Una bella mattinata di confronto aperto quella organizzata ieri a Roma da Matteo Richetti, per provare a costruire un percorso che porterà presumibilmente verso il congresso con le primarie aperte del Partito Democratico (
potete rivedere il video qui). Un'idea rinnovata di partito che si pone all'ascolto, che vuole provare a tornare ad essere comunità. Tanti i contributi di esperti come Alberto Negri, Monica Fabris, Silvia Castagna, Massimo Temporelli, Elena Bonetti e tanti gli interventi di semplici militanti del Partito Democratico che provano a raccontare i territori, le difficoltà del quotidiano, le speranze dei loro concittadini. L'invito a far salire sul palco Luca, elettore del 5 stelle che nei giorni successivi al voto aveva scritto una mail a Matteo Richetti per esprimere il suo dissenso e le motivazioni del suo voto "contro": un breve intervento quello di Luca che però dà un senso alla volontà di ascoltare e capire chi è diverso da noi e le domande degli elettori. E poi la piattaforma
Harambee creata per rimanere in contatto con tutti noi e sviluppare nuove iniziative.
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Un muro dove ciascuno ha potuto lasciare la propria impronta colorata |
"Sono inquieto e ho paura che non siamo all'altezza di vivere questo tempo. Ho paura che diamo alla politica una statura e una dimensione non all'altezza delle esigenze che abbiamo" ci dice Matteo, con semplicità e umiltà
provando a tracciare un percorso che trovi delle risposte alle richieste di rappresentanza dei cittadini. E prova ad aggiungere anche una nuova chiave di lettura sul risultato del 4 marzo: in campagna elettorale abbiamo sbagliato a rispondere alle domande degli elettori, abbiamo risposto alla domanda "che cosa abbiamo fatto per voi" continuando a raccontare i provvedimenti approvati nei 5 anni di Governo; invece molti cittadini semplici, lontani dalle logiche del potere e di partito ci stavano chiedendo semplicemente "tu dov'eri?" raccontando con le loro scelte di una lontananza, vera o percepita, della politica alta dal quotidiano delle persone, dalla crisi così sentita soprattutto in alcune aree del Paese negli ultimi 4 anni. Un invito a
non scaricarsi le responsabilità uno sull'altro e a non analizzare la situazione delicata che stiamo vivendo come partito in modo superficiale, a non permettere che vengano meno i fondamentali del ragionamento politico che è necessario fare per costruire il futuro, un futuro che continui sulla strada del riformismo ma che basi il confronto sul rispetto dell'altro che è diverso da noi.
Un momento anche per rispondere sul vincolo di mandato, uno dei temi del momento portato all'attenzione della stampa in questi ultimi giorni dal 5 stelle che propone un contratto per governare il Paese a chi ci starà: "L'unico patto che un eletto sottoscrive, di qualunque forza politica stiamo parlando, è quello di
rinunciare al proprio interesse particolare in favore di quello generale, non può esserci nessun altro vincolo". Il nostro modo di fare politica, al contrario di quello di altri partiti o movimenti, è ben rappresentato proprio da questa volontà di mettere il bene comune al primo posto, e in futuro dovrà essere caratterizzato dalla volontà di tutti di ricostruire comunità e di porci come partito al fianco dei cittadini e delle loro esigenze, facendocene carico appieno e dando una visione di futuro che forse in questi ultimi mesi per molti è venuta a mancare. Prova a raccontare anche l'esperienza di comunità come era vissuta in Emilia Romagna prima della crisi del centrosinistra: "la convinzione delle persone, che non era solo convinzione ma sostanza, era di vivere in
una comunità dove se ti capita di inciampare c'è qualcuno che ti sorregge e ti rimette in strada; di fronte a una difficoltà anche se la difficoltà era tua c'era qualcuno che se la poneva pur non toccandola con mano, e non si rompe una struttura di comunità così". Da qui ripartire, insieme: dal ricostruire un percorso che porti le persone a sentirsi parte attiva di una comunità, dal
costruire una relazione con le persone prima di dare risposte.
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