che il nostro partito dedichi prioritaria attenzione al problema del declino demografico del nostro Paese. Non c’è proiezione che non preveda per i prossimi decenni una drastica contrazione e un forte invecchiamento della popolazione, anche in presenza di un rilancio della natalità, con conseguenze potenzialmente devastanti per il sistema di welfare e per la gestione di queste dinamiche da parte delle comunità locali. Sta quindi a noi, al Pd, la responsabilità di elaborare proposte efficaci in ordine alle politiche per la famiglia, all’integrazione degli immigrati residenti nel nostro Paese e al complessivo ripensamento degli strumenti di welfare, con l’obiettivo di assicurarne la sostenibilità nel lungo periodo."

Il documento è stato elaborato grazie al contributo di:

Matteo Ricci – sindaco di Pesaro
Giorgio Gori – sindaco di Bergamo
Antonio Decaro – sindaco di Bari
Dario Nardella – sindaco di Firenze
Giuseppe Falcomatà- sindaco di Reggio Calabria
Mattia Palazzi-sindaco di Mantova
Catiuscia Marini – presidente Regione Umbria
Achille Variati -presidente Province italiane
Enrico Ioculano- sindaco di Ventimiglia
Marco Alessandrini – sindaco di Pescara
Massimo Castelli- sindaco di Cerignale e coordinatore Anci Piccoli Comuni
Enzo Bianco – presidente consiglio nazionale Anci
Romano Carancini  – sindaco di Macerata
Mario Bruno – sindaco di Alghero
Micaela Fanelli  – consigliere regionale Molise
Vittorino Facciolla  – consigliere regionale Molise
Valerio Lucciarini – sindaco di Offida
Fulvio Centoz – sindaco di Aosta
Massimiliano Presciutti- sindaco Gualdo Tadino
Stefano Mazzetti – sindaco di Sasso Marconi
Anna Maria Cardamone – ex sindaco Decollatura
Roberto Bruno -sindaco di Pachino
Renzo Macelloni – sindaco di Peccioli
Nicola Sanna – sindaco di Sassari
Luca Mascolo – sindaco di Agerola
Rosario Amico – sindaco di Serra Riccò
Marco Alessandrini – sindaco di Pescara

sabato 22 dicembre 2018

Maxiemendamento fantasma e le regole della democrazia

Quello che sta avvenendo da qualche ora o meglio da qualche giorno al Senato è quanto meno imbarazzante, non solo per le forze di maggioranza che hanno messo in atto questa sceneggiata, ma anche per il Paese intero. La democrazia parlamentare funziona se il Parlamento, che è composto dai nostri rappresentanti che abbiamo scelto, è messo nelle condizioni di confrontarsi, deliberare, ipotizzare, cambiare idea, trovare il punto di caduta tra due o più opzioni prendendole in considerazione nella loro complessità e dedicando del tempo ad ognuna di queste attività e ponderando le scelte. I nostri rappresentanti sono quelli che abbiamo delegato a prendersi cura della cosa pubblica al posto nostro, e oggi non sono messi nelle condizioni di farlo perché la legge di bilancio, quella che di fatto determina tutto il prossimo anno, non hanno potuto leggerla per tempo. I contenuti sono ignoti, il maxiemendamento fantasma è arrivato in commissione bilancio oggi, sabato 22 dicembre, nel primo pomeriggio ed è stato di nuovo emendato, e in tutto ciò l'unica cosa chiaramente comprensibile è che il contenuto della manovra è stato stravolto rispetto alla prima votazione in aula della Camera settimana scorsa. Votazione sulla quale era stata posta la fiducia. Un Parlamento esautorato e privato delle sue funzioni nel momento più importante di tutto l'anno per quanto riguarda la pianificazione e la programmazione che non può più quindi assolvere al suo compito. Un disegno preciso, pensato per lasciare le scelte nelle mani di pochi, un modo di intendere il Governo del Paese e la responsabilità politica degli eletti che non è tuttavia frutto degli ultimi giorni o degli ultimi mesi, ma di un decadimento che ha radici più profonde. Chi disprezza le istituzioni, vìola le regole, calpesta il diverso, non può che finire a comportarsi in questo modo quando si tratta di trovare un equilibrio, un punto di incontro, fare delle scelte assumendosene la responsabilità. Movimento 5 Stelle e Lega sono responsabili di questa situazione vergognosa in cui si trova il Parlamento, ma la società tutta è responsabile della fragilità della democrazia e tutti noi possiamo e dobbiamo fare qualcosa per invertire la rotta.

martedì 18 dicembre 2018

Incontro con Liliana Segre

Ho avuto l'onore stamattina di ascoltare la testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre a Monza. Una testimonianza profonda e toccante, un dono come è stata giustamente definita da chi ha introdotto l'evento. Il dono della memoria, di chi ha conosciuto il dolore e il male dell'uomo nel suo lato peggiore e ha ora la consapevolezza di dire che quel male non è "disumano": no è proprio umano, perché solo l'uomo arriva a tali aberrazioni irripetibili. "Dove non c'è assunzione di responsabilità c'è indifferenza" e nel silenzio più totale di oltre 700 studenti adolescenti che la ascoltavano, Liliana ha chiesto alle nuove generazioni di farsi testimoni, nel loro quotidiano, nelle loro scelte, nel loro modo di guardare il mondo, della sua memoria che è memoria collettiva di un'umanità tutta. "La marcia della morte si trasforma in marcia della vita, una gamba davanti all'altra" ci racconta i suoi 700 km a piedi in inverno da giovane 15enne da Auschwitz al campo di prigionia del Nord della Germania dove poi sarebbe stata liberata, con un realismo e una dignità che ho avuto freddo per lei immaginando quella distanza e quella neve.