L'emblema del mondo del lavoro di oggi. Il motivo per cui ringiovanire è fondamentale, visto che a quanto pare le persone al di sopra di una certa età non hanno coscienza di cosa sia il mondo del lavoro attuale.
Quanti di voi, amici, si sono sentiti dire che dovevano accettare stage sottopagati come unica opportunità per fare qualcosa durante il giorno? A quanti di voi è capitato di rifiutare lavori (?) a 28 km da casa perché lo stipendio proposto sarebbe servito a malapena a coprire il costo della benzina e del pasto fuori casa per raggiungere il posto di lavoro? A quanti di voi hanno detto che se uno ha veramente bisogno va pure a lavorare in un bar in nero anche se laureato? A quanti di voi è capitato di lavorare per 800 € al mese in posti di lavoro dove i colleghi a tempo indeterminato prendevano, letteralmente, IL DOPPIO, ma facevano poco o niente, arrivavano in ritardo sul luogo di lavoro e avevano bisogno di assistenza informatica pure per togliere un filtro da una tabella? A chi non è ancora successo di essere messo in blacklist da un'agenzia interinale per aver rifiutato un contratto non ritenuto conveniente, pur indicando chiaramente, educatamente e senza segni di protesta, di essere disponibile per altri contratti in aziende simili ma con un livello di inquadramento leggermente superiore?
Ecco sappiate che ci sono dipendenti PUBBLICI che hanno dei problemi, nonostante i loro lauti stipendi con scatti di anzianità di 20 o 30 anni, che trovano inaccettabile essere trasferiti nel raggio di 5 o 6 km dalla loro sede di lavoro precendente. Paesi serviti dai mezzi pubblici con regolarità, almeno negli orari d'ufficio, ma in ogni caso se un giovane si presenta ad un colloquio e non è automunito il problema è suo, non certo del datore di lavoro.
Non credo che il mondo del lavoro italiano possa davvero cambiare in meglio e in modo meritocratico finché i principi su cui si basa e sui quali si contratta sono questi e la capacità di cambiamento delle persone che hanno un contratto è pari a quella di un dinosauro.
venerdì 21 febbraio 2014
mercoledì 12 febbraio 2014
Il passaggio di consegne a Renzi? più voluto dagli italiani di tante scelte precedenti
Tutti qui si chiedono chi ci guadagna a non andare alle urne passando direttamente il testimone a Matteo Renzi, ecco, a me sembra conti alla mano che ci guadagnino gli italiani. Le elezioni del febbraio 2013 sono costate 389 milioni di euro di fondi provenienti in parte dal ministero dell’Interno, 315 milioni, di cui 223 per coprire le spese dei seggi, 73 per garantire l’ordine pubblico, poco meno di 10 per le facilitazioni di viaggio riservate agli elettori che tornano nei Comuni di residenza, e poi il sistema informatico, il personale e via dicendo. Per non parlare del fatto che potremmo passare mesi in una fase di transizione, incertezza e campagna elettorale selvaggia che non serve al Paese.
Probabilmente Renzi rischierebbe qualcosa in termini di reputazione per un brevissimo periodo di transizione, per il fatto di non essere passato dalle urne, ma è un anno e mezzo che è conosciuto attraverso i media e è comunque passato dalle primarie del PD che ha deciso di affrontare due volte proprio per chiedere la legittimazione della base del PD. E comunque, Monti nessuno sapeva chi era prima che si presentasse, a parte gli studenti della Bocconi. Letta nessuno lo conosceva se non come nipote dell'altro (il che già era preludio di larghe intese) e parlamentare da 3 mandati, nessuno si è posto il problema che forse gli italiani non lo avrebbero MAI scelto, men che meno gli elettori più a sinistra visto che è un ex-democristiano. Renzi è conosciuto e popolare, apprezzato da molti anche al di fuori del PD e probabilmente se ci fosse stato lui al posto di Bersani le elezioni del 2013 le avremmo vinte con almeno il 5-6% di scarto invece che con mezzo punto percentuale. Quindi davvero non capisco perché ora tutti si pongano il problema della "staffetta" come amano chiamarla i giornali, il passaggio di consegne è regolarmente previsto dalle nostre normative e i due premier precedenti non erano comunque legittimati dalle urne. No, nessun colpo di stato e nessuno scandalo a cui gridare per sfogare la propria indignazione contro il sistema. Avere un governo forte e popolare è il primo step per poter lavorare in pace, senza sballottamenti continui e provare a migliorare questo Paese in modo credibile, perché almeno Renzi è credibile. Quindi onestamente non continuerei a sperare che il Governo cada per il gusto disfattista che va di moda in questo periodo. Anzi. Spero che Renzi abbia l'occasione di prendere in mano la situazione e dimostrare che si può lavorare bene e migliorare il paese, perché l'Italia che immagina fra 20 anni il sindaco di Firenze è sicuramente un'Italia più bella, più realistica e più moderna, per tutti noi, di quella che avevano immaginato i precedenti governi, e gli italiani lo sanno perché lo hanno ascoltato parlare in questi mesi. Mentre Monti e Letta non avevano mai affrontato un dibattito pubblico vero e non avevano mai messo alla prova la propria popolarità prima di essere calati dall'alto. Ci sono tutte le premesse perché questa storia abbia un finale diverso dalle due precedenti, cioè che si trasformi nell'inizio di un rinnovamento della politica.
Probabilmente Renzi rischierebbe qualcosa in termini di reputazione per un brevissimo periodo di transizione, per il fatto di non essere passato dalle urne, ma è un anno e mezzo che è conosciuto attraverso i media e è comunque passato dalle primarie del PD che ha deciso di affrontare due volte proprio per chiedere la legittimazione della base del PD. E comunque, Monti nessuno sapeva chi era prima che si presentasse, a parte gli studenti della Bocconi. Letta nessuno lo conosceva se non come nipote dell'altro (il che già era preludio di larghe intese) e parlamentare da 3 mandati, nessuno si è posto il problema che forse gli italiani non lo avrebbero MAI scelto, men che meno gli elettori più a sinistra visto che è un ex-democristiano. Renzi è conosciuto e popolare, apprezzato da molti anche al di fuori del PD e probabilmente se ci fosse stato lui al posto di Bersani le elezioni del 2013 le avremmo vinte con almeno il 5-6% di scarto invece che con mezzo punto percentuale. Quindi davvero non capisco perché ora tutti si pongano il problema della "staffetta" come amano chiamarla i giornali, il passaggio di consegne è regolarmente previsto dalle nostre normative e i due premier precedenti non erano comunque legittimati dalle urne. No, nessun colpo di stato e nessuno scandalo a cui gridare per sfogare la propria indignazione contro il sistema. Avere un governo forte e popolare è il primo step per poter lavorare in pace, senza sballottamenti continui e provare a migliorare questo Paese in modo credibile, perché almeno Renzi è credibile. Quindi onestamente non continuerei a sperare che il Governo cada per il gusto disfattista che va di moda in questo periodo. Anzi. Spero che Renzi abbia l'occasione di prendere in mano la situazione e dimostrare che si può lavorare bene e migliorare il paese, perché l'Italia che immagina fra 20 anni il sindaco di Firenze è sicuramente un'Italia più bella, più realistica e più moderna, per tutti noi, di quella che avevano immaginato i precedenti governi, e gli italiani lo sanno perché lo hanno ascoltato parlare in questi mesi. Mentre Monti e Letta non avevano mai affrontato un dibattito pubblico vero e non avevano mai messo alla prova la propria popolarità prima di essere calati dall'alto. Ci sono tutte le premesse perché questa storia abbia un finale diverso dalle due precedenti, cioè che si trasformi nell'inizio di un rinnovamento della politica.
martedì 11 febbraio 2014
Alcatel Lucent: alla ricerca di una soluzione i lavoratori si mobilitano
Il mio articolo sulla manifestazione Alcatel Lucent di settimana scorsa e sulla difficile situazione che sta attraversando l'azienda.
mercoledì 5 febbraio 2014
Un importante contributo per il Jobs Act proposto da Renzi
Risale all'8 gennaio la proposta
presentata da Matteo Renzi di un Jobs
Act che si ponga come obiettivo la riduzione della disoccupazione giovanile e
di la creazione, per ogni diverso settore, di un singolo piano industriale con
indicazione delle azioni operative e concrete necessarie a creare posti di
lavoro.
Da allora soggetti differenti si
sono attivati per collaborare alla creazione di tale piano, portando le proprie
idee e collaborando con Renzi, come fa ad esempio Civati. Da ultimo,
sembrerebbe, persino il Segretario della Fiom Landini, che ha incontrato stamattina il segretario del
PD.
Ma la proposta più seria e
strutturata arriva in seguito a qualche settimana di indagine e confronto da
parte di un gruppo di Parlamentari del PD, che sottoscrive un documento contenente dieci idee per
far ripartire il lavoro e per provare a costruire insieme delle linee guida per
questo documento.
Di seguito i 10 punti:
1) RISORSE. Il primo punto è
riconducibile al nodo delle risorse. Ad esempio, per estendere in modo
universale l’indennità di disoccupazione, occorrono vari miliardi di euro: dove
si trovano nell’immediato?
2) REGOLE. Per quanto riguarda
la parte dedicata al lavoro si rende necessario chiarire quale sia il
meccanismo del Contratto di inserimento a tempo indeterminato: noi non abbiamo
nessun pregiudizio, anche perché su questo stesso argomento e con contenuti
analoghi, esiste una proposta di legge presentata dal PD già nella scorsa
legislatura e ripresentata nell’attuale, prima firmataria Marianna Madia
*(Proposta di Legge C.364, presentata il 20 marzo 2013),* che abbiamo condiviso
fin dall’inizio. Vorremmo però entrare maggiormente nel merito, tenuto conto
dell’esperienza di questi anni: l’eventuale incentivo legato alla “prova lunga”(da
sei mesi a tre anni) deve essere erogato al datore di lavoro soltanto al
termine del periodo e se avviene la trasformazione a tempo indeterminato del
contratto; in caso di licenziamento durante la prova, va garantito al
lavoratore un congruo indennizzo economico. È pienamente condivisibile che il
Piano preveda, accanto al Contratto di inserimento, il disboscamento della
enorme quantità di forme di lavoro precario. Infine, riteniamo essenziale che
il passaggio alla stabilità, dopo la prova, comporti la piena tutela
dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per i neo-assunti sia per quanto
riguarda il licenziamento senza giusta causa per motivo discriminatorio sia per
motivi economici. Occorre programmare specifiche politiche per l’occupazione
femminile, realizzare un Piano di investimenti per gli asili nido, attuare
politiche di conciliazione famiglia-lavoro.
3) CODICE DEL LAVORO. A
proposito della definizione del nuovo Codice del lavoro, non vorremmo che
l’idea della semplificazione si trasformasse invece in una deregolazione delle
tutele: un conto è sveltire le procedure, semplificare gli adempimenti, rendere
più chiara e organica la normativa, un altro cancellare i diritti. La
semplificazione deve essere vantaggiosa per tutti, imprese e lavoratori, dando
certezza al diritto.
4) LAVORI AUTONOMI. L’Istat ha
classificato i lavori autonomi in quattro categorie: imprenditori e lavoratori
in proprio, liberi professionisti, coadiuvanti e soci di cooperative,
collaboratori e lavoratori occasionali. Proprio per questo riteniamo sia utile
cercare di individuare un insieme di principi e regole essenziali per non
annullare le singole specificità, ma definire un patrimonio di tutele e di
incentivi rispondenti alle esigenze comuni di questi soggetti, riconoscendo e
valorizzando il loro lavoro. Per questo nella XVI legislatura era stata
presentata dal PD una proposta di legge sullo “Statuto del lavoro autonomo”,
che potesse garantire:
- semplificazione: burocrazia
più rapida per l’avvio di un’attività autonoma, regolazione della
rappresentatività delle associazioni di rappresentanza dei lavoratori autonomi,
adozione di marchi di qualità per promuovere le prestazioni dei lavoratori
autonomi e tutelare i consumatori, accesso all’informazione sugli appalti
pubblici.
- facilitazione: apertura di
servizi di consulenza organizzativa, finanziaria, di mercato e di
certificazione delle competenze per chi avvia un’attività autonoma, esenzione
di Irap e Irpef per i primi tre anni d’attività ai giovani fino a 35 anni e i
disoccupati di lunga durata che aprono un’attività autonoma, istituzione di
prestiti a tassi agevolati.
- sostegno: formazione e
aggiornamento professionale con programmi formativi e voucher specifici per i
lavoratori autonomi, promozione del lavoro autonomo femminile con il
finanziamento di apposite azioni positive e la costituzione di un fondo
nazionale per l’imprenditoria femminile, finanziamenti per la ricerca e
l’innovazione, esclusione dall’Irap per i lavoratori autonomi senza impresa e
aumento delle deduzioni per gli altri, tutela per i ritardati pagamenti e
facilitazione nell’accesso al credito.
- salvaguardia: assicurazione
obbligatoria contro gli infortuni anche per i lavoratori autonomi;
finanziamento per gli investimenti e la prevenzione per la sicurezza sul
lavoro; compensi equi, regolati e tutelati; sostegno alla maternità pienamente
esigibile anche per le lavoratrici autonome; riduzione dell’aliquota
contributiva allineata a quella degli altri lavoratori autonomi iscritti
all’Inps. Pensiamo sia giusto ripartire da qui: il nostro Partito deve
rivolgersi anche a questi lavoratori che rappresentano il mondo dei nuovi
lavori e delle nuove professioni.
Cambia il lavoro ma non possono
cambiare le tutele e noi dobbiamo saperci rivolgere anche a coloro che hanno
risposto alla crisi rilanciandosi con coraggio.
5) AMMORTIZZATORI SOCIALI. Un
punto particolarmente importante e delicato è rappresentato dal tema degli
ammortizzatori sociali: l’idea condivisibile del Piano, di avere un assegno di
disoccupazione universale per chi perde il lavoro, non va confusa e
contrapposta con la Cassa integrazione. Nel primo caso si tratta di uno
strumento pagato dalla fiscalità generale a vantaggio del disoccupato; nel caso
della Cassa integrazione ordinaria e straordinaria si tratta di una tutela che
viene pagata, in termini mutualistici, dalle imprese e dai lavoratori e che
mantiene il rapporto di impiego. Cancellare questo secondo strumento
significherebbe gettare sul mercato del lavoro centinaia di migliaia di nuovi
disoccupati: una vera e propria bomba sociale. Occorre ricordare che, dal 2008,
la Cassa integrazione raggiunge la cifra record di circa un miliardo di ore
ogni anno. É invece necessario riformare la Cassa integrazione in deroga che si
è ormai trasformata in una specie di indennità di disoccupazione, prevedendo un
contributo delle imprese e dei lavoratori che la utilizzano. Il Governo ha
presentato un decreto legge su questo tema che verrà discusso a breve dal
Parlamento.
6) RAPPRESENTANZA e MODELLO di
CONTRATTAZIONE. Il Jobs Act ripropone il tema della rappresentanza e della
rappresentatività dei sindacati: è un passo avanti condivisibile. Vogliamo
ricordare che in Commissione Lavoro della Camera sono depositate, su questo
argomento, alcune proposte di legge di maggioranza e di opposizione e che sono
pressoché terminate le audizioni con le parti sociali *(Proposta di legge
C.519, presentata il 25 marzo 2013; abbinata con C.5, C.709, c.1376, c.1549)*.
Ci sono le condizioni per arrivare ad un testo unificato: il PD sostenga questa
soluzione che risolverebbe il problema della presenza nei luoghi di lavoro dei
delegati di tutte le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative
(nessuna esclusa) ed il tema del censimento della rappresentatività dei
sindacati che hanno diritto di stipulare contratti nazionali di categoria.
Per quanto riguarda il modello
di contrattazione, non richiamato nel Jobs Act, riteniamo che il PD debba
tenere a riferimento l’accordo raggiunto in materia dalle parti sociali e
ribadiamo la netta contrarietà a spostarne il baricentro verso la
contrattazione aziendale, che va invece mantenuta in equilibrio con il
contratto nazionale. Semmai si tratta di specializzare ulteriormente i due
livelli: in azienda il negoziato sulla produttività; nel contratto nazionale la
difesa del salario dall’inflazione e la definizione delle normative. La
contrattazione individuale, tanto cara al centrodestra, esporrebbe i lavoratori
al massimo arbitrio, soprattutto nell’attuale situazione di crisi.
7) PARTECIPAZIONE dei
LAVORATORI. Il Jobs Act affronta anche il tema, assai controverso, della
presenza di rappresentanti dei lavoratori nei consigli di amministrazione. Non
condividiamo questa proposta perché abbiamo sempre preso a riferimento il
modello tedesco dei Comitati di sorveglianza. Anche in questo caso esiste un
disegno di legge del PD che intende introdurre, nelle aziende con più di 300
dipendenti, Comitati Consultivi che possano esprimere pareri e raccomandazioni
sulla cessazione o sul trasferimento di aziende, sulle fusioni e sui nuovi
insediamenti, con le relative ricadute occupazionali *(Proposta di legge
C.1904, presentata il 19 dicembre 2013)*.
8) COSTO del LAVORO. Un fattore
di incentivo allo sviluppo ed all’occupazione è certamente rappresentato della
diminuzione del costo del lavoro: parte prevalente delle risorse che il Governo
sarà in grado di reperire nel prossimo futuro vengano indirizzate per la
riduzione del cuneo fiscale. Sarebbe sbagliato invece immobilizzarle nel
salario di produttività, in una fase di assenza di contrattazione aziendale. E’
necessario concentrarsi sulle esigenze reali dei lavoratori, a partire
dall’aumento del potere d’acquisto delle retribuzioni attraverso la riduzione
della pressione fiscale sulle buste paga.
9) SALUTE e SICUREZZA SUL
LAVORO. L’azione pubblica in materia di lavoro deve essere finalizzata alla
ricerca di una occupazione non solo quanto più possibile ampia ma, al contempo,
dignitosa e, comunque, tale da non arrecare alcun pregiudizio alla salute ed
alla dignità dei prestatori di lavoro. La tutela della salute e sicurezza nei
luoghi di lavoro è un tema che certifica il grado di avanzamento civile,
sociale, economico e morale di un Paese e deve essere quindi patrimonio della
coscienza collettiva. La battaglia per la sicurezza e la riduzione degli
incidenti sul lavoro è una battaglia di civiltà. Si ritiene pertanto
prioritario proseguire nel lavoro fatto negli anni del Governo Prodi
(2006-2008) attraverso la promozione e diffusione della cultura della sicurezza
e il riordino della legislazione. I pilastri fondamentali per tale azione sono:
prevenzione, formazione, informazione, controlli.
Va inoltre incentivata una forte
azione di contrasto per l’economia illegale.
10) PREVIDENZA. Nel Jobs Act non
si parla di previdenza. Noi pensiamo che occorra aprire questo cantiere per
affrontare i temi seguenti: l’introduzione della flessibilità in uscita dal
lavoro verso la pensione, sulla quale il Governo sta per avanzare una proposta
(esiste sul tema un disegno di legge del PD, *Proposta di Legge C.857,
presentato il 30 aprile 2013*); la soluzione del problema delle
“ricongiunzioni” *(Proposta di legge C.929, presentata il 15 marzo 2013);* la
definizione di meccanismi che garantiscano una pensione adeguata e dignitosa
per le giovani generazioni; l’apertura di un tavolo di concertazione tra
Governo e parti sociali sull’adeguamento delle pensioni medio-basse con la
revisione dei meccanismi di indicizzazione. Occorre altresì pensare ad un
progetto di universalizzazione e automaticità delle prestazioni.
La proposta è stata sottoscritta
da un gruppo di deputati del PD:
Cesare Damiano, Roberta
Agostini, Luisella Albanella, Ileana Argentin, Cristina Bargero, Davide
Baruffi, Teresa Bellanova, Antonio Boccuzzi, Salvatore Capone, Floriana
Casellato, Laura Coccia, Miriam Cominelli, Gianni Cuperlo, Alfredo D’Attorre,
Umberto D’Ottavio, Andrea De Maria, Umberto Del Basso De Caro, Marilena Fabbri,
Gianni Farina, Stefano Fassina, Massimo Fiorio, Maria Luisa Gnecchi, Monica
Gregori, Chiara Gribaudo, Antonella Incerti, Giuseppe Lauricella, Patrizia
Maestri, Elisa Mariano, Marco Miccoli, Daniele Montroni, Alberto Pagani,
Massimo Paolucci, Valentina Paris, Emma Petitti, Giorgio Piccolo, Fausto
Raciti, Roberto Rampi, Giovanna Sanna, Chiara Scuvera, Giuseppe Zappulla
martedì 4 febbraio 2014
Australia, un paese accogliente e pieno di opportunità
Sono da poco rientrata da un lungo viaggio in Australia. Ho pensato di riassumere brevemente gli aspetti positivi del viaggio, visto che è una meta molto apprezzata in questo periodo.
Ho trovato un paese aperto, accogliente, e molto rilassato. Alcune città si sono rivelate un po' troppo costose per le mie tasche (Melbourne e Sydney) ma ero stata avvisata prima di partire.
Perth la più rilassata in assoluto, Alice Springs la più particolare anche se un po' sperduta in mezzo al nulla.
Molto bello, per me che amo il verde, vedere come vengono curati i parchi, presenti in tutte le città che ho visitato e diffusi in modo equilibrato nelle diverse aree cittadine.
Le spiagge, tutte libere, spesso attrezzate con bagni e spogliatoi puliti gratuiti, e data la ben nota estensione delle coste anche abbastanza vuote. Con il mare pulito anche in aree abbastanza cittadine (magari non proprio davanti ai canali di scolo, ma comunque nelle altre zone pulito).
Una bellissima scoperta la Tasmania, un gioiello davvero. Poi dopo aver passato 2 settimane di caldo intenso nell'outback, ritrovarsi in un posto freddo e ventoso è sempre rinfrancante. Almeno per me lo è stato. Tanti percorsi di montagna e parchi nazionali, tante strade vuote da percorrere liberamente, e tanta buona birra.
In generale, gli aspetti che mi sono piaciuti di più sono stati i musei gratuiti in diverse città (tutti quelli di Adelaide, tutti quelli di Perth, qualcuno a Melbourne e uno grande a Sydney ma non ho avuto il tempo di verificare gli altri) e la percezione di un senso civico più spiccato naturalmente insito nelle persone.
Per quanto riguarda il lavoro, ci sono molte opportunità, come accennavo nel precedente post le paghe orarie sono molto più alte che in Italia, si parte comunque da un minimo sindacale di 18 $ all'ora. Praticamente non esiste il lavoro nero, se non da parte di ristoratori italiani che assumono connazionali, ma non è necessario adeguarsi a questo standard: si trovano diversi ristoranti, bar e locali che assumono perfettamente in regola secondo gli standard locali. Meglio non andare all'estero a esportare le nostre pessime abitudini.
Le agenzie interinali quasi non esistono, esistono delle agenzie che fanno la selezione del personale suddivise per settore (per esempio turismo, etc.) ma non sono la stessa cosa, e comunque anche facendosi assumere al di fuori delle procedure delle agenzie si ha un contratto in regola.
Le tariffe per insegnare italiano agli stranieri sono circa di 23-25$ all'ora, quelle per l'assistenza agli anziani pure sui 25 $.
Ci sono diversi annunci anche negli ostelli per lavori nelle fattorie, raccolta frutta, vendemmia, anch'essi ben pagati tenendo conto che trattandosi di luoghi lontani dai centri abitati offrono anche vitto e alloggio, cosa che permette di risparmiare sull'ostello o sull'affitto. Bellissima la zone delle colline sopra Adelaide e la vicina Barossa Valley che produce diversi vini molto buoni, anche pregiati, e dove si possono fare anche diverse degustazioni gratuite. Tra l'altro, esiste una pubblicazione gratuita reperibile in diversi ostelli con l'elenco delle zone in cui si può andare a lavorare nelle fattorie a seconda delle diverse stagioni, e un sito ufficiale governativo con le stesse informazioni aggiornate di settimana in settimana.
Alcune fattorie danno la possibilità, se ci si lavora per almeno 3 mesi, di avere un'estensione del visto (Working Holiday 417) di altri 12 mesi, ma solo se si ha meno di 31 anni non compiuti al momento dello scadere del visto per richiedere il rinnovo. In realtà diversi lavori nell'outback danno questa possibilità, va verificata caso per caso. Il rinnovo del Working Holiday Visa per il secondo anno è il primo step per avere poi la residenza.
L'apertura di un conto corrente è gratuita in molte banche, quella più diffusa in tutte le aree del paese è la NAB, che offre anche un conto gratuito che dà il 3,8% di interessi per i primi 9 mesi sui propri risparmi, senza vincoli di tenere i soldi bloccati per un tot di tempo.
Ho poi fatto una bellissima scoperta di comunità nel centro buddhista Dhammaloka a Perth, un centro molto grande, completamente gratuito e aperto a chiunque, frequentato da centinaia di persone. Un senso di pace e di comunità che si sente semplicemente entrandoci, una cosa di cui in Italia sento molto la mancanza.
In generale, la percezione che ho avuto del paese è stata molto positiva per due motivi: le persone sono più rilassate, più easy, meno inchiodate al passato, con meno fardelli sulle spalle. Insomma come diceva Eckhart Tolle è un paese con un corpo di dolore minore data la sua più breve storia (la storia a noi conosciuta), a differenza dell'Italia. E per dirla con Ligabue, i libri di storia la farebbero dormire. Non c'è un monopolio della Chiesa sulla vita religiosa delle persone, e l'altra cosa estremamente positiva è che il cambiamento lavorativo è ampiamente sdoganato. La famosa flessibilità di cui si parla tanto è prima di tutto da parte del dipendente. Ci sono minatori che lavorano 3 mesi all'anno, prendono 8.000 $ al mese (paga base dei minatori, le paghe aumentano che chi lavora sulle isole sperdute o al disopra del tropico del capricorno per via del caldo e conseguenti accordi sindacali rispettosi dei lavoratori) e poi aspettano a riprendere a lavorare quando hanno finito di spendere i soldi, gente che a 30 o 40 anni decide di fare un lavoro completamente diverso da quello che faceva prima, fa un corso di formazione e intraprende, semplicemente la nuova professione. Per mestiere diverso intendo persone che facevano il piastrellista e vogliono fare assistenza agli anziani, persone che facevano la commessa e vogliono lavorare in una miniera, persona che hanno sempre lavorato in un bar e vogliono fare il pompiere. Lavori diversi. Esigenza di cambiamento individuale dettata da cambiamenti di stile di vita, di interessi, insomma dettati dalla propria evoluzione personale che vengono tranquillamente accettati dalla società e possono, in effetti, essere messi in pratica.
Davvero un paese fantastico, consiglio a chiunque ne abbia la possibilità di andare a farci un viaggio, possibilmente lasciando a casa le proprie zavorre religiose e di schemi mentali per non esportare tutto il peggio dell'Italia.
Ho trovato un paese aperto, accogliente, e molto rilassato. Alcune città si sono rivelate un po' troppo costose per le mie tasche (Melbourne e Sydney) ma ero stata avvisata prima di partire.
Perth la più rilassata in assoluto, Alice Springs la più particolare anche se un po' sperduta in mezzo al nulla.
Molto bello, per me che amo il verde, vedere come vengono curati i parchi, presenti in tutte le città che ho visitato e diffusi in modo equilibrato nelle diverse aree cittadine.
Le spiagge, tutte libere, spesso attrezzate con bagni e spogliatoi puliti gratuiti, e data la ben nota estensione delle coste anche abbastanza vuote. Con il mare pulito anche in aree abbastanza cittadine (magari non proprio davanti ai canali di scolo, ma comunque nelle altre zone pulito).
Una bellissima scoperta la Tasmania, un gioiello davvero. Poi dopo aver passato 2 settimane di caldo intenso nell'outback, ritrovarsi in un posto freddo e ventoso è sempre rinfrancante. Almeno per me lo è stato. Tanti percorsi di montagna e parchi nazionali, tante strade vuote da percorrere liberamente, e tanta buona birra.
In generale, gli aspetti che mi sono piaciuti di più sono stati i musei gratuiti in diverse città (tutti quelli di Adelaide, tutti quelli di Perth, qualcuno a Melbourne e uno grande a Sydney ma non ho avuto il tempo di verificare gli altri) e la percezione di un senso civico più spiccato naturalmente insito nelle persone.
Per quanto riguarda il lavoro, ci sono molte opportunità, come accennavo nel precedente post le paghe orarie sono molto più alte che in Italia, si parte comunque da un minimo sindacale di 18 $ all'ora. Praticamente non esiste il lavoro nero, se non da parte di ristoratori italiani che assumono connazionali, ma non è necessario adeguarsi a questo standard: si trovano diversi ristoranti, bar e locali che assumono perfettamente in regola secondo gli standard locali. Meglio non andare all'estero a esportare le nostre pessime abitudini.
Le agenzie interinali quasi non esistono, esistono delle agenzie che fanno la selezione del personale suddivise per settore (per esempio turismo, etc.) ma non sono la stessa cosa, e comunque anche facendosi assumere al di fuori delle procedure delle agenzie si ha un contratto in regola.
Le tariffe per insegnare italiano agli stranieri sono circa di 23-25$ all'ora, quelle per l'assistenza agli anziani pure sui 25 $.
Ci sono diversi annunci anche negli ostelli per lavori nelle fattorie, raccolta frutta, vendemmia, anch'essi ben pagati tenendo conto che trattandosi di luoghi lontani dai centri abitati offrono anche vitto e alloggio, cosa che permette di risparmiare sull'ostello o sull'affitto. Bellissima la zone delle colline sopra Adelaide e la vicina Barossa Valley che produce diversi vini molto buoni, anche pregiati, e dove si possono fare anche diverse degustazioni gratuite. Tra l'altro, esiste una pubblicazione gratuita reperibile in diversi ostelli con l'elenco delle zone in cui si può andare a lavorare nelle fattorie a seconda delle diverse stagioni, e un sito ufficiale governativo con le stesse informazioni aggiornate di settimana in settimana.
Alcune fattorie danno la possibilità, se ci si lavora per almeno 3 mesi, di avere un'estensione del visto (Working Holiday 417) di altri 12 mesi, ma solo se si ha meno di 31 anni non compiuti al momento dello scadere del visto per richiedere il rinnovo. In realtà diversi lavori nell'outback danno questa possibilità, va verificata caso per caso. Il rinnovo del Working Holiday Visa per il secondo anno è il primo step per avere poi la residenza.
L'apertura di un conto corrente è gratuita in molte banche, quella più diffusa in tutte le aree del paese è la NAB, che offre anche un conto gratuito che dà il 3,8% di interessi per i primi 9 mesi sui propri risparmi, senza vincoli di tenere i soldi bloccati per un tot di tempo.
Ho poi fatto una bellissima scoperta di comunità nel centro buddhista Dhammaloka a Perth, un centro molto grande, completamente gratuito e aperto a chiunque, frequentato da centinaia di persone. Un senso di pace e di comunità che si sente semplicemente entrandoci, una cosa di cui in Italia sento molto la mancanza.
In generale, la percezione che ho avuto del paese è stata molto positiva per due motivi: le persone sono più rilassate, più easy, meno inchiodate al passato, con meno fardelli sulle spalle. Insomma come diceva Eckhart Tolle è un paese con un corpo di dolore minore data la sua più breve storia (la storia a noi conosciuta), a differenza dell'Italia. E per dirla con Ligabue, i libri di storia la farebbero dormire. Non c'è un monopolio della Chiesa sulla vita religiosa delle persone, e l'altra cosa estremamente positiva è che il cambiamento lavorativo è ampiamente sdoganato. La famosa flessibilità di cui si parla tanto è prima di tutto da parte del dipendente. Ci sono minatori che lavorano 3 mesi all'anno, prendono 8.000 $ al mese (paga base dei minatori, le paghe aumentano che chi lavora sulle isole sperdute o al disopra del tropico del capricorno per via del caldo e conseguenti accordi sindacali rispettosi dei lavoratori) e poi aspettano a riprendere a lavorare quando hanno finito di spendere i soldi, gente che a 30 o 40 anni decide di fare un lavoro completamente diverso da quello che faceva prima, fa un corso di formazione e intraprende, semplicemente la nuova professione. Per mestiere diverso intendo persone che facevano il piastrellista e vogliono fare assistenza agli anziani, persone che facevano la commessa e vogliono lavorare in una miniera, persona che hanno sempre lavorato in un bar e vogliono fare il pompiere. Lavori diversi. Esigenza di cambiamento individuale dettata da cambiamenti di stile di vita, di interessi, insomma dettati dalla propria evoluzione personale che vengono tranquillamente accettati dalla società e possono, in effetti, essere messi in pratica.
Davvero un paese fantastico, consiglio a chiunque ne abbia la possibilità di andare a farci un viaggio, possibilmente lasciando a casa le proprie zavorre religiose e di schemi mentali per non esportare tutto il peggio dell'Italia.
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