sabato 20 aprile 2013
Houston, abbiamo un problema (ma dai?)
Stavo scrivendo questo post ieri sera, a caldo, dopo l'inizio dello sfascio. Poi quando ho sentito delle dimissioni della Bindi e di Bersani ho aspettato, perché ho pensato che ancora non avessero toccato il fondo. Infatti. Prodi era una bella opportunità. Ieri pensavo non potesse andare peggio, evidentemente mi sbagliavo. C'è una questione che da superare urgentissimamente: c'è una parte di loro (parlamentari del PD) che vede Grillo allo stesso modo in cui la nostra parte (altri parlamentari del PD da cui mi sento rappresentata) vede Silvio. e come per noi non c'è partita, con Silvio mai, per loro è lo stesso: con Grillo mai. E non vogliono saperne di Rodotà per principio, non perché non sia di sinistra ma perché l'ha candidato Grillo. il punto è che Giorgio è stato implicitamente per 2 mesi dalla parte loro. O anche esplicitamente. D'Alemiani? Non saprei, forse una corrente più ampia, di persone che di fronte al passaggio dalla seconda alla terza repubblica vogliono a tutti i costi rimanere attaccati ai loro privilegi e alle loro poltrone. Persone che vivono su un altro pianeta a quanto pare, che considerano il popolo dei social network come gente a parte, marziani. Sentendo alcune interviste di ieri, parlano come se i mezzi di comunicazione non fossero una straordinaria opportunità di acquisire velocemente nuove informazioni e testare il polso del partito e dell'elettorato, ma una specie di pericolo che può far allontanare i rappresentanti da noi eletti dagli intrighi di palazzo e farli sentire orgogliosi di rappresentare i propri elettori. Pensa, che stranezza, per persone come la serissima rappresentante del nostro popolo che giovedì sera, intervistata dal programma di Santoro, ha detto: "quale base? io la base non la sento". Ecco forse dovresti. Anche perché la base non è una faccenda di social network. La base era lì intorno a te, erano quelli che stracciavano le tessere mentre stavate facendo la riunione per candidare Marini. O forse i "franchi tiratori" di ieri sono solo persone che hanno perso la propria dignità e moralità e quindi considerano Silvio accettabile, quindi in realtà non volevano Prodi perché Prodi era un candidato veramente di sinistra e hanno voluto giocare un brutto scherzo a Bersani per affossarlo. O hanno già in mente un altro nome improponibile con cui cercare di riportare la linea politica dalla loro parte. Mentre aspettano l'inciucio con Silvio, essendo lontano dalla base non riescono più neanche a capire perché la gente ha votato 5 stelle e come aiutarci, da soli, a riconquistare quei voti. Va svecchiato il partito, cambiata la cordata che sale. Spero non venga in mente a qualcuno di mettere alla prova D'Alema o Amato perché farebbe la fine di Marini e Prodi. C'è qualcosa che perdono i leader o aspiranti tali dopo un tot di anni che si frequentano tra di loro e non vivono più vicino ai problemi del popolo: perdono la capacità di ascoltare. Non è troppo tardi, ascoltateci, ascoltatevi tra di loro, ragionate insieme. Date una nuova linea al partito, nessuno ci perderà, e lo dico da convinta elettrice del PD: mai come oggi capisco i grillini. Non li voterei, ma li capisco pienamente nelle loro motivazioni e in tutte le urlate contro il sistema e la casta che hanno spopolato sul web, in tv e tra la gente negli ultimi mesi. State consegnando il paese a Grillo. Spero che una volta portato a termine il disastro decidiate, almeno, di passare finalmente il testimone a chi è lì che ha mille proposte da fare, leggi Civati & co., e che non è parte della squadra che ha mandato a picco questo partito.
martedì 16 aprile 2013
La Gabanelli: bravissima giornalista, lasciatela dov'è
La Gabanelli come presidente della Repubblica non ce la vedo. Non perchè non sia brava, ma chiediamoci: brava in politica? è una giornalista bravissima e una gran donna con coraggio da vendere. "Le querele ricevute da certi personaggi sono come medaglie da esporre" è la sua frase che meglio rappresenta la stima che ho per lei. Ma oggettivamente, togliere una così brava giornalista alla televisione italiana per farle fare un altro mestiere non mi sembra una grande idea. Il giornalismo ci perde, la Rai ci perde, i telespettatori ci perdono e di conseguenza il paese nel suo complesso, perchè il suo modo di fare informazione fa bene al paese. E' una di quelle giornaliste troppo brave per fare altro, perchè nel suo campo ha dato il massimo, quindi togliendola dal suo campo e portandola in politica non sarà mai la stessa cosa. Come con Monti che prima era una professore, e tutto il suo entourage, e poi in politica non ha dimostrato le stesse capacità che aveva come docente. Come con imprenditori prestati alla politica, o magistrati. Le persone che mettono impegno e passione nel proprio lavoro e così facendo raggiungono livelli alti vanno lasciate dove sono perchè da quel ruolo possono migliorare il paese e da quel ruolo possono anche influenzare positivamente le giovani generazioni, insegnando loro il mestiere.O almeno questo è il mio parere. Togliere la Gabanelli dal giornalismo sarebbe come togliere Mentana dal giornalismo, la Boccassini dal tribunale di Milano o Saviano dal fare lo scrittore. E' il paese che ci perde, in qualunque altro luogo li si mandi.
lunedì 15 aprile 2013
La truffa della solidarietà Telecom
Il paese rischia lo sfascio, abbiamo 2000 miliardi di debito pubblico, la crisi morde, siamo senza governo, le piccole e medie aziende chiudono, e la più grande azienda italiana di telecomunicazioni, con 53000 dipendenti, ha trovato la soluzione all'italiana: sguazzare nella crisi e vedere dove e come si riesce ad approfittarsene, e recuperare soldi. E non perchè sono in crisi anche loro, ma per pagare i dividendi agli azionisti (Generali, Mediobanca, Intesa San Paolo) e i bonus ai manager. Il 27 marzo è stato approvato un accordo per la solidarietà dopo una lunga trattativa. A volte sarebbe bello vedere queste trattative in streaming, sia mai che prendano il caffè tutti insieme allo scopo di far notte e poi dichiarare che la trattativa è stata difficile. Comnque, l'accordo prevede il 7,8% di ore di solidarietà (in media) per 32000 dipendenti. In pratica, tenendo conto che lo stipendio medio di un dipendente Telecom è di 44000 € all'anno, togliendo il 7,8% delle ore a ciascuno x 32000 persone, si risparmiano 110 milioni di €. Un po' di fondi arriveranno dall'INPS, che ha già una situazione finanziaria pessima dopo aver acquisito tutti i pensionati ex pubblici (baby-pensioni & co.) e un po' arriveranno dallo stato, per la precisione la tranche annuale prevista è di 22 milioni di €. Il fatto oltre a essere a dir poco vergognoso e passato sotto silenzio dai media, stupisce perchè il rappresentante della CGIL che ha firmato l'accordo (sì persino la CGIL) ha dichiarato di non aver avuto alternative perchè altrimenti l'azienda avrebbe licenziato 2500 persone. Non credo proprio. Si prendevano le carte, bilanci alla mano, e si dimostrava che i soldi per i manager c'erano e anche quelli per i dividendi dei grossi azionisti. E settimana scorsa si parlava persino di una scalata all'H3G (con conseguente rialzo in borsa), che poi non si farà perchè a quanto pare saranno i cinesi a comprare Telecom e non viceversa. A volte, ingenuamente, vorrei dire a questi appassionati sindacalisti che fanno del loro mestiere una missione di vita, che l'alternativa c'è. Un'azienda grande come Telecom, se licenzia 2500 persone finisce su tutti i giornali, e il braccio di ferro non finisce lì. E sicuramente i licenziamenti non sarebbero andati a buon fine se il sindacato li avesse portati in tribunale dimostrando che i soldi per pagare gli stipendi c'erano eccome. Meno ingenuamente, a volte mi piacerebbe che facessero davvero le trattative in straming per capire che cosa veramente si sono detti e come hanno fatto a convincere il sindacato che in un momento di crisi come questo si possano pagare gli extra e non i salari. Con che parole hanno spiegato che i soldi guadagnati col lavoro hanno un potere contrattuale inferiore rispetto a quelli della finanza. E soprattutto in che punto della trattativa il potere contrattuale dei lavoratori si è perso. Con la conoscenza si impara. E i prossimi che si dovranno occupare di questa faccenda, conoscendo veramente i fatti e chi c'è dietro, potranno fare meglio.
giovedì 11 aprile 2013
La questione dei prefabbricati per i rom a Milano
Ultimamente su facebook e non solo vedo un sacco di articoli-post-critiche sulla scelta di Pisapia di fare un investimento per dei prefabbricati per la popolazione Rom di Milano. 1 prefabbricato costa 30000 €. Ragazzi non scadiamo nella guerra tra poveri con la scusa della crisi, e non facciamo diventare lo straniero un nemico come se noi italiani fossimo migliori o diversi, siamo tutti cittadini del mondo. Avere una casa, seppur prefabbricata, serve come prevenzione alla criminalità, serve a dare una dignità alle persone e a far sì che possano avere una vita più simile alla normalità. Che possano mandare a scuola i loro figli senza che siano considerati diversi dai compagni di classe perchè non si lavano e vivono in condizioni di degrado. Serve a dare un indirizzo a queste persone, perchè possano presentarsi dignitosamente ad un colloquio di lavoro.
E non dare nulla con la scusa che non ci sono soldi non è un modo per risolvere il problema, cacciare le persone da una città grande come Milano significherebbe solo scaricare il problema su altri comuni più piccoli di periferia e non risolverlo. La proposta di Pisapia rappresenta un primo, piccolo passo verso l'integrazione completa di queste persone, e questo razzismo che dilaga anche tra miei amici e conoscenti mi preoccupa, per questo ci tengo a condividere con voi la mia idea personale sul fatto che il diverso è e deve essere un'opportunità di confronto e non qualcuno da mandar via, da cacciare o da considerare cittadino di serie B. Quando ho fatto l'esame di maturità la mia versione di greco, di Epitteto, si intitolava "L'uomo è cittadino del mondo". L'ho preso per un buon augurio, per il mio futuro di studentessa di lingue e di viaggiatrice. E se mi capitasse di vivere all'estero in futuro, mi piacerebbe essere accolta con comprensione e voglia di confronto, non con rabbia. I paesi dove ho trovato più ospitalità nel corso dei miei viaggi finora sono stati i più poveri. L'importante è che la povertà non diventi criminalità, e per questo ci vuole prevenzione. E nel momento in cui il comune di Milano ha problemi di bilancio, la prevenzione alla criminalità e la tutela della dignità delle persone rimangono al 1° posto, sempre e comunque.
E non dare nulla con la scusa che non ci sono soldi non è un modo per risolvere il problema, cacciare le persone da una città grande come Milano significherebbe solo scaricare il problema su altri comuni più piccoli di periferia e non risolverlo. La proposta di Pisapia rappresenta un primo, piccolo passo verso l'integrazione completa di queste persone, e questo razzismo che dilaga anche tra miei amici e conoscenti mi preoccupa, per questo ci tengo a condividere con voi la mia idea personale sul fatto che il diverso è e deve essere un'opportunità di confronto e non qualcuno da mandar via, da cacciare o da considerare cittadino di serie B. Quando ho fatto l'esame di maturità la mia versione di greco, di Epitteto, si intitolava "L'uomo è cittadino del mondo". L'ho preso per un buon augurio, per il mio futuro di studentessa di lingue e di viaggiatrice. E se mi capitasse di vivere all'estero in futuro, mi piacerebbe essere accolta con comprensione e voglia di confronto, non con rabbia. I paesi dove ho trovato più ospitalità nel corso dei miei viaggi finora sono stati i più poveri. L'importante è che la povertà non diventi criminalità, e per questo ci vuole prevenzione. E nel momento in cui il comune di Milano ha problemi di bilancio, la prevenzione alla criminalità e la tutela della dignità delle persone rimangono al 1° posto, sempre e comunque.
domenica 7 aprile 2013
Fenomeno Renzi-Meloni-Tosi e altri futuri in arrivo
I vecchi dei partiti, di qualsiasi partito,
PD-Pdl-Lega o qualsiasi altro vi venga in mente, sono invidiosi dei
giovani DEL LORO STESSO PARTITO perché hanno paura che i loro stessi
giovani riescano a fare delle cose che loro non sono riusciti a fare, tipo:
guadagnare più voti, risparmiare sui costi della politica, cambiare
linea e riuscire a mantenere le promesse, dire cose nuove, essere applauditi, dimostrare con i fatti che la buona politica parte dal locale, non attaccarsi alle vecchie ideologie e alle cordate preconfezionate per le scalate interne al partito stesso. E siccome hanno invidia di
questi giovani, per qualche motivo
creano situazioni tali da distruggerli per tenersi le loro poltrone.
Sarebbe un fenomeno da analizzare dal punto di vista psicologico, non
assomigliano vagamente alle vecchie sciure invidiose delle donne giovani
ed emancipate che fanno di tutto per rovinare loro la vita e spiegare
che quello che vogliono è impossibile, solo perché loro non l'hanno
avuto? Il fenomeno per me è simile. Che qualche psicologo o sociologo si occupi di studiarlo e scrivere qualche libro per spiegare a questi vecchi che la pensione è bella e non è una sconfitta. E che in giovani cresciuti in seno loro dovrebbero essere il loro orgoglio, come dei figli, e non il loro principale nemico.
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