Da leggere l'articolo di oggi del Corriere della Sera
a pag 2: "Profughi e filo spinato: il muro della Macedonia" un reportage tra i disperati, toccante e autentico. Da leggere col cuore, perché la
testa quando ragiona sulle problematiche sia al servizio dell'umanità e
non del dio denaro. Perché chi dice "aiutiamoli a casa loro", "non
facciamoli entrare", "pattugliamo i confini", sta facendo il tifo per
questa crudeltà, di barriere e confini, e questo sono le barriere e i
confini. Perché chi fugge sta scappando da qualcosa che percepisce come
morte certa, quindi è disposto a tutto.
Pensiamo ai nostri nonni quando sono stati chiamati alle armi per andare
in guerra, a loro interessava qualcosa combattere altri uomini di paesi
che all'epoca erano considerati nemici? Nel corso di decenni siamo
riusciti a costruire un'Europa unita dopo aver superato la guerra e
questo è possibile anche con altre realtà culturali, se ci crediamo e
smettiamo di ritenere i nostri concittadini all'estero "cervelli in
fuga" e quelli che arrivano come "invasori". Siamo tutti cittadini dello
stesso mondo, e tutti ci spostiamo per motivazioni diverse. Spesso le motivazioni che spingono i flussi migratori non sono del tutto comprensibili a chi ha scelto di non spostarsi, come capita che non sia comprensibile a un panettiere capire perché uno studente universitario voglia fare l'erasmus invece di imparare un mestiere, o come capita a chi passa 35 anni al mare nella stessa località di non capire perché altri vogliano viaggiare, curiosare, confrontarsi col diverso. Conosco persone che non capiscono chi non va al mare ad agosto o chi se ha poco denaro sceglie di spenderlo per un'esperienza invece che per un oggetto.
Ciascuno di noi ha dei limiti mentali, per cui se io non sono nata in Siria in una zona di guerra presumibilmente non posso capire fino in fondo la situazione umana, il disagio, la disperazione e le conseguenze che il percorso unico di vita di queste persone ha sulle loro azioni e reazioni. Ma umanamente rispettare l'altro per quello che è, e accoglierlo per quanto possibile, questo sì possiamo farlo tutti. Se siamo cittadini prima che consumatori, se siamo uomini che non vedono nell'altro un ladro più di quanto siamo stati tutti noi Europei ladri nei confronti di alcuni aree del pianeta. Tutto il resto lo lasciamo a sociologi e psicologi e persone che con degli studi specifici possano analizzare e aiutare a comprendere i fenomeni in modo ampio, nella loro portata reale.
La domanda è: Perché pretendere che degli uomini su ordine di altri si rifiutino di far passare dei disperati da un luogo ad un altro? Perché ordinare disumanità, o l'uso di lacrimogeni e manganelli, da parte di persone che prese ciascuna singolarmente non intenderebbero in alcun modo fare del male all'uomo, alla donna, al bambino che hanno di fronte? Solo perché in base a una convenzione esiste una mappa che molti neppure sanno leggere che stabilisce che due metri più in qua ha potere un gruppo di persone, e due metri più in là ha potere un altro gruppo, e gli abbiamo dato un nome, confine, che esiste solo nei limiti invalicabili delle nostre menti.
domenica 23 agosto 2015
venerdì 14 agosto 2015
Expo per la cultura e la cultura per Expo
Ancora più di un anno fa, ci si chiedeva se Expo potesse essere un'occasione per parlare non solo di alimentazione ma anche di cultura. Perché il pianeta lo si nutre con il cibo, ma non solo, bisogna nutrire anche la mente. La speranza che l'incontro tra diversi Paesi fosse anche occasione di scambio culturale non è stata vana. Non ultimo, Expo è stata solo due settimane fa occasione di incontro tra i ministri della Cultura di tutto il mondo in un meeting di due giorni sulla Cultura come strumento di dialogo tra i popoli.
Ma ogni giorno in realtà Expo sta diventando un'occasione di conoscenza e approfondimento. Gli appuntamenti culturali organizzati da Intesa San Paolo (qui Chiara Isotton dell'Accademia della Scala di Milano che interpreta la Tosca), i dibattiti di Casa Corriere e le mostre fotografiche di spazio Kip, ma anche gli incontri di Cascina Triulza. La Cascina, unico edificio di Expo già esistente prima della costruzione del sito espositivo, è stata restaurata per questo evento e ora ospita ogni giorno conferenze, laboratori, e realtà associative che trovano in Expo uno spazio per mostrare il loro lavoro quotidiano sia in ambito alimentare che sociale. Un appuntamento da non perdere per gli amanti dell'arte anche la mostra curata da Vittorio Sgarbi all'interno di Eataly, con 250 quadri italiani di ogni epoca suddivisi per regione.
E un outsider invece all'interno del Padiglione Italia, la Vucciria di Guttusu.
In occasione della settimana delle donne poi è stata creata una bellissima iniziativa, una collana di storie di donne da tutto il mondo disponibili gratuitamente (ma ormai esaurite) in Expo. Storie che raccontano la femminilità da 104 Paesi diversi, ciascuna scrittrice dal proprio punto di vista. Un interessante viaggio nella nostra metà del pianeta, perché raccontarsi è il primo modo per farsi conoscere e conoscersi è il primo passo per rispettarsi. Interessante che nella collana sono presenti anche storie provenienti da Paesi che non partecipano ad Expo, come il Perù e la Mongolia.
Non mancano poi i concerti organizzati dai vari padiglioni, per esempio il bravissimo pianista Tomasz Pawlowski con il suo concerto di Chopin più volte ospite al padiglione polonia anche in questi giorni.
Anche le giornate nazionali sono state occasione per la promozione culturale per diversi Paesi, qui un pezzo dell'orchestra Virtuosi Moskvi in occasione del National Day della Russia e una piccola parte dello splendido concerto del National Day dell'Azerbaijan.
Al padiglione del Vietnam è possibile assistere quotidianamente a spettacoli con strumenti vietnamiti tradizionali.
Tra balli folkloristici (spesso in occasione dei National Days ma non solo) opere d'arte e musica classica, Expo non è mai stato solo cibo ma per chi ama la Cultura c'è solo la difficoltà di destreggiarsi quotidianamente tra decine di conferenze e laboratori diversi.
Perché la cultura non è un abbellimento o un di più, ma la base stessa per poter uscire dalla crisi. Acquisire nuove conoscenze, ascoltare nuovi punti di vista, ammirare un'opera d'arte o scoprire la ricchezza culturale di Paesi lontani da noi è la chiave perché di Expo rimanga qualcosa di estremamente positivo nel futuro dei giovani - italiani ma non solo - che ogni giorno affollano l'esposizione e tornano a casa con un bagaglio culturale arricchito.
Perché ogni stimolo nuovo proveniente dal diverso - anche il diverso più lontano e dissimile da noi - è un seme che può germogliare nella mente curiosa e aperta di un bambino e di un ragazzo e da quel seme può nascerne un futuro di ricerca, di tolleranza, di comprensione e di dialogo.
Ma ogni giorno in realtà Expo sta diventando un'occasione di conoscenza e approfondimento. Gli appuntamenti culturali organizzati da Intesa San Paolo (qui Chiara Isotton dell'Accademia della Scala di Milano che interpreta la Tosca), i dibattiti di Casa Corriere e le mostre fotografiche di spazio Kip, ma anche gli incontri di Cascina Triulza. La Cascina, unico edificio di Expo già esistente prima della costruzione del sito espositivo, è stata restaurata per questo evento e ora ospita ogni giorno conferenze, laboratori, e realtà associative che trovano in Expo uno spazio per mostrare il loro lavoro quotidiano sia in ambito alimentare che sociale. Un appuntamento da non perdere per gli amanti dell'arte anche la mostra curata da Vittorio Sgarbi all'interno di Eataly, con 250 quadri italiani di ogni epoca suddivisi per regione.
E un outsider invece all'interno del Padiglione Italia, la Vucciria di Guttusu.
In occasione della settimana delle donne poi è stata creata una bellissima iniziativa, una collana di storie di donne da tutto il mondo disponibili gratuitamente (ma ormai esaurite) in Expo. Storie che raccontano la femminilità da 104 Paesi diversi, ciascuna scrittrice dal proprio punto di vista. Un interessante viaggio nella nostra metà del pianeta, perché raccontarsi è il primo modo per farsi conoscere e conoscersi è il primo passo per rispettarsi. Interessante che nella collana sono presenti anche storie provenienti da Paesi che non partecipano ad Expo, come il Perù e la Mongolia.
Non mancano poi i concerti organizzati dai vari padiglioni, per esempio il bravissimo pianista Tomasz Pawlowski con il suo concerto di Chopin più volte ospite al padiglione polonia anche in questi giorni.
Anche le giornate nazionali sono state occasione per la promozione culturale per diversi Paesi, qui un pezzo dell'orchestra Virtuosi Moskvi in occasione del National Day della Russia e una piccola parte dello splendido concerto del National Day dell'Azerbaijan.
Al padiglione del Vietnam è possibile assistere quotidianamente a spettacoli con strumenti vietnamiti tradizionali.
Tra balli folkloristici (spesso in occasione dei National Days ma non solo) opere d'arte e musica classica, Expo non è mai stato solo cibo ma per chi ama la Cultura c'è solo la difficoltà di destreggiarsi quotidianamente tra decine di conferenze e laboratori diversi.
Perché la cultura non è un abbellimento o un di più, ma la base stessa per poter uscire dalla crisi. Acquisire nuove conoscenze, ascoltare nuovi punti di vista, ammirare un'opera d'arte o scoprire la ricchezza culturale di Paesi lontani da noi è la chiave perché di Expo rimanga qualcosa di estremamente positivo nel futuro dei giovani - italiani ma non solo - che ogni giorno affollano l'esposizione e tornano a casa con un bagaglio culturale arricchito.
Perché ogni stimolo nuovo proveniente dal diverso - anche il diverso più lontano e dissimile da noi - è un seme che può germogliare nella mente curiosa e aperta di un bambino e di un ragazzo e da quel seme può nascerne un futuro di ricerca, di tolleranza, di comprensione e di dialogo.
mercoledì 12 agosto 2015
Sapersi divertire con i bimbi senza rompere le scatole agli altri?
Non è un'utopia. Se i genitori quando portano in giro i bimbi riconoscessero la parzialità della loro posizione, e che l'essere bambino è una fase della vita che è appartenuta a tutti noi e a 7 miliardi di persone sulla faccia della terra, e il loro bambino non è il centro del mondo per tutti. Lo è per la mamma e per il papà in quel contesto in cui sono insieme al bimbo e basta, anche perché la stessa mamma e lo stesso papà in altri contesti si possono tranquillamente divertire in pace o parlare di argomenti di cui non parlerebbero di fronte a dei bimbi. Ha suscitato polemica
la scelta di tripadvisor di mettere tra i parametri dei ristoranti o alberghi oltre a parcheggi, wifi e altri servizi anche la possibilità di selezionare luoghi "children free", ovvero dove non è consentito l'ingresso ai bambini. Dimenticando
invitare una certa tipologia di clientela piuttosto che un'altra serve a
far sì che tutti i clienti siano soddisfatti. Come dire, nessuno
affitterebbe a degli anziani un appartamento sopra una discoteca che
chiude alle 5 del mattino, per il bene dell'anziano e del suo desiderio di quiete e del locale e dei
soldi che deve incassare entro la fine della stagione. Allo stesso modo persone adulte sono libere in
un locale pubblico (ristorante ma non solo) di parlare di argomenti
disparati, e la presenza di bambini intorno può comportare fastidi
perché so per esperienza personale che quando si parla di argomenti
difficili o da adulti, i genitori dei pargoli ai tavoli intorno
protestano. E non solo se si parla di sesso o si dicono parole non esattamente raffinate (cosa
che comunque in base a un ragionamento sulla tolleranza non dovrebbe
essere discriminata per la presenza di bambini), anche semplicemente
affrontando temi come la corruzione o la maternità consapevole tirando
fuori esempi anche astratti o filosofici, prova a avere a fianco una
famiglia di bigotti. Una volta a me è capitato in un risorante,
parlavamo di maternità consapevole ad alta voce, eravamo un gruppo
quindi si sono alzati i toni ma mai parole volgari o che, il papà della
famiglia a fianco è andato a protestare con il cassiere. Il bimbo aveva forse 8 o 9 anni, a occhio stava chiedendo ai genitori il significato di tutte le parole che stavamo usando e non avevano nessuna intenzione di dare spiegazioni visto che anche loro volevano farsi il loro pranzo in santa pace.
Gli adulti ai tavoli di un ristorante possono parlare ad alta voce di qualunque argomento senza preoccuparsi di essere un buon esempio per i figli degli altri, oltre al fatto che lo stesso genitore senza il bambino al seguito se va a mangiare qualcosa con i colleghi può trovarsi a parlare di cose di lavoro di cui non parlerebbe mai di fronte a suo figlio, siano essere tecniche di trattativa o operazioni chirurgiche. Il problema sta proprio nel genitore figlio-centrico, che siccome passa h24 col bimbo non capisce più come funziona la vita che aveva fino a ieri e che si spera continuerà ad avere domani.
Allo stesso modo - caso simile al ristorante - se uno va in vacanza e magari ha solo quella settimana di ferie, se va in albergo e è in coppia può essere infastidito dall'avere accanto una famiglia numerosa. Magari no, ma non in tutti i contesti si può scegliere la stanza. Il bambino può essere il più buono del mondo ma in Italia c'è tanta abitudine a considerare l'essere genitore come una specie di lasciapassare per avere una serie di privilegi. Se io vado in un albergo e di notte ho accanto una famiglia con bambini piccoli che magari piangono in continuazione mi scoccio ma pazienza, se una famiglia con bambini grandi ha accanto i vicini che "fanno casino" per altri motivi è capace di andare a reclamare in reception e cercare di chiedere di cambiare stanza causando problemi organizzativi, magari dopo aver avuto il secondo e terzo bimbo gratis nel conto .... perché sono capaci di farlo. Mentre se un bimbo strilla tutta notte nessuno si permetterebbe di andare in reception a chiedere di cambiare stanza.
Oppure se un ristorante è per una cenetta romantica, forse una coppia che ti ordina una bottiglia di vino da "ci ho lasciato una giornata di lavoro" non ha molta voglia di avere intorno la famigliola di 7 persone con bimbi che scorrazzano tra i tavoli. Questo non toglie nulla alla legittimità di nonni e nipoti di strillare ai tavoli, come non toglie nulla alla legittimità di una coppietta che fa la cena romantica di parlare di cose proprie personali come meglio credono.
Forse è utile semplicemente scrivere "locale adatto a pranzi di lavoro" oppure "cene romantiche" ma evidentemente nel corso degli anni ci sono persone e famiglie che si sono imbucate in luoghi non a loro adatti quindi considero un servizio aggiuntivo il fatto che sia possibile sapere prima qual è il tipo di clientela del ristorante/albergo scelto.
Se ci si basasse solo sulla presenza o meno di cartelli con scritto "qui nursery" o "qui area bimbi dedicata" o "qui seggiolone per bambini" conoscendo la maggior parte degli italiani cercherebbero di costringere il gestore del luogo che hanno scelto a renderlo a misura di bimbo (anche se questo dovesse avere dei costi aggiuntivi o non rispecchiare il suo target di clientela), come si nota dagli incredibili commenti su facebook all'articolo citato sopra: una lobby di mamme inferocite che se il loro bimbo strilla il problema è del vicino del tavolo a fianco che non capisce o della povera cameriera (magari sottopagata in nero e stanca alle 11 di sera) che non gli porta i pastelli e non ha pensato a trasformarsi in baby-sitter (che strano!). Tra l'altro se tutta la gente che si ammassa sulle spiagge ad agosto potesse avere aree segnalate come più o meno adatte ai castelli di sabbia piuttosto che alle partite di pallone senza regole, sarebbero più felici tutti!
Insomma ben venga che ci sia la possibilità per tutti di sentirsi liberi e non costringersi anche in vacanza a convivenze forzate, per cui su un lungo mare affollato benissimo che ci siano locali con aree bimbi e altre per cenette romantiche, o in città locali più adatti alle corse fra i tavoli e altri più adatti a discorsi normali fra adulti senza tabù. I bambini arricchiscono, come arricchiscono gli anziani i disabili gli stranieri, il dialogo con i pastori di montagna o con un compagno di viaggio casuale, ma lasciamo a tutti la libertà di parola evitando i conflitti e le censure preventive in modo che uno possa scegliere se in un contesto di lavoro o romantico vuole o meno limitarsi nel dialogo (anche il dialogo libero da tabù arricchisce) per presenze non previste.
Bambini sì o bambini no?
Posted by Wired Italia on Lunedì 10 agosto 2015
Gli adulti ai tavoli di un ristorante possono parlare ad alta voce di qualunque argomento senza preoccuparsi di essere un buon esempio per i figli degli altri, oltre al fatto che lo stesso genitore senza il bambino al seguito se va a mangiare qualcosa con i colleghi può trovarsi a parlare di cose di lavoro di cui non parlerebbe mai di fronte a suo figlio, siano essere tecniche di trattativa o operazioni chirurgiche. Il problema sta proprio nel genitore figlio-centrico, che siccome passa h24 col bimbo non capisce più come funziona la vita che aveva fino a ieri e che si spera continuerà ad avere domani.
Allo stesso modo - caso simile al ristorante - se uno va in vacanza e magari ha solo quella settimana di ferie, se va in albergo e è in coppia può essere infastidito dall'avere accanto una famiglia numerosa. Magari no, ma non in tutti i contesti si può scegliere la stanza. Il bambino può essere il più buono del mondo ma in Italia c'è tanta abitudine a considerare l'essere genitore come una specie di lasciapassare per avere una serie di privilegi. Se io vado in un albergo e di notte ho accanto una famiglia con bambini piccoli che magari piangono in continuazione mi scoccio ma pazienza, se una famiglia con bambini grandi ha accanto i vicini che "fanno casino" per altri motivi è capace di andare a reclamare in reception e cercare di chiedere di cambiare stanza causando problemi organizzativi, magari dopo aver avuto il secondo e terzo bimbo gratis nel conto .... perché sono capaci di farlo. Mentre se un bimbo strilla tutta notte nessuno si permetterebbe di andare in reception a chiedere di cambiare stanza.
Oppure se un ristorante è per una cenetta romantica, forse una coppia che ti ordina una bottiglia di vino da "ci ho lasciato una giornata di lavoro" non ha molta voglia di avere intorno la famigliola di 7 persone con bimbi che scorrazzano tra i tavoli. Questo non toglie nulla alla legittimità di nonni e nipoti di strillare ai tavoli, come non toglie nulla alla legittimità di una coppietta che fa la cena romantica di parlare di cose proprie personali come meglio credono.
Forse è utile semplicemente scrivere "locale adatto a pranzi di lavoro" oppure "cene romantiche" ma evidentemente nel corso degli anni ci sono persone e famiglie che si sono imbucate in luoghi non a loro adatti quindi considero un servizio aggiuntivo il fatto che sia possibile sapere prima qual è il tipo di clientela del ristorante/albergo scelto.
Se ci si basasse solo sulla presenza o meno di cartelli con scritto "qui nursery" o "qui area bimbi dedicata" o "qui seggiolone per bambini" conoscendo la maggior parte degli italiani cercherebbero di costringere il gestore del luogo che hanno scelto a renderlo a misura di bimbo (anche se questo dovesse avere dei costi aggiuntivi o non rispecchiare il suo target di clientela), come si nota dagli incredibili commenti su facebook all'articolo citato sopra: una lobby di mamme inferocite che se il loro bimbo strilla il problema è del vicino del tavolo a fianco che non capisce o della povera cameriera (magari sottopagata in nero e stanca alle 11 di sera) che non gli porta i pastelli e non ha pensato a trasformarsi in baby-sitter (che strano!). Tra l'altro se tutta la gente che si ammassa sulle spiagge ad agosto potesse avere aree segnalate come più o meno adatte ai castelli di sabbia piuttosto che alle partite di pallone senza regole, sarebbero più felici tutti!
Insomma ben venga che ci sia la possibilità per tutti di sentirsi liberi e non costringersi anche in vacanza a convivenze forzate, per cui su un lungo mare affollato benissimo che ci siano locali con aree bimbi e altre per cenette romantiche, o in città locali più adatti alle corse fra i tavoli e altri più adatti a discorsi normali fra adulti senza tabù. I bambini arricchiscono, come arricchiscono gli anziani i disabili gli stranieri, il dialogo con i pastori di montagna o con un compagno di viaggio casuale, ma lasciamo a tutti la libertà di parola evitando i conflitti e le censure preventive in modo che uno possa scegliere se in un contesto di lavoro o romantico vuole o meno limitarsi nel dialogo (anche il dialogo libero da tabù arricchisce) per presenze non previste.
martedì 11 agosto 2015
Cose belle di #Expo2015
Una cosa bella di Expo: sentire discorsi canzoni e rumori di sottofondo
in lingue diverse. Per una amante delle lingue come me, un viaggio
intorno al mondo a casa mia ogni giorno. Scoprire cibi e tradizioni
certo è la prima opportunità di Expo, ma per me anche il fascino di
ascoltare suoni sconosciuti. L'altra sera ascoltando due ungheresi parlare mi
sono ricordata di quando un giorno da bambina su un traghetto sul lago
di Como ho cercato per la prima volta di chiacchierare con una bimba
inglese. Avevo forse 5 anni e l'idea di aver bisogno di un interprete
non l'avevo contemplata. In effetti ancora adesso la curiosità di capire
lingue a me estranee non è cambiata, come farsi portare dal ritmo di
musiche sconosciute senza capire cosa dicano le canzoni. Credo che sia
importante mantenere lo stupore e la curiosità per il nuovo e il diverso
e che sia splendido ogni giorno cogliere sguardi, sorrisi, bronci,
abitudini e chiedersi cosa sta dietro alle storie di tutte le persone
che si sono trovate tutte insieme nello stesso luogo per 6 mesi ciascuno
con il suo percorso alle spalle unico.
Il mito di Sisifo
"Se vi è un destino personale, non esiste un fato superiore o, almeno,
ve n'è soltanto uno, che l'uomo giudica fatale e disprezzabile. Per il
resto, egli sa di essere il padrone dei propri giorni. In questo sottile
momento, in cui l'uomo ritorna verso la propria vita, di nuovo Sisifo che
torna al suo macigno, nella graduale e lenta discesa, contempla la serie
di azioni senza legame, che sono divenute il suo destino, da lui stesso
creato, riunito sotto lo sguardo della memoria e presto suggellato
dalla morte. Così, persuaso dell'origine esclusivamente umana di tutto
ciò che è umano, cieco che desidera vedere e che sa che la notte non ha
fine, egli è sempre in cammino. Il macigno rotola ancora. Lascio Sisifo
ai piedi della montagna! Si ritrova sempre il proprio fardello. Ma
Sisifo insegna la fedeltà superiore, che nega gli dei e solleva i
macigni. Anch'egli giudica che tutto sia bene. Questo universo, ormai
senza padrone, non gli appare sterile né futile. Ogni granello di quella
pietra, ogni bagliore minerale di quella montagna, ammantata di notte,
formano, da soli, un mondo. Anche la lotta verso la cima basta a
riempire il cuore di un uomo. Bisogna immaginare Sisifo felice."
Albert Camus, Il mito di Sisifo
Albert Camus, Il mito di Sisifo
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