lunedì 19 agosto 2019

Verità per Elena Casetto, morta in un incendio all'interno del reparto psichiatrico dell'ospedale di Bergamo

Lettera aperta di Slegalo subito

Egregi,

ci rivolgiamo a voi in qualità di rappresentanti legali di associazioni promotrici della campagna nazionale .....e tu slegalo subito, per l’abolizione della contenzione meccanica nei luoghi della cura, a seguito della morte di Elena Casetto, giovane donna di 19 anni, ricoverata nel reparto di Psichiatria dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, morta carbonizzata martedì 13 agosto in un incendio divampato nel reparto. Forse partito dalla sua stanza.

l'articolo di Repubblica del 13 agosto riportato sul sito di slegalo subito

Notizie di stampa e le dichiarazioni date dal reparto, dicono che la donna fosse contenuta: “La paziente deceduta era stata bloccata pochi istanti prima dell’incendio, a causa di un forte stato di agitazione, dall’équipe del reparto.” Come è pratica diffusa nella maggior parte dei reparti psichiatrici ospedalieri, lombardi, la “paziente” era stata “bloccata” attraverso contenzione meccanica e sedazione. Notizie più recenti ci dicono che la ragazza era stata legata al letto mani, piedi e fissata con una fascia toracica, dopo che aveva tentato il suicidio stringendosi un lenzuolo attorno al collo.
Sembra non possibile che da parte di tecnici della salute mentale si sia risposto alla sofferenza, alla richiesta di aiuto espressa da un tentativo di autosoppressione, con un gesto violento di negazione dell’altro quale è la contenzione meccanica. Invece di accogliere, supportare e farsi carico di quel dolore, dare attenzione, vicinanza, ascolto professionale e competente, si è ridotta la giovane donna a corpo da sottomettere e domare, togliendole dignità e rispetto. Ritorna con forza il ricordo di Antonia Bernardini, morta la notte del 31 dicembre del 1974, dopo quattro giorni di agonia, per le ustioni riportate nell’incendio prodotto nella sua stanza nel manicomio criminale femminile di Pozzuoli dov’era legata da 43 giorni (come lei stessa dirà al magistrato che la interroga “legata come Cristo in croce”). Le sue grida, imputate alla malattia, non trovano ascolto e solo dopo tempo un'infermiera sente la puzza di bruciato e accorre. Ma le fiamme sono ormai alte e Antonia è in condizioni disperate. Dopo quella morte il manicomio criminale di Pozzuoli viene chiuso.
Sono passati 44 anni da quel tragico evento, ma dobbiamo costatare che, nonostante l’Italia abbia una legge che permetterebbe di fare la migliore psichiatria possibile (Eugenio Borgna), e da 20 anni sono stati chiusi gli ospedali psichiatrici, in molte parti del paese permangono nei servizi della riforma pratiche di stampo manicomiale, violente, lesive dei diritti e della dignità di chi le subisce e chi le fa. La pratica della contenzione, seppure illegale, è contemplata e largamente utilizzata nei servizi psichiatrici ospedalieri, fatta “per il bene del paziente” come dicono i sanitari, ma che nei fatti espone i/le ricoverati/e a esiti gravi, fino alla morte, e lede la dignità e la salute fisica e mentale anche di coloro che la attuano.
Conosciamo le difficoltà nelle quali versano gli operatori dei servizi, che lavorano in troppe situazioni in condizioni di carenza di organico, ma pure sappiamo che il ricorso alla contenzione non può imputarsi solo a questo ma tanto più all’orientamento culturale degli operatori e al modello organizzativo dei servizi. L’impegno per il miglioramento delle condizioni di lavoro deve andare di pari passo alla certezza del diritto per tutti. Non possiamo non pensare che se la giovane Elena non fosse stata legata non avrebbe trovato quella terribile morte. Crediamo che sulla contenzione meccanica quindi bisogna concentrare l’attenzione da parte degli inquirenti e dei responsabili politici e tecnici. Va rilevato che in varie parti del paese esistono Servizi psichiatrici ospedalieri, circa 30, che fin dalla loro apertura (Trieste, San Severo, San Giovanni in Persiceto....) o da molti anni (Pistoia, Modena, Ravenna...) non ricorrono alla contenzione. Questi rappresentano la direzione verso la quale bisogna andare, rispettosa della Carta costituzionale (art. 13), della Convenzione e dei diritti delle persone con disabilità assunta dallo Stato italiano nella legge 18/2009 (art. 14, 15 e 17), delle raccomandazioni del Comitato nazionale di Bioetica del 2015.

Va infine sottolineato che il ricorso alla contenzione non riguarda/chiama in causa solo il servizio psichiatrico ospedaliero dove principalmente si attua, ma l’intero sistema territoriale dei servizi di salute mentale, rappresentando il servizio ospedaliero di norma l’imbuto in cui arrivano le criticità dei servizi psichiatrici territoriali, le risposte inevase, rimandate o mal trattate da parte degli stessi.
Così, mentre l’indagine giudiziaria, cui spetta di accertare eventuali responsabilità penali, segue il suo corso, a nome della campagna nazionale ... e tu slegalo subito chiediamo che a partire da questa tragica morte, prenda avvio un’azione decisa nel Dipartimento Salute Mentale Bergamo che intervenga su cosa non ha funzionato, su cosa si sarebbe dovuto fare, su cosa deve cambiare perché tali eventi non succedano più.
Come campagna chiediamo agli intestati della lettera che vengano adottati provvedimenti per l’abolizione della contenzione meccanica nei Servizi psichiatrici ospedalieri lombardi e di ogni pratica “inumana e degradante” nei confronti delle persone con disturbo mentale. Chiediamo che sia data centralità alla tutela della salute mentale, diritto dell’individuo ed interesse della comunità, e rilanciato il lavoro di cura delle persone con disturbo mentale negli ambienti naturali di vita con interventi e politiche sui determinanti sanitari, socio-economici, lavorativi, culturali, ambientali, insieme ad un finanziamento adeguato dei Dipartimenti di salute mentale.
Chiediamo che vengano avviate strategie e azioni visibili e trasparenti, per una profonda rivisitazione culturale, organizzativa e gestionale nelle politiche di salute mentale che possa rendere attuale la presa in carico e la cura delle persone con problemi di salute mentale nel rispetto della dignità e dei diritti, primo quello della cura.

Nell’informarVi che come associazioni promotrici della campagna ....e tu slegalo subito valuteremo l'opportunità di costituirci parte offesa in un eventuale processo penale, salutiamo con stima e ci rendiamo disponibili ad ogni confronto e collaborazione

per la campagna nazionale ... e tu slegalo subito
Giovanna Del Giudice, presidente di Conferenza Salute Mentale Franco Basaglia – 347.3904626
Valentina Calderone, direttrice di A buon diritto Onlus – 340.1604389

domenica 11 agosto 2019

Ragionando, con tutti, con responsabilità

Occorre fermarsi un attimo a ragionare, senza tifoserie. Non ho mai usato #senzadime come strumento di affermazione di una parte e di rivendicazione di un'identità, perché penso che stare in un partito significhi innanzitutto ragionare e trovare soluzioni condivise che non passano dal "se si fa così me ne vado", per cui non trovo nulla di strano nell'idea di costruire un governo istituzionale se questa sarà la proposta di Mattarella. In generale non trovo nulla di strano nel confronto fra varie ipotesi e nell'ascolto e nell'analisi di quelle che possono essere le forze in campo interessate, stanti i numeri. Andare al voto ora, con questa legge elettorale, mi sembra una follia: lasciare il Paese in mano alle destre, con il rischio che con i 2/3 del Parlamento possano cambiare la Costituzione senza referendum ed eleggere, fra due anni, il Presidente della Repubblica senza bisogno di una mediazione con il centrosinistra. Aggiungo, il ministro dell'interno dalla spiaggia non ha alcun potere di decidere la data del voto, non diamoglielo noi: è evidente che vuole capitalizzare! Confido nella saggezza e nell'equilibrio del capo dello Stato, che sappia mettere le parti intorno ad un tavolo a ragionare, anche perché non si può andare al voto ogni anno o due perché non si è in grado di fare sintesi, o perché il risultato del voto precedente non soddisfa qualcuno. Abbiamo il dovere di fermare l'aumento dell'IVA, di mettere le forze di Governo attuali di fronte alla responsabilità di voler fuggire invece che portare a termine la manovra e abbiamo ancora di più il dovere di difendere la centralità dell'Italia in Europa senza farci mettere ai margini e senza il rischio di governanti che ci portino fuori dall'Europa o dall'Euro per qualche estremismo sovranista. Aspettiamo e ragioniamo, oltre il bianco e nero, cogliendo la complessità della situazione e, laddove non capiamo tutto, facciamo un passo indietro per farne due avanti, conosciamo le nostre priorità e i nostri ideali e sappiamo che sono minoranza culturale nel Paese oggi: occorre un percorso lungo e complicato per ritornare ad aessere maggiornaza, ma nel frattempo occorre evitare una decadenza culturale e sociale ancora più grave. La buona politica non sia un megafono della pancia del Paese, sia piuttosto attenta a mantenere alto il valore del compromesso senza denigrarlo e senza abbassarlo a mera svendita di valori.