Il terribile duplice stupro di gruppo di Rimini avvenuto pochi giorni fa ha suscitato in alcune persone come triste risultato - invece che una denuncia dura e ferma di crimini di questo tipo nei confronti delle donne - una gara selvaggia su chi le sparava più grosse.
In particolare sono saliti alla ribalta due commenti odiosi nei contenuti e nei modi in cui sono stati ampiamente divulgati: uno del segretario cittadino di San Giovanni Rotondo di Noi con Salvini con un post pubblico su FB, l’altro di un mediatore culturale sotto un articolo di un noto giornale.
Nel primo post, un tal Saverio Siorini, scriviamo il nome a chiare lettere perché non vogliamo essere politically correct in questo caso, si chiedeva come e quando la presidente Boldrini e le donne del PD verranno stuprate anche loro. Come punizione divina, sembrerebbe.
Il povero uomo, perché di povero uomo si tratta, ha poi persino cercato di giustificare il suo post ‘ironico’ dicendosi arrabbiato con la Boldrini e le femministe (quindi donne del PD) che non avevano detto nulla sullo stupro di Rimini.
Era offeso il poveraccio.
Secondo post: in questo caso il felice autore è Abid Jee, che ‘lavorava’ per una cooperativa come mediatore culturale.
Una figura che normalmente dovrebbe avere una sensibilità ed una cultura di alto livello.
Invece scrive cosi: “Lo stupro è peggio all’inizio, poi la donna si calma e diventa un rapporto normale” … Un rapporto normale? Una violenza sessuale un rapporto normale?
Da leggere con orrore anche i commenti che sono stati scritti sotto la bacheca del grande uomo conoscitore del piacere femminile … una fiorire di minacce di stupro, una serie di violenze ai danni delle povere sorelle, madri figlie del malcapitato. Capito? Stupro chiama stupro ...
Perché scriviamo tutto questo? Perché abbiamo deciso di denunciare, come donne del Partito Democratico di Monza e Brianza, ma soprattutto come donne, questo continuo stillicidio di violenza verbale contro il genere femminile spesso presente sui social, sui giornali, sulla carta stampata.
Una violenza che purtroppo troppo spesso ormai si trasforma in violenza reale. Questo sdoganamento della violenza, questo ‘liberi tutti’ in cui il corpo femminile, la nostra stessa identità femminile viene derisa, messa alla berlina, usata come scoop giornalistico o come momento di celebrità virtuale di qualche ipodotato.
Ricordiamo gli insulti quotidiani alla Presidente della Camera Laura Boldrini, come a tante di noi che subiscono giorno dopo giorno sottili allusioni sessuali, alcune volte vere e proprie minacce o abusi.
Dobbiamo dire BASTA a voce alta, a testa alta. Perché non è possibile stare zitte davanti a un sindaco che indica come ragazzata lo stupro di gruppo di 12 tredicenni ai danni di una loro coetanea, né si può leggere un settimanale che riprende una ministra che mangia il gelato con allusioni sessuali neanche tanto velate, o un altro quotidiano che racconta il bikini o le cosce di una ministra.
Ricordate il deputato pentastellato che accusò le donne del Pd “capaci solo di fare pompini” o ci siamo dimenticate anche quello? Ci siamo abituate a tutto questo?
Ci stiamo abituando a tutto. Alle allusioni sessuali sul lavoro, sul web, in politica?
Ci stiamo abituando a tal punto che oggi uno stupro diventa un rapporto sessuale normale e consenziente dopo qualche minuto di agitazione?
Ci stiamo abituando a dover pubblicamente esecrare uno stupro? Uno stupro capite, come se non fosse già di per sé un crimine. Dobbiamo forse esecrare un omicidio per non farci accusare di negligenza femminista?
Possiamo realmente abituarci a tutto questo?
Noi abbiamo detto di no: e siamo pronte a denunciare chiunque da oggi in poi usi parole, modi ed espressioni che possano in qualche modo offendere la nostra dignità femminile .
Noi diciamo NO.
Unite. Solidali. Femministe. Femminili. Donne.
Le donne del Pd di Monza e Brianza: Francesca Pontani, Cristina Maranesi, Melina Martello, Vanessa Scalfarotto, Wally Monguzzi, Cleo Chiodaroli , Maria Chiara Villa, Elena Pepe, Maria Tosti, Maria Rita Gozzi, Elisa De Lucia, Mariella Baldussi, Antonia Maderna, Graziella Benzo, Maria Magni.
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