13 marzo 2018- di Giovanna Reanda
Potete riascoltare l'intervista qui:
https://www.radioradicale.it/scheda/535780/intervista-a-roberto-rampi-sulla-riforma-dellordinamento-penitenziario-e-sulla
G: On. Roberto Rampi, neo-eletto senatore. Ha una doppia tessera del
Partito Radicale, quindi partiamo subito dalla riforma dell’ordinamento
penitenziario: adesso è il momento in cui il Presidente del Consiglio deve
portare in consiglio dei ministri questa riforma tanto attesa e su cui si è
lavorato tanto.
R: Credo che sia assolutamente così perché
credo che non si possa sprecare il lavoro importante fatto, perché credo che
sia fondamentale per le condizioni delle nostre carceri che sono una condizione
di democrazia e perché sono anche convinto che nel cambio di Governo e nel
cambio di maggioranza parlamentare che ci sarà, consegnare quel lavoro completo
possa essere utile a chi ha idee anche diverse per uscire dagli slogan e
misurarsi con la concretezza. Lì c’è un risultato, un risultato che è stato
costruito in maniera faticosa, anche con dei livelli di mediazione: non è
l’ottimo, ma l’ottimo nel mondo non esiste. Credo che sia un dovere del Partito
Democratico consegnare quel lavoro come lavoro compiuto e lascerei
eventualmente ad altri non la scusa di non fare il lavoro, ma di andare a
correggere ciò che ritengono, come e dove, e a quel punto sarà anche un
dibattito interessante e mi piacerebbe anche farlo.
G: Ecco siamo tolleranti però
il Partito Democratico queste elezioni non sono le ha vinte ma le ha perse anche
male allora il clima che c'è all' interno del suo partito che c'è stata questa
direzione che ha visto conto l'uscita di scena a modo suo dell'ormai
dimissionario Renzi e l' apertura di una fase congressuale. Intanto che cosa
che impressioni ne ha ricavato lei da questa direzione che cosa pensa che
succederà dove state andando?
R: Sicuramente sul voto è
evidente che quella del Pd è stata una sconfitta molto dura e anche una batosta
- un termine che io non uso facilmente – lo uso perché c'è una questione di
dimensioni e c'è in queste dimensioni anche la distribuzione del voto; io vengo
dalla Lombardia: non è andata particolarmente bene in Lombardia ma ha dei
numeri che si possono avere in un sistema democratico tripartito dove c'è la
prevalenza di una forza in una elezione magari di un’altra in un altro momento.
Nel centro Italia c'è ancora una certa tenuta anche se non ci sono più i numeri
di una volta, e forse è anche più sensato democraticamente così; ma i voti del
Partito Democratico nel Mezzogiorno non sono i voti di una normale alternanza
democratica, sono i voti di una débâcle totale quindi di una necessità di
ripensamento complessivo. Ma io credo questo ripensamento lo debba fare il PD
in assoluto perché credo che dentro al nuovo disegno italiano ma anche mondiale.
perché questo tema riguarda quanto meno tutti i Paesi occidentali, la sinistra
debba darsi un nuovo orizzonte dei nuovi messaggi di nuovi contenuti. Ecco la
novità positiva della direzione di ieri, io invito tutti gli ascoltatori di
radio radicale perché mi permetto di dire da ascoltatore di radio radicale ed
iscritto al partito transnazionale credo che siamo una comunità di persone che
approfondisce e che non si ferma solo al titolo del giornale o alla notizia
lanciatala relazione di Maurizio Martina ieri, sette pagine di relazione, è l'
inizio di un ragionamento che comprende sia un ripensamento del partito
democratico del suo modo di essere nelle sue forme e sia rispetto alla sua
collocazione in un ragionamento internazionale. Io dico, prendendomi le mie
responsabilità individuali, ci trovo molto della riflessione fatta nel mondo
radicale in questi anni perché c'è una questione che riguarda il diritto la
conoscenza cioè la questione che riguarda le forme della democrazia le modalità
di costruire la rappresentanza non dando più per scontate quelle che funzionano
oggi; io credo che il Partito Democratico debba partire da lì, Se invece riprendiamo
a fare la discussione sui nomi, su questo nome quell' altro, le gare tra i
tifosi ecco questo potrebbe davvero portarci a un esito da cui non se ne esce più
perché in questi anni avremo sicuramente sbagliato dei provvedimenti ma quello
che ha colpito di più è intanto la nostra litigiosità interna e poi non essere
riusciti a dare un senso forte autorevole un perché all’adesione ad un campo. Invece
è molto chiaro per quanto riguarda Cinque Stelle piuttosto che Lega, ovviamente
molto chiaro e a mio parere molto poco condivisibile ecco.
G: E per il dopo? Il presidente
Mattarella chiede senso di responsabilità, ma un appoggio esterno poi a chi?
Movimento Cinque Stelle, Centrodestra, Lega?
R: Allora io credo che la responsabilità
parta intanto dal rispetto del voto dei cittadini, nel senso che qualcuno dice
ho letto anche in queste ore: il PD sia rispettoso della Costituzione, non c'è
il premierato, non c'è più il maggioritario, quindi i governi si costruiscono
in Parlamento. Assolutamente vero, però le elezioni hanno un senso e i
cittadini vanno a votare se vogliono mandare un messaggio chiaro: mi sembra che
il messaggio di cambiamento , di un desiderio di voltare pagina sia la cifra di
queste elezioni, quindi smentire questo messaggio sarebbe sbagliato. Io non lo
so se Lega e Cinque stelle siano in grado di trovare dei punti di convergenza
forti, io li vedo. Li vedo da parlamentare ma anche da appassionato di politica,
da lettore li vedo molto forti e credo che la loro responsabilità sia quella di
proporre una soluzione; particolarmente queste due forze. La soluzione può
avere tante forme, può anche avere la forma di appoggio esterno, può anche avere
la forma di un nome diverso da un altro che anche quali nomi vai a proporre per
fare il Presidente Consiglio, per fare i ministri, quali programmi sono tutti
in discussione. Il PD non ha intenzione né di chiudersi in un angolo e dire non
parliamo più con nessuno e neanche di fare non lo so quelli arrabbiati che
viste le offese subite, viste le parole dette, che sono gravissime e quindi fa
un po' specie insomma che oggi qualcuno chieda il nostro appoggio, però fa
parte della politica io la considero una vittoria forse hanno capito che con
qualcuno devono parlare. Ecco la dico così: quando i miei colleghi Luigi Di
Maio e il mio ex collega Di Battista dicono “adesso dovete parlare con noi” lo
dico no, voi dovete parlare con qualcuno, perché in questi anni avete deciso di
non parlare con nessuno e qui dentro si potevano fare tante cose migliori se
voi aveste parlato con qualcuno. Adesso
mi sa che dovete uscire da solipsismo e parlare con qualcuno.
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