Riporto la prima parte dell'intervista dell'on. Rampi a Radio Radicale sul tema della liberalizzazione della cannabis. Un dibattito aperto sempre più libero e trasversale su un tema che dovrebbe smettere di essere un tabù per poter essere affrontato appieno.
Lanfranco Palazzolo: Lei onorevole Rampi ha aderito all’intergruppo di Benedetto Della Vedova per la liberalizzazione della cannabis. Per quale
ragione e perché ritiene che i tempi siano maturi per portare con maggiore
convinzione questa battaglia in Parlamento dopo la relazione della direzione nazionale antimafia?
Roberto Rampi: Intanto perché sono da sempre un
convinto antiproibizionista e questo è anche uno dei motivi della mia adesione al Partito Radicale Transnazionale. Sono convinto che il proibizionismo non
funzioni, e sono convinto - come scrive anche Della Vedova nell’appello - che oggi
di fatto ci sia già la droga libera in Italia, il problema è che questa droga è illegalmente libera e quindi non c’è niente di peggio che poter
trovare la droga ovunque alimentando però così il mercato della criminalità e
tra l’altro non lavorando sulla consapevolezza dei consumatori. Un
aspetto positivo di una legalizzazione che si sottovaluta sempre è che nella
legalità si può lavorare alla consapevolezza e quindi anche alla comprensione
di quali sono i rischi, i pericoli e i limiti rispetto al consumo anche delle
droghe cosiddette leggere – che poi insomma è anche una definizione un po’
particolare – parliamo giustamente di cannabis e di derivati dall’hashish etc.
Lanfranco Palazzolo: Lei ritiene che il dibattito che si è svolto nelle singole Regioni sull’uso
terapeutico della cannabis possa in qualche modo aver sdoganato più ampiamente
il dibattito?
Roberto Rampi: Sicuramente culturalmente c’è maggior
predisposizione rispetto all’uso terapeutico, io tra l’altro su questo ho fatto
anche un’interrogazione al Governo. Io penso che il tema sia più
generale, tra l’altro credo che riguardi in particolare le persone più giovani.
Ho sempre sostenuto questo e ne sono profondamente convinto proprio dal punto
di vista culturale: se si torna a parlare di droghe, se si elimina il tabù del
parlare di droghe e allora anche in una famiglia si riuscirà a capire quali sono
i fenomeni che accadono e si potrà aiutare i nostri ragazzi in un momento di
passaggio dove il tabù esercita anche una grande funzione attrattiva. Ecco la
normalizzazione del tabù può anche fare in modo che le cose funzionino meglio.
Lo dico
sinceramente: io sono convinto che siamo avanti ma sono un po’ meno ottimista
di alcune cose che ho letto, nel senso che le prime adesioni sono significative
se pensiamo al passato, però i numeri sono ancora molto bassi ecco.
Lanfranco Palazzolo: Ritiene che questa battaglia debba partire proprio dall’interno del Partito Democratico o pensa che si trasformerà nella solita bolla di sapone?
Roberto Rampi: Sono una persona paziente. Sono
convinto che ci siano delle novità significative e che in questi mesi si siano
fatti dei passi avanti – la riunione di lunedì sui diritti civili, poi vedremo
l’esito – però dentro al Partito Democratico si sta finalmente discutendo
apertamente di temi che solo qualche anno fa sembrava impossibile che nel PD si
potessero discutere. E quindi penso che su tematiche come l’eutanasia o come la
legalizzazione delle droghe leggere forse i tempi iniziano ad essere maturi
almeno per un dibattito franco e concreto che metta in discussione tutti. So che i
colleghi e le colleghe della Commissione Politiche Sociali su questo hanno
fatto un bel lavoro e c’è una convinzione molto ampia.
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