venerdì 30 ottobre 2020

Mini lockdown targettizzato sui più fragili : è possibile?

È stato pubblicato oggi uno studio dell'ISPI che analizza come si svuoterebbero le terapie intensive se gli anziani rimanessero in casa: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/datavirus-il-lockdown-gli-anziani-puo-servire-28032

Piuttosto che lockdown generalizzato e far fallire economicamente e non solo chi deve costruire un futuro, meglio un lockdown che chieda di fermarsi dalle attività inutili chi percepisce un bonifico INPS. Certo bisognerebbe capire quali sono le attività inutili: la spesa assembrati al supermercato tutti nello stesso orario e con famiglie al seguito è sostituibile con la consegna a domicilio? L'assembramento in posta per ritirare la pensione è sostituibile con un semplice bonifico in modo che non si tocchino neppure i contanti che tra l'altro sono sporchissimi? L'anziano che ha bisogno di assistenza può essere assistito da un'unica persona che tenga su la mascherina e mantenga la distanza se possibile in casa? Il pensionato può astenersi dal prendere i mezzi pubblici negli orari di studenti e lavoratori? Credo dovrebbe essere nell'interesse delle persone più fragili evitare di finire in terapia intensiva, anche a costo di saltare il bianchino al bar o quattro chiacchiere sulla panchina con le amiche. Certo, qualcuno obietta che a stare in casa da soli ci si deprime, ma è lo stesso anche con un lockdown generale con la differenza che le persone che perdono il lavoro oltre a deprimersi rimangono senza soldi, e le famiglie con X figli in due o tre locali hanno anche un problema logistico di spazio e coesistenza di più lavori in smartworking e DAD in uno spazio limitato. La chiave è che chi percepisce un fisso INPS comprenda che non avrà nessun danno e nessuna perdita di potere d'acquisto né altri cambiamenti drammatici se si prende una pausa dalle cose inutili, chi lavora e ha più genericamente un futuro da costruire sì. Temo che molti pensionati offesi dalla proposta non si rendano conto che con un lockdown generalizzato comunque dovrebbero starsene a casa come è stato questa primavera ma in più rischiano di ritrovarsi i figli o i nipoti precari a carico a brevissimo per aver voluto a tutti i costi essere considerati alla stregua di chi deve fatturare quando il dato economico di realtà è che non devono fare più nulla per ricevere i loro soldi, solo stare fermi e non finire in ospedale.

In un momento così difficile, qualunque scelta scontenterebbe qualcuno: gli adolescenti o gli anziani, i precari o le partite iva, i ristoratori o i lavoratori della cultura, i genitori o i nonni o gli insegnanti che hanno voglia di lavorare o quelli che hanno paura, i sindacati o Confindustria. Spero solo che chi ha l'onere di fare delle scelte drastiche per la vita delle persone abbia appeso sopra la scrivania l'art. 3 della Costituzione, con ben sottolineato "è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale ..." Perché scelte affrettate e non bilanciate adeguatamente da un risarcimento adeguato possono rivelarsi deleterie sul medio-lungo periodo per intere categorie o per le nuove generazioni, anche se non sono il bacino di voti sicuro di oggi.

venerdì 9 ottobre 2020

Liliana Segre e la scelta della pace

"Per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata la donna libera e di pace con cui ho convissuto fino ad adesso."

Ho avuto occasione di incontrare #LilianaSegre l'anno scorso, in una sala stracolma di studenti adolescenti che sono rimasti in un silenzio surreale per due ore ad ascoltare: la sua testimonianza lascia un segno indelebile nella memoria di chiunque abbia avuto l'opportunità di incontrarla sulla propria strada. Le discriminazioni a scuola, il tentativo del padre di fuggire in Svizzera, la deportazione, l'impossibile di conoscere ogni giorno cosa sarebbe avvenuto il giorno dopo, l'attaccamento alla vita in mezzo morte. La marcia lunghissima nel nuovo campo di concentramento al termine della guerra, centinaia di km passo dopo passo, i corpi annullati, la femminilità persa e la paura che non lascia mai il posto alla rassegnazione, la pistola del generale nazista a terra mentre si spoglia della divisa quando ormai la guerra è finita e i prigionieri stanno per essere liberati, improvvisamente a portata di mano per vendicare tutto quello che la giovanissima Liliana aveva subìto, che per anni le aveva tolto un nome e trasformata in 75190. 

Oggi Liliana Segre ha fatto la sua ultima uscita pubblica, ad Arezzo, per raccontare la sua testimonianza. In futuro dovremo saper mantenere la memoria di quel prezioso insegnamento e trasmetterlo a chi non lo ha ancora ascoltato. La pace e il perdono sono una scelta: se l'ha fatta lei, possiamo farla tutti noi.



giovedì 8 ottobre 2020

Portiamo tutti la mascherina come strumento di tutela della salute pubblica

In un momento così delicato in cui basta pochissimo per ricadere nella situazione di questa primavera, credo che dobbiamo TUTTI davvero rispettare le regole: mascherina, disinfettare le mani, stare distanziati. Non è difficile. Siamo tutti responsabili della salute pubblica, ciascuno nel suo piccolo.

Qualcuno sostiene che la mascherina impedisca l'espressività facciale: non è così, il sorriso si vede anche dagli occhi. La cintura di sicurezza in macchina la usiamo come strumento di protezione individuale? Non usiamo forse anche il preservativo durante i rapporti per prevenire gravidanze indesiderate? E non abbiamo interiorizzato ormai dal lontano 2003 il divieto di fumare nei locali, come mezzo per tutelare la salute degli altri? Ecco, proviamo ad intendere la mascherina allo stesso modo: una regola ma anche un accessorio utile e pertanto rendiamola naturale come allacciare la cintura di sicurezza quando saliamo in macchina. 



Ma la mascherina si può sorridere, parlare e respirare. Facciamolo! La nostra libertà non dipende da un accessorio di abbigliamento. 

domenica 16 agosto 2020

La movida non sono i viaggi

Queste sono tutte immagini dell'Italia. Prima di criticare chi è andato fuori dai confini, vi invito a guardarci in casa e i nostri comportamenti. 

 

Distanziamento zero, controlli pochi, scelta di mete tutte uguali, mancanza di ricerca di luoghi isolati, mascherine non parliamone. O semplicemente mancanza di luoghi isolati perché troppa poca gente ha viaggiato normalmente? In ogni caso, immaginate se tutti coloro che sono andati in Croazia o in Grecia fossero sulle nostre spiagge: ci sarebbe ancora più gente, quindi non risolvereste nulla, continuereste solo con la vostra idea chiusa di confine. Di articoli sulla movida sfrenata ce ne sono innumerevoli anche relativi all'Italia: Spagna non significa movida, c'è chi è andato in Spagna per fare il cammino di Santiago o per visitare i luoghi della cultura. Anche Croazia non significa movida, sono andata innumerevoli volte in Croazia negli ultimi 20 anni e ha sempre avuto spiagge molto più vivibili delle nostre, se non altro perché essendo libere è più facile andare a piazzarsi dove si vuole cambiando ogni giorno. I Paesi Europei sono casa, andare a Malta o in Grecia è come andare in Calabria o in Sardegna, siamo tutti cittadini europei e siamo tutti a casa. Per cui finiamola con le critiche alle scelte altrui sul DOVE e iniziamo ad interrogare noi stessi sul COME: il tema è che chi cerca la movida lo farebbe ovunque e comunque perché c'è un senso di irresponsabilità e di "non riguarda me". È questo che va superato, senza perdere il senso di unità europea che abbiamo costruito negli anni. Pensiamo alla classica coda in tangenziale: se mi lamento che sono imbottigliata nel traffico, non risolvo nulla, se inizio a pensare che io sono il traffico posso valutare un mezzo alternativo. Ecco, quando vi trovate in un contesto come questi qui sotto, che siate a Rimini o a Tenerife, andatevene: è la cosa più utile che potete fare per prevenire il Covid.

giovedì 2 luglio 2020

Empatica? No, pare più obbligata. "anche l'operaio vuole il figlio dottore" upgrade 2020

Credo che il centrosinistra debba rimettere al centro dei suoi valori l'ascensore sociale, l'emancipazione femminile e trovare risposte di comunità per il problemi del singolo. L'incentivo all'arrangiarsi  - altrimenti chiamato "vada come vada l'importante è la narrazione positiva" - va bene per un servizio di counseling ma non per un partito politico di governo nell'esercizio delle sue funzioni. Il superamento del gap generazionale non avviene raccontandoci che i giovani possono ereditare le aziende del papà, e il superamento del gap di genere non avviene complimentandosi con chi rinuncia alle proprie aspirazioni per quelle di un uomo. E rimettere la cultura al centro non può passare attraverso una scarsa considerazione dei percorsi formativi che possono invece portare i nostri ragazzi ad occuparsi di promuovere e valorizzare il nostro patrimonio storico e artistico, di cui dovremmo essere solo orgogliosi. Auguro a Martina, giovane 22enne piena di sogni, di riprendere con i suoi studi e di non farsi scoraggiare dalla contingenza nè dalle difficoltà economiche.
Perché di fronte a una storia come quella di Martina ci sono tante cose che si possono fare: indignarci perché la scuola non ho più una funzione di ascensore sociale per esempio, oppure chiederci perché  una studentessa universitaria rilevi inutile il proprio percorso di studi in Scienze dei beni culturali. Ma come partito politico dovremmo e potremmo prima di tutto fare delle proposte concrete per risolvere il problema ad esempio proporre degli sgravi per le piccole - medie imprese che hanno perso il gestore a causa Covid oppure proporre di azzerare almeno per un anno le tasse universitarie per gli studenti lavoratori o per quegli studenti che hanno un genitore morto causa Covid.
Certamente raccontare una storia negativa come fosse positiva non è una soluzione al problema, anzi è una negazione dello stesso: l'eccessiva narrazione positiva può portare una mancanza di consapevolezza dei problemi e di presa d'atto della realtà. Parliamo molto spesso di rimettere il noi al centro, mentre l'invito ad "arrangiarsi" e far di necessità virtù pare più un messaggio subliminale che racconta che, in fondo, se fai come dice la famiglia e soprattutto senza aiuti esterni te la caverai meglio, l'importante è che tu non abbia ulteriori ambizioni.
La storia, che si può approfondire abbastanza bene dall' articolo del Corriere della Sera, racconta di tre donne Martina, la sorella e la mamma, che vivono del sogno di un uomo e non del proprio, che annullano quindi la propria possibilità di costruire un futuro professionale libero da condizionamenti famigliari e sociali. Certamente una scelta obbligata di questo tipo, seppur portata avanti in una situazione drammatica come quella della perdita di un familiare, non può essere veicolata come positiva ma soprattutto non può essere attribuita ad un concetto di empatia: empatia è tutta un'altra cosa! E rinunciare agli studi non può mai essere definita una scelta bella da un partito di Governo. Sarebbe bello vedere proposte migliori sul tema del superamento del gap generazionale che tenga conto dei nostri valori di centro-sinistra, che immagini la figlia dell'edicolante con le stesse opportunità di lavoro e le stesse opportunità di crescita e realizzazione personale di una persona che appartiene ad una famiglia più riccae sorpattutto sarebbe utilissimo all'Italia non considerare la laurea in Scienze dei Beni Culturali come un orpello inutile che fa perdere tempo, in un Paese come il nostro che è pieno di cultura in ogni angolo e che ha bisogno come l'aria di giovani sognatori che credono nella cultura, che vogliono studiarla, approfondirla, veicolarla, renderla fruibile: questa dovrebbe essere davvero una nostra priorità.


sabato 20 giugno 2020

Separare il referendum costituzionale dalle Amministrative

Penso che sarebbe davvero opportuno e funzionale separare le elezioni regionali e amministrative dal referendum costituzionale, per evitare inutili assembramenti e difficoltà gestionali in tutte quelle regioni che non vanno al voto e a quelle città che non hanno giunte e sindaci in proroga. Limitare il rischio a Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta ed evitare nelle altre regioni qualunque tipo di problema legato alla scelta del luogo dove votare, le inutili code e assembramenti, il rischio di contagio anche per gli scrutatori (come si sanificano le matite e le cabine elettorali?). Anche il problema di svolgere le elezioni - al di fuori delle scuole che giustamente devono evitare ulteriori interruzioni - è molto ridotto se non bisogna andare a votare in regioni grandi, molto popolate e ad alto rischio covid come la Lombardia e il Piemonte, e la scelta dei luoghi alternativi dove installare i seggi può essere delegata agli enti locali. Aggiungo, come garantire il diritto di voto se chi deve andare a votare deve vedersi provata la febbre e non può uscire di casa al primo sintomo? E se i seggi elettorali dovessero essere veicolo di contagio, come si fa a riconvocare gli stessi scrutatori per gli eventuali ballottaggi delle amministrative e garantire che le persone possano tornare a votare?

venerdì 19 giugno 2020

Smartworking e transizioni

Voglio dire due parole sul video di Beppe Sala: non credo ci sia alcun problema di scelta comunicativa perché il sindaco è chiaro e diretto ed è al fianco dei suoi cittadini più in difficoltà, per esempio i ristoratori e tutto l'indotto del modello lavorativo che prevede di essere presenti sul posto di lavoro, possibilmente in fasce orarie abituali. Abituali rispetto al modello precedente, quello che la pandemia sta mettendo in discussione e da cui dovremmo uscire, si spera più forti. Ammetto che mi è sempre piaciuto lo smartworking, è sicuramente comodo ed ecosostenibile, permette di risparmiare il tempo del trasporto e di investirlo facendo altro, ma stare a casa dopo un po' annoia e priva di moltissime relazioni, opportunità e confronti, per cui sono sicura che in molti tornerebbero volentieri al modello precedente. Il problema è che il modello precedente prevede assembramenti, caos, vicinanza continua e certamente non prevenzione del contagio, prevede che le scuole e gli asili siano aperti e funzionanti. Per questo penso che dovremmo tornare a vivere la città e a mangiare fuori, socializzare e relazionarci ma provando ad immaginare un modello nuovo, o almeno in linea con la necessità di non causare un nuovo lockdown nei prossimi mesi: una seconda chiusura di tutte le attività commerciali sarebbe fatale per molte di loro. Proviamo a cambiare prospettiva e a non cercare di tornare forzatamente al modello precedente? Saremo in grado di cambiare, partendo da noi stessi, tenendo la salute sullo stesso piano del lavoro?

domenica 10 maggio 2020

Silvia bentornata!

Ricordo a tutte le persone che criticano Silvia per le dichiarazioni sulle sue scelte religiose dopo 18 mesi in mano ai jihadisti, da sola, in un Paese in via di sviluppo senza medici e non sappiamo in che condizioni di cibo e sanitarie, senza un telefono, senza nessuno che parlasse la sua lingua, che esistono innumerevoli donne italiane che dopo qualche anno di matrimonio diventano maschiliste, soprattutto se rimangono chiuse in casa, e odiano la libertà delle altre. E che ci sono innumerevoli persone apparentemente normali che hanno bisogno dello psicologo dopo due mesi al sicuro in casa propria a causa della quarantena. Ci sono diverse forme della sindrome di Stoccolma e diverse conseguenze della privazione della libertà, che noi NON abbiamo gli strumenti necessari per analizzare approfonditamente. E soprattutto non avrebbero dovuto permettere ai giornalisti di fare domande ad una ragazza di 24 anni appena rientrata da un sequestro prima di farle incontrare uno medico o uno psicologo esperto in superamento di questi traumi. Ha praticamente rivisto la famiglia in diretta TV, con una ventina di fotografi assembrati (tra l'altro, possono assembrarsi?). 

Silvia Romano foto da Facebook

giovedì 30 aprile 2020

Cosa pensano le donne delle altre donne

Sembrano gli anni '50 e invece no. A furia di dire che essere femministe non serve più perché ormai abbiamo tutti i diritti, là fuori è pieno di donne non solo convinte di voler dedicare il proprio tempo a crescere i figli, ma pure convinte che anche le altre lo debbano fare o addirittura arrabbiate (si leggono commenti imbarazzanti) se nelle altre famiglie esiste la parità. A volte mi chiedo se è invidia tipo "siccome io ho fatto i sacrifici adesso devono farne anche le altre" o chiusura mentale "siccome il mio uomo è chiuso di mente e mia suocera mi controlla come pulisco, non possono esistere là fuori uomini migliori che vogliono condividere e hanno esautorato la propria famiglia d'origine dalle interferenze".
 Quindi diritti sì ma sulla carta, perché nel momento in cui li eserciti questi diritti, e vuoi vivere in un Paese dove c'è la piena parità, i bisogni vengono tradotti in madre degenere/scuola parcheggio dalle stesse donne. Ammettere di aver scelto un uomo maschilista è troppo difficile e mette in discussione la propria autostima evidentemente. In ogni caso è un problema gravissimo che va risolto perché si ripercuote sulle scelte e sulla trasmissione degli stereotipi di genere. Allora cominciamo noi nel linguaggio a non usare determinate espressioni e farci carico personalmente di non considerare i bambini come un problema della mamma né un obbligo sociale, ma come parte della comunità esattamente come le donne, gli uomini, gli anziani o i disabili? Ci sono là fuori gli over 65 che pur percependo un bonifico fisso dall'Inps non accettano di dover stare in casa un po' di più per la propria autotutela, e ci sono donne tra i 30 e in 50 anni, spesso laureate, cariche entusiaste e piene di competenze a cui si sta chiedendo di fare un passo indietro e aspettare perché non si sa dove mettere i bimbi. Molti genitori - donne o uomini - sono partite iva, ritenute d'acconto, contratti a progetto o a chiamata, imprenditori e imprenditrici, persone la cui possibilità di dare ai propri figli un futuro migliore passa dalla possibilità di fatturare. Vogliamo cambiare l'approccio e favorire il cambiamento?

martedì 21 aprile 2020

Consulenze ad hoc per esautorare il genere femminile?

E' stato integrato il comitato istituito il 5 febbraio per gestire l'emergenza, in previsione del passaggio alla fase 2: "È stata pubblicata, nella normativa della Sezione Coronavirus del sito del Dipartimento, l’Ordinanza n.663 del 18 aprile 2020 con la quale è stata ridefinita la composizione del Comitato tecnico scientifico costituito da esperti e qualificati rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni dello Stato che supportano il Capo della Protezione Civile nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19". Gli esperti ora in totale sono 20, tutti di sesso maschile. Come mai le donne non entrano nei processi decisionali veri?
Venti uomini per decidere cosa? Per parlare di riapertura delle scuole, congedi parentali, sicurezza sui trasporti anche in orario notturno? 20 esperti dovrebbero essere in assoluta parità di genere, e aggiungo in ambito sanitario più donne se quelle che lavorano a prezzo di incredibili sacrifici negli ospedali e nella RSA nell'emergenza sono le donne. Se le donne devono essere in prima linea nella gestione dei problemi complessi, devono anche essere al tavolo dove si decide, trovo assolutamente inopportuna la creazione di un comitato di questo tipo che non tiene conto di metà della popolazione italiana e composto da persone non in grado di gestire temi quali la conciliazione famigliare e non in grado di comprendere le istanze dei cittadini più semplici.
Innanzitutto vanno posti sul piatto alcuni temi chiave per la riapertura:
1) Chiedere che il servizio pubblico sia funzionante, non è considerare le scuole un parcheggio. Non c'è nessun genitore incapace e nessuna madre degenere dietro al fatto che dopo sei settimane a casa un bambino si stia annoiando, pianga e non abbia lo spazio sufficiente per vivere: c'è la vita reale, fatta di persone che vivono spesso in due o tre locali.
2) Le famiglie numerose che vivono in due o tre locali non sono da compatire, nè considerare un'eccezione negativa agli standard della politica. Sono persone normali che non hanno nulla di sbagliato e non devono ricevere sussidi particolari o gli assistenti sociali che li controllano: vanno rispettate nella loro soggettività, e spesso si scelgono case per dormire e non per viverci indipendentemente dal potere d'acquisto del nucleo famigliare. Anzi, le famiglie che hanno scelto in gioventù una rata del mutuo sostenibile rispetto ad una rata più rischiosa le stimo, perché hanno avuto fiducia nella possibilità di avere sempre a disposizione uno spazio pubblico che sia il parco giochi o la biblioteca e hanno preferito non indebitarsi a vita oltre le proprie possibilità, magari per mettere da parte soldi per permettere poi ai propri figli di mettere l'apparecchio per i denti, andare in viaggio studio a Londra, fare la patente a 18 anni etc.
3) Come centrosinistra dovremmo avere come priorità assoluta il superamento del gender gap, che passa attraverso un lungo percorso di rafforzamento dell'emancipazione femminile e di parità salariale, per cui convocare un comitato che prenderà decisioni riguardanti la riapertura delle aziende e non ha gli strumenti per accorgersi che contestualmente deve essere fornito un servizio scolastico o educativo per permettere ai bambini di stare da qualche parte, è totalmente lontano dai nostri ideali. Non esiste passaggio alla fase 2 senza tenere in considerazione metà della popolazione ed ignorando le esigenze dei bambini, che sono i cittadini di domani su cui dovremmo invece investire.

4) I nonni non sono la soluzione. Non per il rischio covid negli anziani, non perché non siano sufficientemente disponibili, ma perché una risposta politica non può mai essere basata sulla buona volontà di una piccola parte della popolazione. Spesso i nonni sono quelli che incentivano le figlie o le nuore a lasciare il lavoro, molti bambini sono gestibili 2 o 3 ore il pomeriggio ma non 12 ore al giorno da persone che non hanno una competenza specifica, tanti nonni sono geograficamente lontani perché per fortuna gli adulti non sono tenuti a stare attaccati alla famiglia d'origine, ma soprattutto tantissimi nonni di bambini anche solo delle elementari sono tra i 75 e gli 80 anni a causa di una sistema che ha chiesto alla generazione nata negli anni '80 prima di laurearci e fare 8 stage, poi ci ha ricordato che non dobbiamo essere choosy e accontentarci di tutte le tipologie contrattuali, ma nello stesso tempo ha permesso che per decenni si chiedesse ai colloqui di lavoro "lei è fidanzata? lei vuole fare figli?" per cui se ora si diventa genitori a 35-40 anni, almeno la politica abbia la decenza di farsi carico del tema "i bambini sono della comunità e non della mamma" con responsabilità e senza chiedere ulteriori sacrifici. 

lunedì 6 aprile 2020

Facilitare l'accesso all'aborto farmacologico durante l'emergenza

In questo momento storico, in cui il Governo e tutta la società si trovano a gestire l’emergenza da COVID-19, è doveroso tutelare la salute e i diritti delle donne e nel rispetto di tutte le misure necessarie per contenere e contrastare il diffondersi della pandemia. Durante questa fase di emergenza sanitaria, se le donne incontrano difficoltà ad accedere ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza che prevedono il ricovero ospedaliero rischiano di superare i limiti temporali entro i quali la Legge 194/78 prevede il diritto di interruzione. Questo rischio è maggiore per le donne che vivono in condizioni di alta marginalità e vulnerabilità (per esempio: violenza domestica, condizioni precarie di salute, positività a COVID-19, altre casistiche in cui è difficoltoso raggiungere un ospedale con discretezza e in autonomia munite di autocertificazione).
Qui trovate l'appello al governo ⤵️ per l'uso dei trattamenti farmacologici per l'interruzione di gravidanza, che ho sottoscritto personalmente ⤵️
https://prochoice.it/2020/04/04/facilitare-accesso-ad-aborto-farmacologico-durante-emergenza-covid-19/
E qui la petizione per chi vuole firmare https://secure.avaaz.org/it/community_petitions/presidente_del_consiglio_dei_ministri_ministero_de_aborto_farmacologico_durante_emergenza_covid19_/
Non lasciamo da sole le donne in difficoltà durante l'emergenza!

lunedì 30 marzo 2020

Bonus di 600 euro: come si ottiene

BONUS 600 EURO: COME SI OTTIENE

📣 Dal 1 APRILE sul sito dell’#INPS si potrà inoltrare la domanda per l’indennizzo da 600 euro che il decreto #CuraItalia riserva per il mese in corso a Partite IVA, autonomi, lavoratori agricoli, del turismo e dello spettacolo.

🔴 Dopo aver ottenuto il PIN, questa è la procedura da seguire:

1⃣ Entrare nella sezione personale del sito INPS attraverso il PIN cittadino
2⃣ Accedere
3⃣ Procedere per Accesso servizi on line
4⃣ Nella barra di ricerca selezionare “Domande per prestazioni al sostegno del reddito”
5⃣ Selezionare “Indennità COVID-19"

Per ottenere il pin:

1⃣ Entrare nel sito inps e scrivere nella barra di ricerca pin
2⃣ Cliccare servizio Richiesta Pin Online
2⃣ Cliccare su richiedi pin e seguire le istruzioni a video

N.B: Per richiedere l'indennità COVID-19, si può usare la sola prima parte del PIN, ricevuto via SMS o e-mail, dopo averlo richiesto tramite portale o Contact Center

Ps: ad ora questa misura non è applicabile ai lavoratori P.Iva che non versano i contributi all’Inps, ma che sono iscritti alle casse professionali. Sono esclusi da questa misura anche coloro che siano iscritti alle altre forme previdenziali obbligatorie. Esempio: Enasarco + gestione commercianti.

📣 Note Tecniche:

🔴 Liberi professionisti e collaboratori coordinati e continuativi:

- liberi professionisti  con  partita  IVA  attiva  alla  data  del  23  febbraio 2020 compresi i partecipanti agli studi associati o società semplici con attività di lavoro autonomo di cui all’articolo 53, comma 1, del T.U.I.R.,iscritti alla Gestione separatadell’INPS;
-collaboratori  coordinati  e  continuativi con  rapporto attivo alla predetta data del  23 febbraio 2020 e iscritti alla Gestione separata dell’INPS.
Non devono essere titolari di un trattamento pensionistico diretto e non devono avere altre forme di previdenza obbligatoria.

🔴 Lavoratori autonomi iscritti alle gestioni speciali dell’Assicurazione generale obbligatoria:

-Artigiani
-Commercianti
-Coltivatori diretti, coloni e mezzadri
Ai fini dell’accesso all’indennità le predette categorie di lavoratori non devono essere titolari di un trattamento pensionistico diretto e non devono avere altre forme di previdenza obbligatoria ad esclusione della Gestione separata INPS.

🔴 Lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali:

-lavoratori dipendenti stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali che abbiano cessato il rapporto di lavoro  dal 1° gennaio 2019 alla data del 17 marzo 2020
Ai fini dell’accesso all’indennità i predetti lavoratori non devono essere  titolari di  un  trattamento pensionistico diretto e non devono essere titolari di rapporto di lavoro dipendente alla data del 17 marzo 2020.

🔴 Lavoratori agricoli:

-operai  agricoli  a  tempo determinato e altre  categorie  di lavoratori iscritti negli elenchi annuali purchè possano  fare  valere  nell’anno  2019  almeno  50  giornate  di  effettivo  lavoro  agricolo dipendente e non siano titolari di pensione

🔴 Lavoratori dello spettacolo:

-lavoratori  dello  spettacolo  iscritti  al  Fondo  pensioni  dello spettacolo, che abbiano i seguenti requisiti:

almeno 30 contributi giornalieri versati nell’anno 2019 al medesimo Fondo;
che abbiano prodotto nel medesimo anno un reddito non superiore a 50.000 euro
non siano titolari di  un  trattamento  pensionistico diretto, né di rapporto di lavoro dipendente alla data del 17 marzo 2020.

📣 Attenzione: l'indennità non viene riconosciuta ai percettori di reddito di cittadinanza.

sabato 28 marzo 2020

Le maschere da snorkeling diventano respiratori

Una volta erano maschere da snorkeling del Decathlon, dimenticate in un cassetto nei mesi non estivi. Ma da qualche giorno grazie alla bresciana Isinnova e alla 3DP world si sono rivelate delle utilissime attrezzature per l'ossigeno nelle terapie subintensive. Isinnova è stata contattata qualche settimana fa da un medico che ha voluto ragionare con loro sulla possibilità di realizzare nuove maschere respiratorie d'emergenza per sopperire alla carenza di quelle ospedaliere. Sono state quindi realizzate grazie alla stampa 3D le valvole che permettono di collegare l'ossigeno a questa maschera, e si tratta di dispositivi per uso ospedaliero quindi utilizzati sotto la supervisione di un medico.
Ho voluto contattare telefonicamente Barbara Ferrari, manager della 3DP, azienda leader del settore stampa in 3D di Como: "abbiamo potuto fruire del progetto di Isinnova che è stato messo a disposizione assolutamente pro bono e quindi abbiamo stampato le prime valvole di prova per verificarne l'effettiva funzionalità. Per fare delle prove di funzionalità ci servivano delle maschere Decathlon, ci siamo attivati su Facebook e abbiamo avuto una collaborazione bellissima, dopo i dovuti test ne abbiamo consegnate 7 all'ospedale Valduce di Como e 4 all'ospedale Sant'Anna. In particolare questi dispositivi sono utili per i pazienti che devono stare in posizione prona, perché più tollerate dal paziente rispetto ai caschi".
Decathlon Italia ha messo a disposizione i disegni della maschera per permettere di studiarla sotto il profilo tecnico e da un paio di giorni ne ha donate 10.000 al progetto e esprime soddisfazione per il progetto: "il nostro team di ingegneri si è reso disponibile a collaborare con i centri di ricerca più accreditati che hanno come finalità validare l’adattabilità della maschera riducendo i rischi collaterali. Nella fattispecie stiamo collaborando, su richiesta della Regione Lombardia e con il Dipartimento di Meccanica del Politecnico di Milano, fornendo loro i disegni e le caratteristiche tecniche del nostro prodotto. Contiamo in questo modo di dare un contributo. È il momento di attivare la responsabilità individuale e la fiducia collettiva, in questo contesto difficile che l’umanità sta vivendo."
Da oggi, anche in provincia di Monza e Brianza molti sindaci si sono attivati per raccogliere le maschere Decathlon Easybreath inutilizzate dai cittadini e consegnarle a chi sta realizzando le valvole di collegamento, sotto la supervisione della protezione civile. 

venerdì 27 marzo 2020

Fermiamo tutti gli interventi tecnici non essenziali

Con l'emergenza coronavirus in corso, ancora troppe aziende di TELEFONIA ed ENERGIA oltre che TECNICI e MANUTENTORI stanno chiedendo ai loro dipendenti di svolgere attività non urgenti e perfettamente differibili.  
Qui la mia petizione da firmare per chiedere scelte chiare, certe e che mettono al centro la tutela della salute: https://www.change.org/p/ministero-sviluppo-economico-fermiamo-tutti-gli-interventi-tecnici-non-essenziali 

Chiediamo al Governo di prendere una posizione netta per evitare che la salute del lavoratore sia affidata alla trattativa individuale interna all'azienda e alla sua capacità di gestire l'ansia o l'utilizzo dei dispositivi di sicurezza individuali. Una caldaia rotta è da cambiare, la revisione della stessa si può rimandare. Il contratto nuovo con un migliore operatore telefonico o fornitore di energia si può rimandare, purtroppo si vedono ancora sul web operatori di telefonia ed energia che, anche nella zona della Lombardia in cui il virus sta dilagando, pubblicizzano l'installazione di nuovi impianti o passaggi di fornitura per risparmiare qualche euro. Ad oggi, la salute dei lavoratori non è tutelata: ci sono stati morti tra i medici, tra le cassiere e tra gli impiegati delle Poste, il che fa capire che l'essere lavoratore non garantisce né una diagnosi precoce in caso di sintomi né un accesso prioritario alle strutture sanitarie migliori. Per evitare che le aziende si approfittino dei lavoratori più fragili, chiediamo che siano chiusi immediatamente senza eccezioni dettate da rapporti personali di fiducia i reparti dei call center riconducibili al commerciale e all'assistenza amministrativa e vietate le vendite di nuovi contratti, cambi di operatore e altre operazioni di business. Ad oggi risulta che grandi aziende telefoniche stiano telefonando ai tecnici per chiedere perché non si recano a casa del cliente, dopo che gli interventi in oggetto erano stati chiusi con motivazioni valide, e call enter outsourcer che ancora non sono organizzati per lo smartworking: chiudano quanto prima, senza eccezioni. Chiediamo inoltre che siano cassati dai customer care senza possibilità di discrezionalità tutti i reclami dei clienti sul comportamento di chi si offre di uscire e recarsi a casa loro, a proprio rischio e pericolo, e sospese eventuali lettere di richiamo a personale che rapportandosi con il cliente ha chiesto di allontanarsi, mantenere la distanza di sicurezza, non essere circondato da 4 persone all'interno della casa e similari e ha ottenuto reazioni di leggerezza e menefreghismo. Chiediamo inoltre che in caso di mancanza di DPI adeguati (che possono essere valutati anche dal dipendente stesso e non necessariamente da responsabili delle risorse umane che sono a casa in smart working protetti e non comprendono le dinamiche del lavoro sul campo) il dipendente possa sempre e comunque rifiutarsi di intervenire fintanto che il datore di lavoro non fornisce i DPI richiesti e la formazione adeguata per il loro corretto utilizzo. 

 

giovedì 26 marzo 2020

Il fruttivendolo grato all'Italia per ciò che ha ricevuto


Sameh è un ragazzo di origine egiziana da 10 anni in Italia che ora lavora a Bergamo. In questo momento così difficile per la città che lo ha accolto, ha pensato di regalare frutta e verdura gratis a chi ha difficoltà economiche a causa dell'emergenza coronavirus. Una storia di riconoscenza e di generosità, che ci fa sperare che davvero tutto possa andare per il meglio se di fronte alle difficoltà abbiamo intorno persone in grado di comprenderle. 

"se avete bisogno, prendete gratis la frutta e la verdura che trovate su questo tavolo"

Sameh ricorda quando era lui in difficoltà ed è stato accolto

sabato 21 marzo 2020

Più tamponi per tutti, anche in Lombardia

Credo che almeno sul tema prevenzione, per una volta le forze politiche dovrebbero muoversi in sinergia e mettendo al centro la salute di tutti i cittadini, perché non esistono cittadini di serie A e di serie B, lavoratori di serie A e di serie B, ma esistono persone che si ammalano e vengono lasciate a casa a curarsi da sole senza una diagnosi per mancanza di tamponi. Per mancanza di risorse?
Se la politica avesse una visione di medio lungo periodo, se proprio vogliamo mettere le vite umane su un piano di valutazione economico, visto che la mancanza di tamponi è evidentemente una scelta di destinazione delle risorse:

1) ipotesi si trova il vaccino a breve: o si testano comunque tutti per verificare gli anticorpi, o si sprecano vaccini per persone che in realtà sono già autoimmuni (è comunque un costo procapite, da valutare). In ogni caso è un'ipotetica remota perché non è detto che si trovi il vaccino a breve, e è più probabile che si debba coesistere con questa malattia per un lungo periodo. 

2) dover ricoverare in terapia intensiva persone che potevano essere curate con antivirali o anche farmaci sperimentali prima della crisi respiratoria è un costo enormemente più alto di qualunque sia il costo di mandarti il medico a casa 20 minuti una volta al giorno a controllare che i farmaci facciano effetto, e del costo della pastiglia in oggetto qualunque essa sia. Accorgersi che una persona con 39 di febbre può degenerare costa meno che ricoverarla 3 settimane perché è degenerata.

venerdì 13 marzo 2020

Lavoratori in protesta, causa mancanza di dispositivi di protezione personale

Mancano mascherine, guanti, possibilità di mantenere la distanza di un metro e gel igienizzanti a sufficienza per tutti. I lavoratori coinvolti sono almeno di 3 CCNL diversi (commercio, telecomunicazioni, trasporti e logistica) e i sindacati stanno facendo un lavoro difficilissimo e capillare, nella speranza di riuscire ad intercettare tutte le realtà coinvolte nella loro specificità e prevenire la volontà dei datori di lavoro di scaricare sul lavoratore la responsabilità delle dotazioni di sicurezza. Sono nate persino delle app in cui si chiede al lavoratore di dichiarare che il cliente con cui ha interagito non è malato, in assoluta violazione della legge sulla privacy perché il cliente non può prendere visione del documento oltre al fatto che può non sapere di essere malato. 
Non chiamate tecnici a casa mentre non sapete se siete portatori del virus per fare impianti nuovi, sistemare il PC e altre cavolate, perché i tecnici che girano casa per casa da lunedì non hanno più l'obbligo di recarsi dal cliente ma solo di risolvere i guasti urgenti da remoto dal momento che mascherine e guanti sono centellinati e devono essere usati per situazioni di emergenza.  
Facciamo la nostra parte, evitiamo di sovraccaricare anche Amazon e ogni volta che interagiamo con corrieri e personale del commercio verifichiamo che chi è a contatto con il pubblico sia sempre protetto, segnaliamo i casi in cui non lo è, attenzione soprattutto alle grandi catene di distribuzione, anche se mi risulta che ieri si siano adeguate tutte almeno per quanto riguarda le casse.

domenica 8 marzo 2020

8 marzo per tutte le donne del mondo

Buon 8 marzo a tutte le donne 👩‍⚕️👸👩‍🌾👰👩‍✈️👩‍🔬👩‍🔧👩‍🎓👩‍🏫👩‍🎨
La festa della donna sia un'occasione per ricordare l'importanza delle battaglie politiche, sociali e culturali per la parità di genere che si portano avanti ogni giorno in ogni parte del mondo. Perché oggi ci stupiamo che ci chiedano per qualche settimana, per un'emergenza sanitaria, di stare in casa, non lavorare, non uscire senza un motivo valido, non toccare e abbracciare gli altri, ma non dimentichiamo mai che in tante, troppe parti del mondo le donne vivono così ogni singolo giorno della loro vita dalla nascita alla morte. La lotta al fianco di tutte loro sia costante e continua nel superamento degli ostacoli che impediscono lo sviluppo di tutte le potenzialità femminili, non solo l'8 marzo, fino a che l'ultima donna di un villaggio sperduto dell'India non sarà libera di scegliere chi amare, come vivere, che lavoro svolgere. 

domenica 1 marzo 2020

Smartworking, istruzioni per l'uso

#coronavirus e #smartworking: 
Stamattina ho chiesto all'avvocato Mariano Delle Cave, esperto di diritto del lavoro, quali sono le opportunità offerte dal decreto del 25 febbraio per le imprese della zona gialla. In tutta la Lombardia fino al 15 marzo le imprese potranno attivare lo smart working senza necessità di sottoscrivere un accordo specifico. Ecco il video dell'intervista:



martedì 25 febbraio 2020

Corona virus: regione Lombardia fa le ordinanze a metà?

Sono indecisa al momento, se tra le conseguenze del coronavirus sarà più grave:

1) La crisi economica dovuta alle restrizioni per gli esercizi commerciali in particolare per i bar dopo le 18, oltre al fatto di aver chiuso le scuole senza aver pensato alle conseguenze sulla vita lavorativa dei genitori. Non può esserci uno scollamento tra i servizi pubblici e la vita lavorativa, non sue due rette parallele che non si intersecano mai, la vita delle famiglie è intersecata in modo complesso eanche lo smart working (soluzione certamente ottima quando possibile) va organizzato in anticipo. Per non parlare dei danni alle partite iva, ai lavoratori con contratto a chiamata o ritenuta d'acconto, ai lavoratori dello spettacolo dal vivo. 

2) Le pozioni magiche di "mio cugino" su facebook, che invitano a fare il piccolo chimico con la candeggina per farsi l'amuchina in casa. Fino a ieri la maggior parte delle persone non si lavava le mani dopo essere stati in bagno o prima di mangiare, ora sembrate tutti disinfettante-dipendenti. 

3) L'impossibilità a chiamare il 112 in caso di vera emergenza, visto che è intasato dalle richieste di informazioni. Il coronavirus non annulla incidenti stradali gravi, infarti, ictus, parti, per cui per favore il 112 lasciatelo libero per le reali emergenze, l'ipocondria non è un'emergenza. C'è un numero apposito di Regione Lombardia per la richiesta di informazioni 800994545 e il numero attivo a livello nazionale 1500.  
 







Soluzioni simpatiche da Milano per fare comunque l'aperitivo.

L'ironia di alcuni bar sull'ordinanaza a fasce orarie
Il sindaco di Messina, alle prese con le conseguenze prevedibili delle chiusure delle università lombarde
Una mamma del Paese reale: perché avete chiuso le scuole, ma non avete pensato all'organizzazione famigliare

sabato 22 febbraio 2020

Coronavirus: la psicologia del malato riguarda tutto il sistema di informazione?

Dunque oggi si scopre che il presunto "paziente 0" non ha mai avuto il coronavirus. Per cui dopo aver accusato la globalizzazione, il capitalismo, aver linciato il trasfertista ... non si sa dove il paziente 1 abbia preso questo virus. Ho un'idea poco medica e tanto psicologica: i medici rispettino il segreto professionale e non spiattellino qualunque cosa ai giornali soprattutto quando c'è di mezzo un uomo con una moglie incinta al 7° mese, mettetevi tutti nei panni di lui o di lei o dei famigliari. La verità non la dobbiamo conoscere tutti, a noi cittadini non frega niente e neanche all'informazione, laddove non diventa erroneamente spettacolo, serve solo ai medici. Finitela di intervistare i genitori, la moglie e una serie di persone intorno confrontando le dichiarazioni pubblicamente, o temo che la verità non verrà mai fuori. (Per altro non ho capito in quale fase storica sia stato sospeso il segreto professionale dei medici e di tutte le persone che hanno un incarico professionale correlato e non per questo fanno un comunicato stampa).

lunedì 17 febbraio 2020

194, non toccarla!

Gli uomini che giudicano le scelte relative al corpo femminile non meriterebbero neanche un commento. Trovo però estremamente pericoloso che un parlamentare ex ministro utilizzi il suo ruolo politico per veicolare un'immagine della donna, delle fasi di fragilità della vita femminile, della situazione precaria in cui una donna può trovarsi come negativa e addirittura "incivile". Compito di un politico, se rileva un uso improprio del servizio sanitario pubblico è aprire immediatamente un tavolo con gli operatori del settore - che dovrebbero essere competenti dal punto di vista medico e non giudicare moralmente - ed iniziare a tracciare un quadro del problema, per esempio: 1) i contraccettivi sono accessibili in modo rapido e gratuito per tutte le fasce d'età e di reddito e anche alle donne che parlano con difficoltà l'italiano? Esiste un percorso formativo che aiuti soprattutto le giovani adolescenti o le mamme che hanno già avuto tre o quattro figli e non hanno soldi a capire qual è il contraccettivo giusto per loro? 2) esistono degli uomini che pur non intendendo prendersi la responsabilità di un figlio non usano sistematicamente il preservativo, fanno pressioni per non utilizzarlo o impongono alle donne di rinunciare al figlio? 3) esiste un problema lavorativo per determinate categorie professionali qualora si rimanga incinte nel periodo sbagliato? La politica può intervenire in merito? 4) siamo sicuri che le informazioni numeriche veicolate relative alle donne che si recano al pronto soccorso non siano piuttosto relative alla pillola del giorno dopo e non all'interruzione di gravidanza? La pillola del giorno dopo è disponibile effettivamente in farmacia in ogni orario del giorno e della notte e è possibile averla senza passare da un ospedale? Se un servizio sanitario funziona non c'è bisogno di rivolgersi mai al pronto soccorso per nessun tipo di servizio, laddove la burocrazia è eccessiva, complessa e il tempo a disposizione è poco è più facile rivolgersi ad un servizio emergenziale che va a supplire le carenze di tutto il sistema. La politica intervenga sul sistema, non si metta a giudicare i sintomi del suo malfunzionamento dal punto di vista etico o morale.

venerdì 31 gennaio 2020

Ciao Gran Bretagna, sia un arrivederci e non un addio

Ciao Gran Bretagna, sia un arrivederci e non un addio. Quello che 4 anni fa ho sperato diventasse un momento lontano e che non sarebbe mai arrivato è invece arrivato, oggi è reale. I viaggi studio a Londra al liceo, l'estate da cameriera a Londra, l'Erasmus a Swansea e tante altre gite estemporanee hanno dato tantissimo alla mia formazione come cittadina europea, e mai avrei pensato che un Paese di cui ho studiato per 15 anni lingua e letteratura potesse un giorno non essere più parte di "casa mia". Tornerò a trovarti con la stessa curiosità e empatia di sempre verso il tuo popolo un po' freddo ma divertente, le tue birre, il fish & chips, la tua pioggia improvvisa ogni giorno a un'ora diversa, le tue strade londinesi affollate di persone di culture diverse in piena sintonia come sanno essere belle le città multietniche, i mercati di Camden town, le librerie in cui ho comprato i primi libri in lingua originale, i caffè super chic di Canary Wharf e le colline infinite del Galles con le scogliere selvagge.
 
 

Una scuola di specializzazione in ginecologia e ostetricia non può insegnare l'obiezione di coscienza

Trovo inaccettabile quanto letto in merito al fatto che al Campus Biomedico di Roma non si insegni agli specializzandi l'interruzione di gravidanza nè si faccia formazione in merito a tutti i metodi contraccettivi. Che un medico si rifiuti di fare parte del suo lavoro, soprattutto se questo non garantisce la piena applicazione della legge in tutte le strutture sanitarie pubbliche o convenzionate, non è accettabile e portare in medico addiriturra a non avere competenze in tutto un ambito del suo possibile lavoro non può essere considerata una formazione accreditata. E trovo ancora più inaccettabile e incoerente che un'intera scuola di specializzazione di ginecologia e ostetricia non formi gli studenti sulla contraccezione: se si volessero davvero ridurre i casi di interruzione volontaria della gravidanza sarebbe la prima cosa da fare! Come è possibile che ci siano dei medici specializzati in ginecologia che non sanno nulla di un tema per cui tutte ci rivolgiamo ad uno specialista in una o più fasi della vita? 

mercoledì 29 gennaio 2020

Non limitiamo il viaggio e l'accoglienza

Sono felice che l'emendamento contro Airbnb sia stato ritirato, non credo che sia il tempo per favorire i grandi albergatori e non penso che chi lo ha presentato conosca effettivamente le realtà di chi affitta o di chi viaggia e sceglie come opzione quella di prendere una stanza a casa di altri o comunque una soluzione diversa dall'albergo classico. Credo che la sinistra debba occuparsi davvero delle nuove generazioni, e non farsi carico del diritto al viaggio solo quando è "tornare a casa dai parenti di giù a Natale", e magari anche chi vive da 20 anni sopra un certo livello di reddito dovrebbe provare ad alloggiare a casa di qualcuno per capire la differenza a livello di contatto culturale con la città rispetto a stare in un asettico albergo. Poniamoci anche delle domande su noi stessi: chi di noi in emergenza economica preferirebbe andare a lavorare DA DIPENDENTE in un grande albergo (receptionist, cameriere ai piani, cuoco etc, non fingiamoci tutti amici del manager immaginandoci già a livelli imprenditoriali) rispetto a gestire una stanza o un appartamento proprio o di un famigliare in toto? cioè dal check-in al check-out, alle informazioni ai turisti stranieri ad un eventuale servizio navetta, scegliendo i propri tempi di lavoro e i propri orari e quali giorni mettere a disposizione la propria casa o seconda casa e quali no? Credo nessuno. Aggiungo, l'ospitalità in casa c'è da sempre,
prima delle piattaforme digitali nel lontano 2008 sono stata a Cuba e ho girato l'isola in solitaria ospite nelle casa particular, ovvero case in cui c'è una stanza libera che i cubani erano soliti affittare per i viaggiatori. In Norvegia grazie ad Airbnb abbiamo alloggiato a casa di una splendida signora che ci ha preparato la colazione con le uova fresche del suo pollaio al mattino dopo, in mezzo ai prati a due passi dal mare, e in casa di una famiglia norvegese con 3 bambini cosa molto simpatica per vedere le differenze culturali nella gestione della famiglia. Non saremmo mai stati in albergo perché era troppo costoso, e il campeggio in aree fredde non è il massimo, la maggior parte delle giovani generazioni spesso scelgono il campeggio o l'ostello laddove possibile ma questo può limitare le stagioni in cui si sceglie di viaggiare o i mezzi che si possono utilizzare per raggiungere la destinazione, oltre al fatto che dopo i 30 anni ci si stufa spesso degli ostelli ma ancora non ci si può permettere l'albergo pagato al prezzo pieno in alta stagione.
Se avessi una stanza o una casa extra sarei la prima a voler affittare, e persone che conosco che affittano sul lago hanno l'opportunità di chiacchierare ogni giorno d'estate in inglese o in tedesco, opportunità che non gli era stata data dal mercato di lavoro tradizionale nonostante siano persone laureate e che hanno fatto scambi culturali all'estero! Certo, voi direte, se uno ha un appartamento potrebbe affittarlo sul medio-lungo periodo, ma ditemi voi chi NON conosce qualcuno che poi si è trovato un cliente moroso e non è stato tutelato: comunque gli affitti sul medio-lungo periodo favoriscono chi di appartamenti ne ha 8 e non chi ne ha uno solo e gli serve per arrotondare. Gli affitti di medio-lungo periodo non danno garanzie a una mamma che per esempio è rimasta senza lavoro per via di una discriminazione verso le neomamme della società tutta, e che ha la necessità e il diritto di mantenere un'emancipazione. L'affitto sul medio-lungo periodo non permette di avere garanzie e tutele e in zone turistiche può essere controproducente perché magari si vuole affittare la seconda casa che era di qualche famigliare solo nei periodi in cui era in disuso, o una casa in attesa che in futuro le usino i figli e mandare fuori degli affittuari dopo anni crea degli innegabili problemi.
Per non parlare del fatto che le piattaforme online garantiscono i PAGAMENTI REGOLARI, cosa che non è garantita da altri siti locali e nati e cresciuti in modo estemporaneo, ma non controllati dove comunque chi ha case anche temporaneamente vuote ha DA SEMPRE messo in affitto, con tutte le complicanze del caso: pensate all'americano o all'inglese che arriva, non può pagare con la carta perché ha davanti due vecchi che accettano solo contanti e l'annuncio gliel'aveva fatto il nipote, si trova a gestire un contatto a voce con una persona che non parla inglese e cerca di fare la cresta sui cavilli: queste persone nel rapporto con gli stranieri creano imbarazzo all'Italia intera ma purtroppo in alcune aree di provincia rischiano di diventare la norma se non si acquisice un altro modo di accogliere. Airbnb è sicuro perché è rodato, permette di verificare l'host prima di pernottare e ci sono registrati i documenti di identità sia dell'host che di chi alloggia con tutte le garanzie che conseguono. Pensate prima di introdurre novità alle vite reali di chi non trova nessun servizio aggiuntivo in un asettico albergo, di chi vorrebbe usare le lingue per lavoro e non perdere competenze ma non avendo come capo una persona che magari è solo nata nella classe sociale giusta e per questo fa l'albergatore. Pensate a chi vuole viaggiare ed aprire la mente, ma non ha le risorse per alloggiare in un albergo ma nessuno stesso tempo non vuole alloggiare in un albergo low cost dove non si conoscono i diritti dei lavoratori che vengono applicati o l'effettiva sostenibilità ambientale della struttura.

domenica 12 gennaio 2020

Harry, Meghan e l'outing che tutti dovremmo fare

La scelta di Harry e Meghan che interessa tanto i giornali di gossip è in realtà un outing ad alto livello di un comportamento comunissimo e spesso poco rivendicato in quanto non "per bene": il distacco naturale, libero e adulto dalla famiglia d'origine. Il fatto che siano stati due giovani vip a scegliere diversamente dallo status quo fa notizia, ma ogni giorno nel quotidiano avviene lo  stesso in modalità diverse e molto più sottotraccia. Nuore che si ribellano al ruolo imposto, figli e figlie che vivono la sessualità, la coppia e le scelte famigliari in modo discordante da quanto richiesto dalla famiglia di origine, persone che vivono fuori sede che scelgono liberamente di non tornare a Natale dalla nonna per vendere un'immagine di sé fittizia. Ecco spero che la scelta così chiacchierata di due vips diventi occasione per tanti altri per smettere di postare fintamente feste della mamma, del papà, dei nonni, presunti doveri a cui non vogliono in realtà ottemperare e, se non fare outing, quanto meno sapere che in tutto il mondo tuo fratello e tua nonna non sono in alcun modo al centro del tuo futuro, manco quando si tratta di un principe, una regina e una montagna di soldi. E complimenti a Meghan per la forza e la libertà.