sabato 23 giugno 2018

Visita al carcere di Lecco


Stamattina per la prima volta ho visitato un carcere, quello di Lecco, con l'amico e senatore Roberto Rampi, Gianni Rubagotti del Partito Radicale e due esponenti di altri partiti politici, Riccardo Olgiati e Giancarlo Morandi. Credo che nel modo in cui gestiamo quella parte di società che vorremmo lontano da noi si misuri davvero il nostro essere civili, democratici, portatori attivi di un'idea di equità e giustizia.
Certamente questa che ho avuto occasione di visitare è una realtà ben gestita in termini di spazi e di diritti, ma come comunità e come Paese democratico dobbiamo fare ancora grandi passi nel provare a trasformare la detenzione in un percorso di recupero della persona e di reinserimento nella società, superando lo stigma che chi ha vissuto questa esperienza negativa si porterà dietro sempre. Perché sbagliare fa parte dell'essere umano e una comunità può e deve fare lo sforzo di guidare chi ha sbagliato in un'altra direzione costruendone un percorso, proponendo una rieducazione. L'essere umano si dimostra uomo maturo anche laddove prende consapevolezza piena che siamo tutti figli di Caino, e che la vita di ognuno di noi è fatta di alti e bassi, momenti in cui è chiaro cosa è giusto e cosa è sbagliato e momenti del cammino della vita in cui ci ritroviamo nella "selva oscura". La forza della comunità sta nella capacità di riportare sulla strada chi è uscito fuori strada, e dunque il luogo di detenzione  non deve essere il luogo dove rinchiudiamo le ombre della società, dove mandiamo le persone difficili da gestire o che non si riconoscono nelle regole, ma  dovrebbe diventare prima di tutto un luogo di rieducazione al vivere civile, di apprendimento di un mestiere, di sviluppo dell'etica e della moralità laddove perdute. Con un occhio alla prevenzione come metodo di approccio anche nella fase in cui la persona scivola ai margini della società, prima che la china lo porti irrimediabilmente a commettere degli illeciti. 


PS: La panchina rossa che ho fotografato è all'esterno, è stata posta lo scorso novembre ed è un simbolo della lotta alla violenza contro le donne. 
"C'è ancora speranza di salvezza quando la coscienza rimprovera l'uomo".

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