mercoledì 8 agosto 2018

La libertà di essere se stesse nella maternità e il contributo di Chiara Ferragni

Si è presa un mare di critiche la nota blogger ed influencer per come ha scelto di comunicare il suo rientro al lavoro e al suo percorso professionale e per come ha reso visibile il uso modo di conciliarlo con la maternità: 

"Dopo due settimane, su consiglio del medico, ho dovuto inserire il latte artificiale. Sapendo che avrei dovuto tornare presto a lavorare, in capo a due mesi ho rinunciato del tutto all’allattamento naturale. Non ci si annulla per un figlio"

Una scelta libera, consapevole, ma come sempre nel nostro Paese la libertà femminile di autodeterminare le proprie scelte ed il rispetto della soggettività della madre sono sconosciute. Più comune è dividersi in fazioni pro o contro il comportamento in sé. Credo che invece sia estremamente positivo che una donna che è considerata da molte ragazze un modello da seguire si prenda la libertà di raccontare i propri comportamenti anche quando questi vanno controcorrente, perché è un modo per favorire la libertà di tutte le altre: per tanto tempo le donne hanno subìto giudizi morali quando sceglievano di non dare la priorità al loro essere mamme rispetto al loro essere donne, o lavoratrici, o amanti, o qualunque cosa volessero, talvolta persino per anni dopo la nascita del figlio e non solo nei primi mesi. Problema che non esiste e che non è mai esistito per l'uomo. Cambiare approccio alla parità di genere è un percorso lungo, ma si può fare se ci sono persone che esplicitano e raccontano il loro modo diverso di vivere, rendendolo naturalmente legittimo, socialmente accettato, non tabù da nascondere ma scelta pubblica. 
Posto qui sotto alcuni screenshot di commenti Facebook alla notizia del fatto che una donna giovane, libera, in carriera aveva scelto, dopo due mesi e accompagnando il percorso con i consigli di un medico, di rinunciare ad allattare: ne ho scelti tre non troppo volgari ma esemplificativi di un metro di giudizio morale ed incentivo a toglierle la parola da una parte (commenti molto frequenti quando chi parla dice qualcosa di scomodo e che mette in discussione le proprie certezze, questa tipologia di commenti è ovunque non solo nei post al femminile), alternato però a donne che hanno rilevato in effetti la possibilità di esprimersi più liberamente grazie al fatto che un personaggio pubblico ha scelto di parlarne. 
Non è ovviamente la prima volta che accade ma credo che il percorso verso un pieno riconoscimento della soggettività femminile e della sua legittimità piena - anche di una narrazione pubblica di ciò che si sta vivendo senza tabù - sia molto lungo ancora. Passa attraverso l'idea che la donna sia uguale all'uomo, ma anche attraverso l'idea che sia soggettivamente se stessa e non debba mai essere omologata a forza alla madre, alla sorella, alla nonna, alla pinco palla di turno, ma possa invece affrontare le proprie domande trovando le proprie risposte. Ci riusciremo? 
Trovo molta positività e solidarietà femminile nell'approccio di chi ha scritto "lo avessero detto a me mi sarei sentita sollevata", scritto da una donna matura: quante volte le donne over 50 tentano di imporre i "sacrifici" che hanno fatto loro da giovani alle giovani donne, in modo implicito o esplicito. Trovo invece bellissimo quando mi capita di incontrare donne mature o anziane che hanno vissuto una vita bella, lunga ed intensa e la rivendicano con orgoglio ma anche quando le stesse donne mature o anziane raccontano di sacrifici fatti o di sensazioni provate non come frutto di una scelta ma di un sostrato culturale di cui si sono liberate troppo tardi o non sono riuscite per mancanza di forza e di sostegno esterno ma adesso, in ogni caso, sperano che tutte le altre possano essere messe in condizioni di vivere meglio e fanno di tutto affinché questo accada. Credo sia bellissimo e sia un comportamento che dovrebbe diffondersi. 

tante altre donne là fuori possano sentirsi sollevate 

la crisi di identità di chi legge notizie che non corrispondono al proprio stereotipo

esistono tante percezioni soggettive dell'allattamento e nessuna è mai sbagliata: diciamolo, sempre 


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