Sabato 11 novembre al Centro
Internazionale Loris Malaguzzi di Reggio Emilia si terrà la terza edizione di
Innòva.
Nella
cornice del Centro Internazionale Loris
Malaguzzi di Reggio Emilia avrà luogo, sabato 11 novembre la terza edizione
di Innòva, l’evento promosso dalla
Fondazione Ora di Reggio Emilia, in collaborazione con il Comune di Reggio
Emilia, la Provincia di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna, Associazione
Studentesca Unilife, Agenzia Nazionale per i Giovani, Impact Hub Reggio Emilia
e PA Social, che tratta il tema dell’innovazione sotto tutti gli aspetti socio
culturali.
Per
quest’iniziativa si è scelto di porre al centro del confronto il tema dell’educazione,
intesa come capacità di attraversare le trasformazioni radicali del nostro
tempo.
Educazione
nella scuola, alla cittadinanza, nello sport, nel lavoro e, appunto,
nell’innovazione.
Il
filo conduttore dell’intera edizione di Innòva, sarà, quindi, una prospettiva
formativa nella direzione
di sviluppare competenze innovative.
Europa,
Cittadinanza Digitale, Comunicare, Cittadinanza, Millenials, Tecnopoli, Lavoro,
Benessere, Smart City, Scuola, Cultura e Turismo, Classe Dirigente.
Saranno
questi i dodici i tavoli tematici che si alterneranno nel corso dell’intera
giornata, divisi, appunto, tra la mattina e il pomeriggio e intervallati dalla
presenza di talk di diversi giovani protagonisti che presenteranno al pubblico
la loro proposta e/o idea innovativa.
Si
confronteranno con i giovani innovatori, diversi esponenti pubblici, accademici
e onorevoli e amministratori appartenenti a diverse correnti politiche.
Hanno confermato, con grande entusiasmo, la
partecipazione ai tavoli tematici di innòva ben nove deputati tra i quali l’Onorevole
Deputata del Partito Democratico Vanna Iori, sempre presente alle iniziative di
Innòva, oltre che Andrea De Maria, responsabile PD formazione, Francesca
Bonomo, Micaela Campana, Ernesto Carbone, Antonella Incerti, Damiano Zoffoli,
Roberto Rampi, Marilena Fabbri.
Saranno
presenti inoltre, il Sottosegretario alla Presidenza della Regione Emilia Romagna
Andrea Rossi e l’assessore regionale dell’Emilia Romagna con delega al
Bilancio, riordino istituzionale, risorse umane e pari opportunità, Emma
Petitti.
La
novità di quest’anno, rispetto alle scorse edizioni, è la totale assenza di
palcoscenico che rappresenta una scelta nettamente voluta. Alessio Pecoraro,
principale promotore di Innòva e co- presidente della Fondazione Ora! fa sapere
che: “abbiamo scelto una location senza barriere, allargando, così l’orizzonte
del confronto”.
L’evento
Innòva è stato presentato, mercoledì 8 novembre nella sala stampa della Cameradei Deputati alla presenza degli onorevoli Vanna Iori, Andrea De Maria, Roberto
Rampi, Marilena Fabbri, oltre al co-presidente della Fondazione Ora Alessio
Pecoraro.
“Spero
che quest’iniziativa sia una bella esperienza per tanti giovani per
confrontarsi. La città di Reggio Emilia, in virtù della sua storia
passata e presente sempre all'insegna dell'innovazione, si è qualificata non
solo per gestire il cambiamento ma anche per generare il nuovo, nel mondo
educativo come in quello tecnologico e produttivo.” Ha dichiarato l’Onorevole
Deputata Iori.
Alessio
Pecoraro ha affermato, inoltre, che: “continuare a lavoro sulla città di Reggio
Emilia non è per niente una scelta banale perché l’amministrazione di Luca
Vecchi sta puntando molto su innovazione e protagonismo giovanile”.
L’intera
iniziativa sarà dedicata alla memoria di una cara amica e protagonista delle
scorse edizioni di innòva Vanda
Giampaoli, venuta a mancare prematuramente nella giornata del 7 novembre.
La
città di Reggio Emilia, sabato 11 novembre, si appresta a diventare, quindi,
capitale italiana dell’innovazione, ospitando, al Centro Internazionale Loris
Malaguzzi di Reggio Emilia un centinaio
di giovani provenienti da diverse parti del nostro paese.
L’ evento
non sarà impostato come una lezione frontale, ma come una vera e propria piazza
nella quale avverrà un momento di scambio di proposte, esperienze e idee.
La piazza,
inoltre, vedrà la presenza di uno speaker’s corner dal quale saranno lanciate,
nel corso dell’iniziativa, ben sei messaggi contenenti proposte o idee
innovative.
Per
partecipare ad innòva, evento completamente gratuito, basta visitare il sito www.innovatalk.it, leggere tutte le
informazioni che sono in costante aggiornamento e registrarsi ai tavoli tematici.
I mesi che ci attendono sono i più difficili di un percorso politico: la ricerca e la formazione del consenso in vista delle prossime elezioni politiche. Il racconto di quanto fatto di positivo dai nostri rappresentanti in questi anni, e il tentativo di renderlo fruibile a tutti, anche ai più critici.
E' giunto quindi il momento di ritrovare e rinforzare il senso del nostro impegno nel Partito Democratico, in un progetto comune che vuole dare al nostro Paese la speranza del futuro e lavorare concretamente per uscire dalla crisi.
Non credo ci sia bisogno in questa fase di linguaggi violenti e di semplificazioni - che peraltro ho sempre ritenuto estranei al linguaggio che è proprio di una democrazia - ma è necessario contribuire a rendere il Partito Democratico il miglior interprete dei bisogni reali dei cittadini, ed è necessario farlo insieme in modo plurale ed unitario, mettendo da parte le divisioni interne e i rancori personali che purtroppo ancora oggi segnano il nostro percorso dentro e fuori dai circoli.
Il nostro segretario Matteo Renzi ha iniziato in questi anni un percorso che forse non è eccessivo definire rivoluzionario, che rimette al centro la bellezza, la cultura e l’Europa. Che porta avanti una Politica che guarda a come vorremmo l’Italia per la prossima generazione e poi operativamente vuole trasformare questo sogno in un progetto concreto: il progetto di un’Italia giusta, meritocratica, che sappia rimettere il bene comune davanti all’individuo includendo tutti, e che contribuisca con la sua funzione pedagogica a superare il trentennio in cui si è investito più sul soddisfacimento di bisogni individuali e sulla cultura dell’apparenza.
Personalmente sono orgogliosa di far parte di un partito che, come l’equipaggio di una nave, cerca una rotta pur sapendo che l’obiettivo è lontano, e si ricompatta nei momenti di tempesta per rimanere a galla e per trovare la posizione giusta delle vele. Sono sicura che insieme possiamo farcela e possiamo essere una squadra vincente, valida, affiatata. Come vorrei l'Italia fra 10 o 20 anni? la vorrei democratica, inclusiva, meritocratica e proiettata al futuro, sempre con la cultura al centro e l'Europa come grande casa comune e sono certa che il Partito Democratico abbia gli strumenti necessari per guidare i cittadini verso una comprensione della complessità della situazione economica in cui siamo ed includerli nei processi decisionali rendendoli parte attiva del cambiamento.
Per questo, oggi come domani, avanti insieme con Matteo Renzi segretario!
Quello che oggi andiamo ad affrontare è un tema veramente importante, lo dimostra anche il numero significativo di disegni di legge che sono abbinati al provvedimento in esame, a dimostrazione che le diverse forze politiche e diversi colleghi parlamentari hanno voluto su questo provare a legiferare in materia. È da un certo numero di legislature che si cerca di arrivare ad una conclusione, che noi vediamo oggi finalmente prossima. Noi crediamo che questo disegno di legge, così come è stato elaborato dal Senato, così come abbiamo avuto modo di contribuire a svilupparlo lavorando con i colleghi del Senato, davvero contenga quello che serve al mondo dello spettacolo. Vorrei veramente che, attraverso le mie parole, da quelle porte potessero entrare in quest'Aula le donne e gli uomini che tutti i giorni lavorano nel settore dello spettacolo.
I viaggiatori della luna, una delle immagini più belle che ho imparato in questo lungo percorso di quasi due anni di confronto con queste persone, quelli che, tutte le settimane, tutti i giorni, tutti i fine settimana, nelle feste di paese, nelle nostre piazze, fanno sorridere una bambina o un bambino. Penso ai commedianti, a quelli che sul palco ci tendono la mano e ci trasportano con una parola in una foresta o in un oceano, senza bisogno nemmeno di un effetto speciale. Penso a tutti quei musicisti che, con la loro arte, accompagnano la nostra vita e, facendoci incrociare una canzone, sono in grado di cambiarci l'umore della giornata. Ai danzatori. Ecco, una democrazia ha bisogno di questo, ha bisogno di loro e ha bisogno di tutti quelli che stanno dietro a loro; ha bisogno dei tecnici delle luci, ha bisogno dei tecnici del suono, dei grafici che raccontano queste storie, di chi organizza le date, di chi le promuove, di chi le vende, dei luoghi dove realizzare lo spettacolo. Perché - e questo è il nodo dell'articolo 1 di questo provvedimento - la Repubblica dovrebbe riconoscere chi lavora in questo settore? Perché noi sappiamo che la democrazia è nata con il teatro, la democrazia vive con la cultura diffusa, la democrazia si sviluppa se ci sono i luoghi dello stare insieme e i luoghi dove si vivono delle emozioni condivise, non solitarie, non solipsistiche, ma condivise, dove nello stesso momento si vive la stessa emozione; questa è la prima base di un'aggregazione, che poi diventa democrazia, in tante forme, si trasforma nel corso del tempio, prende strade differenti. La cultura è il sale di una democrazia.
Per questo il Parlamento italiano, oggi, innanzitutto riconosce - tra l'altro, con un impegno che abbiamo preso, colleghi, in quest'Aula, tanto tempo fa, quando abbiamo votato una mozione e abbiamo provato a ipotizzare di fare finalmente un intervento - a queste persone che svolgono questo lavoro il fatto di essere, al tempo stesso, persone che, lavorando, provano ad ottenere il loro reddito e anche un guadagno. Perché sottolineo questa cosa? Perché per tanto tempo questo è stato un tabù, come se operare nella cultura dovesse essere necessariamente separato dalla dimensione economica, come se le due cose non dovessero mai incrociarsi, come se la cultura fosse un che di angelico che, quando incontra il denaro, perde la sua dimensione spirituale e qualificante. E invece non è così, anzi, la dimensione economica - il mercato dello spettacolo, la possibilità di far tornare i conti, di guadagnarci, di vivere dignitosamente - è una dimensione rilevante e oggi è una strategia di politica economica e di politica di sviluppo di questo Paese. Noi pensiamo, con questo disegno di legge, di sostenere un pezzo dell'economia del Paese e un pezzo delle attività industriali e produttive di questo Paese che sono collegate all'industria dello spettacolo. Però, come dicevo, quest'industria non produce solo economia, la produce ed è importante; non produce solo lavoro, e anche quello è importante. Questa industria produce - guardate, è un termine non mio, ma che in uno dei tanti incontri è emerso - felicità, è l'industria della felicità, cioè produce, appunto, quelle emozioni condivise e prova a creare le condizioni per stare bene, per vivere meglio, per avere degli effetti positivi nella vita delle persone di ogni giorno. Qualcuno ha studiato - io sono convinto di questo - come ci sia anche un elemento collegato alla salute, e in questo tempo in cui siamo diventati così bravi a curare le malattie del corpo, ma in cui emergono sempre con più forza le malattie dell'anima, una delle cure fondamentali delle malattie dell'anima è esattamente la cultura e in particolare lo spettacolo, che produce qualche cosa di unico ogni volta, di unico e irripetibile. Pensate quanto abbiamo bisogno, in questo tempo in cui tutto rimbalza e in cui tutto si ripete, di qualche cosa di unico e di irripetibile: questo è lo spettacolo dal vivo.
Ed è questa la ragione per cui, nell'articolato di legge noi ci organizziamo per dare sostegno a questo settore e, quindi, pensiamo, ad esempio, con le deleghe al Governo, di rivedere tutto l'articolato normativo per la prima volta, perché questo è un settore che subisce il fatto di essere normato in modo indiretto e, quindi, in alcuni campi, di avere la normativa che riguarda il trasporto, come se trasportare i pomodori e trasportare il palco per uno spettacolo fossero la stessa cosa, oppure subisce le normative dell'edilizia, perché montare un palco è considerato nient'altro che un cantiere, ma noi sappiamo che non è così, oppure subisce - e questo è molto importante - il testo unico di pubblica sicurezza, cioè delle normative ancora valide e create durante un regime per evitare che lo spettacolo diventasse il luogo per l'incontro e, quindi, per l'adunanza sediziosa. Guardate, non è un caso che durante un regime, cioè nel momento in cui viene sospesa la democrazia, si sia intervenuti esattamente sullo spettacolo per mettere nel controllo delle forze di pubblica sicurezza la possibilità o meno delle persone di riunirsi e di incontrarsi, perché, è chiaro, questo fa capire che è l'essenza della democrazia. Noi pensiamo che oggi tutto questo vada superato e che questo settore possa avere, come previsto dalle deleghe al Governo, una sua legislazione ordinata, dedicata, che tenga veramente presente qual è la sua realtà; tra l'altro, producendo un aggiornamento di legge che, nella migliore delle ipotesi, riguarda quarant'anni e, nella peggiore, ne riguarda addirittura ottanta, quindi la possibilità di parlare del contemporaneo e di dare a queste persone quella semplificazione normativa, quel sostegno normativo, che permetta di fare il loro lavoro in maniera semplice, senza che lo Stato sia qualche cosa che complica loro la vita, ma, anzi, diventando qualcuno che tende loro una mano; e da qui, tutte le norme di semplificazione previste nel provvedimento. Ma c'è poi - ne citerò solo qualcuna - una delle deleghe che io ritengo particolarmente fondamentali, che è quella che riguarda i lavoratori di questo settore e che dice in maniera molto chiara, delegando al Governo l'attuazione di questo principio, che questi lavoratori hanno una specificità nella loro attività, che sta nella discontinuità del loro lavoro, perché è evidente che, non solo un musicista - noi pensiamo sempre a chi sta sopra il palcoscenico, a chi sta sotto i riflettori, ma io vorrei ricordare anche tutti quelli che stanno dietro -, ma tutti svolgono la loro attività non solo nel momento finale realizzativo, quello che vediamo tutti, ma svolgono un'attività importante in tutta la fase di preparazione; anzi, i professionisti dello spettacolo, la qualità dello spettacolo è data esattamente da quel lavoro oscuro dietro le quinte, che, però, è tutto il lavoro di preparazione. Noi riteniamo che questo lavoro vada riconosciuto ai fini pensionistici, che vada riconosciuto sostenendo i periodi di non lavoro, i periodi di non attività. Riteniamo che questo sia possibile perché, in realtà, questo settore oggi contribuisce in maniera significativa alla tenuta del sistema pensionistico così come occorre intervenire sulle normative di sicurezza sul lavoro, dove esistono delle disomogeneità importanti, ad esempio, tra i lavoratori autonomi e quelli subordinati; disomogeneità che vanno sicuramente superate, e questo disegno di legge ci permette di farlo. Seconda cosa che citerò velocemente: il tema della relazione con la scuola. Noi introduciamo con una norma, quella del 3 per cento del FUS dedicato a questo, un principio che avevamo già introdotto nella legge n. 107 - quindi i due provvedimenti si incrociano - che dice però qualcosa di fondamentale: mettendo a disposizione delle risorse concrete, finalmente diciamo che l'arte non è una perdita di tempo nella scuola, che l'obiettivo della scuola non è solo quello di trasferire delle conoscenze. Vorrei citare qui Luigi Berlinguer, che su questo ha fatto una battaglia nella sua giovanissima età e continua a farla, una battaglia straordinaria per ribadire questo principio: l'arte nella scuola è un elemento fondamentale e, mentre la cultura razionale è quella che produce l'obbedienza, l'omogeneità e l'omologazione, l'arte favorisce la differenza, produce il pensiero critico, quindi diventa un elemento davvero fondamentale per la democrazia, per l'emancipazione di ognuno, e anche un elemento che permette ai ragazzi, nelle loro differenze, come arrivano nella nostra scuola, di emergere dove meglio sono capaci, dove il loro talento si applica meglio. Questo è un elemento fondamentale che è contenuto nella legge, tra l'altro è una miglioria importante portata dal Senato. Naturalmente, se vogliamo sostenere tutto questo, è necessario anche un aumento delle risorse, e qui è previsto un aumento delle risorse del FUS. Per tanti anni questo settore è stato oggetto di tagli, perché si riteneva che fosse un settore improduttivo, uno spreco, ma per tanto tempo, anche in una cultura diffusa in tutte le parti politiche, è stato considerato un settore sovrastrutturale: l'economia è ciò che è importante e la cultura è qualche cosa di sovrastrutturale. Noi non la pensiamo così, e con questo provvedimento diciamo che non è più così: diciamo che la cultura è un elemento fondamentale su cui è necessario investire. Certo, il cammino è lungo. Noi abbiamo trovato un baratro, abbiamo trovato dei tagli che avevano prodotto - l'ho detto in un'altra occasione - qualche cosa di simile al Gran Canyon, scavato non dal Colorado ma da chi ha governato precedentemente questo Paese, e stiamo invertendo la rotta rimettendo risorse, ma soprattutto stiamo facendo passare un principio che è fondamentale dal punto di vista culturale, cioè l'importanza di questo settore e l'idea - voglio usare una parola precisa - che questo settore è un investimento. Che cos'è un investimento? Un investimento in economia è quel concetto secondo cui, quando metti una risorsa, quella risorsa non solo ti ritorna ma tendenzialmente ti ritorna aumentata. Questo, nel settore dello spettacolo, è vero da un punto di vista economico, è vero anche da un punto di vista economico, ma soprattutto è vero perché davvero ogni euro investito in cultura produce sicurezza, produce democrazia, produce arricchimento delle persone, produce arricchimento dei cervelli. E su cosa deve investire un Paese, se non sul cervello dei suoi cittadini? In particolare, il nostro Paese, l'Italia, che davvero è una superpotenza culturale, che ha vissuto negli anni - questa è un'altra cosa che ritengo fondamentale sottolineare - il peso del proprio straordinario patrimonio culturale per cui per tanto tempo c'è stato un disequilibrio tra il patrimonio culturale e le attività culturali, perché il patrimonio, richiamando così tanta attenzione su di sé proprio per la sua assoluta straordinarietà, sottraeva però attenzione e risorse alle attività culturali; ma le due cose vanno insieme. Tutto è stato davvero, a suo tempo, contemporaneo, ed è davvero fondamentale che anche il nostro patrimonio viva attraverso lo spettacolo e che attraverso lo spettacolo si realizzi quella cultura che è la cultura del nostro tempo.
Se noi vogliamo essere - come siamo - quella superpotenza culturale che siamo nel mondo, se vogliamo produrre quella diplomazia della cultura che ci ha portato negli anni a scommettere sul tema dei Caschi blu della cultura, ad essere quelli che producono relazioni con gli altri Paesi e con le culture differenti proprio attraverso la fascinazione e il rispetto che la nostra cultura produce. Pensate che cos'è oggi un universo di Paese come la Cina, e guardate come la Cina guarda all'opera italiana, alla musica italiana, cioè con rispetto, perché, proveniente da una cultura millenaria, riconosce a noi una dignità culturale altrettanto rilevante. Siamo uno dei pochi Paesi che ha questa possibilità, siamo uno dei pochi Paesi che può confrontare il proprio teatro con la straordinaria tradizione del teatro indiano o la propria cultura della danza con le danze dei Paesi del mondo che di questo fanno uno degli elementi centrali. Noi siamo questo, quindi investire vuol dire davvero mettere risorse, come facciamo con l'aumento del FUS, ma come facciamo con gli sgravi fiscali, come facciamo con la scelta fondamentale di applicare anche a questo settore il concetto dell'art bonus, che non è solo - lo è rilevantemente - risorse concrete (65 per cento di sgravio fiscale), ma è la possibilità reale di dire: se tu investi in cultura stai già sostanzialmente pagando un pezzo delle tasse, perché ogni investimento in cultura è un investimento che fa bene al Paese, quindi il 65 per cento di quello che investi in cultura io te lo sgravio perché ti riconosco che hai già contribuito alla leva fiscale con la tua azione.
Io credo che tutti questi elementi e tanti altri che sono contenuti nel provvedimento fanno sì che questa norma possa essere davvero, come è stato in parte al Senato, una norma ampiamente condivisa, naturalmente condividendola nelle forme più diverse. Molti diranno - ho avuto modo di vedere le proposte emendative - gli elementi che si potevano migliorare, che provo a riassumere così. Sono migliorie di tre tipi, e alcune di esse vanno a specificare gli indirizzi che noi diamo al Governo. Nella gran parte di queste specifiche, devo dire sono assolutamente d'accordo, credo che si possa specificare, credo che vadano nella stessa direzione. Ho suggerito ai colleghi, proprio perché la legislatura si avvia alla conclusione, proprio perché in tante legislature si è tentati di arrivare a questo traguardo ma non lo si è mai tagliato, di contribuire al taglio di questo traguardo e di trasformare quegli emendamenti in ordini del giorno, che hanno un valore in una legge che contiene delle deleghe, perché specificano ulteriormente degli indirizzi, peraltro molto ben contenuti in questa legge. Naturalmente esiste qualche proposta emendativa che propone giustamente anche degli aumenti di risorse, e figurarsi se noi non saremmo favorevoli, ma riteniamo di essere arrivati ad un traguardo importante con quello che abbiamo fatto. Abbiamo combattuto anche al Senato, naturalmente, è sempre un braccio di ferro per provare ad aumentare alcune risorse, per introdurre sgravi ulteriori, crediamo di aver raggiunto un punto di mediazione, un punto di caduta particolarmente rilevante. A me ha colpito che tutte le proposte emendative, però, riconoscano il tracciato di questa legge, l'importanza fondamentale che questa legge rappresenta, allora dico: diamo a questo settore la possibilità di ripartire, non dal 1965, non dal 1985, ma dal 2017, andando a dare concretamente, da dopodomani, quegli sgravi fiscali, quell'art bonus, quell'aumento del Fondo unico dello spettacolo, andando a dare quelle deleghe che permetteranno il riordino normativo, la semplificazione e una maggior tutela della professionalità dei lavoratori di questo settore, e andando ad attuare poi insieme queste deleghe; e chissà, qualunque sia la maggioranza della prossima legislatura, qualunque sia il Governo, anche eventualmente intervenendo su questa legge con ulteriori elementi. Ma finalmente - finalmente! - possiamo dire a questo settore: guardate che il Parlamento italiano, la politica, non è indifferente al lavoro che voi fate, si è accorta dell'importanza del settore che voi rappresentate e vi produce una normativa contemporanea rispetto ai tempi. Concludo, Presidente, dicendo che il testo di questa legge l'hanno scritto i senatori, l'ha scritto la Commissione cultura del Senato; hanno contribuito a scriverla molti di noi, interloquendo con quei colleghi, ma l'hanno scritto concretamente migliaia di persone che davvero, in alcune centinaia di incontri in tutto il Paese, nel territorio, nelle notti passate a discutere, hanno dato la loro opinione. Questo elemento di metodo, questo elemento di confronto è un elemento importante: questa è una legge che non partorisce dall'idea o dal sogno di qualcuno ma dal lavoro comune di un intero settore. Questo è particolarmente rilevante, perché finalmente davvero la fotografia che è contenuta in questa legge corrisponde alla realtà fuori da quest'Aula; cioè la ricostruzione di una relazione positiva tra quello che succede qui dentro e quello che succede fuori nel Paese è uno degli elementi fondamentali. Per queste ragioni, chiedo ai colleghi, propongo ai colleghi di fare un lavoro ordinato nella discussione di oggi, nel voto dei prossimi giorni, ma di provare tutti insieme a superare questo traguardo e a dare a queste donne e a questi uomini che davvero lavorano, come hanno detto loro, per la nostra felicità, gli strumenti di farlo in maniera adeguata e forte.
Credo che in questi ultimi mesi prima del voto sia più che mai necessario abbandonare le divergenze interne e le diatribe sui cavilli per dedicare l'entusiasmo e la passione politica a realizzare concretamente un progetto di miglioramento del Paese e di rinnovamento di Regione Lombardia.
Lo scorso weekend ho avuto modo di partecipare alla conferenza programmatica di Napoli e di incontrare persone che, da ogni parte d'Italia, hanno scelto di mettere il proprio tempo, le proprie energie e le proprie competenze al servizio di un progetto e di un futuro da costruire insieme provando a confrontarsi sui temi chiave dell'oggi: dalla cultura al lavoro, dall'Europa alla legalità, sono emersi tanti strumenti di analisi della società e della situazione attuale e tanti spunti di riflessione. Piccoli mattoncini su cui progettare tante nuovi percorsi possibili. Qualcuno si realizzerà, qualcuno no, altri saranno idee che non muoiono mai e che ritroveremo altrove, ma credo che i rapporti umani e le relazioni siano quanto di più prezioso la politica possa darci. Ecco quella passione e quell'energia credo che ora più che mai vadano unite, raccolte, spese bene.