La petizione lanciata da una ragazza in seguito a due casi di violenza sessuale su Trenord è abbastanza controversa e mi pone dei dubbi, perché da una parte mi verrebbe voglia di rispondere che ci vuole più sicurezza, più videocamere, e soprattutto che bisogna educare gli uomini. D'altra parte penso a me stessa, che di notte non prenderei mai un treno, che quando vado in giro in auto chiudo immediatamente con la chiusura centralizzata per essere certa che se mi fermo ad un semaforo nessuno mi apra la macchina. Non mi sento segregata, ma mi sento invece al sicuro. Penso a quante donne non hanno avuto l'opportunità di fare la patente o di avere dei genitori che gli hanno comprato un'auto quando erano giovani "perché la mamma non ha mai avuto un'auto e la nonna non ha mai avuto un'auto" e poi invecchiando si trovano magari a fare lavori su turni o che finiscono in orari serali tardi, senza averlo mai immaginato prima. Perché la loro emancipazione non era considerata culturalmente importante quando erano giovani e non solo, purtroppo conosco anche ragazze di vent'anni di oggi che hanno famiglie così: in cui la libertà, l'emancipazione, la possibilità di spostarsi in autonomia non è considerata una priorità, né da loro stesse, né dai familiari e dalle persone che li circondano. Perché lavoravano nel commercio e 30 anni fa finivano alle 19:30, oggi se tutto va bene finiscono alle 22. A tutte quelle donne che dopo aver fatto la patente si ritrovano con il fidanzato che dice "non ti preoccupare, ti porto in giro io", poi a un certo punto divorziano e si trovano che non c'è nessuno che le porta in giro e devono di nuovo prendere i mezzi pubblici, e in più sono anche arrabbiate perché erano davvero convinte che il matrimonio fosse per sempre. Mi vengono in mente quelle donne che fanno un lavoro che non piace, e magari fisicamente pesante, come le donne delle pulizie degli ospedali ma anche degli aeroporti e delle stazioni che fanno orari assurdi, e si trovano a prendere treni magari alle 6 del mattino o a mezzanotte e non hanno comunque altra scelta ma soprattutto che dopo che le otto ore di lavoro hanno bisogno di svaccarsi e di stare in una comfort zone, comode, scomposte, con i piedi sul sedile di fronte, addormentandosi se necessario. Del resto, per me la mia auto è una comfort zone. Se sono stanca posso stare con la chiusura centralizzata e la mia musica a palla, e mi rilasso.
Per cui non me la sento di giudicare chi ha raccolto quelle firme e anzi penso che chi vuole occuparsi di politica debba anche ascoltare le istanze degli altri per quello che sono, senza giudicarle, ma semplicemente prendendole in carico: per cui probabilmente si dovremmo educare gli uomini ma intanto che non li abbiamo educati vorrei che venissero salvati i posti di lavoro di tutte quelle donne che vanno o tornano alle 6 del mattino o a mezzanotte, di tutte quelle che, stanche, si addormentano su un treno da Milano a Sondrio o da Milano a Brescia perché è una tratta lunghissima, di tutte quelle che non hanno avuto la possibilità di avere un'auto o di mantenerla, di tutte quelle ragazze di vent'anni che escono in gruppo con le amiche ma poi quando rientrano una scende a Calolziocorte, una scende a Lecco, un'altra scende a Mandello e l'ultima che scende a Morbegno fa tutto l'ultimo tratto da sola. Di quelle che pur non rischiando una violenza sessuale o non temendo il contatto maschile con estranei di notte, tuttavia provano fastidio a vedersi fissare alle tette quando d'estate sono in giro senza reggiseno (io non lo porto mai d'estate perché mi fa caldo) o gente che ti fissa i piedi quando togli i sandali: non sono violenze, non sono molestie, ma probabilmente quando hai 18-20 anni rischi comunque di finire nei guai se sei da sola di notte su un treno e hai intorno persone così. Perché ciascuna ragazza o donna possa stare su un treno scomposta anche se ha una gonna corta, esattamente come un uomo, e addormentarsi se la tratta è lunga.
Per cui non so se sono favorevole o contraria, ma so che se c'è un piccolo gruppo di persone, fosse anche qualche migliaia soltanto, che rileva un'esigenza di questo tipo, io dalla mia auto chiusa con la chiusura centralizzata in ogni orario, non dovrei certamente giudicare ma piuttosto prendere in carico l'istanza e sapere che qualcosa bisogna farlo: educhiamo le nuove generazioni certamente, ma ci sono anche le vecchie generazioni in giro; per altro conosco uomini di sinistra educati da mamma femministe che sono usciti molto male, per cui non garantirei che l'educazione possa fare miracoli in una società patriarcale, che considera il corpo della donna come naturalmente oggetto del desiderio e delle fantasie maschili.
Mettiamo le videocamere di sorveglianza e le forze dell'ordine, ma teniamo conto che le videocamere di sorveglianza non causano in automatico che il capotreno voglia uscire dalla sua carrozza e rischiare la vita per andare a difendere qualcuno o mettersi in mezzo in una rissa, né proteggono dagli sguardi molesti. E facciamo piano prima di giudicare delle donne che hanno deciso di sottoscrivere una petizione in cui chiedono semplicemente, dopo il loro tempo lavorativo o se tornano a casa stanche e sole, di essere al sicuro sedute su un sedile di un treno come fossero sul sedile di un'auto, come ci fosse un famigliare che ti sta dando un passaggio.
Perché è un attimo che prima diciamo che ci prenderemo cura di loro in un altro modo (quello che abbiamo deciso a tavolino essere il modo giusto) e un secondo dopo le abbandoniamo incolpandole se si sono sedute al posto sbagliato o se per caso erano ubriache. Perché è facile dire che dovremmo investire nelle forze dell'ordine e nelle videocamere e nell'educazione degli uomini, ma poi nel momento in cui non viene fatto, se quelle donne non sentono di avere un'altra tutela, forse la soluzione che le dirette interessate propongono va quanto meno tenuta in considerazione.
Ecco la petizione per chi vuole fare una valutazione personale: Petizione carrozze rosa
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