domenica 23 agosto 2015

Il confine della Macedonia

Da leggere l'articolo di oggi del Corriere della Sera a  pag 2: "Profughi e filo spinato: il muro della Macedonia" un reportage tra i disperati, toccante e autentico. Da leggere col cuore, perché la testa quando ragiona sulle problematiche sia al servizio dell'umanità e non del dio denaro. Perché chi dice "aiutiamoli a casa loro", "non facciamoli entrare", "pattugliamo i confini", sta facendo il tifo per questa crudeltà, di barriere e confini, e questo sono le barriere e i confini. Perché chi fugge sta scappando da qualcosa che percepisce come morte certa, quindi è disposto a tutto. Pensiamo ai nostri nonni quando sono stati chiamati alle armi per andare in guerra, a loro interessava qualcosa combattere altri uomini di paesi che all'epoca erano considerati nemici? Nel corso di decenni siamo riusciti a costruire un'Europa unita dopo aver superato la guerra e questo è possibile anche con altre realtà culturali, se ci crediamo e smettiamo di ritenere i nostri concittadini all'estero "cervelli in fuga" e quelli che arrivano come "invasori". Siamo tutti cittadini dello stesso mondo, e tutti ci spostiamo per motivazioni diverse. Spesso le motivazioni che spingono i flussi migratori non sono del tutto comprensibili a chi ha scelto di non spostarsi, come capita che non sia comprensibile a un panettiere capire perché uno studente universitario voglia fare l'erasmus invece di imparare un mestiere, o come capita a chi passa 35 anni al mare nella stessa località di non capire perché altri vogliano viaggiare, curiosare, confrontarsi col diverso. Conosco persone che non capiscono chi non va al mare ad agosto o chi se ha poco denaro sceglie di spenderlo per un'esperienza invece che per un oggetto.
Ciascuno di noi ha dei limiti mentali, per cui se io non sono nata in Siria in una zona di guerra presumibilmente non posso capire fino in fondo la situazione umana, il disagio, la disperazione e le conseguenze che il percorso unico di vita di queste persone ha sulle loro azioni e reazioni.  Ma umanamente rispettare l'altro per quello che è, e accoglierlo per quanto possibile, questo sì possiamo farlo tutti. Se siamo cittadini prima che consumatori, se siamo uomini che non vedono nell'altro un ladro più di quanto siamo stati tutti noi Europei ladri nei confronti di alcuni aree del pianeta.  Tutto il resto lo lasciamo a sociologi e psicologi e persone che con degli studi specifici possano analizzare e aiutare a comprendere i fenomeni in modo ampio, nella loro portata reale.
La domanda è: Perché pretendere che degli uomini su ordine di altri si rifiutino di far passare dei disperati da un luogo ad un altro? Perché ordinare disumanità, o l'uso di lacrimogeni e manganelli, da parte di persone che prese ciascuna singolarmente non intenderebbero in alcun modo fare del male all'uomo, alla donna, al bambino che hanno di fronte? Solo perché in base a una convenzione esiste una mappa che molti neppure sanno leggere che stabilisce che due metri più in qua ha potere un gruppo di persone, e due metri più in là ha potere un altro gruppo, e gli abbiamo dato un nome, confine, che esiste solo nei limiti invalicabili delle nostre menti.

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