giovedì 2 luglio 2020

Empatica? No, pare più obbligata. "anche l'operaio vuole il figlio dottore" upgrade 2020

Credo che il centrosinistra debba rimettere al centro dei suoi valori l'ascensore sociale, l'emancipazione femminile e trovare risposte di comunità per il problemi del singolo. L'incentivo all'arrangiarsi  - altrimenti chiamato "vada come vada l'importante è la narrazione positiva" - va bene per un servizio di counseling ma non per un partito politico di governo nell'esercizio delle sue funzioni. Il superamento del gap generazionale non avviene raccontandoci che i giovani possono ereditare le aziende del papà, e il superamento del gap di genere non avviene complimentandosi con chi rinuncia alle proprie aspirazioni per quelle di un uomo. E rimettere la cultura al centro non può passare attraverso una scarsa considerazione dei percorsi formativi che possono invece portare i nostri ragazzi ad occuparsi di promuovere e valorizzare il nostro patrimonio storico e artistico, di cui dovremmo essere solo orgogliosi. Auguro a Martina, giovane 22enne piena di sogni, di riprendere con i suoi studi e di non farsi scoraggiare dalla contingenza nè dalle difficoltà economiche.
Perché di fronte a una storia come quella di Martina ci sono tante cose che si possono fare: indignarci perché la scuola non ho più una funzione di ascensore sociale per esempio, oppure chiederci perché  una studentessa universitaria rilevi inutile il proprio percorso di studi in Scienze dei beni culturali. Ma come partito politico dovremmo e potremmo prima di tutto fare delle proposte concrete per risolvere il problema ad esempio proporre degli sgravi per le piccole - medie imprese che hanno perso il gestore a causa Covid oppure proporre di azzerare almeno per un anno le tasse universitarie per gli studenti lavoratori o per quegli studenti che hanno un genitore morto causa Covid.
Certamente raccontare una storia negativa come fosse positiva non è una soluzione al problema, anzi è una negazione dello stesso: l'eccessiva narrazione positiva può portare una mancanza di consapevolezza dei problemi e di presa d'atto della realtà. Parliamo molto spesso di rimettere il noi al centro, mentre l'invito ad "arrangiarsi" e far di necessità virtù pare più un messaggio subliminale che racconta che, in fondo, se fai come dice la famiglia e soprattutto senza aiuti esterni te la caverai meglio, l'importante è che tu non abbia ulteriori ambizioni.
La storia, che si può approfondire abbastanza bene dall' articolo del Corriere della Sera, racconta di tre donne Martina, la sorella e la mamma, che vivono del sogno di un uomo e non del proprio, che annullano quindi la propria possibilità di costruire un futuro professionale libero da condizionamenti famigliari e sociali. Certamente una scelta obbligata di questo tipo, seppur portata avanti in una situazione drammatica come quella della perdita di un familiare, non può essere veicolata come positiva ma soprattutto non può essere attribuita ad un concetto di empatia: empatia è tutta un'altra cosa! E rinunciare agli studi non può mai essere definita una scelta bella da un partito di Governo. Sarebbe bello vedere proposte migliori sul tema del superamento del gap generazionale che tenga conto dei nostri valori di centro-sinistra, che immagini la figlia dell'edicolante con le stesse opportunità di lavoro e le stesse opportunità di crescita e realizzazione personale di una persona che appartiene ad una famiglia più riccae sorpattutto sarebbe utilissimo all'Italia non considerare la laurea in Scienze dei Beni Culturali come un orpello inutile che fa perdere tempo, in un Paese come il nostro che è pieno di cultura in ogni angolo e che ha bisogno come l'aria di giovani sognatori che credono nella cultura, che vogliono studiarla, approfondirla, veicolarla, renderla fruibile: questa dovrebbe essere davvero una nostra priorità.