sabato 14 novembre 2015

Pensare, amare, agire


Venere e Marte - Sandro Botticelli - 1483


Ci vogliono ignoranti? leggiamo un libro in più.
Ci vogliono guerrafondai? studiamo la guerra, le guerre che sono state, leggiamo le parole usate per descrivere quei nemici a distanza di qualche decennio o anche di un centinaio di anni, e riflettiamo su come venivano descritti quei nemici, quelle azioni.
Ci vogliono nazionalisti? Guardiamo ai nostri monumenti ai caduti, che celebrano come eroi soldati mandati al macello da uomini di potere senza scrupoli in nome di una nazione che non era affatto unita al suo interno e non lo è ancora.
Ci vogliono razzisti? stringiamo la mano a ogni persona di ogni colore con lo sguardo di un bambino.
Ci vogliono certi che il nemico sia quello definito dai media e dai fabbricatori di armi? Coltiviamo il dubbio in ogni dialogo, in ogni incontro, in ogni conflitto, in ogni litigio, nel modo di approcciare a ogni punto di vista diverso dal nostro.
Ci vogliono tutti francesi? Proviamo a essere tutti Europei, e cittadini del mondo.
Vogliono che proteggiamo l'Italia dalla cultura araba? Pensiamo alle nostre crociate, alle donne emarginate a bordo Paese e mandate al rogo perché considerate streghe nel non lontano medioevo, e ancor più recentemente alla mafia che tanti italiani hanno esportato negli Stati Uniti ma non solo. Pensiamo se ogni volta che uno di noi va all'estero ci fa piacere essere associati a un mafioso, o alle donne di Silvio. Pensiamo se ogni volta che un tedesco esce dall'Europa, gli fa piacere che gli sia rinfacciata la Shoah. E riflettiamo su quanti di questi profughi che arrivano sulle nostre coste stanno scappando proprio da quegli stessi terroristi che hanno colpito così tante volte anche nei loro Paesi, e spesso non ce ne siamo occupati perché li sentivamo così lontani. 
Vogliono che proteggiamo i nostri confini? Guardiamo quali sono i veri confini, sono lì nella nostra mente. Guardiamo a come sono stati tracciati spesso questi fantomatici confini, linee nette su una carta geografica negli stati nordafricani al tempo della colonizzazione, linee nette dove qualcuno pensava che essendoci il deserto non ci fosse nulla perché l'essere nomade è un modo di essere che non è considerato nella nostra "civiltà".
Proviamo a guardare al Mediterraneo come il luogo dove troviamo le radici della nostra cultura, il Mediterraneo come lo vedevano gli antichi: non un confine ma un passaggio, un mare caldo e navigabile attraverso cui portare merci, conoscenze, amori.
L'idea dell'alfabeto è stata dei fenici, i nostri numeri sono arabi, ogni cosa che mangiamo è probabilmente non del tutto italiana, la ricchezza del nostro cibo è mediterranea, le nostre vacanze e le nostre danze sono incontro e contaminazione con il diverso, una contaminazione bellissima attraverso cui possiamo essere quelli che siamo: appassionati di cultura, amanti del buon cibo, viaggiatori. 
Ogni matita, ogni penna, ogni parola stampata o scritta o disegnata è un'idea, una voce, un punto di vista. Costruiamo una biblioteca, insegniamo a leggere a un analfabeta da qualche parte nel mondo con qualche mezzo. Regaliamo un libro in più, lasciamo per strada o su un treno un libro che abbiamo già letto. E sperimentando ogni diversità senza paura, disarmiamoci.
Disarmiamo le nostre intenzioni bellicose, dopo le lacrime facciamo un bel respiro e guardiamo ai "nostri" morti europei con il dolore e il rispetto con cui guardiamo ad un amico morto, ma con la consapevolezza che una vita vale uguale sia essa quella di un civile morto in Syria o di un bimbo morto di fame in India o di una donna morta di parto in un villaggio africano nell'oblio della stampa e dei mezzi di comunicazione di massa.
Con un pensiero fisso che ho in mente: perché l'amore vinca sulla guerra, bisogna amare davvero. Se noi per primi proviamo odio, ribrezzo, disgusto, paura, non possiamo chiedere che qualcosa sconfigga la guerra perché quel qualcosa non ce l'abbiamo dentro neppure noi.

"O è il male ciò di cui abbiamo paura
o il male è che abbiamo paura"
Sant'Agostino

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