venerdì 19 giugno 2020
Smartworking e transizioni
Voglio dire due parole sul video di Beppe Sala: non credo ci sia alcun problema di scelta comunicativa perché il sindaco è chiaro e diretto ed è al fianco dei suoi cittadini più in difficoltà, per esempio i ristoratori e tutto l'indotto del modello lavorativo che prevede di essere presenti sul posto di lavoro, possibilmente in fasce orarie abituali. Abituali rispetto al modello precedente, quello che la pandemia sta mettendo in discussione e da cui dovremmo uscire, si spera più forti. Ammetto che mi è sempre piaciuto lo smartworking, è sicuramente comodo ed ecosostenibile, permette di risparmiare il tempo del trasporto e di investirlo facendo altro, ma stare a casa dopo un po' annoia e priva di moltissime relazioni, opportunità e confronti, per cui sono sicura che in molti tornerebbero volentieri al modello precedente. Il problema è che il modello precedente prevede assembramenti, caos, vicinanza continua e certamente non prevenzione del contagio, prevede che le scuole e gli asili siano aperti e funzionanti. Per questo penso che dovremmo tornare a vivere la città e a mangiare fuori, socializzare e relazionarci ma provando ad immaginare un modello nuovo, o almeno in linea con la necessità di non causare un nuovo lockdown nei prossimi mesi: una seconda chiusura di tutte le attività commerciali sarebbe fatale per molte di loro. Proviamo a cambiare prospettiva e a non cercare di tornare forzatamente al modello precedente? Saremo in grado di cambiare, partendo da noi stessi, tenendo la salute sullo stesso piano del lavoro?
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