Prendiamo atto che i numeri per lo ius soli al Senato non ci sono? La legislatura volge al termine in modo ordinato e ordinario, dopo un lavoro unico nella storia sui diritti civili. Trovo illusorio pensare che dopo aver fermato la legge sullo ius soli per due anni si possa ora trovare una quadra in aula senza fare ulteriori modifiche: il rischio è solo quello di un 140-160 se tutto va bene, che metterebbe in un angolo per molti anni la possibilità di lavorare sul tema. Più serio ora pensare di produrre nel prossimo mandato un nuovo testo di legge, che partendo dal nome spieghi ai cittadini la differenza tra diritto acquisito alla nascita e maturato dopo un ciclo di studi, per esempio. Che faccia un confronto tra come è ora e come sarà poi, spiegandone i benefici per la comunità tutta.
E che non arrivi a mandare in aula una proposta a fine dicembre per poi capire che i numeri non ci sarebbero comunque. Continuiamo la battaglia per i diritti ma facciamolo in modo realistico e concreto e che tenga conto dei dati di realtà e dei numeri, non proponendo rivoluzioni inesistenti ma un lento e progressivo cambio delle norme accompagnato, e se possibile preceduto, da un cambiamento culturale e da una comunicazione chiara, efficace e fruibile anche sull'iter parlamentare.
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