lunedì 26 giugno 2017

Interpretare i bisogni dei cittadini: una necessità da cui ripartire


Definirla o no sconfitta generale non è una questione di punti di vista, ma più che altro di significato delle parole in lingua italiana. Leggo da stamattina analisi più o meno autorevoli e più o meno consapevoli sul perché abbiamo perso in alcune città chiave, in altre considerate roccaforti rosse e anche dove per 5 anni avevamo ben amministrato ma "raccontato male" il lavoro svolto. Trovo tuttavia che siano mancati due elementi fondamentali in questa campagna elettorale e nel modo in cui il centrosinistra ha affrontato queste amministrative: l'ascolto dei cittadini e dei loro bisogni e delle loro paure e la capacità delle nostre classi dirigenti di farsene carico. 

Ascolto della percezione di insicurezza dei cittadini, penso a Sesto San Giovanni, ex "stalingrado d'Italia" dove le fabbriche non ci sono più e per spiegare ai cittadini che gli stranieri che popolano le periferie milanesi non stanno facendo concorrenza sleale nel nostro mercato del lavoro serve molto più di una campagna elettorale: serve un lavoro concreto di presa in carico delle paure dei cittadini, del loro bisogno di inclusione, serve che chi ricopre cariche istituzionali provi a capirne i bisogni e trovare strade nuove per andare incontro a quei bisogni, non denigrandoli a capricci di serie B. Occorre un lavoro di integrazione sul lungo periodo, che non può essere fatto solo pochi mesi prima del voto e un cambio di rotta per quanto riguarda il linguaggio di alcuni esponenti delle istituzioni verso i cittadini. 
Un investimento in cultura e in tutto ciò che fa sì che i cittadini possano vedere nel cambiamento un'opportunità, e mettersi in gioco essi stessi partecipando attivamente alla res publica.
Leggo con stupore alcuni che scrivono che il problema sarebbe Matteo Renzi: il nostro segretario che in questi mesi di campagna elettorale è rimasto defilato, come gli era stato suggerito in seguito alla sconfitta del referendum. Il nostro segretario che voleva, fin dal 2012, rottamare la classe dirigente che invece sui territori è rimasta e ha scelto tutto: i candidati sindaco, gli schemi da seguire, le persone da mettere nelle liste per il consiglio comunale e quelle che avrebbero o no fatto gli assessori successivamente, il tutto basato sulle correnti e non sulla meritocrazia, ma soprattutto una classe dirigente del partito che spesso ha finto di avvicinarsi alla passione politica di Matteo Renzi per poi continuare sul territorio a portare avanti vecchi schemi e vecchie logiche, di fatto vanificando il tentativo della nostra generazione di portare più Europa e più cambiamento nel quotidiano. 
Come possiamo chiedere ai cittadini di vedere positività nel cambiamento economico-sociale in atto e di essere essi stessi parte attiva del cambiamento, se la frase più ricorrente all'interno del partito è "si è sempre fatto così"? 
Un partito che non sa avvicinare le persone, e che dopo le sconfitte tende a mantenere nei posti ai vertici le stesse persone che quelle sconfitte hanno contribuito a causarle, nel vano tentativo di non ferire l'orgoglio di chi ha perso, di ricompattare il gruppo intorno agli sconfitti. Alcuni candidati sindaco forse non erano giusti per quella realtà locale, va detto, ma il candidato sindaco non è tutto nella campagna elettorale c'è un gruppo di lavoro e soprattutto c'è una scelta che viene fatta a monte: l'anno scorso a Milano Pisapia non si è ricandidato, di fatto aprendo le porte a Sala, dato per possibile vincente. L'abitudine a ricandidare il sindaco uscente non è sempre una buona pratica e soprattutto non è un obbligo sociale a cui non si può sfuggire. 
Anche i complimenti pro-forma e i ringraziamenti a chi ha rovinosamente perso, li terrei in privato da parte degli amici: scrivere in pubblico a chi ha perso "grazie di tutto avete dato il massimo / da voi ho imparato moltissimo / poteva andare meglio ma non è colpa tua", letto da un cittadino qualunque suona come "per fare politica bisogna per forza essere finti quindi la politica è lontana da me, è altro da me".

mercoledì 21 giugno 2017

Proposta di legge C. 2950 su imprese culturali e creative: a che punto siamo?


Venerdì 23 Giugno alle ore 15 ad ArtLab 17 Milano ci sarà un incontro in cui verrà presentato un aggiornamento sulla proposta di legge sulle imprese culturali e sullo stato di avanzamento del suo iter parlamentare, in coerenza con il percorso intrapreso lo scorso anno con l’audizione della Commissione Cultura a Mantova. Interviene l'onorevole Roberto Rampi, membro della VII Commissione Cultura alla Camera dei deputati. 

martedì 20 giugno 2017

I cambiamenti per le aree naturali protette: una nuova governance condivisa per interpretare meglio le esigenze nel territorio

L'Italia ha un patrimonio paesaggistico inestimabile, la cui valorizzazione sarà maggiormente favorita con il provvedimento approvato oggi alla Camera - che ritornerà al Senato per l'approvazione definitiva - in cui si introduce una sintesi tra tutela della natura e sviluppo sostenibile. Il provvedimento riguarda i parchi nazionali, i parchi naturali regionali, le riserve naturali e le aree protette marine, inserite in un sistema nazionale delle aree naturali protette.
I parchi e l'ambiente non più come elemento residuale ma come chiave di sviluppo e rilancio dell'economia su basi nuove: con questo disegno di legge si vuole andare a semplificare la gestione dei parchi e garantirne una maggiore operatività organizzativa.

Tra le modifiche introdotte nel corso dell'esame in Commissione alla Camera, l'istituzione di un Piano nazionale triennale di sistema: uno strumento di programmazione che a partire dal 2018 per 3 anni porterà 30 milioni di € di finanziamenti al settore. 

Viene modificata la norma sulla scelta del direttore del parco: dovrà essere un amministratore preparato e dotato di qualità professionali ben definite, scelto da Regioni e Province coinvolte sulla base di tre nomi proposti dal Ministero dell'Ambiente. 
Si introduce nella normativa vigente una maggiore serietà nella scelta del consiglio direttivo, che sarà costituito da una rappresentanza ministero ambiente, associazioni più rilevanti nel campo dell'agricoltura e della pesca. Proprio negli emendamenti introdotti alla Camera si è riconfermato il numero di 8 componenti per il consiglio direttivo, mentre nella versione della legge uscita dal Senato era previsto un numero variabile.

La tutela ambientale del territorio è imprescindibile, ma favorire lo sviluppo armonico dell'indotto è comunque importante, per questo si è trovato un punto di mediazione tra la tutela dell'ambiente e la possibilità di sviluppo delle attività antropiche legate alla natura, per meglio valorizzare la biodiversità ma anche l'agricoltura e si dà nuovo spazio alla promozione della green economy, un settore che può portare a nuovi occupati.
Vengono inoltre attribuite all'ISPRA le funzioni di supporto tecnico-scientifico, nonché di monitoraggio e controllo ambientali e di ricerca, in materia di aree naturali protette, biodiversità e protezione dell'ambiente marino e costiero.

La riforma della legge che aveva istituito le aree protette (394/1991) era necessaria non solo per correggere quei difetti strutturali che si sono evidenziati nel corso degli anni nella concretezza dell'applicazione quotidiana di tali norme, ma anche per adeguarsi alle normative europee. Si chiede inoltre al Ministero dell'Ambiente di individuare, d'intesa con l'Europa, le modalità per portare avanti al meglio il progetto APE (Appennino Parco d'Europa).

Grazie a questa nuova normativa, assistiamo ad una nuova impostazione nella gestione dei parchi basata sul dialogo nel territorio con gli enti locali: un'interazione costante tra le parti per superare la diffidenza e le conflittualità tra comuni ed enti-parco, l'interpretazione concreta della necessità di creare un circolo virtuoso positivo in cui tutti gli attori coinvolti siano protagonisti di un nuovo modo di considerare le diverse aree protette: in una prospettiva unitaria e di insieme, con l'intento di far emergere le energie migliori del settore. 

Nelle Aree Marine Protette saranno precluse nuove estrazioni - con estensione del divieto alle "aree contigue" al parco, è ed previsto un incentivo a realizzare i piani paesistici che dal 1985 in poi poche Regioni sono riuscite ad attuare.

lunedì 19 giugno 2017

Programma della Festa de l'Unità di VIMERCATE che inizia settimana prossima.



DIBATTITI POLITICI:
mercoledì 28 giugno ore 21:
"Nuovi sviluppi per la politica locale" con:
Mariasole Mascia, Davide Nicolussi e Elena Allevi

giovedì 29 giugno ore 18.30:
"Il trasporto pubblico locale e la M2" con:
Enrico Brambilla, consigliere regionale
Marco Granelli, assessore ai trasporti del Comune di Milano
Pietro Virtuani, segretario del PD di Monza e Brianza e consigliere provinciale
dibattito a tutto campo sul futuro del tpl e sulle prospettive per il prolungamento della linea verde della metropolitana da Cologno Nord a Vimercate e le sue possibilità alternative, condotto dal giornalista del Giornale Di Vimercate Lorenzo Teruzzi
venerdì 30 giugno ore 18.30:
"costruiamo ponti, abbattiamo i muri"
dibattito sul tema integrazione con:
Mohamed BA, attore
Jamila Abouri, assessora alle politiche sociali del Comune di Bernareggio e membro della segreteria provinciale della Federazione Pd Monza E Brianza
Mazen Hussein, responsabile provinciale dei Giovani Musulmani d'Italia - Monza.
giovedì 6 luglio ore 18.30:
"Il lavoro nel mondo che cambia: nuove opportunità, nuovi diritti"
con:
on. Chiara Gribaudo, in Commissione lavoro alla Camera dei deputati e Matteo Villa, CGIL
venerdì 7 luglio ore 18.30:
"L'Europa: il nostro presente, il nostro futuro" con: l'europarlamentare on. Brando Benifei, on. Roberto Rampi e un rappresentante del Ciessevi Milano

MUSICA E INTRATTENIMENTO
venerdì 30 ore 21.30 Il Portone, canto popolare
sabato 1 luglio ore 21.30 Senza Patria (Nomadi tribute band)
domenica 2 luglio pomeriggio musica e balli country a partire dalle ore 17
Nelle altre serate musica dal vivo e/o dj-set organizzati grazie Al Basell
Venerdì 7 ore 21 IADT - In Attesa Di Trasferimento -
Sabato 8 ore 21 BLUES ENSEMBLE quartetto blues
Domenica 9
ore 17 GNA cover rock 
ore 21 NO NAME cover rock
Tutte le sere ricca cucina casereccia!

giovedì 1 giugno 2017

La comunicazione democratica ieri, oggi e domani

Dopo la sconfitta referendaria, non si è mai smesso di parlare della comunicazione del Partito Democratico. Del modo in cui raccontiamo ciò che è stato fatto e ciò che vorremmo fare, attraverso i social ma anche nel dialogo quotidiano e offline con i nostri conoscenti.
La narrazione che abbiamo creato, in questi anni, ha certamente avuto qualche problema: non arrivava a tutti. Il lavoro politico non è sempre e solo campagna elettorale, è anche il lavoro quotidiano dei nostri parlamentari, le buone pratiche delle nostre amministrazioni locali, l'impegno quotidiano dei militanti e degli iscritti ai circoli. Circoli che dovrebbero tornare ad essere laboratori di idee, e invece spesso sono piccoli gruppi di anziani che si conoscono da una vita e che chiudono le porte a chiunque si avvicini non in qualità di "figlio di".
Spesso i sostenitori di Matteo Renzi hanno trovato più spazio online per lo scambio di idee, punti di vista, per un semplice confronto di opinioni. Il rischio tuttavia della comunicazione tramite i social è quello di non arrivare a tutti, e di essere troppo aggressiva.
Un messaggio dovrebbe essere veicolato in modo da essere compreso dall'interlocutore, e Facebook ci mette di fronte in contemporanea ad interlocutori diversi: questo ci porta alla difficoltà di non sapere mai se scrivere come se stessimo parlando ad una persona semplice, piuttosto che scrivere in modo serio ed argomentato.
Nell'incontro diretto con gli altri, abbiamo a disposizione molti strumenti del linguaggio non verbale: gesti, sguardi, vicinanza, contesto etc. Questi strumenti mancano nella comunicazione scritta, che tuttavia si è aperta davvero a chiunque negli ultimi anni. Nello scrivere ci rivolgiamo principalmente a sconosciuti, di cui non sappiamo molto e di cui non conosciamo la preparazione politica e gli strumenti culturali che hanno a disposizione, e il messaggio che vogliamo veicolare inevitabilmente non può andar bene a tutti: chi ha una cultura politica troverà probabilmente superficiali post, articoli, punti di vista espressi in modo troppo semplice e d'altra parte scrivendo post troppo lunghi si rischia di annoiare chi è stanco, abituato a slogan pubblicitari e magari è in piedi in metropolitana con lo smartphone in mano che scorre nervosamente la home di Facebook, senza avere le enegie per prestare un'attenzione maggiore a ciò che legge.
Un video su Facebook viene visto in media per 10-20 secondi, e lo storytelling diventa visual per attirare l'attenzione sempre più attraverso le immagini e sempre meno attraverso l'approfondimento dei contenuti.
Un vantaggio per l'utente disattento e sporadico del web, che percepisce come immediatamente fruibili anche materie complesse, ma un enorme handicap per chi cerca di capire e vorrebbe conoscere. Dove troviamo il punto d'equilibrio? Come andiamo incontro al nativo digitale di 16 anni ed insieme al pensionato, al docente e al muratore? E' necessario che il racconto di ciò che la buona politica sa fare per il Paese arrivi a tutti, ma non è facile certamente trovare il punto di equilibrio tra un eccesso di semplificazione e un modo di scrivere troppo serio e poco accattivamente.
Una strada può essere quella di diversificare: diversificare la comunicazione in base al target, e destinare quindi i messaggi giusti alle persone che possono comprenderli. Senza nessuna pretesa di arrivare a tutti nello stesso modo e con gli stessi identici contenuti. Rimane molto difficile, nel fare questa scelta, essere certi di non incontrare l'interlocutore non adatto e dobbiamo quindi essere sempre aperti alla possibilità di ricevere critiche da chi avrebbe preferito l'altra modalità comunicativa.
Un altro passo da fare, certamente, è quello di costruire ogni singolo messaggio (visual o semplice testo che sia) in modo da permettere un'interattività e considerare l'interattività come parte della comunicazione stessa: i commenti spesso generano infinite conversazioni che presto degenerano in insulti reciproci tra persone che partono da presupposti totalmente diversi e non intendono muoversi di un millimetro dal punto dove sono arroccati. Senza una mediazione non c'è incontro con l'altro, senza incontro non c'è politica.
Nell'impostare i messaggi e il dialogo, mettiamo l'altro al primo posto e anche se l'altro non è esattamente il nostro target, spendiamo un minuto in più a spiegare: certamente non potremo convincere chi la pensa in modo totalmente opposto, ma ci sono centinaia di persone che leggono e che non interagiscono attivamente, ma ascoltano i ragionamenti e le argomentazioni:  avere argomentazioni deboli non fa bene se si vuole trasmettere la propria passione politica ma anche i contenuti. Non fa bene al Partito Democratico, alla possibilità di arrivare a tutti con il suo racconto del lavoro svolto e con il suo progetto di futuro. Il mio invito per il futuro è di puntare alla mente delle persone, non alla pancia, e solo laddove la mente non è pronta andare verso la sintesi e un minimo di semplificazione resa necessaria dal contesto. Non il contrario. Non partiamo dalla semplificazione per poi delegare l'approfondimento ai soli che hanno le basi per farlo, perché quelli in grado di approfondire altrimenti saranno troppo pochi per arrivare a tutto il Paese, e soprattutto per arrivarci nei tempi stretti di una campagna elettorale.