I parchi e l'ambiente non più come elemento residuale ma come chiave di sviluppo e rilancio dell'economia su basi nuove: con questo disegno di legge si vuole andare a semplificare la gestione dei parchi e garantirne una maggiore operatività organizzativa.
Tra le modifiche introdotte nel corso dell'esame in Commissione alla Camera, l'istituzione di un Piano nazionale triennale di sistema: uno strumento di programmazione che a partire dal 2018 per 3 anni porterà 30 milioni di € di finanziamenti al settore.
Viene modificata la norma sulla scelta del direttore del parco: dovrà essere un amministratore preparato e dotato di qualità professionali ben definite, scelto da Regioni e Province coinvolte sulla base di tre nomi proposti dal Ministero dell'Ambiente.
Si introduce nella normativa vigente una maggiore serietà nella scelta del consiglio direttivo, che sarà costituito da una rappresentanza ministero ambiente, associazioni più rilevanti nel campo dell'agricoltura e della pesca. Proprio negli emendamenti introdotti alla Camera si è riconfermato il numero di 8 componenti per il consiglio direttivo, mentre nella versione della legge uscita dal Senato era previsto un numero variabile.
La tutela ambientale del territorio è imprescindibile, ma favorire lo sviluppo armonico dell'indotto è comunque importante, per questo si è trovato un punto di mediazione tra la tutela dell'ambiente e la possibilità di sviluppo delle attività antropiche legate alla natura, per meglio valorizzare la biodiversità ma anche l'agricoltura e si dà nuovo spazio alla promozione della green economy, un settore che può portare a nuovi occupati.
Vengono inoltre attribuite all'ISPRA le funzioni di supporto tecnico-scientifico, nonché di monitoraggio e controllo ambientali e di ricerca, in materia di aree naturali protette, biodiversità e protezione dell'ambiente marino e costiero.
La riforma della legge che aveva istituito le aree protette (394/1991) era necessaria non solo per correggere quei difetti strutturali che si sono evidenziati nel corso degli anni nella concretezza dell'applicazione quotidiana di tali norme, ma anche per adeguarsi alle normative europee. Si chiede inoltre al Ministero dell'Ambiente di individuare, d'intesa con l'Europa, le modalità per portare avanti al meglio il progetto APE (Appennino Parco d'Europa).
Grazie a questa nuova normativa, assistiamo ad una nuova impostazione nella gestione dei parchi basata sul dialogo nel territorio con gli enti locali: un'interazione costante tra le parti per superare la diffidenza e le conflittualità tra comuni ed enti-parco, l'interpretazione concreta della necessità di creare un circolo virtuoso positivo in cui tutti gli attori coinvolti siano protagonisti di un nuovo modo di considerare le diverse aree protette: in una prospettiva unitaria e di insieme, con l'intento di far emergere le energie migliori del settore.
Nelle Aree Marine Protette saranno precluse nuove estrazioni - con estensione del divieto alle "aree contigue" al parco, è ed previsto un incentivo a realizzare i piani paesistici che dal 1985 in poi poche Regioni sono riuscite ad attuare.
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