giovedì 16 aprile 2015

#menogiornalimenoliberi una campagna per un'informazione plurale

Una campagna per la libertà di informazione e il pluralismo delle idee #menogiornalimenoliberi.
Un messaggio chiaro: l'informazione non è un prodotto qualsiasi e non può essere in balia del mercato. Una petizione su Change (qui) che ha raccolto già più di 4000 firme e il sostegno di giornalisti e scrittori che ci hanno messo la faccia, sostenendo con convinzione che la costruzione della democrazia passi anche attraverso la vera possibilità di esprimersi, per tutti, anche per le voci fuori dal coro.
Ecco la richiesta a difesa dei giornali e delle riviste no profit: 
"Circa 200 testate di giornali, gestite da cooperative e associazioni, tutte no profit, rischiano oggi, se non interverranno il Governo e il Parlamento con misure urgenti e adeguate, la definitiva chiusura.
Una chiusura che sarebbe di straordinaria gravità per un Paese democratico.
  • Senza questi giornali l'informazione italiana sarebbe in mano a pochi grandi gruppi editoriali e in molte Regioni e Comuni rimarrebbe un unico soggetto, monopolista di fatto, dell'informazione locale e regionale;
  • Senza questi giornali, impegnati da sempre a narrare e confrontare con voce indipendente esperienze, testimonianze, inchieste connesse a specifiche aree di aggregazione sociale e culturale e ad affrontare con coraggio tematiche di particolare rilevanza a livello nazionale, l'informazione italiana perderebbe una parte indispensabile delle proprie esperienze plurali.
Le conseguenze sociali ed economiche di queste chiusure?
  • Perdita di più di 200 voci libere dell’informazione, in tutta Italia;
  • perdita di 3.000 posti di lavoro tra giornalisti e poligrafici, con una forte ricaduta negativa per l’indotto (tipografi, giornalai, distributori, trasportatori) e per  le economie locali nel loro complesso;
  • 300 milioni in meno di copie di giornali distribuite ogni anno in Italia;
  • 500 mila pagine di informazione in meno ogni anno;
  • milioni di articoli, post, blog... in meno, ogni anno.
Inoltre, per lo Stato:
  • aumento dei costi per gli ammortizzatori sociali per i lavoratori dipendenti;
  • minori entrate fiscali. 
Si può dimostrare che, in caso di chiusura di tante testate, i costi per lo Stato sarebbero largamente superiori  al valore delle somme necessarie per adeguare il Fondo per il contributo diretto all’Editoria al fabbisogno effettivo, individuabile per il 2015 in circa 90 milioni di euro.
La Carta fondamentale dei Diritti dell’Unione Europea impegna ogni Paese a promuovere e garantire la libertà di espressione e di informazione:
Lo Stato Italiano risulta oggi, però, agli ultimi posti in Europa per l’investimento pro capite a sostegno del pluralismo dell’informazione. L’investimento attuale è, infatti, pari ad una percentuale irrisoria  del Bilancio dello Stato."

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