Oggi il Corriere riporta la storia di Martina, assunta al nono mese di gravidanza. Queste storie, seppur rare, dobbiamo raccontarle di più e farle diventare un modello di comportamento socialmente accettato e anzi incentivato. Ci sono tanti pregiudizi verso le donne quando iniziano ad avere figli, quasi che a quel punto la donna fosse "di competenza" della famiglia o del partner e non più della comunità in cui è inserita. Durante la gravidanza e l'allattamento la donna ha più che mai bisogno di certezze, di un bonifico mensile costante e di sapere che il fatto di avere un figlio a carico è un motivo in più perché l'azienda abbia comportamenti di piena responsabilità sociale e non il contrario ma è qualcosa ora come ora più eccezione che regola: raccontiamo queste storie, e soprattutto rendiamo visibile la realtà di tutte le altre non considerandola scontata né immodificabile per natura. Se una donna che viene lasciata a casa in gravidanza, anche a contratto scaduto ma con la consapevolezza da parte del datore di lavoro che così facendo la sta condannando a farsi mantenere da altri, è indispensabile che ne parli con i sindacati e con i media in modo da creare una reputazione negativa per l'azienda, e invece formare un consenso positivo intorno a quelle realtà che si fanno carico della madre tanto quanto si è fatto, per secoli, con i padri. Consapevoli che un bimbo merita una mamma felice, al sicuro, e professionalmente soddisfatta e che solo così potrà avere l'opportunità di crescere in un ambiente sereno.
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