giovedì 9 aprile 2015

Che cosa mi piace della politica?

Sicuramente scrivo qualcosa in controtendenza, visto che l'antipolitica va di moda. Ma credo sia invece fondamentale proprio perché l'antipolitica va di moda riuscire a ragionare sulle motivazioni e provare invece a credere nella speranza. E' facile dare spazio alla rabbia in tempo di crisi. Facile pensare sempre che gli altri siano i disonesti, e far leva sulle debolezze. Che è quello che sta facendo una certa parte - anche troppo ampia - della politica italiana e non solo. Una specie di ritorno al primitivo, una rinuncia al ragionamento perché troppo complesso, e una maggioranza che segue la via facile proposta da chi sembra avere tutte le risposte: l'immigrato cattivo, il lavoratore onesto, il pensionato ingiustamente povero, l'imprenditore evasore, e il cittadino per bene che se si sente descritto come tale si sente rappresentato. Ma quale cittadino per bene, quello che ha diritto a tutto anche a non ragionare prima di scegliere semplicemente ... perché è nato italiano?
Ma quale politico può definirsi un buon amministratore e rappresentante del popolo se pensa di avere la verità in tasca? 
Premesso che io sento di avere un'identità più europea che italiana, ma non ci sto. Non credo che "rappresentare" la rabbia sia una risposta convincente, non credo che possa portare a qualcosa di costruttivo né per il nostro Paese né più in generale per l'evoluzione della nostra civiltà europea.
La concretezza della speranza, questo è quello che deve saper portare avanti la politica. La buona politica. La concretezza delle scelte quotidiane, delle piccole battaglie su apparentemente piccoli temi che però per alcuni sono grandi temi. I risultati ottenuti con il lavoro costante, con il dialogo con i sindacati, con i lavoratori, uno ad uno. La scelta di provare a capire sempre l'altro, e prima ancora la scelta di ascoltare l'altro per poterlo capire. Qualcosa da cui un buon politico non può prescindere mai, questa è la politica che mi piace. La fiducia reciproca che fa sì che solo insieme si possa sempre trovare una strada da percorrere, non necessariamente un nemico da sconfiggere. Purtroppo l'umore che va per la maggiore di questi tempi non prevede strade da percorrere ma presunti nemici da sconfiggere perché diversi, e questo mi preoccupa assai.

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