I bias cognitivi patriarcali sono negli occhi di chi guarda: anziano + giacca e cravatta + lunga carriera = autorevole. Fa niente se rilascia dichiarazioni stupide o se nella sua vita privata fa cose imbarazzanti. Donna + età avanzata + carriera = sicuramente ha fatto qualcosa che non va, se non ha fatto nulla di male ora l'avrà fatto sicuramente prima, e poi non può mica rappresentare me se ha mezza idea diversa dalla mia, quindi picche, a casa. Per cui abbiamo accettato culturalmente l'idea che per più di due mesi si parlasse di un candidato alla presidenza della Repubblica condannato in via definitiva per frode fiscale e che assunto atteggiamenti palesemente non coerenti con i valori della parità di genere e sul rispetto delle donne, accettiamo che vengano proposti i nomi di 86enni che avrebbero un'oggettiva difficoltà nei prossimi anni a portare avanti il mandato nel pieno delle loro forze, ma ogni volta che viene proposto il nome di una donna si va a scavare nel suo CV e a cercare video-interviste di 10 anni fa per vedere se c'è qualcosa che non va per cui può essere ritenuta non valida.
È incredibile il modo in cui tantissime donne di sinistra non appena esce una candidatura femminile provvedono immediatamente a fare un post per smontarla e dire che quella donna non le rappresenta. Io penso che il presidente della Repubblica non sia un nostro rappresentante perché non è un parlamentare che eleggiamo. Non deve essere necessariamente del mio partito, anche perché il mio partito non ha i numeri per fare una proposta di parte. Non è una battaglia identitaria in cui il presidente della Repubblica deve per forza rappresentare me o la mia parte politica, occorre invece che sia una figura in grado di fare sintesi, di essere mediatore, arbitro, il più possibile super partes.
Io spero che domani sia la volta buona per trovare una quadra nel centrosinistra ma anche nel centro-destra e nel MoVimento 5 Stelle sul nome femminile, perché sì, è ora che una donna diventi presidente della Repubblica e che si cominci a riconoscere che anche le donne possono avere un'autorevolezza.
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