mercoledì 11 dicembre 2019

Donare pasti ai poveri o prevenire la futura povertà dei propri lavoratori?


Da ieri mi è comparso insistentemente questo annuncio sponsorizzato su Facebook che vorrebbe che io, spinta dallo spirito natalizio, donassi dei pasti alla Caritas se e quando ordino su Just Eat. Conosco il meccanismo per cui un'azienda pensa di migliorare la propria reputazione comunicando un'immagine di sé buona, dedita al volontariato e alla vicinanza agli ultimi. Solo rilevo una percezione di "ultimi" molto singolare e poco connessa alla realtà lavorativa dei giovani di oggi. Mi piacerebbe sapere per esempio perché hanno dei riders a partita iva (monocommittente?) quindi senza malattia, maternità e ferie e in tal caso mi piacerebbe regalare un diritto a uno di loro: diritti che in realtà dovrebbero essere la base di qualunque rapporto di lavoro dipendente, le ferie infatti sono garantite dall'articolo 36 della Costituzione, la partita iva non è adatta ad un lavoro dipendente (in cui esistono dei capi, si prendono indicazioni, e si risponde a qualcuno sopra che può decidere se tenerti o no e quante ore devi lavorare e non direttamente al cliente). La partita iva si può utilizzare laddove si risponde direttamente al cliente, si promuove la propria attività e si decide se lavorare due ore al giorno o 12 a seconda dei periodi della vita e di quanto si vuole fatturare. Inoltre, la mancanza di congedi parentali retribuiti farà sì che nei prossimi anni quei giovani ragazzi ora entusiasti della "concessione" ricevuta ovvero di poter lavorare, rischino di finire essi stessi a mangiare alla Caritas o in alternativa non avranno la possibilità di farsi una famiglia. Inoltre si apprende da un loro post Facebook del 26 novembre appena trascorso, che il loro call center è in Albania, immagino non per risparmiare sul costo del lavoro. Il cambiamento parte da noi, il rispetto dei diritti degli altri parte dalle nostre scelte di consumo e dalla nostra volotà di garantire agli altri i loro diritti: non esiste un diritto a starsene sul divano d'inverno perché fa freddo e ricevere a casa un pasto portato da una persona che invece con quelle stesse temperature è fuori in strada, in mezzo al traffico, e invece di sapere che se si ammala viene pagata sa che la sua azienda vuole donare i pasti alla Caritas. Se abbiamo un extra, diamolo al rider e se ci sono giovani convinti che le partite iva monocommittenti siano legali, pensiamoci noi perché un domani quei ragazzi e quelle ragazze non potranno chiedere un mutuo, non potranno ammalarsi, non potranno andare in vacanza in sicurezza sapendo che è normale fermarsi ogni tanto e non correre dientro all'ennesima consegna, all'ennesimo cliente cafone, sotto la pioggia e sotto la neve. E soprattutto vorrei che quei giovani non finissero domani a mangiare alla mensa della Caritas.

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