martedì 21 aprile 2020

Consulenze ad hoc per esautorare il genere femminile?

E' stato integrato il comitato istituito il 5 febbraio per gestire l'emergenza, in previsione del passaggio alla fase 2: "È stata pubblicata, nella normativa della Sezione Coronavirus del sito del Dipartimento, l’Ordinanza n.663 del 18 aprile 2020 con la quale è stata ridefinita la composizione del Comitato tecnico scientifico costituito da esperti e qualificati rappresentanti degli Enti e delle Amministrazioni dello Stato che supportano il Capo della Protezione Civile nelle attività finalizzate al superamento dell’emergenza epidemiologica da Covid-19". Gli esperti ora in totale sono 20, tutti di sesso maschile. Come mai le donne non entrano nei processi decisionali veri?
Venti uomini per decidere cosa? Per parlare di riapertura delle scuole, congedi parentali, sicurezza sui trasporti anche in orario notturno? 20 esperti dovrebbero essere in assoluta parità di genere, e aggiungo in ambito sanitario più donne se quelle che lavorano a prezzo di incredibili sacrifici negli ospedali e nella RSA nell'emergenza sono le donne. Se le donne devono essere in prima linea nella gestione dei problemi complessi, devono anche essere al tavolo dove si decide, trovo assolutamente inopportuna la creazione di un comitato di questo tipo che non tiene conto di metà della popolazione italiana e composto da persone non in grado di gestire temi quali la conciliazione famigliare e non in grado di comprendere le istanze dei cittadini più semplici.
Innanzitutto vanno posti sul piatto alcuni temi chiave per la riapertura:
1) Chiedere che il servizio pubblico sia funzionante, non è considerare le scuole un parcheggio. Non c'è nessun genitore incapace e nessuna madre degenere dietro al fatto che dopo sei settimane a casa un bambino si stia annoiando, pianga e non abbia lo spazio sufficiente per vivere: c'è la vita reale, fatta di persone che vivono spesso in due o tre locali.
2) Le famiglie numerose che vivono in due o tre locali non sono da compatire, nè considerare un'eccezione negativa agli standard della politica. Sono persone normali che non hanno nulla di sbagliato e non devono ricevere sussidi particolari o gli assistenti sociali che li controllano: vanno rispettate nella loro soggettività, e spesso si scelgono case per dormire e non per viverci indipendentemente dal potere d'acquisto del nucleo famigliare. Anzi, le famiglie che hanno scelto in gioventù una rata del mutuo sostenibile rispetto ad una rata più rischiosa le stimo, perché hanno avuto fiducia nella possibilità di avere sempre a disposizione uno spazio pubblico che sia il parco giochi o la biblioteca e hanno preferito non indebitarsi a vita oltre le proprie possibilità, magari per mettere da parte soldi per permettere poi ai propri figli di mettere l'apparecchio per i denti, andare in viaggio studio a Londra, fare la patente a 18 anni etc.
3) Come centrosinistra dovremmo avere come priorità assoluta il superamento del gender gap, che passa attraverso un lungo percorso di rafforzamento dell'emancipazione femminile e di parità salariale, per cui convocare un comitato che prenderà decisioni riguardanti la riapertura delle aziende e non ha gli strumenti per accorgersi che contestualmente deve essere fornito un servizio scolastico o educativo per permettere ai bambini di stare da qualche parte, è totalmente lontano dai nostri ideali. Non esiste passaggio alla fase 2 senza tenere in considerazione metà della popolazione ed ignorando le esigenze dei bambini, che sono i cittadini di domani su cui dovremmo invece investire.

4) I nonni non sono la soluzione. Non per il rischio covid negli anziani, non perché non siano sufficientemente disponibili, ma perché una risposta politica non può mai essere basata sulla buona volontà di una piccola parte della popolazione. Spesso i nonni sono quelli che incentivano le figlie o le nuore a lasciare il lavoro, molti bambini sono gestibili 2 o 3 ore il pomeriggio ma non 12 ore al giorno da persone che non hanno una competenza specifica, tanti nonni sono geograficamente lontani perché per fortuna gli adulti non sono tenuti a stare attaccati alla famiglia d'origine, ma soprattutto tantissimi nonni di bambini anche solo delle elementari sono tra i 75 e gli 80 anni a causa di una sistema che ha chiesto alla generazione nata negli anni '80 prima di laurearci e fare 8 stage, poi ci ha ricordato che non dobbiamo essere choosy e accontentarci di tutte le tipologie contrattuali, ma nello stesso tempo ha permesso che per decenni si chiedesse ai colloqui di lavoro "lei è fidanzata? lei vuole fare figli?" per cui se ora si diventa genitori a 35-40 anni, almeno la politica abbia la decenza di farsi carico del tema "i bambini sono della comunità e non della mamma" con responsabilità e senza chiedere ulteriori sacrifici. 

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