lunedì 13 dicembre 2021

Carrozze rosa: che ne pensate?

La petizione lanciata da una ragazza in seguito a due casi di violenza sessuale su Trenord è abbastanza controversa e mi pone dei dubbi, perché da una parte mi verrebbe voglia di rispondere che ci vuole più sicurezza, più videocamere, e soprattutto che bisogna educare gli uomini. D'altra parte penso a me stessa, che di notte non prenderei mai un treno, che quando vado in giro in auto chiudo immediatamente con la chiusura centralizzata per essere certa che se mi fermo ad un semaforo nessuno mi apra la macchina. Non mi sento segregata, ma mi sento invece al sicuro. Penso a quante donne non hanno avuto l'opportunità di fare la patente o di avere dei genitori che gli hanno comprato un'auto quando erano giovani "perché la mamma non ha mai avuto un'auto e la nonna non ha mai avuto un'auto" e poi invecchiando si trovano magari a fare lavori su turni o che finiscono in orari serali tardi, senza averlo mai immaginato prima. Perché la loro emancipazione non era considerata culturalmente importante quando erano giovani e non solo, purtroppo conosco anche ragazze di vent'anni di oggi che hanno famiglie così: in cui la libertà, l'emancipazione, la possibilità di spostarsi in autonomia non è considerata una priorità, né da loro stesse, né dai familiari e dalle persone che li circondano. Perché lavoravano nel commercio e 30 anni fa finivano alle 19:30, oggi se tutto va bene finiscono alle 22. A tutte quelle donne che dopo aver fatto la patente si ritrovano con il fidanzato che dice "non ti preoccupare, ti porto in giro io", poi a un certo punto divorziano e si trovano che non c'è nessuno che le porta in giro e devono di nuovo prendere i mezzi pubblici, e in più sono anche arrabbiate perché erano davvero convinte che il matrimonio fosse per sempre. Mi vengono in mente quelle donne che fanno un lavoro che non piace, e magari fisicamente pesante, come le donne delle pulizie degli ospedali ma anche degli aeroporti e delle stazioni che fanno orari assurdi, e si trovano a prendere treni magari alle 6 del mattino o a mezzanotte e non hanno comunque altra scelta ma soprattutto che dopo che le otto ore di lavoro hanno bisogno di svaccarsi e di stare in una comfort zone, comode, scomposte, con i piedi sul sedile di fronte, addormentandosi se necessario. Del resto, per me la mia auto è una comfort zone. Se sono stanca posso stare con la chiusura centralizzata e la mia musica a palla, e mi rilasso. 

Per cui non me la sento di giudicare chi ha raccolto quelle firme e anzi penso che chi vuole occuparsi di politica debba anche ascoltare le istanze degli altri per quello che sono, senza giudicarle, ma semplicemente prendendole in carico: per cui probabilmente si dovremmo educare gli uomini ma intanto che non li abbiamo educati vorrei che venissero salvati i posti di lavoro di tutte quelle donne che vanno o tornano alle 6 del mattino o a mezzanotte, di tutte quelle che, stanche, si addormentano su un treno da Milano a Sondrio o da Milano a Brescia perché è una tratta lunghissima, di tutte quelle che non hanno avuto la possibilità di avere un'auto o di mantenerla, di tutte quelle ragazze di vent'anni che escono in gruppo con le amiche ma poi quando rientrano una scende a Calolziocorte, una scende a Lecco, un'altra scende a Mandello e l'ultima che scende a Morbegno fa tutto l'ultimo tratto da sola. Di quelle che pur non rischiando una violenza sessuale o non temendo il contatto maschile con estranei di notte, tuttavia provano fastidio a vedersi fissare alle tette quando d'estate sono in giro senza reggiseno (io non lo porto mai d'estate perché mi fa caldo) o gente che ti fissa i piedi quando togli i sandali: non sono violenze, non sono molestie, ma probabilmente quando hai 18-20 anni rischi comunque di finire nei guai se sei da sola di notte su un treno e hai intorno persone così. Perché ciascuna ragazza o donna possa stare su un treno scomposta anche se ha una gonna corta, esattamente come un uomo, e addormentarsi se la tratta è lunga. 

Per cui non so se sono favorevole o contraria, ma so che se c'è un piccolo gruppo di persone, fosse anche qualche migliaia soltanto, che rileva un'esigenza di questo tipo, io dalla mia auto chiusa con la chiusura centralizzata in ogni orario, non dovrei certamente giudicare ma piuttosto prendere in carico l'istanza e sapere che qualcosa bisogna farlo: educhiamo le nuove generazioni certamente, ma ci sono anche le vecchie generazioni in giro; per altro conosco uomini di sinistra educati da mamma femministe che sono usciti molto male, per cui non garantirei che l'educazione possa fare miracoli in una società patriarcale, che considera il corpo della donna come naturalmente oggetto del desiderio e delle fantasie maschili.

Mettiamo le videocamere di sorveglianza e le forze dell'ordine, ma teniamo conto che le videocamere di sorveglianza non causano in automatico che il capotreno voglia uscire dalla sua carrozza e rischiare la vita per andare a difendere qualcuno o mettersi in mezzo in una rissa, né proteggono dagli sguardi molesti. E facciamo piano prima di giudicare delle donne che hanno deciso di sottoscrivere una petizione in cui chiedono semplicemente, dopo il loro tempo lavorativo o se tornano a casa stanche e sole, di essere al sicuro sedute su un sedile di un treno come fossero sul sedile di un'auto, come ci fosse un famigliare che ti sta dando un passaggio. 


Perché è un attimo che prima diciamo che ci prenderemo cura di loro in un altro modo (quello che abbiamo deciso a tavolino essere il modo giusto) e un secondo dopo le abbandoniamo incolpandole se si sono sedute al posto sbagliato o se per caso erano ubriache. Perché è facile dire che dovremmo investire nelle forze dell'ordine e nelle videocamere e nell'educazione degli uomini, ma poi nel momento in cui non viene fatto, se quelle donne non sentono di avere un'altra tutela, forse la soluzione che le dirette interessate propongono va quanto meno tenuta in considerazione.

Ecco la petizione per chi vuole fare una valutazione personale: Petizione carrozze rosa

domenica 14 novembre 2021

Panchina Europea 🇪🇺 sabato 11 dicembre

Con il mio circolo PD Marcona 101 per sabato 11 dicembre, a partire dalle ore 11, abbiamo organizzato un'iniziativa partecipata: dipingeremo una panchina Europea ai giardini Oreste Del Buono, in Viale Campania, con i nostri iscritti che vogliono partecipare, l'artista Andrea Amato che ci darà una mano e tutti voi. Portate guanti e pennelli, vogliamo mettere la bandiera europea in un luogo frequentato dai bambini e dai ragazzi tutti i giorni: un piccolo gesto per far sì che tutti guardando la bandiera europea ogni giorno si sentano parte di una comunità più grande, cittadini milanesi e cittadini europei insieme. 

Un ringraziamento speciale ad Angelica Vasile, consigliera comunale, e ispiratrice di questo progetto, e a Margherita Scalfi e Tommaso Stefanelli, compagni di circolo e neoeletti in Consiglio di Municipio 4, che si sono occupati personalmente della fattibilità dell'idea. 

Panchina Europea di Serena Gallini

In caso di maltempo l'iniziativa sarà rinviata.  

venerdì 12 novembre 2021

#staffettaBussolati la Lombardia merita

Problemi nella sanità lombarda?

Sì, tanti, il nostro consigliere regionale del Partito Democratico Pietro Bussolati oggi in aula sta facendo un intervento fiume raccontando i punti di vista e le storie dei cittadini sulla malasanità Lombarda. Qui il link per seguire a diretta streaming ⤵️ https://www.facebook.com/PietroBussolati/videos/2996488103947346/ 

Questo invece il mio contributo alla staffetta ⤵️

1) Un approccio generale da correggere che vede i medici degli ospedali o di base affrontare i pazienti con un approccio procedurale senza un minimo di customer care, e i medici privati affrontare i pazienti con un approccio olistico alla persona, dal momento che si trovano davanti un cliente pagante. Una persona che deve scegliere di affrontare delle cure può scegliere anche in base al medico che si trova davanti e al modo in cui si sente approcciata, un medico competente è seriamente intenzionato a prendersi cura del paziente ha un approccio di tipo olistico che intende la persona nel suo complesso e non fa mai sentire la persona come parte di una procedura standard. Credo che su questo tema bisognerebbe investire in formazione anche per quanto riguarda i medici ospedalieri e i medici di base, ma in generale tutti i medici che ricevono i pazienti senza ricevere un pagamento successivo immediato: è in cambio del loro stipendio e soprattutto per onorare il giuramento di Ippocrate che dovrebbero lavorare come se avessero davanti un cliente pagante.

2) I medici non devono fare in intramoenia le visite che non sono disponibili a fare con la mutua. Va data sempre la priorità alle visite prenotate con il ticket e non a quelle private mentre purtroppo come ben sappiamo accade il contrario, prima cerchi di prenotare con la mutua c'è posto fra sei mesi, poi cerchi di prenotare privatamente improvvisamente il posto compare fra 2 giorni.

3) A causa della pandemia è stata tolta la possibilità per gli accompagnatori di entrare negli ospedali, in alcuni ospedali questo problema è già stato superato ma non in tutti: andrebbe monitorato in modo strutturato soprattutto per quanto riguarda i neopapà nelle sale parto e tutte le visite legate alla gravidanza. Escludere i neopapà dall' accompagnamento al parto ci riporta indietro di vent'anni, oggi sempre più coppie scelgono di vivere insieme questo momento. 

giovedì 28 ottobre 2021

DDL Zan: prima le persone o prima i partiti?

Quindi in sintesi nessuno voleva quella legge, nessuno la voleva scritta così, ne abbiamo fatto inutilmente una bandierina di partito, perché il consenso lo dobbiamo misurare su quanto siamo fedeli alla linea e come al solito c'è una specie di gara a dimostrarsi dalla parte giusta, senza aver mai tentato un ragionamento o un compromesso - dove "compromesso" non è una parolaccia - ma mettere a un tavolo le istanze di tutti e capire qual è il punto di caduta. Un po' come "senza di me", "avanti con Conte" e altre dichiarazioni smentite nel giro di poche settimane, in questo caso c'è voluto qualche mese. Per altro, quando finisci 154 a 131 forse è il caso di chiedersi se non era meglio un'altra strada, per esempio intestarci noi la mediazione e trovare un punto di incontro prima di andare in aula a sbattere, quanto meno per raggiungere l'obiettivo di averla una legge contro l'omotransfobia. Invece ora siamo al livello di senatori che fotografano il voto segreto e che accusano di tradimento i partiti che hanno tentato la mediazione con largo anticipo. Cambiare idea sulla base delle circostanze e del contesto in cui ci si trova - oltre che ovviamente dei numeri - dovrebbe essere una ricchezza per la politica, non un tradimento! Cambiare idea, fare delle modifiche, emendare sono tutti strumenti che permettono di raggiungere gli obiettivi in tempi ragionevoli e tenendo conto della realtà.

Notare poi come in ogni contesto complesso e ogni volta che c'è da analizzare una sconfitta o un risultato che non era uguale alle aspettative, nei vari post e comunicati pubblici spostiamo sempre l'asse dalle persone al partito: il fine dell'azione politica sono sempre le persone, il bene delle persone, la rappresentnza delle persone. Il partito è uno strumento dell'agire politico, non il suo fine. Le persone sono il fine dell'agire politico e non lo strumento. A volte si tende a spingere in direzione contraria, cioè intendere il partito - e la sua sicurezza e stabilità - come fine dell'agire politico e le persone come strumento per la realizzazione di questo fine: così non si va da nessuna parte perché si impedisce il dibattito, l'arricchimento degli uni verso gli altri attraverso il punto di vista altrui, il confronto franco e sereno nel merito di qualunque provvedimento o scelta, preferendo sempre una questione di metodo. Per cui sì, il DDL Zan doveva essere emendato nel merito e discusso nei suoi contenuti, senza tabù e senza preconcetti, ma dal momento che non è stato possibile farlo si è posta una questione di metodo ed è finito affossato nel voto segreto. Speriamo che la prossima volta avremo compreso che i nostri parlamentari non sono lì a pigiare un tasto, ma sono lì per rappresentare le istanze dei cittadini, discutere, mediare e trovare insieme le soluzioni più adatte al contesto. Possibilmente senza accusarsi a vicenda di essere omofobi, transfobici, troppo cattolici, troppo a destra, troppo chiusi di mente, troppo femministe o troppo poco femministe a seconda dei punti di vista, troppo qualunque cosa se ci si pone dei problemi concreti sulla definizione di identità di genere dal punto di vista giuridico, e tutti gli sforzi del partito vengono concentrati sul definire chi sta da una parte chi sta dall'altra prima ancora di aver compreso bene l'oggetto del contendere e di aver ascoltato tutti i punti di vista, e soprattutto lasciando poco posto al pensiero. E per usare un concetto tanto caro anche alla comunità LGBTQ+ e in cui mi riconosco appieno: la vita è molto più ricca delle definizioni in cui la vorremmo costringere. 

venerdì 24 settembre 2021

Superamento gap di genere: ripartire dalla condivisione

Per superare il gap di genere esistente oggi in Italia occorre avere più servizi per le famiglie, asili nido e servizi scolastici compatibili con il mondo del lavoro attuale, ma anche ripensare ai congedi parentali in un'ottica di condivisione fra i due genitori. Per cui occorre valutare l'introduzione di congedi parentali per i neopapà pagati al 100% obbligatori e/o non cedibili, come già avviene con successo in altri Paesi Europei.

Come dice un proverbio africano "per crescere un bambino ci vuole tutto il villaggio", e allora ripensiamo insieme una comunità intera fatta di donne e uomini che si prendono cura dell'infanzia e che mettono davvero l'altro al centro, e troviamo gli strumenti per far integrare con il mondo del lavoro contemporaneo l'idea che le persone adulte, indipendentemente dal genere, possano talvolta fermarsi qualche mese o rallentare i ritmi per crescere i cittadini di domani.
Per discutere di questo tema, l'ho proposto sulla piattaforma Agorà Democratiche, pensata dal mio partito per raccogliere idee e sviluppare il dibattito al di fuori dei circoli, aprendo a quanti non sono iscritti ma vogliono dire la loro.
Questo il link dell'Agorà che ho creato: L'Italia che vogliamo: condivisione per superare il gap di genere.


Faremo un incontro virtuale giovedì 7 ottobre alle ore 20.45. Nel frattempo segnalo il video del dibattito sul tema - con un taglio leggermente diverso - che abbiamo tenuto alla festa democratica organizzata dal PD città di Lecco: Festa Democratica PD Città di Lecco dal quale sono emerse diverse proposte concrete e buone pratiche da replicare in altre realtà territoriali. All'incontro hanno partecipato il senatore Tommaso Nannicini, primo firmatario della proposta di legge "Genitori alla pari", il consigliere regionale Jacopo Scandella, la portavoce delle Donne Democratiche lombarde Diana De Marchi, l'assessora alle politiche per le famiglie del comune di Lecco Alessandra Durante e la sindacalista della segreteria provinciale CGIL di Lecco Francesca Seghezzi.



venerdì 3 settembre 2021

Panchina Europea 🇪🇺

Una panchina è un luogo che accoglie, un luogo dell'incontro. Un'occasione per fermarsi e riposare. In un parco giochi per bambini, in un luogo frequentato da ragazzi, o in una via centrale, spesso è un punto di riferimento. 

Per questo a fine luglio a Lecco come Movimento Federalista Europeo abbiamo pensato di mettere una bandiera europea su una panchina, sulla pista ciclabile di Rivabella: per far sì che tutti coloro che si siedono, si appoggiano, si riposano o semplicemente la guardano passando si sentano parte di una comunità più grande. Cittadini Europei, prima che italiani o lombardi o lecchesi: vogliamo favorire con un piccolo gesto la nascita di una nuova consapevolezza. L'Europa è la nostra casa! 













"Europei" è come ci vedono quando andiamo al di fuori del nostro continente, appartenenti a una comunità composita, plurale, in futuro anche federale, che sia la prima casa di tutti noi. Per questo auspico che diventi una buona prassi di quelle amministrazioni locali che sono consapevoli della necessità di crescere le nuove generazioni con la consapevolezza di appartenere all'Europa e nello stesso tempo vorrebbero un'Europa diversa, più vicina ai cittadini e più capace di agire, federale, democratica e sovrana. 

domenica 4 luglio 2021

L'urgenza di una legge contro l'omotransfobia e il punto di caduta che potevamo trovare noi

 
Proposta di legge depositata nel 2018 da Ivan Scalfarotto, all'epoca parlamentare democratico

Il dibattito sulla proposta di legge Zan è giunto da tempo ad un livello di polarizzazione eccessivo che è controproducente per la legge stessa. Prova ne è il dibattito social scaturito in seguito alla richiesta di Italia Viva di mediare, convergendo su un testo di legge che 3 anni fa era stato sottoscritto anche da tanti parlamentari del Partito Democratico. Un testo di legge evidentemente messo nel cassetto per dare spazio invece alla proposta di Zan, già approvata alla Camera ma che ora rischia di arenarsi al Senato in quanto, oggettivamente, non abbiamo i numeri. Mancano i voti dei 14 senatori di Italia Viva, ma mancano anche i voti di qualche senatrice del Partito Democratico e di diversi esponenti del MoVimento 5 Stelle, per cui certamente la differenza tra i favorevoli e i contrari è superiore ai 50-60 senatori, e nel voto segreto può solo aumentare. 

Il fanatismo e la necessità di mettere una bandierina sulla legge contro l'omotransfobia non possono sostituire i voti in aula. Il dibattito nei gruppi WhatsApp, sotto ai post Facebook, gli appelli social e le pressioni legittime di una minoranza non possono in alcun modo sostituire il lavoro che i nostri parlamentari sono delegati e titolati a fare nelle Commissioni e in entrambe le Camere: deve essere necessariamente un lavoro di approfondimento, di studio delle implicazioni giuridiche successive all'eventuale entrata in vigore del testo di legge, ma anche un lavoro di mediazione e di presa in carico delle istanze di tutte le parti e di tutti coloro che hanno fatto attività di lobbying esterna - più o meno legittima - in quanto coinvolti nei temi trattati dal disegno di legge. 


Post di oggi dalla pagina Facebook di Arcilesbica


Se ci sono associazioni, anche di categoria ed interessate al tema direttamente come ad esempio Arcilesbica, (qui il documento da loro prodotto) che hanno posto da tempo la necessità di valutare degli emendamenti, quelle associazioni vanno ascoltate nella sede preposta cioè nella Commissione che si occuperà di questo testo di legge. Lo stesso vale per le associazioni femministe che hanno chiesto di essere audite in quanto all'interno del disegno di legge si parla anche di misoginia, quindi sì, ci riguarda tutte come donne, perché scrivere che un uomo può definirsi donna sulla base di una sua scelta e senza aver completato un percorso di transizione è un problema che riguarderà anche gli spazi delle donne: ad esempio un carcere femminile, un bagno pubblico, una competizione sportiva femminile. 

Tutti i dubbi riguardo all'inserire all'interno di un testo giuridico una definizione di identità di genere che di fatto è una "non definizione" in quanto basata su un "percepito e manifestato", sono dubbi legittimi che probabilmente possono essere superati o si può trovare una via d'uscita condivisibile da tutte le parti coinvolte ma per farlo occorre parlarne, e occorre che a parlarne siano i nostri parlamentari nella sede preposta e che non ci sia invece una spinta continua a schierarsi per obbligo da una parte o dall'altra. 

Dunque ora trovare il punto di caduta dovrebbe essere un lavoro da fare insieme con tutti i partiti di maggioranza e non un lavoro da lasciare a Italia Viva, ma per fare questo dovremo innanzitutto mettere da parte le bandierine e avere la volontà precisa di portare a casa il risultato, un risultato che serve innanzitutto alle vittime di violenza omotransfobica, e che deve essere progressista e al passo con i tempi ma comunque allineato a ciò che la nostra società è predisposta ad accettare. Come Partito Democratico dovremmo essere i primi a voler spiegare la complessità senza inutili semplificazioni pro o contro, senza incentivare il fanatismo e l'aggregazione dei militanti intorno ad una bandiera, e a voler invece aiutare il raggiungimento di un testo che sia condiviso con le altre forze politiche e condivisibile con la maggior parte dei nostri elettori, iscritti e militanti, che non necessariamente sottoscrivono una fluidità che vede prioritaria nella definizione del genere l'essere conforme o contrastante alle aspettative sociali piuttosto che il sesso biologico. La legge contro l'omotransfobia è urgente, e proprio perché è urgente occorre convergere su un testo che non contenga anche altro, cioè un testo che non lasci spazio a dubbi sul fatto che gli spazi delle donne debbano essere fruibili solo da chi corrisponde al sesso biologico "donna", e una legge che non lasci presagire in alcun modo chi vuole lottare contro l'utero in affitto possa farlo senza essere accusat* di omofobia. Un testo dunque che consideri le donne, con la loro soggettività, le loro idee e le loro differenze, come metà della popolazione e non come una sfumatura LGBTQI. 

Articolo 1 del DDL Zan che definisce genere e identità di genere 

Una questione di merito dunque, ma soprattutto una questione di metodo: il rispetto dell'iter parlamentare e la formazione di un consenso su un tema delicato e divisivo prima di portarlo sul livello giuridico sono prioritari rispetto alla smobilitazione degli influencer e al tentativo di mettere una bandierina aggiuntiva sui diritti civili. E questo problema di metodo lo abbiamo spesso, su tante tematiche, in cui si prova a bypassare il consenso o forzare l'iter per arrivare in fretta al traguardo. Credo che dovremmo tornare a una visione alta della politica in cui la mediazione e il punto di incontro non sono un tradimento dei valori, e in cui i passaggi in aula e la discussione negli spazi preposti non sono un orpello aggiuntivo a qualcosa di già deciso da poche persone in precedenza ma sono il cuore della democrazia. 

sabato 12 giugno 2021

Camilla è morta per mancanza di medicina di genere e di rispetto per i giovani

"Camilla Canepa, a soli 18 anni, è morta per un vaccino testato sugli uomini.

Già nel 2011, a Bruxelles, ci fu il primo Summit europeo della medicina “di genere”, dove si denunciava il fatto che i farmaci venissero testati sugli uomini, rendendoli potenzialmente pericolosi per le donne. Infatti, le donne nella fascia di età 35-44 anni sviluppano quasi il doppio delle reazioni avverse rispetto ai coetanei maschi.
E questo non solo per i vaccini, ma per tutti i farmaci. Addirittura per i dispositivi di sicurezza, come per esempio le cinture delle automobili, per cui le donne hanno il 73% di possibilità in più di subire lesioni gravi negli scontri frontali.
E lo stesso vale per lo studio dei sintomi, come ad esempio per l'infarto, ma anche per l'autismo, conosciuti per l'uomo ma meno riconosciuti per le donne, con tutte le conseguenze che possono derivare da una diagnosi tardiva.
La ricerca scientifica si basa sui modelli maschili perché considerare anche le donne costerebbe troppo: si dovrebbero aumentare di almeno 5/6 volte i gruppi sperimentali, dovendo rappresentare le donne nelle varie fasi della vita riproduttiva (ciclo mestruale, gravidanza, allattamento e menopausa) con un aumento delle spese e dei tempi.
Al di là delle responsabilità per la morte di questa ragazza (si era detto e stradetto di evitare quel determinato vaccino per le giovani donne e di usarne altri), rimane il grave problema della “salute di genere”.
Le donne devono pretendere che le ricerche vengano effettuate in modo paritario, effettuando test su campioni suddivisi in base al sesso."

da I Have a voice

Concordo con quanto detto ieri da Andrea Crisanti "i giovani non rischiano col Covid, la loro vaccinazione è un servizio alla collettività: si diano i vaccini a mRNA". I settantenni che rischiano di finire in terapia intensiva se si ammalano hanno rifiutato i vaccini Astrazeneca e quindi per smaltire le dosi alcune regioni hanno scelto di fare degli Open Day a cui hanno partecipato ragazzi che non avrebbero rischiato nulla se avessero preso il Covid. Come al solito si ignorano i giovani e non si differenzia uomini-donne perché la medicina di genere non esiste, non c'è un approccio che tenga conto per esempio di chi prende anticoncezionali, considerati alla stregua di una caramella ma che già di per sé hanno una serie di effetti collaterali. Si pretende che i ragazzi anche giovanissimi si vaccinino tutti per permettere all'economia di ripartire in fretta, ma quando si chiedeva a chi non doveva fatturare di non uscire per evitare di prorogare oltre modo delle chiusure fatali per le imprese, i pensionati non ci sentivano e c'è stato bisogno di fare mesi di chiusura generalizzata - ma nonostante ciò gli stessi anziani appena possibile erano al supermercato, in piazza con la mascherina mezza giù etc. in barba al senso civico. Una sola ragazza morta a 18 anni, con un'intera vita che aveva davanti da vivere, non rende etico somministrare quel vaccino a quella fascia d'età. Se gli anziani rifiutano le dosi pazienza, andranno perse, ma non si può non essere sconvolti dalla leggerezza con cui si è scelto di fare gli Open Day per smaltire le dosi. Ho letto alcune ricostruzioni giornalistiche in cui è stato scritto che la ragazza aveva una patologia ovarica e che non era stata indicata nell'anamnesi: una ragazza di 18 anni può avere tutte le patologie e cronicità possibili, ma non per questo deve essere trascurata e si deve dare per scontato che se muore non è colpa di nessuno. Purtroppo la necessità di dare il Green Pass per viaggiare e nello stesso tempo l'impossibilità di far capire agli anziani che cambiando le propri abitudini potevano evitare il tracollo dell'economia sono un cocktail pericolosissimo per l'approccio che c'è stato alle vaccinazioni: un approccio superficiale, non olistico alla persona ma procedurale come se fossimo tutti uguali e tutte con le stesse reazioni, senza domande aggiuntive, insomma un approccio frettoloso. Si è chiesto ai giovani di vaccinarsi senza ulteriori approfondimenti, senza tener che tanti giovani non fanno mai controlli medici perché pensano di essere sani per cui tanti ragazzi probabilmente se hanno patologie non lo sanno neppure, ma non si è stati in grado di chiedere agli anziani di non assembrarsi al supermercato facendo la spesa in tre, di cambiare un minimo le proprie abitudini e per esempio farsi bonificare la pensione invece che andare tutti in fila in posta a ritirare i contanti. Non si è stati in grado di fare nulla per modificare le abitudini di pensionati garantiti in un'ottica di maggiore prevenzione, perché la classe dirigente di questo Paese empatizza con gli anziani in quanto è per lo più over 60, ma si è chiesto ai giovani prima di chiudersi in casa in DAD, poi di smettere di frequentare gli amici non definibili giuridicamente come congiunti per cui è ok che un anziano a rischio veda i congiunti che gli portano il virus perché poverino se rimane a casa da sol* si deprime, ma non c'è nessuna empatia verso adolescenti e giovani privati della loro scuola, della loro università, delle loro relazioni, dei loro amori, etc. Poi si è chiesto ai giovani di vaccinarsi per avere il Green Pass, perché devono proteggere gli altri (solo loro, i vecchi appiccicosi al supermercato o che se gli si ricorda le regole comunque non le rispettano no, loro non devono proteggere nessuno se non se stessi) ma non si è fatta una campagna informativa ad hoc e non si è somministrato il vaccino migliore ma gli scarti rifiutati dagli stessi anziani che dovevano pensare a proteggersi.
Io ogni giorno rimango più basita da come questo Paese non si prende cura delle nuove generazioni, e di quanto si sia pensato che un generale fosse la persona più adatta a prendere decisioni che vadano incontro alle vite delle persone e non meramente gerarchiche.

martedì 18 maggio 2021

Emendare il ddl Zan per migliorarlo? Crediamo sia possibile

Ho sottoscritto volentieri su invito di Alice Arienta, amica e consigliera comunale di Milano del Partito Democratico, questo appello per modificare il ddl Zan, soprattutto perché ritengo che l'articolo 1 e la definitiva di identità di genere vadano meglio ponderati e scritti in un linguaggio giuridicamente chiaro e che non violi il principio di determinatezza della fattispecie penale. 

Per sottoscrivere l’appello qui sotto scrivere a: appelloddlomofobia@libero.it

OMOTRANSFOBIA: AL SENATO CAMBIARE IL DDL ZAN 

Siamo donne e uomini che fanno riferimento all’area politica del centro sinistra, ispirati ai valori di estrazione democratica e progressista, proveniamo da esperienze sociali e culturali differenti, da sempre schierati in battaglie contro ogni discriminazione, per la difesa dei diritti e la libertà delle donne. 

Da tempo ci interroghiamo sul come la politica e le istituzioni affrontano questioni legate alle parità e alle differenze, alle discriminazioni, alla sessualità, ai nuovi modi di nascere e crescere, alla tutela della maternità, all’integrità dei bambini.

Per brevità elenchiamo alcune delle tante riflessioni che andrebbero promosse nei partiti, nei gruppi parlamentari, nelle reti associative, tra le persone per rispondere alle inquietudini e domande sempre più complesse che investono la vita di ogni persona.

….

Ci schieriamo a sostegno di ogni azione e provvedimento che promuova l’ottenimento di diritti sociali e civili, che tuteli le persone e le comunità più esposte all’odio, alla discriminazione, alla persecuzione criminale e violenta, in ragione del sesso, dell’orientamento sessuale, o qualsivoglia altro motivo.

Pensiamo che il riconoscimento sociale e legislativo della differenza sessuale sia una conquista che oggi è messa in discussione da visioni culturali e sostenute da campagne mediatiche, che colpiscono la libertà delle donne; si intende accreditare il commercio dei corpi, proponendone addirittura una normalizzazione, in particolare con la volontà di introdurre anche in Italia la pratica della maternità surrogata oggi vietata, oppure l’esaltazione della prostituzione come libera scelta lavorativa.

Queste idee, che si sono diffuse anche nel nostro campo, concepiscono il corpo e l’essere umano come un oggetto, un bene alienabile e disponibile che entra nel mercato come qualunque altra merce: dal business della maternità surrogata alla compravendita di prestazioni sessuali. Idee propugnate come espressione di modernità, libertà e di progresso, ma che invece nascondono un’inaccettabile e arretrata visione discriminatoria e di restaurazione che relega le donne a minoranza.

Sono temi che attraversano tutte le classi sociali, che interrogano il mondo, la civiltà delle democrazie; per questo come per il bando planetario della pena di morte, è necessario impegnarsi nelle istituzioni internazionali e nei propri paesi, per il superamento di ogni forma di sopraffazione e schiavitù sessuale, e per il divieto assoluto della compravendita dei bambini. 

Possiamo far molto agendo innanzitutto in Italia, costruendo alleanze tra le donne e gli uomini, a partire dagli ambiti in cui operiamo, con una particolare attenzione alla scuola, all’università alla ricerca scientifica, affinché prenda forma e forza un punto di vista autenticamente progressista.

E’ attualmente in discussione al Senato della Repubblica, il ddl Zan già approvato alla Camera dei Deputati, che dovrebbe combattere l’omotransfobia. 

Riteniamo che sia essenziale e non procrastinabile l’estensione alle persone omosessuali e transessuali delle tutele previste dalla vigente legge Mancino, che contrasta il razzismo e l’antisemitismo criminali, in coerenza con la Costituzione e le Risoluzioni UE.

Vogliamo presto un provvedimento che combatta in maniera severa l’omotransfobia, ma con amarezza rileviamo che questo disegno di legge si è trasformato in un manifesto ideologico, che rischia di mettere in secondo piano l’obiettivo principale e di ridurre pesantemente diritti e gli interessi delle donne e la libertà di espressione.  

E’ un testo che va emendato prima di essere approvato, perché una legge scritta male porta a delle interpretazioni ed applicazioni controverse che riducono i diritti e non ne consentono la piena tutela. 

Il ddl Zan facendo leva su un tecnicismo che appare secondario e terminologico introdurrebbe, se non emendato, una pericolosa sovrapposizione della parola “sesso” con quella di “genere” con conseguenze contrarie all’art. 3 della Costituzione per cui i diritti vengono riconosciuti in base al sesso e non al genere e non in armonia con la normativa vigente, legge n. 164/82 (e successive sentenze della Corte Costituzionale), che ammette e consente la transizione da un sesso ad un altro sulla base non di una semplice auto-dichiarazione. La definizione di “genere” contenuta nel ddl Zan, che non è accettata dagli altri Paesi, crea una forma di indeterminatezza che non è ammessa dal diritto, che invece ha il dovere di dare certezza alle relazioni giuridiche e di individuare le varie fattispecie. 

Una legge attesa da decenni è stata, quindi, trasformata, in una proposta pasticciata, incerta sul tema della libertà d’espressione, offensiva perché introduce l’”identità di genere”, termine divenuto il programma politico di chi intende cancellare la differenza sessuale per accreditare una indistinzione dei generi. Un articolato che mischia questioni assai diverse fra loro e introduce una confusione antropologica che preoccupa. Fra le conseguenze vi sono la propaganda di parte, nelle scuole, a favore della maternità surrogata e l’esclusione di ogni visione plurale nei modelli educativi.

La violenza e la discriminazione che in particolar modo colpiscono le persone transessuali e i/le giovani gay e lesbiche, sono state strumentalizzate a tal punto, che c’è il concreto rischio prevalgano visioni che, anche in altre parti del mondo, hanno aperto un conflitto rispetto all’autonomia delle donne. Per tutte queste ragioni, crediamo che la legge vada modificata, assolvendo così al compito che si prefigge: tutelare le persone lgbt. 

Ci appelliamo, a tutte le persone che condividono le nostre riflessioni, affinché aderiscano a questo documento, che si prefigge il compito di costituire un’area di pensiero, azione e discussione nel campo del riformismo italiano, sui temi sopraelencati.

Per aderire appelloddlomofobia@libero.it 

firme

Maria Beatrice Abbiati – Genova

Mara Accettura giornalista - Milano

Lorenza Accorsi pensionata – Milano 

Cecilia Alagna disoccupata - Forlì

Federico Albano Leoni docente universitario – Roma

Loris Allegro impiegato – Pramaggiore 

Rosalia Allocco già segretaria Cisl zona sud - Ancona

Annalisa Amadori insegnante Castel San Pietro – Bologna

Giusi Ambrosio - Roma

Elisabetta Andreis giornalista - Milano

Alessandra Angeli, make up artisti – Milano

Giuliana Angotzi pensionata

Marisa Antonacci docente – Roma

Giulio Antonelli medico - Roma

Alice Arena studentessa – Parigi

Betty Argenziano scrittrice - Genova

Lina Argetta pensionata - Cassino

Alice Arienta guida turistica, consigliera comunale Pd – Milano

Teresa Armato - già parlamentare – Napoli

Ana Arruabarrena policy advisor – Milano 

Alessio Atzei - operaio – Cagliari

Maria Azzola pensionata - San Donato Milanese

Giuseppe Bacchi Reggiani Consigliere di Quartiere – Bologna

Ilaria Baldini operatrice antiviolenza – Milano

Alessandro Barbato, impiegato pubblico - Belluno

Annamaria Bardellotto insegnante – San Donà di Piave

Carmen Bardellotto impiegata comunale – San Donà di Piave

Lina Bardellotto insegnante – San Donà di Piave

Livio Barnabò consulente – Roma

Francesca Bartolacci, UDI – Jesi

Emilia Basile

Simonetta Basso giornalista - Segrate 

Elena Bellei giornalista – Modena

Rosanna Benassi pensionata - Bologna

Giorgio Benvenuto presidente Fondazione Buozzi -Roma

Maria Chiara Bertinotti pensionata, già responsabile Servizi all'infanzia Comune di Milano – Milano

Roberta Bertolini traduttrice - Milano

Daniele Bettinetti libero professionista - Livorno

Romana Bianchi già parlamentare – Pavia

Merj Bigaran impiegata – S. Stino di Livenza

Maria Rosa Biggi Pres reg Cif Liguria

Gloria Bigliardi Udi - Carpi

Francesco Binato impiegato in pensione - San Donà in Piave

Doriana Boccardi impiegata provincia - Milano

Alessandra Bocchetti saggista – Roma

Mario Boldrini impiegato – Bologna

Goretta Bonacorsi medica in pensione – Modena

Paolo Bonari insegnante - Firenze

Francesco Bonato impiegato in pensione – Torre di Mosto

Luisa Bordiga - bancaria e attivista ArciLesbica – Milano

Federica Borelli - Funzionaria R.L. – Roma

Giuseppe Boscaro tour leader e blogger- Venezia

Giuseppe Boschini formatore già consigliere regionale ER Pd – Modena

Maria Ludovica Bottarelli Tranquilli-Leali Presidente Coordinamento Italiano Lobby Europea Donne

Eliana Bouchard scrittrice – Roma

Alexandre Brentel dipendente pubblico iscritto PD - Treviso

Milva Branchetti giovane femminista – Reggio Emilia

Cecilia Brighi, segretaria Italia Birmania insieme

Betti Briano – Savona

Maria Grazia Brinchi sindacalista – Grotte di Castro

Riccardo Brun docente – S. Stino di Livenza

Marianna Ilaria Bruno impiegata - Marino

Alessandra Brussato assistente sociale specialista – Roma

Antonella Buccaro collaboratrice ai testi Tv – Roma

Stefano Bucelli dirigente - Calenzano

Annarosa Buttarelli docente universitaria - Mantova

Samantha Buzzi impiegata – Milano

Valentina Caiolo - Catania

Neviana Calzolari sociologa – Modena

Vittoria Camboni, insegnante – Ortona

Camilla Camillo impiegata – S. Stino di Livenza

Barbara Eletta Camoni artista - Bologna

Renzo Campanella docente universitario - Perugia

Alice Campetti traduttrice - Camaiore

Loris Campetti giornalista – Roma

Daniela Canali insegnante in pensione Pd – Milano 

Andrea Canevazzi architetto Italia Viva – Milano 

Daniela Cardia funzionaria pubblica amministrazione – Roma

Maria Rosalba Carena – Torino

Beatrice Diana Carli insegnante - Pisa

Julia Caro pensionata – Roma

Anna Carpanedo operatrice socio-sanitaria – San Donà di Piave

Chiara Carpita di Resistenza Femminista

Maura Carrer operatrice scolastica – San Donà di Piave 

Annamaria Carrese impiegata - Roma

Iris Carulli esperta d’arte – Roma

Rossana Casalegno associazione Terra di Lei - Napoli

Giulio Cascino già dirigente d’azienda -Roma

Dolores Cassano consulente – Bologna

Antonio Castronovi pensionato ex sindacalista Cgil - Roma

Andrea Catizone avvocata – Roma 

Francesca Cau insegnante

Paola Cavallari- Osservatorio interreligioso violenze contro le donne, del Coord. teologhe italiane

Rita Cavallari architetta SnoqLibere -Roma 

Maddalena Celano insegnante - Roma

Michela Cericco casalinga – Genzano 

Graciela Cesari Secchi casalinga – Milano

Rossana Ciambelli giornalista, Comitato One Billion Rising - Napoli 

Rita Ciatti - Roma

Renata Cibin – Venezia 

Laura Cima responsabile laboratorio ecofem e sostenibilità - Trento

Franco Cilli medico - Pescara

Silvana Chiari Italia Viva – Rozzano 

Lucia Chimisso IT Architect and Strategist – Düsseldorf

Vania Chiurlotto – Roma

Maria Caterina Cifatte

Giuseppe Cipolla dirigente scolastico in pensione - Palermo

Rosi Anna Clemente – volontariato sociale - Roma 

Vinicio Cocco vigile urbano - Cagliari

Costanza Coletti, illustratrice freelance – Roma

Silvia Colmegna pensionata – Olgiate Olona

Cristina Comencini scrittrice, regista SnoqLibere – Roma

Flaviana Conforto insegnante - Padova

Licia Conte giornalista SnoqLibere – Roma

Luisa Conti – Venezia

Maria Teresa Coppo già europarlamentare europea, giornalista pubblicista - Milano 

Annalisa Cordella Italia Viva – Milano

Silvia Costa già europarlamentare - Roma

Cristina Costantini docente – Roma 

Alice Covelli educatrice - Milano

Gloria Crema insegnante – Asola 

Antonella Crescenzi economista SnoqLibere – Roma

Claudia Cuffolo educatrice – Udine

Gianna Curti Clech già coordinatrice servizi sociali – Adelaide 

Claudia Cuzziol biologa ospedaliera – San Donà di Piave

Daniela Danna ricercatrice – Lecce

Eloisa Dacquino sindacalista - Milano

Laura De Barbieri restauratrice di libri – Genova

Marcella De Carli Ferrari insegnante – Milano

Federica De Nicola femminista - Catania

Marina De Palo docente universitaria – Roma

Andrea De Pasquale imprenditore - Bologna

Alessandra De Perini – Venezia

Michele De Stefani pensionato – S. Stino di Livenza

Rossana De Stefani responsabile ufficio demografico comunale – S. Stino di Livenza

Monia De Stefani disoccupata – Portogruaro

Sara Del Giacco attivista di ArciLesbica -Bergamo

Maria Gabriella Di Giacomo insegnante – Roma

Ignazia Di Liberto – Comacchio

Saragei Yendi Di Maggio mamma – Milano

Gionatah Di Maio commerciante - Caorle

Laura Di Mascolo psicoterapeuta, attivista Collettivo Donne In-Curanti - Reggio Emilia

Cinzia Di Pietro - Genova

Anna Di Salvo presidente dell'associazione La Città Felice - Catania

Daniela Dioguardi già parlamentare Udipalermo – Palermo 

Isabella Dioguardi insegnante – Palermo

Lupi Doranna – Pinerolo 

Elisa Durantini sindacalista Cisl - Montefiascone (Viterbo)

Lia D’Urso attivista femminista - Catania

Carla Falchieri

Paola Fanton libera professionista – San Donà di Piave

Emma Fattorini docente universitaria - Roma

Maria Giuseppina Faruffini architetta – Genova

Cristina Favati insegnante Senonoraquando, Italia Viva – Genova

Alessia Ferranti - Ripe San Ginesio (Macerata)

Alberta Ferrari insegnante di Italiano agli stranieri - Bologna

Eugenia Ferrari, dottoranda - Modena

Franca Ferrari presidente Ass. femminista Blu Bramante - Modena

Gabriella Ferrari Bravo psicoterapeuta – Napoli

Erika Ferrario impiegata - Milano

Maurizio Ferronato

Cristiana Fischer - Carpineto Sinello

Agnese Fiducia - Palazzolo Acreide (SR)

Rosamaria Fino già funzionario Min. Giustizia - Modena

Debora Fiorentino impiegata – S. Stino di Livenza

Manuela Fiorini de Rensis amministratrice SnoqLibere – Roma

Laura Forte - Mestre (VE)

Maria Rosaria Fosforino educatrice e attivista - Cassano Magnago

Giovanna Franchetti insegnante - Napoli

Flavia Franceschini artista e attivista ArciLesbica - Milano

Lucia Franci direttrice creativa/regista – Milano

Flavia Fratello giornalista – Roma

Casimira Furlani dei Gruppi donne delle Comunità cristiane di base in Italia – Firenze

Maddalena Galeazzi impiegata - Magenta

Giovanni Garbin impiegato – S. Stino di Livenza

Giorgia Garda studentessa universitaria, femminista radicale – Palermo 

Fabrizia Garroni giornalista – Roma

Liviana Gazzetta

Luisa Genevini insegnante – Asola

Paola Geretto ricercatrice Istat – Torre di Mosto

Donatella Giacchetto insegnante – San Donà di Piave

Pier Luigi Giacomoni pensionato, consigliere di Quartiere - Bologna

Tiziana Giangrande

Lucia Giansiracusa, impiegata e attivista ArciLesbica – Milano

Danila Giardina giornalista - Palermo

Riccardo Giordani, ingegnere informatico – Bologna

Francesca Girace già presidente Commissione Pari Opportunità Campania – Napoli

Milena Girardi casalinga – Musile

Silvana Giraldo – Venezia 

Fabrizia Giuliani docente universitaria già parlamentare SnoqLibere – Roma

Anna Maria Gozzi - Bologna

Cristina Gramolini insegnante presidente ArciLesbica Nazionale – Milano

Miriam Granatello docente - Caserta

Stefano Grego docente, consigliere comunale - Vetralla

Bice Grillo biblioteca delle donne e centro di consulenza legale Udipalermo– Palermo

Rossana Guarino laureata in lettere moderne

Luisa Guarnieri impiegata - Roma 

Massimo Guerra del CIRPS – Roma

Valeria Guerreri – Enna

Maria Francesca Gulotta docente- Milano

Donika Hamati casalinga - Musile 

Elena Jacono, psicoterapeuta - Milano

Alessandra Ibba sarta – Cagliari

Maria Teresa Indirli - Chieti

Gemma Infurnari insegnante Udipalermo– Palermo 

Laura Luigia Invernizzi pensionata – Oggiono (LC) 

Francesca Izzo docente universitaria SnoqLibere – Roma

Flavia Landolfi giornalista – Roma

Monica Lanfranco giornalista, associazione Altradimora – Alessandria

Alessandra Lanivi studentessa - Torino

Ida La Porta biblioteca delle donne e centro di consulenza legale Udipalermo – Palermo

Alessia Lento docente - Verbania

Marina Leopizzi Udipalermo - Palermo

Lia Lepri – sindacalista – Roma 

Maria Paola Leucci Italia Viva - Lecce

Piergiorgio Licciardello ingegnere consigliere comunale Pd – Bologna

Dolores Alessia Liotta aspirante illustratrice - Catania

Alessandra Lo Baido educatrice professionale – Roma

Emanuele Locatelli scrittore - Olginate

Silvana Loiacono imprenditrice

Luciano Loiacono ingegnere – Bari

Marina Longo – Roma

Eugenio Lorenzi chimico in pensione 

Nadia Lucchesi – Venezia 

Marcella Lucidi avvocata, già parlamentare – Roma 

Tiziana Luise funzionaria di banca e giornalista – Roma

Marco Malfi fisioterapista - Firenze

Ignazio Malocco architetto – S. Stino di Livenza

Franca Mammoliti Pd – Milano

Americo Mancini giornalista - Roma

Aurelio Mancuso presidente Equality Italia, del Direttivo Pd I Municipio – Roma

Mario Manenti pensionato - Lumezzane

Rosanna Manfredi sindacalista - Bologna

Weruska Mannelli fisioterapista – Firenze

Angela Manzo avvocato - Angri

Barbara Maran consulente editoriale - Roma

Cristina Maranesi direzione regionale PD Lombardia 

Maria Elena Marangoni insegnante - Lugano

Andrea Marastoni funzionario pubblico - Asola

Valentina Marcon graphic designer – Milano

Franca Marcomin - Venezia

Francesca Marinaro già parlamentare SnoqLibere – Roma

Vanessa Marini impiegata bancaria, scrittrice – Rosignano Marittimo

Maddalena Marino psicologa-psicoterapeuta -Palermo 

Emanuela Mariotto, insegnante in pensione – Milano

Nicola Marras pensionato – Erula (SS)

Laura Marrucci - Pisa

Giovanna Martelli esperta programmi di cooperazione e sviluppo - Roma 

Arianna Martignon – Venezia

Donatella Martini – Milano

Isabella Massamba - Modena

Ferdinando Masullo giornalista – Roma

Costanza Matranga textile designer - Milano

Maurizio Matteuzzi – Roma

Alberto Mattioli giornalista, già vice presidente della Provincia – Milano

Cristiano Mauthe impiegato - Palermo

Riccardo Mauthe studente universitario - Palermo

Caterina Mazza pensionata – Roma

Milly Mazzei femminista - Firenze

Flaviana Meda dirigente scolastica – S. Stino di Livenza

Maria Luisa Mello regista – Milano

Maria Teresa Menotto direzione nazionale Pd – Venezia 

Mauro Mercatanti pubblicitario – Milano

Simona Messori – Reggio Emilia

Michele Mezza giornalista -Roma

Valeria Micale ricercatrice CNR in quiescenza – Messina

Silvia Miceli

Rosa Maria Miglietta - Faenza

Carmela Minarda – Bagheria 

Giovanna Minardi docente universitaria – Palermo

Eleonora Mineo, docente - Roma

Laura Minguzzi

Antonella Miriello giurista - Bologna

Caterina Misiti del Direttivo Circolo Pd Bellezza-Vigentino – Milano 

Gisella Modica scrittrice Udipalermo – Palermo 

Raffaella Molena Tassetto ex tecnologa CNR – Milano

Tommaso Montebello – Forlì

Silvana Montelatici 

Fabiana Montrone traduttrice - Napoli

Sandra Morano ginecologa – Genova

Raffaele Morese presidente associazione presidente Ass. Koiné - Roma

Enrico Moreschi ingegnere informatico - Padova

Filippo Moreschi insegnante – Padova

Laura Moschini GIO Osservatorio Interuniversitario studi di Genere – Roma

Vincenzo Musso professore – Settimo Torinese 

Sofia Napoletano insegnante e pubblicista - Salerno

Vincenzo Naso CIRPS - Roma

Anna Nestucci receptionist – Firenze

Nicoletta Nuzzo poeta - Perugia

Pina Nuzzo Laboratorio Donnae – Roma

Francesca Orlando impiegata, Riccione

Daniela Osculati segretaria PD di Besnate, responsabile politica e territorio Pd Varese

e responsabile di Dipartimento politica e Territorio PD Varese

Roberta Osculati consigliera comunale- Milano

Andrea Paganello perito – Portogruaro

Valentina Pagano insegnante – Settimo Torinese

Rita Paltrinieri – esperta ambientale, presidente ArciLesbica – Modena

Mara Paltrinieri - Modena

Paola Panerai docente – Roma 

Marcello Paolozza – Roma

Rosetta Papa ginecologa - Napoli

Mauro Papo economista - Roma

Patrizia Pappalardo religiosa – Roma 

Giuseppe Paruolo consigliere regionale Pd Emilia Romagna – Bologna

Maria Antonietta Passarelli insegnante – Roma

Elisabetta Pauri - Parma

Beppe Pavan Uomini in cammino – Pinerolo 

Fabiana Pazzano studentessa di Sociologia Professionale - Lecce

Grazia Pecorelli consigliera di Quartiere Pd – Bologna

Giovanni Pedranghelu – San Pietro in Casale

Claudia Pedrotti avvocata centro consulenza giuridica Udipalermo – Palermo

Adelaide Pelizzon ragioniera – San Donà di Piave

Chiara Pelizzon impiegata Ulss – San Donà di Piave

Maria Teresa Pellegrini Raho architetta, artista – Lariano

Giovanna Perfumo

Donatella Persichetti funzionaria pubblica amministrazione SnoqLibere – Roma

Monica Peruzzi giornalista Sky tg24 - Milano

Rosa Petagna insegnante – Roma 

Gabriele Petrolito medico, assessore politiche sociali PD – Mirano

Maria Concetta Petrollo, direttrice Biblioteca Elio Pagliarani – Roma

Giuseppina Petrucci, tecnica di radiologia Asl - Roma

Rosangela Pesenti scrittrice - Bergamo

Wilma Plevano insegnante – Pescara

Monica Prandi impiegata- Reggio Emilia

Rosella Prezzo filosofa e saggista - Milano

Simona Pianese dirigente scolastica – Roma

Cinzia Piasentin pensionata - Calenzano

Francesco Pieri docente – Bologna

Paola Pieri - Firenze

Marilisa Pili impiegata – Cagliari 

Pier Maria Pili psichiatra in pensione - Portogruaro 

Laura Piretti già docente universitaria Udi Nazionale – Modena

Silvia Pizzoli impiegata SnoqLibere – Roma

Fabio Pizzul giornalista, consigliere regionale Pd Lombardia – Milano

Anna Maria Pizzuti – pensionata – Roma

Giuseppe Pizzutoli poliziotto – Bari

Michele Pizzutoli guardia giurata – Bari

Rita Podda - Cagliari

Francesca Polo editrice - Milano

Emanuela Pongiluppi Eleuteri – Milano

Elisa Prato - Genova

Sabrina Provenzani giornalista

Andrea Raco Pd Morena-Anagnina - Roma

Elena Rampazzo, docente – Padova

Eliana Rasera Iniziativa Femminista - Catania

Federica Re insegnante – Roma

Federica Reale impiegata - Milano

Elvira Reale psicologa – Napoli

Nicoletta Regonati psicologa - Portogruaro

Monica Ricci Sargentini giornalista – Roma

Rita Ricciardelli attivista femminista di Avanguardia Femminista 

Renato Righi giornalista - Roma

Sara Rinaudo impiegata – Bergamo

Emanuela Risso libera professionista – Genova

Annamaria Riviello insegnante – Potenza

Graziella Rizzetto casalinga – San Donà in Piave

Carla Rizzi giornalista, attivista per i diritti delle donne - Magenta

Simonetta Robiony giornalista Snoq Libere – Roma

Maddalena Robustelli blogger – Sala Consilina 

Laura Rodari fotografa – Varese

Ivana Rossi cuoca – Bergamo 

Cecilia Sabelli esperta di comunicazione SnoqLibere – Roma

Paola Sabbatini UDI – Jesi

Fabiana Sacco studentessa - Napoli

Stefania Sacilotto - Treviso

Marco Sala imprenditore, della segreteria metropolitana Pd -Milano

Mirko Simone Sangalli

Sonia Sander

Sabrina Sanguine impiegata comunale - Milano

Michele Santantonio studente – Roma

Silvia Santarelli impiegata - Torino

Raffaella Santi Casali consigliera comunale Pd – Bologna

Chiara Santoro impiegata - Venezia

Serena Sapegno docente universitaria SnoqLibere – Roma

Pilar Savaria sindacalista – Roma

Agata Schiera – Udipalermo - Palermo

Rossella Scuderi

Renata Secco operatrice socio-sanitaria - Ceggia 

Alessandra Servidori docente politiche del lavoro – Bologna 

Nadia Schavecher donna e comunista - Milano

Alessandro Simonato – Padova

Rosaria Solarino ex docente Scuola Superiore – Bari

Armando Sorrentino avvocato – Palermo

Simona Sorrentino medica - Palermo

Michela Spagnolo dirigente d’azienda - Roma

Celestino Spada vice direttore rivista Economia e Cultura – Roma

Alessio Stalla Uomini contro la prostituzione

Elena Staropoli project manager – Milano

Francesca Strada disoccupata - Varese

Mimmo Stolfi, giornalista - Milano

Costanza Silbernagl psicologa consigliera comunale Pd di Daverio – Varese

Claudio Silvestri insegnante

Lella Stefania manager sportiva – Roma

Loredana Susani pensionata - Erula (SS)

Angela Tacchini Project Worker per Single Homeless Project (SHP) - Londra

Veronica Tamborini – Varese

Gaia Tarzariol studentessa universitaria - Padova

Paola Tavella giornalista, scrittrice – Roma

Meri Teglia cuoca – Livorno

Isabella Temperelli pensionata – Roma 

Marina Terragni giornalista, scrittrice - Milano

Giuseppina Testa, architetto in pensione – Modena

Agnès Théry - Bologna

Maria Grazia Timpanaro - Portomaggiore

Vittoria Tola segreteria nazionale UDI – Roma

Sabina Tomasella - Venezia

Andrea Tomasetto regista documentarista – Torino 

Claudio Tonelli impiegato - Modena

Fausto Tortora, vice presidente Fondazione Basso – Roma

Francesca Traina Udipalermo - Palermo

Maria Cristina Treu architetto – Milano 

Samantha Trezzi infermiera - Monza 

Roberta Trucco professione casalinga e scrittrice – Genova

Daniela Tuscano insegnante - Milano

Antonio Tursilli ingegnere - Roma

Desirèe Urizio – Venezia

Enrico Vasta economista - Milano

Franco Vacca ex docente Universitario - Bari

Giuseppe Vacca filosofo, storico – Roma

Paola Vaccari responsabile sindacale Confsal Unsa Inps - Roma

Paola Vairano medico, dirigente Pd – Napoli

Marina Valentini - Trento

Roberta Vannucci impiegata e attivista ArciLesbica – Firenze

Cinzia Varone insegnante - Caserta

Suny Vecchi – operatrice cav - Ancona

Sara Ventroni assegnista di ricerca SnoqLibere – Roma

Gualtiero Via insegnante, assessore alla cultura comunale – Budrio

Grazia Villa - Como

Alessandro Visalli architetto – Napoli 

Valeria Vitrotti consigliera Pd Municipio VII– Roma

Giuliana Vogel giornalista in pensione – Milano

Laura Volpini PhD psicologa giuridica forense e criminologa, psicoterapeuta – Roma

Francesca Zaltieri docente, coordinatrice Italia Viva - Mantova 

Stella Zaltieri Pirola attrice e attivista ArciLesbica – Milano

Paola Zanchi - Verona

Rita Zanutel insegnante in pensione – S. Stino di Livenza

Aglaia Zannetti, attrice teatrale, speaker e docente di teatro - Milano

Irene Zappalà assessora Pd Nova Milanese – Milano

Agnese Zappalà giornalista – Milano

Lucia Zatelli psicoterapeuta - Firenze

Sabina Zenobi, insegnante e attivista ArciLesbica – Milano

Alessandra Zoccante impiegata – Padova

Associazione culturale Freedomina - Napoli

domenica 14 marzo 2021

Buon lavoro Enrico Letta!

Oggi Enrico Letta ha preso in carico una grandissima responsabilità: l'opportunità di guidare il nostro partito fuori dalle correnti e di superare quelle dinamiche che hanno portato alle dimissioni di Nicola Zingaretti e che nel corso degli ultimi anni hanno portato tante persone a disaffezionarsi alla politica o a cambiare partito. Letta è una figura di spessore, autorevole e che ha sempre investito sulla formazione dei giovani, ma credo che questa sia solo la base di partenza. 

Occorre un nuovo inizio da una prospettiva diversa, che metta i giovani e le donne nella cabina di regia, non tra le persone da scegliere "perché obbligati". Occorre un metodo politico basato sulla cooperazione e sulla visione del mondo delle donne, se no ci riempiamo la bocca di ripartenza dalle donne solo perché è trendy in questo periodo, ma di fatto accettiamo solo il metodo gerarchico e basato sulla tutela delle rendite di posizione tipico della vecchia politica. Occorre che i giovani coinvolti non siano "figli di", perchè i giovani non devono rassicurare gli anziani sul fatto che saranno controllabili e che in fondo sarà tutto come è sempre stato, ma devono cambiare metodo e soprattutto rappresentare una generazione di non garantiti appieno. 

Serve uno sguardo sul Paese reale, meno atteggiamento radical chic verso le persone che fanno sacrifici e più consapevolezza della necessità di essere partigiani, sempre: dove con partigiani intendo schierarsi attivamente, al fianco delle donne quando chiudono le scuole per il Covid, al fianco dei nuovi lavori dai riders alle partite iva monocommittenti. Non essere mai indifferenti, di fronte a problemi che apparentemente non si possono risolvere o di fronte a problemi che richiedono una gestione della complessità, nascondendosi dietro l'elogio della resilienza. 

E spero che la Conferenza Nazionale Donne Democratiche torni ad essere centrale per la formazione della classe dirigente in tutti i suoi livelli e non sia mai utilizzata per allontanare dalle segreterie le donne che vogliono occuparsi di ambiente, trasporti, cultura o Europa, insomma tutto tranne che tematiche di genere perché danno per scontato di poter essere totalmente libere nel pensiero e nelle parole: le Donne Democratiche devono avere la possibilità di scegliere gli uomini che vengono eletti secondo valori di riferimento propri, esattamente come fino ad oggi gli uomini hanno sempre scelto le donne che dovevano essere nelle posizioni di potere. 

Dai circoli arriveranno certamente contributi e idee ma c'è tanto lavoro da fare e sono sicura che Enrico sia la persona migliore che il PD potesse trovare di fronte ad un ostacolo imprevisto, e credo avrà la capacità di guardare al futuro e mai al passato. Buon lavoro Enrico!

venerdì 12 marzo 2021

Priorità ai lavoratori del commercio per i vaccini

Dunque prima la richiesta dei sindaci di essere vaccinati per primi - subito smentita da molti di loro. Poi l'ordine dei giornalisti, e anche qui molti si sono dissociati a parte qualche imbarazzante difesa della categoria come fossero i salvatori della patria. Ora sono arrivati gli esponenti dell'ordine degli avvocati - non me ne vogliate amici avvocati che magari domani ho bisogno di voi - ma i lavoratori del commercio? I tecnici telefonici e del gas che vanno a casa della gente? I dipendenti delle cooperative esterne e delle agenzie interinali che lavorano nelle farmacie? Q

Quelli precari che non possono stare a casa se no non hanno il contratto rinnovato? E soprattutto gli insegnanti, finite di vaccinare tutti gli insegnanti che senza scuole aperte il percorso verso una piena parità di genere è rimandato di un secolo! Io penso che ci siano categorie di persone, più o meno tutelate, che hanno anche l'autorevolezza per chiedere di mantenere le distanze in un contesto potenzialmente rischioso, e vorrei che queste persone si facessero un giro in un supermercato per rendersi conto di come i lavoratori del commercio NON possono mandare a quel paese il cliente che si appiccica come può farlo un sindaco, un giornalista o un avvocato o un tecnico del telefono che va a casa tua e deve toccare il tuo PC, il tuo telefono, spostare i mobili per cercare il modem il tutto con 2 o 3 persone intorno tra DAD e smartworking che aspettano che tu finisca e magari ci metti due ore. Forse è il caso di rivedere le priorità sulla base di quanto le persone sono effettivamente a contatto con i clienti e non sulla base del potere di lobbying esterno della categoria.

domenica 7 marzo 2021

No al lockdown generazionale dei bambini

La levata di scudi delle famiglie in difficoltà per l'improvvisa chiusura delle scuole ha destato la giusta attenzione: i figli dei lavoratori dei servizi essenziali hanno il diritto a continuare la didattica in presenza, ma non si sa chi sono. Quando l'essere genitori conterà almeno tanto quanto Confindustria e Confcommercio e la loro ottima capacità di vedere le loro istanze sempre prioritarie? Considerato che le mamme e i papà stanno crescendo i cittadini di domani? 

La differenza tra la zona arancione e la zona arancione rinforzato è praticamente solo la chiusura delle scuole, ma non coordinandosi in tempi rapidi con il governo regione Lombardia ha di fatto scaricato sulle famiglie i problemi di gestione. 


In questi ultimi giorni la rete Priorità alla Scuola ha dato una mano ai genitori con informazioni sulle normative per aiutare le famiglie a capire se i propri figli hanno diritto alla didattica in presenza: molti dirigenti scolastici erano impreparati e si sono dovuti attivare per chiedere lumi ai livelli superiori, ma rimane un vuoto normativo tra il "servizio pubblico essenziale" e le attività che restano aperte perché non si è voluta fare la zona rossa, oltre alla mancanza di congedi parentali e obbligo di smartworking (solo incentivato). Sul tema congedi parentali, la nostra parlamentare Lia Quartapelle ha presentato un'interrogazione urgente per chiedere che la loro attivazione sia contestuale alla chiusura della scuola qualunque sia il colore della zona. Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale Jacopo Scandella, che essendo anche papà di due bambini molto piccoli è da mesi al fianco delle famiglie in difficoltà, e che chiede a regione più serietà nella gestione del problema

O ai genitori vengono dati strumenti per gestire i figli essendo pagati o la scuola rimane aperta come servizio pubblico essenziale. Tertium non datur. Soluzioni all'italiana "arrangiatevi come potete" che prevedono una sorta di sacrificio spontaneo della mamma pressata culturalmente per adeguarsi a canoni antichi non sono risposte dignitose dopo più di un anno dall'inizio della pandemia, perché sono frutto di una gestione emergenziale della crisi e non di una pianificazione coerente e puntuale che è doverosa in uno stato Europeo. Inoltre, nel periodo Covid del 2020, dall'INPS sono state accolte 310.142 richieste di congedo parentale per la maggioranza arrivate da donne - ben 243.358 - mentre gli uomini che hanno chiesto di astenersi dal lavoro per prendersi cura dei figli sono stati solo 66.784. Questo fatto apre comunque un problema sul lungo periodo relativo al modo in cui le donne vengono trattate ai colloqui di lavoro e alla possibilità di raggiungere la parità salariale, perché è evidente che un datore di lavoro vecchio stampo tenderà a pensare che la donna non può dare garanzie se costretta a stare a casa al primo problema con i figli. Non stiamo facendo uno sprint in cui ogni chiusura è lecita perché a breve il virus sarà sconfitto, stiamo facendo una maratona: sappiamo che il virus non sarà sconfitto a breve e pertanto le Istituzioni hanno il dovere di mettere in campo soluzioni condivise con le famiglie, oltre che i sindacati, Confindustria e suoi simili, che permettano di coesistere con il virus tenendo conto di quale deve essere il punto di arrivo fra un anno o due, ovvero un Paese in cui la parità di genere non è stata messa mai in secondo piano e in cui i bambini non subiscono un lockdown generazionale. 

sabato 6 marzo 2021

Scuola in presenza per i figli dei lavoratori dei servizi essenziali

Chiudono le scuole:

🚨 devi lavorare e non puoi assentarti per accudire i tuoi figli?

🚨 Rientri nelle categorie dei lavoratori di pubblica utilità (personale sanitario, insegnanti, autisti, netturbini, e chiunque svolga lavori in presenza)?

🚨 Hai un figlio/a con bisogni educativi speciali?

🚨 Problemi di connessione?

Pochi sanno che in questi casi si può richiedere che il proprio figlio/a frequenti in presenza (trovi i riferimenti normativi nel modello stesso).

👉🏻 Scarica il modello che trovi nel link allegato, inoltralo via pec o mail al dirigente scolastico, sollecitalo telefonicamente e attendi risposta. 

👉🏻 scrivi a prioritaallascuola@gmail.com e facci sapere cosa ti viene risposto.

📣 Spargi la voce

🚨 link:

https://drive.google.com/drive/mobile/folders/1hzMiXubZH9luEJo4Tr747fSpsz6V54yZ?usp=sharing




mercoledì 24 febbraio 2021

Consultazione pubblica sulla parità di genere

Per raccogliere informazioni sulla condizione della donna in Italia il Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro (CNEL) promuove una consultazione pubblica sulla parità di genere.

Realizzata in collaborazione con il Ministero Del Lavoro E Delle Politiche Sociali, del Ministero dell'Istruzione e dell’Università e della Ricerca intende raccogliere il parere delle cittadine e dei cittadini italiani sulle diseguaglianze di genere in Italia.

✅ Invitiamo a rispondere al questionario fatto di poche e semplici domande perché al termine della consultazione previsto per il 31 marzo i risultati saranno utilizzati quale elemento di valutazione per successive deliberazioni dell’Assemblea e l’iniziativa legislativa.

Il questionario: 👉🏻 https://it.surveymonkey.com/r/W2SXJKC

Tutto su: https://bit.ly/3aMncgH

martedì 23 febbraio 2021

Italia "zona rosa" grazie al Giusto Mezzo

388 località raggiunte in 19 Regioni, centinaia di attiviste e fiocchi rosa, 55.869 firme all’appello. Questo fine settimana l’Italia è stata di un solo colore: il rosa del Giusto Mezzo.

«Il recovery non ci copre». Da Trieste a Palermo, passando per Cagliari, è questo l’appello che le attiviste del Giusto Mezzo hanno attaccato a lampioni, pali, alberi, panchine, balaustre, semafori, ringhiere, davanti a scuole, bancomat, musei, palazzi pubblici, monumenti, spiagge, fiumi. Con una piccola incursione a Bruxelles, di fronte al Parlamento europeo. Cartoline, appese con dei nastri rosa, con un QR code che rimanda alla petizione sul sito ilgiustomezzo.it rivolta al Governo, il primo atto del movimento nato su ispirazione di Half of it. 

La petizione chiede al presidente del Consiglio dei Ministri, prima Giuseppe Conte e ora Mario Draghi, di utilizzare metà dei soldi messi a disposizione dall’Unione Europea attraverso il Recovery Fund per politiche integrate e investimenti moltiplicatori sulla parità di genere e l’occupazione femminile: asili, servizi di cura, congedo di paternità obbligatorio, superamento del gap salariale. 

Dopo la call to action di lunedì scorso, sono centinaia le attiviste (e gli attivisti!) del Giusto Mezzo che venerdì, sabato e domenica hanno appeso i fiocchi rosa dal nord al sud Italia, raggiungendo quasi 390 tra grandi città e piccoli comuni e 56mila firme raccolte in totale. 

L’operazione continua anche nei prossimi giorni. Fiocchi e card verranno rimosse nel fine settimana, nel totale rispetto dell’ambiente, ma la battaglia del Giusto Mezzo non si ferma. E si prepara a invadere l’Italia con la sua onda rosa.

IL MOVIMENTO “IL GIUSTO MEZZO” 

Il Giusto Mezzo (www.ilgiustomezzo.it) prende il testimone dell’iniziativa Half Of it promossa dall’europarlamentare tedesca Alexandra Geese - che già prima dell’estate ha inaugurato la stagione delle richieste per il Recovery Fund - e lo rielabora per affrontare le reali urgenze del Paese. I firmatari e le firmatarie dell’appello chiedono un cambio di paradigma con una lettera inviata al presidente del Consiglio, ovvero interventi programmatici e strategici in 3 ambiti chiave per il futuro: servizi di cura della persona, occupazione femminile e disparità di genere. 

Attraverso questo appello, che ha raggiunto oltre 55mila firme, ribadiscono che il loro interesse non è la questione femminile ma l’efficienza del sistema, degli investimenti che farà il nostro Paese, sia con le risorse straordinarie europee e del Recovery Fund, sia con quelle ordinarie, e il loro reale impatto sulle generazioni future. 


sabato 30 gennaio 2021

Il liceo è per un futuro migliore, non peggiore

Dall'articolo a pagina 23 del Corriere della Sera di oggi: scegliere il liceo significa procrastinare le decisioni sul proprio futuro. Procrastinare. Perché ovviamente chi non ha ancora vissuto l'adolescenza, magari non ha mai fatto un viaggio, non si è mai appassionato a qualcosa, non entra in contatto con adulti che non siano le figure educative di riferimento, deve prendere decisioni sul lavoro da svolgere per la vita. La cosa imbarazzante è che la frase non arriva da una parrucchiera o da un idraulico, ma dal presidente di invalsi. 


Trovo sconfortante che un insegnante e chi ha il difficile compito di valutare i ragazzi in fase di crescita incentivi la formazione professionale. E vorrei proprio vedere quanti di noi sapevano a 14 anni, ma anche a 19, cosa avrebbero fatto nella vita. E quanti di noi hanno cambiato idea a 30 anni, per non parlare di quanti hanno scelto di cambiare più e più volte nella vita. Nessuno vieta a chi ha una laurea o un master di andare a vendere patatine alle Hawaii, ma perché far credere a dei ragazzini di 14 anni che va benissimo fare un percorso meno impegnativo o formarsi per una singola professione? Una parrucchiera, un'estetista, un idraulico hanno molta più difficoltà a "cambiare strada", così come una persona che ha un diploma professionale ha molte più difficoltà a passare i test di ingresso ad alcune facoltà, come è possibile che vi sia un incentivo a indirizzarsi già così piccoli?