Giornalista: Siamo con Roberto Rampi del Partito Democratico, membro della Commissione Cultura
di Montecitorio e iscritto al Partito Radicale per parlare di riforma
costituzionale. Lei ha dichiarato in più di un' occasione che voterà sì al referendum costituzionale dopo
averlo fatto in Aula. Perché crede in questa riforma che molti criticano e considerano
autoritaria?
On. Rampi: Ci sono diversi elementi; intanto c'è
un fatto di coerenza nel senso che credo che tutti noi che abbiamo lavorato in Aula anche per modificare questa
riforma assumendoci delle responsabilità per introdurre dei cambiamenti, quando
alla fine abbiamo scelto di votare
un testo definitivo - che aveva raccolto anche molte delle modifiche da noi
volute - a questo punto non possiamo che assumerci la responsabilità del testo
come è uscito e quindi sostenerlo anche nel Paese perché non è che uno porta a casa dei risultati e ottiene
dei cambiamenti e dopo abbandona
il testo e il prodotto di questa mediazione che è stata costruita, quindi
questo è un primo elemento di coerenza. C'è
un secondo elemento che credo sia decisivo e che ha molto a che vedere con quello che sta succedendo in tutta
Europa: noi siamo di fronte indubbiamente a una crisi della democrazia. Questa
crisi della democrazia ha a che vedere con molti aspetti e io da iscritto al Partito
Radicale sono particolarmente convinto che abbia a che vedere con quel tema che
Pannella ha posto negli ultimi anni che è quello del diritto alla conoscenza; cioè la democrazia è democrazia non se
c'è la possibilità di votare ma
se ci sono le condizioni per fare
una valutazione consapevole delle scelte che si compiono, e queste condizioni
hanno a che vedere con l' informazione, hanno a che vedere con la cultura, con
l' istruzione e con la scuola, quindi se non si lavora su questi elementi non è sicuramente una riforma
costituzionale che risolve un problema democratico. Eppure la crisi della democrazia è anche una
crisi che ha a che vedere con la
capacità della democrazia di dare risposte in tempi credibili. In questo senso
il bicameralismo come si è realizzato
in Italia che aveva un significato nell' immediato post-fascismo, quindi con l' idea in qualche
modo di impedire una possibilità
di decisione in tempi troppo brevi, troppo veloci che c' era stato durante la
dittatura e quindi con una spinta a una necessaria concordia per prendere le
decisioni; oggi diventa un
problema di democrazia. Cioè produce una democrazia che non decide mai e di
fronte a una democrazia che non decide mai il cittadino pensa che non serve a
niente andare a votare e sceglie altre vie, sceglie delle scorciatoie; produrre una democrazia decidente
secondo me è una soluzione. Terzo tema, entriamo
nel merito: mi sembra che troppi pensino che questo è un referendum che diventa
un plebiscito sul Governo, invece
non è questo. Bisogna valutare quel testo. Quel testo è un testo secondo me
molto moderato, non ha nessun
tipo di carattere presidenziale, non ha un rafforzamento dei poteri dell'
Esecutivo ed è molto più moderato del testo che ad esempio io condividevo molto
e che uscì dalla Bicamerale presieduta da Massimo D' Alema, è molto più moderato del testo che
invece io non condividevo perché troppo
presidenzialista e troppo secessionista, che pure però sostenne il centrodestra e votò il Parlamento e
portò a referendum. Non si capisce perché un elettore di Forza Italia o della Lega
che votò quel testo anche al referendum o chi sosteneva il testo di D’Alema non
dovrebbe votare questo testo nel merito. Se poi vogliamo giocare con la Costituzione in una
lotta politica tutta interna io credo che sia sbagliato, e io conosco
personalmente persone che in questo momento votano Movimento 5 Stelle o che in
questo momento votano Forza Italia e che voteranno a favore del referendum
perché è giusto che sia così. Una riforma costituzionale deve essere di tutti:
non deve avere un colore politico e non deve avere una parte.
G:
In caso di bocciatura del
referendum il Presidente del Consiglio Renzi ha detto arriverà la troika in Italia. Lei prevede sconquassi in
caso di no al referendum? E soprattutto da quello che lei ha detto mi sembra
che non condivida la personalizzazione del quesito.
R: No,
io non la condivido sicuramente. Credo che in parte sia un po' involontaria
però non la condivido. Io non evocherei la troika. Credo che sicuramente
sarebbe una battuta d' arresto per un processo riformatore della democrazia che
non nasce col Governo Renzi e che in tanti hanno tentato in tutti questi anni
quindi forse è bene dare una
conclusione a questo processo sapendo che poi ci
si potrà sempre tornare sopra, nel senso che stiamo parlando della seconda
parte della Costituzione, non vengono toccati i principi. Esistono forme
previste dei padri costituenti per intervenire. Facciamo un passo in avanti poi
se ci saranno ulteriori correzioni le farà un sistema rappresentativo delle Regioni e della
volontà popolare nazionale con le due nuove camere che secondo me avrà anche
più strumenti per intervenire anche sul testo costituzionale in maniera
efficace. Però questo voglio dire: noi
oggi invece abbiamo esattamente il problema contrario - per questo io non sono
convinto dell' evocazione della troika. Anche l'esito della Brexit dimostra che
noi oggi abbiamo un conflitto violento tra economia e politica, dove la politica si è indebolita e l'
economia si è rafforzata. Noi non dobbiamo usare con i cittadini lo spauracchio
dell' economia - perché la troika è quello - dobbiamo dire ai cittadini: date
forza alla politica, perché la politica siete voi. Poi scegliete - una volta che
avrete una politica in grado di decidere - il Governo che preferite ma con la possibilità che quando
qualcuno va a governare si trovi nella possibilità di farlo, che sia il Cinque
stelle, che sia Forza Italia, che sia il
Centrosinistra. Perché quello che è successo in tutti questi ultimi quasi
trent' anni è che chiunque è andato al Governo ha dovuto chiudere il proprio
mandato dicendo: non sono riuscito o non ho avuto la possibilità di realizzare
quello su cui mi ero impegnato; e questo in democrazia non va bene.
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