Più amore per tutti. Il messaggio che Greta e Vanessa hanno portato con
sè durante il loro viaggio in Siria, un messaggio di speranza e pace. Un
impegno dell'Italia a riportarle a casa, e oggi sono finalmente libere.
Una scelta di vita quella di essere volontarie, come tante altre persone che hanno scelto di dedicare la propria vita agli altri. Purtroppo queste persone non vedono mai riconosciuto il loro valore tanto quanto chi, per esempio, sceglie di fare il militare per professione, perché così avrà una paga più alta e potrà viaggiare a spese dello Stato. A quanto pare fare una scelta militare, ovvero fare anni di addestramento per imparare a sparare e formarsi per affrontare la violenza umana in modo violento, merita un qualche rispetto da parte delle persone più ottuse. Se uno poi va all'estero per lavoro, pare che la colpa sia dell'azienda. Evidentemente solo gente che non ha mai lavorato nella vita o che non ha mai avuto un minimo di gusto per la sfida può ritenere che andare in trasferta sia un obbligo. In genere è frutto di mesi o anni di fatiche, contrattazioni, guadagnarsi ruoli che si possono perdere un attimo se il collega ti pesta i piedi, ore di straordinari per arrivare lì. Perché la sfida quotidiana ti piace, se no ti eri già arreso dopo qualche anno dicendo: "è stato bello, ma adesso mi dedico ad altro". Perché in nessun lavoro viaggiare è un obbligo, ma i lavori più belli e più stimolanti per le persone appassionate prevedono la conoscenza del resto del mondo e non la chiusura.
Detto questo, se uno va all'estero per portare cibo e vestiti merita tutto il rispetto del nostro Paese. Forse, visto che viviamo per il dio denaro, non si può pretendere che meritino più rispetto di chi all'estero ci va per portare merci, ma almeno lo stesso rispetto. Quindi sì, dopo tutte le critiche, due splendide giovani donne sono vive e tornano a casa libere e l'Italia non può che essere orgogliosa di loro. Perché hanno viaggiato portando pace e amore e aiuto a chi era più in difficoltà.
Tra l'altro trovo alquanto incredibile che le critiche alla loro scelta di essere volontarie in un Paese di guerra arrivino spesso dalle stesse persone a cui ho sentito dire che i profughi non possono venire tutti qui ma dobbiamo "aiutarli a casa loro". Immagino che dalla comodità del loro divano dovremo ascoltare anche come secondo loro queste persone dovrebbero essere aiutate, se non in modo concreto.
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