martedì 24 settembre 2013

Aggiornamenti sulla questione Telecom Italia - Comunicato ASATI

Riporto in toto il COMUNICATO ASATI (Associazione Azionisti Telecom Italia) di oggi sulla situazione dell'azienda in oggetto. 

24 settembre 2013 

L’accordo tra i soci Telco, annunciato in data odierna, l’aumento della partecipazione azionaria di Telefonica, in due fasi, l’allungamento addirittura al 2015 per una eventuale disdetta, fino al raggiungimento di Telefonica all’intera quota azionaria di Telco, sono solo manovre diversive di attesa, che oltre a provocare dei fuochi di artificio nel breve presto saranno deleterie per il futuro assetto di TI. Se il 3 ottobre al cda non sarà proposto un aumento di capitale di almeno 3 mld di euro, il declassamento annunciato dalle agenzie di rating sarà impietoso, con indubbi riflessi negativi sull’andamento del titolo. Infatti, la manovra su Telco è, come nel passato, una manovra che avviene sulla scatola alta di controllo, e non altera assolutamente i parametri economico-finanziari della Società. Tra l’altro, il rischio di una nazionalizzazione di TI Argentina e’ potenzialmente vicina, all’eventuale passaggio di tutte le azioni dei soci italiani e il venir meno di Telco. Telefonica esercitando la funzione di direzione e controllo su TI dovrebbe, pertanto, consolidare il debito, creando un gigante di argilla con oltre 90 mld di debiti, e sarà costretta, in base alla normativa antitrust, a cedere - con uno spezzatino - l’attività di Tim Brasil, dando così avvio ad una via crucis per una azienda strategica per il nostro sistema Paese, e tutto ciò con un Governo e Parlamento completamente silente e disinteressato sulla vicenda del futuro di Telecom Italia. Basti pensare che il Parlamento non ha ancora nominato i componenti della Commissione parlamentare di controllo sull'attività della Cassa Depositi e Prestiti (a differenza, invece, della Commissione di Vigilanza sulla Rai prontamente nominata, appena insediatesi le nuove Camere) e non ha ancora adottato il Decreto che dovrà stabilire quali asset, ritenuti strategici nel settore delle comunicazioni, dovranno essere sottoposti alla golden share. L’assenza di questa Commissione, cui spetta il controllo anche sulla gestione della CDP, rende ancora più sconcertanti le dichiarazioni del Presidente di CDP, Franco Bassanini, che in un convegno svoltosi ieri, a fronte della domanda “perché CDP non entra direttamente sul capitale di TI”, come peraltro auspicato e ribadito in più occasioni da Asati , ha replicato testualmente “la mia risposta è il silenzio”. 
Ciò potrebbe comportare conseguenze negative su TI, sui suoi 50.000 dipendenti (e sulle altre decine di migliaia di occupati nell’indotto), sui suoi 600.000 azionisti risparmiatori e, soprattutto, sulla tanto auspicata ripresa economica del Paese, tra l’altro con una conseguenza negativa sugli investimenti che riceveranno una brusca frenata. Al vice ministro Catricalà è stata fatta la stessa domanda ma nessuno sa spiegare perche’ cdp non può entrare nel capitale di TI, mentre e’ intervenuta su una catena di supermercati, su Snam, su Eni, su Ansaldo, su Finmeccanica, A fronte di questo assordante silenzio della politica e, in particolare, delle istituzioni preposte al finanziamento di progetti strategici del Paese, quale il raggiungimento degli obiettivi infrastrutturali posti dall’Agenda Digitale europea, in Europa i Governi hanno avuto comportamenti ben diversi, basti pensare alla Francia dove, nel 2003, su France Telecom (oberata da ben 68 mld di debito) fu disposto un aumento di capitale di 15 mld, di cui ben 9 mld sottoscritti direttamente dallo Stato. E quella politica lungimirante ha dato frutti tangibili sul valore delle partecipazioni pubbliche: oggi lo Stato detiene il 27% di FT, di cui il 13.5% tramite il Fondo strategico e il 13.4% tramite l’Agence de Participations de l’Etat. In Italia, invece, la politica sembra abbandonare al suo destino l’operatore storico, in attesa del predatore di turno che oggi, finalmente, ha svelato le sue carte acquisendo, a prezzi di saldo, il controllo della 4^ azienda del Paese. Una valida possibilità ancora valida ,se il Governo si degna di una giusta attenzione, considerando che i tempi per la realizzazione di una eventuale società della rete sono lunghi, e’ quella di creare una sottoscrizione di obbligazioni TI per 3 mld, da parte di cdp, che si convertiranno successivamente in equivalenti azioni della società della rete.

 Per Asati
 Il Presidente Ing. Franco Lombardi
 Roma 24 settembre 2013

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