Nella
piana di Ninive, nei pressi dell’odierna città di Mossul in Iraq, sono presenti
i resti archeologici della prima civiltà stanziale che l'umanità abbia
conosciuto. La ricca storia dell’area ha visto un susseguirsi di popoli che
hanno lasciato traccia della loro civiltà: da reperti preistorici risalenti al
VI millenno a.C., a quelli di epoca Uruk per non tralasciare i lasciti dei
regni Assiri. Resti archeologici importantissimi per la storia dell'umanità
intera che ha vissuto epoche di grande livello culturale nella fertile area a
nord della Mesopotamia e al cui recupero e riscoperta ha contribuito, tra gli
altri e ripetutamente, anche una missione archeologica italiana di un team di ricercatori dell'Università di Udine. Oltre
al drammatico bilancio di vite umane, i violenti scontri in Iraq degli ultimi
decenni hanno danneggiato pesantemente il patrimonio culturale, uno dei più
preziosi e antichi del mondo. Oggi il cosiddetto Stato Islamico ha colpito con
violenza moltissime testimonianze della ricca presenza multiculturale
preislamica di quel Paese e risulta, da numerose fonti crescenti, che gli scavi
di materiale archeologico in qualche misura autorizzati dal nuovo Governo, sono
al centro di un traffico crescente di manufatti e ritrovamenti antichi che,
venduti su mercati internazionali, da un lato, costituiscono una delle
principali fonti di finanziamento di chi sta oggi perpetrando violenze inaudite
su civili di ogni fede e nazione, e, dall'altro, contribuiscono a disperdere in
modo irrecuperabile un patrimonio culturale inestimabile dell'umanità.
Vere e proprie archeomafie su scala internazionale che si stanno sviluppando a danno della collettività
e di questo immenso patrimonio storico. Nel campo dell’archeologia e in
particolare del recupero di reperti archeologici oggetto di tale traffico
illegale, l'Italia ha
competenze uniche riconosciute e che potrebbero essere il contributo peculiare
del nostro Paese tanto alla lotta al terrorismo quanto alla difesa di quel
patrimonio dell'umanità che ha lasciato il passato e che è fondamentale per il
futuro. Senza memoria non c’è futuro, togliere le radici a un popolo è
estirparlo dalla terra perché senza radici non può continuare a progredire e
senza un patrimonio culturale non potrà amare la propria storia e quindi
proteggerla.
Un'interrogazione parlamentare dell'on. Roberto Rampi (PD) punta a fare chiarezza sulla vicenda e chiede che il Governo si occupi di fare modo che l'Italia sia parte attiva in una task force internazionale che prevenga tali fenomeni di contrabbando e commercio illegale.
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