domenica 7 marzo 2021

No al lockdown generazionale dei bambini

La levata di scudi delle famiglie in difficoltà per l'improvvisa chiusura delle scuole ha destato la giusta attenzione: i figli dei lavoratori dei servizi essenziali hanno il diritto a continuare la didattica in presenza, ma non si sa chi sono. Quando l'essere genitori conterà almeno tanto quanto Confindustria e Confcommercio e la loro ottima capacità di vedere le loro istanze sempre prioritarie? Considerato che le mamme e i papà stanno crescendo i cittadini di domani? 

La differenza tra la zona arancione e la zona arancione rinforzato è praticamente solo la chiusura delle scuole, ma non coordinandosi in tempi rapidi con il governo regione Lombardia ha di fatto scaricato sulle famiglie i problemi di gestione. 


In questi ultimi giorni la rete Priorità alla Scuola ha dato una mano ai genitori con informazioni sulle normative per aiutare le famiglie a capire se i propri figli hanno diritto alla didattica in presenza: molti dirigenti scolastici erano impreparati e si sono dovuti attivare per chiedere lumi ai livelli superiori, ma rimane un vuoto normativo tra il "servizio pubblico essenziale" e le attività che restano aperte perché non si è voluta fare la zona rossa, oltre alla mancanza di congedi parentali e obbligo di smartworking (solo incentivato). Sul tema congedi parentali, la nostra parlamentare Lia Quartapelle ha presentato un'interrogazione urgente per chiedere che la loro attivazione sia contestuale alla chiusura della scuola qualunque sia il colore della zona. Sul tema è intervenuto anche il consigliere regionale Jacopo Scandella, che essendo anche papà di due bambini molto piccoli è da mesi al fianco delle famiglie in difficoltà, e che chiede a regione più serietà nella gestione del problema

O ai genitori vengono dati strumenti per gestire i figli essendo pagati o la scuola rimane aperta come servizio pubblico essenziale. Tertium non datur. Soluzioni all'italiana "arrangiatevi come potete" che prevedono una sorta di sacrificio spontaneo della mamma pressata culturalmente per adeguarsi a canoni antichi non sono risposte dignitose dopo più di un anno dall'inizio della pandemia, perché sono frutto di una gestione emergenziale della crisi e non di una pianificazione coerente e puntuale che è doverosa in uno stato Europeo. Inoltre, nel periodo Covid del 2020, dall'INPS sono state accolte 310.142 richieste di congedo parentale per la maggioranza arrivate da donne - ben 243.358 - mentre gli uomini che hanno chiesto di astenersi dal lavoro per prendersi cura dei figli sono stati solo 66.784. Questo fatto apre comunque un problema sul lungo periodo relativo al modo in cui le donne vengono trattate ai colloqui di lavoro e alla possibilità di raggiungere la parità salariale, perché è evidente che un datore di lavoro vecchio stampo tenderà a pensare che la donna non può dare garanzie se costretta a stare a casa al primo problema con i figli. Non stiamo facendo uno sprint in cui ogni chiusura è lecita perché a breve il virus sarà sconfitto, stiamo facendo una maratona: sappiamo che il virus non sarà sconfitto a breve e pertanto le Istituzioni hanno il dovere di mettere in campo soluzioni condivise con le famiglie, oltre che i sindacati, Confindustria e suoi simili, che permettano di coesistere con il virus tenendo conto di quale deve essere il punto di arrivo fra un anno o due, ovvero un Paese in cui la parità di genere non è stata messa mai in secondo piano e in cui i bambini non subiscono un lockdown generazionale. 

Nessun commento:

Posta un commento

Prima pensa, poi scrivi