lunedì 31 ottobre 2016

29 ottobre a Roma #sinistraperilsì

Il futuro e la speranza: due elementi intrecciati come i palloncini che insieme vanno a formare la bandiera italiana e che sabato riempivano di colore la bellissima giornata tersa su Piazza del Popolo.
Non c'è futuro senza speranza, e non si può sperare se non c'è futuro.
Riuscire a vedere il nostro Paese più bello, più europeo, più moderno, un'Italia più efficiente, al passo con i tempi, proiettata in Europa, e dire sì al cambiamento: è qualcosa che possiamo fare tutti noi il 4 dicembre al referendum costituzionale. 






sabato 15 ottobre 2016

La battaglia per la parità di genere va portata avanti anche sui social

Sempre convinta che le battaglie femministe vadano portate avanti nei comportamenti quotidiani ma soprattutto nel sistema educativo, perché il garantire pari opportunità passa attraverso la consapevolezza che uomini e donne sono uguali nei diritti e nei doveri ma soprattutto che possono legittimamente osservare il mondo con stupore e voglia di conoscenza, ambizione, predisposizione a cambiare se stessi e le situazioni che ci circondano, voglia di vivere, indipendenza, senza fermarsi ai luoghi comuni e a un percorso obbligato, già scritto. Va detto che in un'epoca come la nostra in cui la comunicazione e i social contribuiscono in modo significativo a determinare la percezione della realtà, il racconto di cosa è giusto e cosa è sbagliato e la formazione di giudizi e opinioni sui comportamenti altrui, è anche importante saper rispondere a tono alle cazzate per evitare il diffondersi nuovamente di vecchi stereotipi e di stili di vita da superare. Il commento memorabile sotto a questo post ha quindi tutta la mia stima. C'è speranza oltre i ruoli. C'è un mondo che aspetta che le donne studino e si sentano libere di essere quello che vogliono essere oltre le distinzioni imposte dall'antica cultura patriarcale, e c'è la consapevolezza che la parità è effettiva. Forse la strada è ancora lunga, certo, ma è una strada che si può fare tutti insieme uomini e donne con tutti gli strumenti a disposizione.


giovedì 6 ottobre 2016

Dalla personalizzazione alla demonizzazione il passo è pericoloso

Credo sia positivo che ciascuno di noi esprima la propria opinione più o meno argomentata sul referendum, che sia per il sì o per il no. La Costituzione è di tutti, il diritto d'opinione pure, per cui dalla casalinga alla velina al calciatore alla cantante è positivo che la battaglia referendaria sia stata "personalizzata" da tanti italiani. 
Ma con i dovuti distinguo: arrivare ad insultare comici, attrici, calciatori o cantanti nella loro professionalità per come la pensano sul referendum delegittimando la loro posizione non è serio, né democratico. La mia opinione sul referendum non è influenzata né influenzabile da quella di Benigni, della Mannoia, della Parietti o della Ferilli, ma neanche da quella di Buffon né di chicchessia. Un bravo attore, calciatore, cantante etc. rimangono persone di valore - se lo erano nella soggettività dell'opinione di ciascuno di noi ovviamente - indipendentemente dalle loro idee sul tema del momento. 
Affiancare l'immagine, il volto, la caricatura di un personaggio di spettacolo o sportivo a un tema politico fa semplicemente perdere tempo ma fa anche del male al nostro sistema comunicativo. Seriamente, cambiamo registro?

mercoledì 5 ottobre 2016

Una democrazia è più solida se i cittadini possono disporre di un'informazione di qualità.

La legge sull'editoria approvata ieri alla Camera, dopo 376 giorni dalla sua prima presentazione, interviene in modo concreto su un sistema in rapido cambiamento, istituendo un fondo per l’innovazione dell’informazione. Si va dal sostegno alla stampa locale, alle cooperative e agli enti no profit, ai fondi per il passaggio al digitale, dagli aiuti alle start up che presentano progetti d’avanguardia, agli interventi per la crisi delle edicole permettendo loro di diversificare i prodotti in vendita. Si vanno a favorire i giovani con particolare attenzione all’informazione multimediale e digitale. 


Si tratta pertanto di un testo completo, che va ad occuparsi di tutta la filiera dell'informazione. Grazie a questa legge, non saranno spente tante piccole voci che garantiscono nei territori la possibilità di informarsi e sarà favorita l'apertura di nuove iniziative editoriali, in particolare per i giovani sotto i 35 anni. Inoltre, il provvedimento interviene sulla qualità del lavoro del giornalista e sulla sua tutela professionale: è un passaggio storico per il mondo dell'informazione e dell'editoria, che da tempo attendeva una regolamentazione seria per un settore fondamentale per la nostra democrazia.
Soddisfatto l'on. Roberto Rampi, che come relatore del provvedimento in Commissione Cultura e in aula ha avuto modo in quest'ultimo anno di andare a visitare diverse redazioni di giornali, soprattutto di piccoli giornali locali, di frequentare e conoscere tanti del mondo della distribuzione, dei famosi edicolanti tante volte in passato dimenticati dalla politica, dei distributori che si svegliano al mattino, all'alba, per fare in modo che ci siano i giornali affinché anche chi si sveglia prima di tutti li trovi già in edicola. Ecco questo è un mondo poco conosciuto e su cui credo sia stato molto positivo concentrarsi.
E’ una legge molto attesa da giornalisti e editori e che riconosce l’importanza delle televisioni locali e la qualità del servizio pubblico. Grazie ad essa si potrà riorganizzare l’ordine professionale dei giornalisti, mentre vengono finalmente fissati i limiti precisi per i compensi di amministratori  e personale della Rai: il tetto agli stipendi è stato fissato a 240mila euro annui.
"Lo considero un primo passo importante - afferma Rampi - per rilanciare un settore in continua evoluzione di sistemi e linguaggi e garantire un reale pluralismo dell'informazione, tema fondante per la democrazia; se non c’è informazione e se non c’è pluralismo dell'informazione, non c’è democrazia, perché per una reale democrazia non basta votare: bisogna votare in maniera informata e consapevole. Il pluralismo è qualche cosa che si ottiene certo con un'attività del libero mercato, ma anche con un intervento pubblico dello Stato laddove il mercato non riesce a garantire questo obiettivo, e finalmente siamo riusciti a consegnare questo risultato al Paese; valuteremo gli effetti, e avremo modo, se necessario, di intervenire successivamente." 

lunedì 3 ottobre 2016

Ecco quel che avverrà se la riforma verrà bocciata

1) Poiché le province rimarranno in Costituzione, prima o poi dovremo tornare a rieleggere 110 amministrazioni provinciali. 2) I senatori rimarranno in numero di 315 come è sempre stato, con la loro indennità così com'è ora. 3) Gli infiniti rinvii delle leggi tra Camera e Senato continueranno: per approvare ogni singola legge ordinaria ci vorranno anni come è stato finora, e questo non è adatto ai tempi di vita delle persone: non è adatto ai tempi di vita di ciascuno di voi e ve ne accorgete principalmente quando la legge che state attendendo riguarda la vostra realtà locale, i vostri diritti civili, il vostro ambito lavorativo, le vostre abitudini in fatto di spostamenti etc. 4) I referendum propositivi e di indirizzo non saranno introdotti nella Costituzione, ma continueremo ad avere solo referendum abrogativi: lo dico in particolare a voi, che ogni volta che c'è un referendum abrogativo protestate che è troppo complicato, troppo tardi, troppo poco fruibile, che volevate essere consultati prima. 5) Le indennità dei consiglieri regionali potranno superare quelle dei sindaci del capoluogo: lo dico a voi che vi arrabbiate se i rappresentanti che avete eletto hanno un salario che ritenete eccessivo e volevate abbassarlo. 6) I trasferimenti monetari ai gruppi regionali non verranno aboliti: lo dico a voi che non vi fidate dei vostri rappresentanti perché ci ripetete ogni giorno che quei soldi non vengono utilizzati per iniziative politiche ma per affari personali. 7) Il vincolo della trasparenza per le Pubbliche Amministrazioni non verrà introdotto in Costituzione, quindi non esisterà alcun obbligo di trasparenza da parte loro nei nostri confronti. 8) Le leggi di iniziativa popolare non verranno discusse e finiranno in un cassetto: lo dico a tutti coloro che stanno raccogliendo firme per un legge di iniziativa popolare, con entusiasmo, coinvolgendo cittadini e lavoratori; in primis alla CGIL e al suo un milione e 150 mila firme raccolte per la nuova Carta dei Diritti Universali del Lavoro: non fatele finire al macero, fate in modo che la vostra proposta sia discussa in Parlamento entro 6 mesi. 9) Il CNEL non verrà abolito, continueremo a pagarlo: al momento ci costa circa 20 milioni di € all'anno, in 60 anni ha prodotto 14 proposte di legge nessuna delle quali è stata approvata. 10) I conflitti tra Stato e Regioni sulla legislazione concorrente (che non verrà abolita) continueranno e il contenzioso davanti alla Consulta aumenterà in modo esponenziale: questo rallenta i tempi di risposta per i cittadini e le imprese. 11) La nostra credibilità internazionale che si stava riaffermando con Renzi subirà un crollo con tutte le conseguenze economiche e sociali che ne conseguiranno, lo dico a voi cittadini europei, esterofili che vorreste copiare a turno la Germania, l'Islanda o l'Australia e volete espatriare a tutti i costi e presentandovi come italiani all'estero non volete che vi ridano dietro.
Basta un sì per cambiare l'Italia, il tuo sì al Referendum Costituzionale il 4 dicembre: basta un sì non perché sia semplice cambiare, ma perché il lavoro di costruzione del disegno di legge, di mediazione e di ricerca dell'equilibrio è già stato fatto dai nostri rappresentati in 6 passaggi tra Camera e Senato, in più di 5200 votazioni, 121 emendamenti approvati e un numero di ore di discussione superiore a quello della Costituente del 1946: un lavoro che ha portato ad un testo condiviso - anche al Senato - dal 57% dei parlamentari, un testo per il quale il Senato sarà abolito nella sua forma e nelle sue funzioni attuali con il consenso degli stessi senatori che hanno scelto per il bene del Paese di farsi da parte e lasciare il posto ad un'Italia più efficiente, moderna, al passo con i tempi. Il lavoro è già stato fatto, con una visione del futuro che proietta l'Italia in Europa e che vuole i cittadini protagonisti e partecipi della vita politica del Paese, ora serve il tuo sì.

sabato 1 ottobre 2016

#SioNo confronto tra il passato e il futuro

Il dibattito Renzi-Zagrebelsky è stato un confronto impari. Il premier preparato, chiaro, preciso ma fruibile dal pubblico, argomenta nel merito, conosce la materia, guarda al futuro con realismo e con la pragmaticità di chi ha fatto l'amministratore locale e affronta giorno dopo giorno i problemi del Paese attivamente e cercando di risolverli. Competente e serio, ha una pazienza infinita nell'ascolto come si fa con gli anziani. Zagrebelsky si fa fatica a seguirlo, ma ci ha ricordato in che mani è stato il Paese in questi anni: confuso, lento e farraginoso, si perde in cavilli, non ricorda neppure cosa ha votato lui a referendum precedenti, parla come se fosse ad un convegno di giuristi o a una lezione universitaria (soporifera) e non si rivolge al pubblico, è impreciso, inesatto, manca di sintesi.
Per un attimo persino il sospetto che Mentana stia perdendo voglia di fare maratone:

Renzi: credo che ora dopo un'ora e mezza possa concordare con me ...
Mentana: veramente sono due ore ... 

"Al passato diciamo grazie, al futuro diciamo sì" è ben rappresentato dalle due personalità a confronto: un dialogo possibile nell'oggi e solo nell'oggi che unisce una visione del mondo dal passato a una dal futuro, lontani e distanti. Guardiamo avanti, con energia e ottimismo al futuro, che non significa per questo rinnegare la memoria ma pensare alla Costituzione non come qualcosa di intoccabile ma come qualcosa di modificabile, in divenire, che ci proietti in Europa e sia la base per un lavoro politico serio ma anche rapido e che risponda ai bisogni dei cittadini nei tempi dell'oggi cioè non approvando leggi dopo 2 o 3 anni di lavoro ma nel rispetto dei tempi reali e realistici di vita delle persone.