Bambini sì o bambini no?
Posted by Wired Italia on Lunedì 10 agosto 2015
Gli adulti ai tavoli di un ristorante possono parlare ad alta voce di qualunque argomento senza preoccuparsi di essere un buon esempio per i figli degli altri, oltre al fatto che lo stesso genitore senza il bambino al seguito se va a mangiare qualcosa con i colleghi può trovarsi a parlare di cose di lavoro di cui non parlerebbe mai di fronte a suo figlio, siano essere tecniche di trattativa o operazioni chirurgiche. Il problema sta proprio nel genitore figlio-centrico, che siccome passa h24 col bimbo non capisce più come funziona la vita che aveva fino a ieri e che si spera continuerà ad avere domani.
Allo stesso modo - caso simile al ristorante - se uno va in vacanza e magari ha solo quella settimana di ferie, se va in albergo e è in coppia può essere infastidito dall'avere accanto una famiglia numerosa. Magari no, ma non in tutti i contesti si può scegliere la stanza. Il bambino può essere il più buono del mondo ma in Italia c'è tanta abitudine a considerare l'essere genitore come una specie di lasciapassare per avere una serie di privilegi. Se io vado in un albergo e di notte ho accanto una famiglia con bambini piccoli che magari piangono in continuazione mi scoccio ma pazienza, se una famiglia con bambini grandi ha accanto i vicini che "fanno casino" per altri motivi è capace di andare a reclamare in reception e cercare di chiedere di cambiare stanza causando problemi organizzativi, magari dopo aver avuto il secondo e terzo bimbo gratis nel conto .... perché sono capaci di farlo. Mentre se un bimbo strilla tutta notte nessuno si permetterebbe di andare in reception a chiedere di cambiare stanza.
Oppure se un ristorante è per una cenetta romantica, forse una coppia che ti ordina una bottiglia di vino da "ci ho lasciato una giornata di lavoro" non ha molta voglia di avere intorno la famigliola di 7 persone con bimbi che scorrazzano tra i tavoli. Questo non toglie nulla alla legittimità di nonni e nipoti di strillare ai tavoli, come non toglie nulla alla legittimità di una coppietta che fa la cena romantica di parlare di cose proprie personali come meglio credono.
Forse è utile semplicemente scrivere "locale adatto a pranzi di lavoro" oppure "cene romantiche" ma evidentemente nel corso degli anni ci sono persone e famiglie che si sono imbucate in luoghi non a loro adatti quindi considero un servizio aggiuntivo il fatto che sia possibile sapere prima qual è il tipo di clientela del ristorante/albergo scelto.
Se ci si basasse solo sulla presenza o meno di cartelli con scritto "qui nursery" o "qui area bimbi dedicata" o "qui seggiolone per bambini" conoscendo la maggior parte degli italiani cercherebbero di costringere il gestore del luogo che hanno scelto a renderlo a misura di bimbo (anche se questo dovesse avere dei costi aggiuntivi o non rispecchiare il suo target di clientela), come si nota dagli incredibili commenti su facebook all'articolo citato sopra: una lobby di mamme inferocite che se il loro bimbo strilla il problema è del vicino del tavolo a fianco che non capisce o della povera cameriera (magari sottopagata in nero e stanca alle 11 di sera) che non gli porta i pastelli e non ha pensato a trasformarsi in baby-sitter (che strano!). Tra l'altro se tutta la gente che si ammassa sulle spiagge ad agosto potesse avere aree segnalate come più o meno adatte ai castelli di sabbia piuttosto che alle partite di pallone senza regole, sarebbero più felici tutti!
Insomma ben venga che ci sia la possibilità per tutti di sentirsi liberi e non costringersi anche in vacanza a convivenze forzate, per cui su un lungo mare affollato benissimo che ci siano locali con aree bimbi e altre per cenette romantiche, o in città locali più adatti alle corse fra i tavoli e altri più adatti a discorsi normali fra adulti senza tabù. I bambini arricchiscono, come arricchiscono gli anziani i disabili gli stranieri, il dialogo con i pastori di montagna o con un compagno di viaggio casuale, ma lasciamo a tutti la libertà di parola evitando i conflitti e le censure preventive in modo che uno possa scegliere se in un contesto di lavoro o romantico vuole o meno limitarsi nel dialogo (anche il dialogo libero da tabù arricchisce) per presenze non previste.
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