Riscopro in questi giorni una rinnovata passione politica, che ha saputo superare gli ostacoli.
Credo che in ogni percorso di vita si trovino ostacoli apparentemente insormontabili, montagne da scalare per cui bisogna essere allenati. Io sono un'appassionata di montagna, per cui credo che la metafora sia adatta al contesto: a volte si pensa di essere già allenati ma non ci si rende conto dell'altezza della montagna, di quanto sia impervio il sentiero, scivoloso, poco segnalato. Alcune montagne che ci sembra di conoscere non sono altro che una palestra per sfide più alte. Non si è preparati alla mancanza di ossigeno dell'alta quota o a portarsi da sè tutto il cibo necessario, ad ogni bivio non si sa da che parte andare, se si perde il gps con le previsioni meteo si crede di essere persi in realtà è solo mancanza d'abitudine alla nuova realtà. Procedere passo dopo passo senza fermarsi e correggendo il percorso è indispensabile per non arrendersi, così come la voglia di mettersi alla prova e la capacità di rinnovarsi e adattarsi al nuovo clima, alle circostanze. Saper gestire da soli le proprie risorse, una capacità che ho acquisito viaggiando da sola da sempre.
Ecco se una passione ha radici profonde si rinnova, si reinterpreta e rinasce, anche con un cambio di passo. La visione del mondo che ho acquisito grazie all'impegno politico non è qualcosa che può venir meno o essere sconfitta dagli ostacoli, è una nuova prospettiva, un punto di vista più ampio sul mondo.
Un investimento di fiducia in questo Paese inteso come futuro, un futuro di speranza e non di rabbia, un futuro in cui costruire per gli altri. Una scelta di non espatriare - pur avendone avuto la possibilità nei mesi che ho trascorso in Australia - perché un Paese in difficoltà non si abbandona, si lavora per cambiarlo, ci si impegna per renderlo migliore. Una passione politica, umana e culturale radicata in una filosofia che ho scoperto in questi ultimi anni e che non gela perché ha messo radici profonde, dandomi la possibilità di conoscere, approfondire, avvicinarmi agli altri in un modo diverso e nuovo. Un cambio di passo che una volta acquisito non si perde, perché se si impara a camminare in montagna e a guardare il mondo respirando a pieni polmoni la sua bellezza non si torna in pianura e si tiene un passo costante. Senza negarsi il dubbio ad ogni bivio, senza rinunciare a delle piccole soste ma sempre puntando a continuare il percorso, curiosi di quello che si troverà più avanti, consapevoli che più si va in alto più la visuale sarà bella e completa. Fianco a fianco con gli altri, sostenendo singoli progetti utili e consapevoli che il tuo problema è un mio problema, e che per ampliare la veduta e trovare ulteriori risposte è necessario continuare a camminare a passo costante, allenandosi mentre si va perché di palestre non ce ne sono più, fuori dai sentieri comuni e già conosciuti c'è solo la vita vera.
domenica 31 maggio 2015
lunedì 25 maggio 2015
#labuonascuola programma il futuro: coding dalle primarie
Un progetto per l'introduzione dell'informatica alle scuole elementari, innovativo e a portata di bambino. Un modo per presentare ai nativi digitali "cosa sta dentro il pc", e un'occasione per vedere i benefici dei tanti vituperati investimenti nella scuola pubblica. Perché di questo si tratta, un investimento sul futuro e sulla formazione dei bambini in un ambito spesso estraneo a insegnanti della precedente generazione o che non hanno a disposizione conoscenze e strumenti per confrontarsi con i loro alunni su una materia in continuo mutamento come l'informatica.
Oggetti che i bambini conoscono e riconoscono come automatismi e parte integrante della propria quotidianità fin dai primi anni di vita necessitano di essere conosciuti e compresi per essere poi utilizzati consapevolmente negli anni successivi.
Una materia ben conosciuta invece dagli operatori del settore come Telecom Italia e Microsoft (ma non solo) che a diversi livelli investono risorse finanziarie, tecnologiche e di supporto.
Gli insegnanti referenti si possono iscrivere e avere così l'elenco dei volontari disponibili per la zona che si recheranno nelle scuole per insegnare elementi di programmazione ai bambini.
I volontari sono definiti tali in quanto scelgono volontariamente di partecipare al progetto ma sono comunque retribuiti dall'azienda da cui provengono come per una normale giornata lavorativa, per cui non vi è alcuna sostituzione del lavoro retribuito col volontariato ma solo un'integrazione tra le competenze educative degli insegnanti e le competenze informatiche di persone che lavorano nel settore, per creare laboratori interattivi e una maggiore conoscenza da parte dei ragazzi del mondo esterno alla scuola.
Il progetto continuerà fino al 2017.
Chi può partecipare?
Il progetto è pensato per le scuole ma non solo.
Ad oggi sono registrati a partecipare al progetto 7663 iscritti, così suddivisi:
4745 insegnanti di scuola statale;
127 insegnanti di scuola paritaria;
76 insegnanti di altra tipologia;
1695 studenti di età maggiore di 14 anni iscrittisi direttamente con la loro mail;
1022 iscritti di altro tipo.
La partecipazione complessiva coinvolge quest'anno 2047 scuole statali.
Oggetti che i bambini conoscono e riconoscono come automatismi e parte integrante della propria quotidianità fin dai primi anni di vita necessitano di essere conosciuti e compresi per essere poi utilizzati consapevolmente negli anni successivi.
Una materia ben conosciuta invece dagli operatori del settore come Telecom Italia e Microsoft (ma non solo) che a diversi livelli investono risorse finanziarie, tecnologiche e di supporto.
Gli insegnanti referenti si possono iscrivere e avere così l'elenco dei volontari disponibili per la zona che si recheranno nelle scuole per insegnare elementi di programmazione ai bambini.
I volontari sono definiti tali in quanto scelgono volontariamente di partecipare al progetto ma sono comunque retribuiti dall'azienda da cui provengono come per una normale giornata lavorativa, per cui non vi è alcuna sostituzione del lavoro retribuito col volontariato ma solo un'integrazione tra le competenze educative degli insegnanti e le competenze informatiche di persone che lavorano nel settore, per creare laboratori interattivi e una maggiore conoscenza da parte dei ragazzi del mondo esterno alla scuola.
Il progetto continuerà fino al 2017.
Chi può partecipare?
Il progetto è pensato per le scuole ma non solo.
Ad oggi sono registrati a partecipare al progetto 7663 iscritti, così suddivisi:
4745 insegnanti di scuola statale;
127 insegnanti di scuola paritaria;
76 insegnanti di altra tipologia;
1695 studenti di età maggiore di 14 anni iscrittisi direttamente con la loro mail;
1022 iscritti di altro tipo.
La partecipazione complessiva coinvolge quest'anno 2047 scuole statali.
domenica 24 maggio 2015
Mangiare in Expo in modo sostenibile al portafoglio: la ricerca continua
Dopo il precedente post sul cibo low cost in Expo, la ricerca continua giorno dopo giorno.
Le recenti scoperte:
- stand della coop dietro al padiglione Spagna, birra alla spina a € 3,50. Nello stesso stand degustazione vini € 3,50 con calice che si porta a casa e borsina da degustazione classica (più bellina della bustina usa e getta del padiglione italia dove tra l'altro gli assaggi di vino sono più ristretti come quantità) e degustazioni successive a 2 €.
- supermercatino Coop sempre nell'area riportata sulla mappa come "future food discrict" insalate pronte con posate a € 2,99 e bottigliette d'acqua naturale e frizzante a 35 cent, due panini a 20 cent. E' possibile anche acquistare semplicemente frutta o altri cibi da supermercato. Sempre all'interno del supermercato grande, degustazioni di vino dalle 18.30 alle 20 e nel weekend anche di mattina, assolutamente gratuite.
- padiglione Svizzera nescafè e mele in un progetto particolare sul risparmio alimentare.
- padiglione Slovenia, dolce buonissimo (qualità e quantità) a € 3,50.
- Giordania (cluster zone aride) kebab a 3,50 €, al momento l'unico negli standard dei prezzi kebab perchè al padiglione Turchia costa 5 € e Oman 7 €.
- Nello stesso padiglione Turchia caffè gratuito fino ad una certa ora (alle 18 per esempio non c'è già più).
- al ristorante marocchino, gustose tajine a 8 € (con carne di agnello o pollo) e a 6 € di verdure.
- padiglione Olanda pancakes a 4,50-5 € assolutamente imperdibili per bontà.
- vicino a Cascina Triulza, salumificio Beretta offre panini a € 2,50.
- da esplorare l'area bio mediterraneo dove ci sono aree riservate a Paesi che non hanno un loro padiglione, Grecia in particolare.
- assolutamente consigliato il ristorante israeliano, con 20-25 € in due si mangia e beve molto bene, ci sono dei piatti unici soprattutto vegetariani tra i 6 e gli 8 € e uno spettacolare vino isrealiano al calice che ... sa di deserto.
- ristorante kazako ha prezzi ragionevoli e variegati (si parte dai 10 € ma ci sono diverse fasce di prezzo per cui leggete bene il menu) anche se c'è coda per entrare.
- l'iraniano ha prezzi accettabili (sono comunque ristoranti, ma se volete stare seduti sapendo di pagare il coperto etc per ora sono i meno peggio) e un menu molto particolare, diverso dal persiano che ho provato altrove, non servono alcolici ma veri tè e c'è un'atmosfera tranquilla e rilassante con delle fontane intorno ai tavoli.
- l'afgano (non hanno un padigloone sono nel cluster spezie) ha piatti unici sostanziosi tra i 5 e i 10 €.
- il colombiano ha piatti sostanziosi anche a 8-10 € ed è assolutamente da provare.
- Continuano le degustazioni gratuite al padiglione Russia, l'altro ieri ho assaggiato dell'ottimo salmone con pane nero che aveva un sapore decisamente "artico". Ci sono dei cartelli con indicate le fasce orarie (14-15.30-17-18.30-20 all'incirca tutti i giorni) sono alternate alle degustazioni di tè o kvas o altre bevande, sempre gratuite. Talvolta nella degustazione serale anche vodka.
Da Let's Toast è presente un menu per celiaci a un costo leggermente maggiorato.
Se viaggiate con Trenord, e presentate all'info point di Eataly il vostro biglietto di viaggio convalidato, Eataly vi offre una birra Nastro Azzurro da ritirare al punto bere 2 nel giardino dei ristoranti di Eataly.
Per quanto riguarda le casette dell'acqua gratuita, su facebook una mappa dettagliata di dove si trovano i punti di rifornimento.
Aggiornerò nei prossimi giorni :)
Intanto segnalo il 20 giugno pizza gratis per tutti.
Le recenti scoperte:
- stand della coop dietro al padiglione Spagna, birra alla spina a € 3,50. Nello stesso stand degustazione vini € 3,50 con calice che si porta a casa e borsina da degustazione classica (più bellina della bustina usa e getta del padiglione italia dove tra l'altro gli assaggi di vino sono più ristretti come quantità) e degustazioni successive a 2 €.
- supermercatino Coop sempre nell'area riportata sulla mappa come "future food discrict" insalate pronte con posate a € 2,99 e bottigliette d'acqua naturale e frizzante a 35 cent, due panini a 20 cent. E' possibile anche acquistare semplicemente frutta o altri cibi da supermercato. Sempre all'interno del supermercato grande, degustazioni di vino dalle 18.30 alle 20 e nel weekend anche di mattina, assolutamente gratuite.
- padiglione Svizzera nescafè e mele in un progetto particolare sul risparmio alimentare.
- padiglione Slovenia, dolce buonissimo (qualità e quantità) a € 3,50.
- Giordania (cluster zone aride) kebab a 3,50 €, al momento l'unico negli standard dei prezzi kebab perchè al padiglione Turchia costa 5 € e Oman 7 €.
- Nello stesso padiglione Turchia caffè gratuito fino ad una certa ora (alle 18 per esempio non c'è già più).
- al ristorante marocchino, gustose tajine a 8 € (con carne di agnello o pollo) e a 6 € di verdure.
- padiglione Olanda pancakes a 4,50-5 € assolutamente imperdibili per bontà.
- vicino a Cascina Triulza, salumificio Beretta offre panini a € 2,50.
- da esplorare l'area bio mediterraneo dove ci sono aree riservate a Paesi che non hanno un loro padiglione, Grecia in particolare.
- assolutamente consigliato il ristorante israeliano, con 20-25 € in due si mangia e beve molto bene, ci sono dei piatti unici soprattutto vegetariani tra i 6 e gli 8 € e uno spettacolare vino isrealiano al calice che ... sa di deserto.
- ristorante kazako ha prezzi ragionevoli e variegati (si parte dai 10 € ma ci sono diverse fasce di prezzo per cui leggete bene il menu) anche se c'è coda per entrare.
- l'iraniano ha prezzi accettabili (sono comunque ristoranti, ma se volete stare seduti sapendo di pagare il coperto etc per ora sono i meno peggio) e un menu molto particolare, diverso dal persiano che ho provato altrove, non servono alcolici ma veri tè e c'è un'atmosfera tranquilla e rilassante con delle fontane intorno ai tavoli.
- l'afgano (non hanno un padigloone sono nel cluster spezie) ha piatti unici sostanziosi tra i 5 e i 10 €.
- il colombiano ha piatti sostanziosi anche a 8-10 € ed è assolutamente da provare.
- Continuano le degustazioni gratuite al padiglione Russia, l'altro ieri ho assaggiato dell'ottimo salmone con pane nero che aveva un sapore decisamente "artico". Ci sono dei cartelli con indicate le fasce orarie (14-15.30-17-18.30-20 all'incirca tutti i giorni) sono alternate alle degustazioni di tè o kvas o altre bevande, sempre gratuite. Talvolta nella degustazione serale anche vodka.
Da Let's Toast è presente un menu per celiaci a un costo leggermente maggiorato.
Se viaggiate con Trenord, e presentate all'info point di Eataly il vostro biglietto di viaggio convalidato, Eataly vi offre una birra Nastro Azzurro da ritirare al punto bere 2 nel giardino dei ristoranti di Eataly.
Per quanto riguarda le casette dell'acqua gratuita, su facebook una mappa dettagliata di dove si trovano i punti di rifornimento.
Aggiornerò nei prossimi giorni :)
Intanto segnalo il 20 giugno pizza gratis per tutti.
martedì 19 maggio 2015
Con #labuonascuola più spazio alla comunità e valorizzazione delle diverse realtà territoriali
Intervista di Radio Radicale a Roberto Rampi sulla riforma della scuola, 5 maggio 2015.
L:
Con Roberto Rampi, Commissione Cultura, per commentare sia il DDL scuola che la
protesta degli studenti che tra l’altro questa notte hanno occupato il MIUR. Una
protesta che ha provocato anche la reazione del ministro Giannini che ha detto
che da anni non ci si occupava di scuola. Allora qual è il problema di questo
DDL scuola che è stato presentato in varie forme e poi è in corso di modifica
nella Commissione Cultura della Camera dei Deputati?
R:
Credo che sia giusto dire che io conosco tanti insegnanti che oggi non
partecipano alle manifestazioni e ne conosco tanti che partecipano, e che
partecipano portando un loro punto di vista e un loro contributo e degli
elementi di miglioramento che chiedono al disegno di legge. Stiamo lavorando in
Commissione ormai da settimane, abbiamo lavorato anche nell’intera giornata di
domenica proprio per usare al massimo il tempo stretto che ci rimane. Il
disegno di legge che uscirà dalla Camera sarà un disegno di legge molto diverso
e molto modificato rispetto a quello che è entrato. Quindi io credo che al di
là di tutto il tema della manifestazione di oggi verrà in gran parte raccolto
dalla Commissione e quindi sarà importante poi avere una valutazione del
disegno di legge come uscirà dalla Camera e che tra l’altro dovrà andare al
Senato per un ulteriore intervento. Sarà interessante capire il giudizio sul
testo uscito dalla Camera e se eventualmente anche con il mondo della scuola si
dovranno portare delle ulteriori migliorie al Senato. Io credo che sia certa
una cosa, non è esatto che non ce ne si è occupati di scuola, però l’ultimo
grande intervento quello fatto dal ministro Gelmini era un intervento fatto dal
ministro Tremonti, cioè dal Ministero dell’Economia, che nell’individuare tagli
e come risparmiare andava a prenderli nella scuola. Questa è esattamente e
tecnicamente la verità, non è un punto di vista. Oggi noi facciamo
un’operazione completamente diversa, l’abbiamo iniziata a fare con il Ministro
Carrozza, la continuiamo oggi e c’è quindi una continuità di questo governo di
centrosinistra allargato anche ad area popolare che rimette risorse sulla
scuola, anche questo è un fatto incontrovertibile. Ci sono 3 miliardi in più
sulla scuola, ci sono disponibilità per 107.000 circa nuove assunzioni oltre a
23.000 più avanti. La discussione è come si faranno queste assunzioni, chi
verrà assunto, e come si farà la valutazione e la scelta degli insegnanti. Su
questi temi c’è un grande dibattito aperto.
L:
era giusto stralciare la parte “occupazionale” del DDL come aveva chiesto
qualcuno o è stato giusto metterla dentro questo provvedimento? Che cosa ne
sarà degli idonei?
R:
Credo che sia una scelta giusta provare a fare un disegno di legge complessivo;
avendo fatto un collegato al documento di economia e finanza c’è un disegno di
legge che quindi è una legge normale, non è un decreto e si può intervenire in
maniera molto più ampia. Quindi il Parlamento ha molta più voce in capitolo ma
ha dei tempi. Il Parlamento ha l’opportunità di intervenire se è in grado di
farlo in un tempo ragionevole, che io credo se parliamo con qualunque cittadino
italiano troverebbe già un tempo enorme rispetto ai tempi di vita quotidiani.
Io credo che sia una scelta giusta perché fare solo un decreto avrebbe voluto
dire assumere senza capire in quale contesto e con quale disegno. Il tema degli
idonei è uno dei tanti temi su cui bisogna tarare la disponibilità delle
risorse che pure sono tante ma è chiaro che nel desiderio di ognuno potrebbero
sempre essere di più. E il grande pasticcio fatto negli anni precedenti sui
meccanismi di accreditamento e di abilitazione per entrare nella scuola. Questo
è il vero vulnus da cui si parte. Cioè negli ultimi anni si sono succeduti almeno
quattro o cinque meccanismi diversi di abilitazione per cui ci sono ancora le
lauree abilitanti, poi si era introdotta SILSIS, poi si è introdotto il TFA
però ci sono le GAE … ecco tutte queste sigle che al cittadino comune dicono
poco o niente fanno sì che ci siano persone che insegnano nel mondo della
scuola ma che in realtà non hanno passato un concorso, non sono stati
selezionati, non hanno passato una prova. Però insegnano e quindi hanno delle
competenze che vanno valorizzate. Ci sono anche delle persone che magari lo
hanno fatto il concorso e magari non hanno mai insegnato. Come tarare queste
cose è il lavoro complicatissimo che tenteremo di fare in Commissione,
miglioreremo sicuramente un po’ le cose, di certo non accontenteremo tutti.
L:
Il “superpreside” è un problema soprattutto per i poteri discrezionali che
potrò avere, adesso non sappiamo con che testo si uscirà da qui però molti sono
preoccupati si teme anche la deriva clientelistica per il potere che si dà di
chiamata al preside.
R:
Credo che questo sia oggettivamente uno dei nodi nel bene e nel male, ma anche
nel bene perché noi stiamo dicendo che proviamo veramente a realizzare la
scuola dell’autonomia, quella che aveva pensato Luigi Berlinguer, quella che
credo sia nella migliore tradizione di questo Paese se pensiamo alla
Montessori, se pensiamo alla grande sperimentazione che nella scuola italiana
si è portata avanti. Pensiamo a scuole che siano tutte uguali ma anche tutte
diverse, cioè che valorizzino le competenze, le competenze dei territori, le
specificità, che si relazionino col mondo del lavoro delle diverse aree.
Qualcuno ha detto scuole di serie A e scuole di serie B, scuole di ricchi e
scuole di poveri. Io non credo che sia così, e non è assolutamente vero che in
certi territori - magari più difficili - non si possa coinvolgere di più il
tessuto sociale che sta attorno a quelle scuole, anzi. Però è chiaro che lì il
nodo qual è? Che avere un progetto formativo significa anche avere gli insegnanti
adeguati a quel progetto. Quindi il grosso cambiamento quale sarà? Il grosso
cambiamento sarà che oggi facendo un concorso con un punteggio, un insegnante
con un punteggio alto decide lui in quale scuola andare e il preside se lo
trova, bravo o meno bravo che sia. Domani la comunità di quella scuola insieme
al preside – su questo noi siamo intervenuti, abbiamo corretto, abbiamo
introdotto un voto del consiglio d’istituto – quella scuola presenta un piano
triennale e a parità di competenze sceglie le persone più brave a portare
avanti quel piano. Non perché gli altri siano meno bravi ma perché magari sono
meno adatti. Nessuno rimane a casa, nessuno viene licenziato però c’è una
turnazione degli insegnanti, c’è una possibilità di cambiamento, c’è una vera
offerta formativa differente. Chiaro che questo è un grosso cambio di
mentalità. Ci potranno essere dei favoritismi, dei clientelismi? E’ possibile,
bisogna lavorare – e lo stiamo facendo – su una valutazione anche dei presidi
che sia severa se il preside commette atti di questo tipo. Ma questo credo sia
un grande nodo per l’Italia. Noi non possiamo pensare che siccome qualcuno se
ha il potere per decidere lo usa male allora non diamo mai a nessuno il potere
di decidere. Questo è un po’ un vizio italiano.
lunedì 18 maggio 2015
La polizia sequestra 56 piante di marijuana a Rita Bernardini, intervista a Roberto Rampi (Pd) di Giovanna Reanda
Intervista di Radio Radicale.
R: sì sono numeri importanti,
io vorrei tenere insieme un ottimismo della presenza della cultura un po’ più
libertaria o forse un po’ più di cultura del diritto un po’ più moderna in
questo Parlamento, che oggettivamente c’è, però sono convinto che la strada da
fare per arrivare al risultato sia ancora un po’ lunga e quindi non
consideriamo questo come un risultato.
Certo se pensiamo ad anni passati in cui veramente in pochi sollevavano
questo tema, se pensiamo alle battaglie storiche dei radicali, di Marco
Pannella anche in questo Parlamento avere un gruppo che supera i cento deputati
è un fatto veramente significativo. Vediamo se riusciamo poi a concretizzare su
qualche provvedimento
G: Con Roberto Rampi, doppia tessera radicale e del Partito Democratico,
parliamo di un fatto avvenuto oggi, cioè sono state sequestrate le piantine di marijuana che
Rita Bernardini coltivava sul suo terrazzo e per cui si era più volte autodenunciata. Un’iniziativa non violenta e
antiproibizionista volta proprio a smuovere l’attenzione su questo tema. Tra
l’altro ricordiamo che queste piantine erano per uso terapeutico perché erano
state piantate insieme a La Piantiamo che è questa associazione di malati.
R: Stiamo commentando in queste settimane diversi passi in avanti direi
innanzitutto di natura culturale e poi politica che si stanno facendo anche qui
alla Camera con questo gruppo di lavoro sulla legalizzazione. Ecco io credo che
un passaggio come questo possa contribuire, purtroppo. Dico purtroppo perché
non dovrebbe essere così, però è
accaduto anche in altri temi, cioè ad un certo punto le leggi di questo Paese
vengono messe alla prova nella loro assurdità, perché se noi davvero oggi
dovessimo pensare di perseguire legalmente con l’obbligo tra l’altro
dell’azione penale, tutti coloro che semplicemente coltivano magari per uso
terapeutico che è considerato un aspetto positivo ma io dico anche per uso
personale, salterebbe il sistema giuridico, intaseremmo i tribunali per cose
che non fanno danno veramente a nessuno,
anzi sottraggono al mercato illegale - che esiste e che funziona e che non ha
nessunissimo problema a vivere - un pezzo di clienti e quindi di risorse e di
denaro. Azioni come queste che fanno parte da sempre della storia radicale
fanno esplodere una contraddizione del sistema e quindi magari danno un
sollecito di cui ha bisogno il legislatore, che oggi può essere più sensibile
che in passato ad accogliere per riordinare delle norme. Come abbiamo sempre
detto non per liberalizzare le
droghe: le droghe sono più che libere in Italia, ma per legalizzare le droghe che è una cosa diversa e che è un fatto di
cultura del diritto.
venerdì 15 maggio 2015
#labuonascuola del futuro
L'intervento in aula di ieri dell'on. Roberto Rampi (PD) sul disegno di legge La Buona Scuola:
"Quando parliamo di scuola, parliamo di uno dei nuclei essenziali di una democrazia, perché la conquista della scuola è il primo tassello della conquista della democrazia. L'utopia della democrazia è questa: pensare che i cittadini possano scegliere. Per scegliere devono avere gli strumenti culturali per farlo. Allora io rivendico il diritto di crederci. Lo dico a tutti i colleghi di tutti i gruppi. Credo che il Partito Democratico, che è un grande partito plurale, che contiene tante idee diverse e tante persone e tante culture, abbia investito da anni, come idea centrale, su questo pensiero di democrazia. Ha lavorato per mesi a questo progetto.
"Quando parliamo di scuola, parliamo di uno dei nuclei essenziali di una democrazia, perché la conquista della scuola è il primo tassello della conquista della democrazia. L'utopia della democrazia è questa: pensare che i cittadini possano scegliere. Per scegliere devono avere gli strumenti culturali per farlo. Allora io rivendico il diritto di crederci. Lo dico a tutti i colleghi di tutti i gruppi. Credo che il Partito Democratico, che è un grande partito plurale, che contiene tante idee diverse e tante persone e tante culture, abbia investito da anni, come idea centrale, su questo pensiero di democrazia. Ha lavorato per mesi a questo progetto.
È stato
citato quasi da tutti in Aula addirittura un documento, andando a vedere le
differenze, se i conti tornavano, se non tornavano. Questo, però, vuol dire che
quel progetto esiste, è circolato, è stato discusso non solo in rete, come ha
detto qualcuno, anche se non rifugiamo dalla rete. Fa anche un po’ paradosso
sentire qualcuno che dice che le consultazioni in rete sarebbero qualche cosa
di falso, perché, insomma, sono gli stessi che poi lo fanno un po’ su tutto, ma
non fa niente. È stato discusso nelle classi, è stato discusso nelle scuole, è
stato discusso nei circoli, è stato discusso nelle assemblee pubbliche, in
continui confronti dallo scorso autunno.
E questa discussione è andata avanti in queste ore, con tutti gli strumenti. Molti di noi sono stati nella scuola l'ultima volta nella breve pausa di questa settimana, perché poi siamo stati qui a lavorare in Commissione anche negli ultimi due fine settimana.
Perché dico questo? Perché nel merito sono già entrati diversi colleghi del Partito Democratico, cinque ne sono intervenuti oggi, molti ne sono intervenuti in Commissione, molti interverranno nei prossimi giorni: sono donne e uomini che nella scuola hanno giocato tutta la loro vita, come insegnanti, come studenti, come rappresentanti degli studenti, come amministratori locali, come assessori, come madri e padri e come studenti in un certo tempo. E ci credono e credono di star facendo il bene della scuola. Noi possiamo anche sbagliare su questo, però abbiamo il diritto di crederci, abbiamo il diritto di provarci.
Rispetto alle manifestazioni di questi giorni, noi le guardiamo non solo con rispetto, non solo senza paura, ma anche con una certa ammirazione. È stato detto che gli insegnanti non cedono e difendono la libertà. Io credo che sia così, io so che in quelle piazze c'erano tanti insegnanti che condividono parte di questa riforma, tanti che non ne condividono nulla, altri hanno deciso questa volta, magari per la prima volta, di non scioperare. Noi non crediamo che quegli insegnanti verranno messi in difficoltà se viene chiarito o specificato un potere, una responsabilità di un preside, non lo crediamo.
Noi non vediamo sceriffi in giro, gli sceriffi piacciono ad altri, non vediamo podestà in giro. Noi vediamo autonomia e responsabilità e persone che finalmente potranno fare la loro parte e rispondere delle scelte che fanno. Questo è il modello a cui crediamo noi. E non vediamo l'ingresso dei privati nella scuola, i famigerati privati. Io vedo un nonno che regala una LIM, come lo ha già fatto oggi, e può detrarre dalle tasse questo investimento che decide di fare. E vedo anche un'impresa che lo può fare e non vedo che questo succederà solo al nord e non vedo che questo succederà solo nelle zone più ricche. Ma anche su questo posso sbagliare.
Ma dobbiamo parlarci con rispetto in questo. Ho ascoltato tanti colleghi, li ho ascoltati tutti. Si parla molto di ascolto in queste ore, ecco qualche volta l'ascolto dovrebbe anche essere l'ascolto degli altri, non sempre l'ascolto solo dell'eco della propria voce, perché tanti qui dentro hanno parlato di ascolto e sono usciti e non hanno ascoltato nessun altro. Questo diciamocelo, Presidente. Ma fa nulla. Noi vogliamo avanti ad ascoltare, ma vogliamo anche assumerci la responsabilità di decidere e magari di correggere e magari di sbagliare. Sarebbe una sciagura fermarsi.
Ho sentito che i tempi sono brevi. Io non credo che siano brevi. Noi, appunto, politicamente stiamo discutendo da questo autunno, ma sono settimane che stiamo discutendo in quest'Aula. Abbiamo scelto un disegno di legge che ha permesso di intervenire su tanti elementi, anche aggiungendo molti aspetti, perché non è un decreto-legge quello che abbiamo utilizzato. Qualcuno ha evocato il decreto-legge, il decreto-legge aveva un limite da questo punto di visto.
Molti hanno detto che sarebbe arrivata la censura, che sarebbe arrivata la tagliola, con tutte queste immagini che si evocano. Non è così. Certo, ci siamo dati dei tempi, perché la democrazia è anche darsi dei tempi, dei tempi per discutere, dei tempi per confrontarsi, dei tempi per comprendere che si hanno idee diverse e dei tempi per decidere che una di queste idee, magari non una sola, prevale.
Perché dico non una sola? Perché in questo disegno di legge ci sono molte idee del Partito Democratico, ce ne sono molte, ma ce ne sono molte diverse, ce ne sono molte diverse in questa maggioranza, che è una maggioranza composita, fatta da Scelta Civica, fatta da Area Popolare, cioè da realtà che hanno sostenuto idee diverse nella scorsa campagna Pag. 104elettorale. E poi ce ne sono altre che sono state accolte, lo hanno riconosciuto alcuni colleghi in questo dibattito. Molti emendamenti in Commissione sono stati accolti.
Questo testo è molto cambiato, è molto cambiato, ma non è stato stravolto. Sarebbe grave in democrazia se un testo che entra nel Parlamento come un progetto venisse stravolto. Sarebbe grave in democrazia se un testo entra blindato e non viene più corretto. Questo è quello che è successo in occasione di questo provvedimento.
Vede – e vado a concludere su questo –, io credo che gli studenti che noi abbiamo ascoltato in questi giorni ci hanno rappresentato alcuni temi.
Se li si va a vedere uno a uno, questi temi che ci hanno rappresentato, molti sono contenuti in questo disegno di legge; altri sono stimoli per il futuro, ad esempio intervenire di più sul diritto allo studio e, ad esempio, intervenire di più sulla dispersione scolastica. Sono impegni che ci prendiamo. C’è il tema della scuola dell'infanzia e del «Progetto 0-6», un altro impegno che ci prendiamo. C’è anche un grande tema, una vertenza sindacale di natura salariale. C’è una vertenza giusta e importante, ma che non attiene a questo provvedimento. È un'altra questione. Allora, se noi mettiamo tutte queste vicende sul tavolo, noi diciamo che finalmente si è tornati ad investire sulla scuola; che finalmente c’è una scommessa sull'autonomia; che finalmente crediamo di giocare la nostra partita per il futuro. Siamo pronti davvero ad ascoltare e ad ascoltarci e non finisce qui, non finisce domani, non finisce mercoledì quando si voterà in Aula e non finisce neanche quando si voterà in Senato e quando ci saranno i decreti attuativi, ma è un lungo percorso che abbiamo davanti perché questa è davvero una sfida che riguarda le generazioni future e la nostra idea di democrazia."
E questa discussione è andata avanti in queste ore, con tutti gli strumenti. Molti di noi sono stati nella scuola l'ultima volta nella breve pausa di questa settimana, perché poi siamo stati qui a lavorare in Commissione anche negli ultimi due fine settimana.
Perché dico questo? Perché nel merito sono già entrati diversi colleghi del Partito Democratico, cinque ne sono intervenuti oggi, molti ne sono intervenuti in Commissione, molti interverranno nei prossimi giorni: sono donne e uomini che nella scuola hanno giocato tutta la loro vita, come insegnanti, come studenti, come rappresentanti degli studenti, come amministratori locali, come assessori, come madri e padri e come studenti in un certo tempo. E ci credono e credono di star facendo il bene della scuola. Noi possiamo anche sbagliare su questo, però abbiamo il diritto di crederci, abbiamo il diritto di provarci.
Rispetto alle manifestazioni di questi giorni, noi le guardiamo non solo con rispetto, non solo senza paura, ma anche con una certa ammirazione. È stato detto che gli insegnanti non cedono e difendono la libertà. Io credo che sia così, io so che in quelle piazze c'erano tanti insegnanti che condividono parte di questa riforma, tanti che non ne condividono nulla, altri hanno deciso questa volta, magari per la prima volta, di non scioperare. Noi non crediamo che quegli insegnanti verranno messi in difficoltà se viene chiarito o specificato un potere, una responsabilità di un preside, non lo crediamo.
Noi non vediamo sceriffi in giro, gli sceriffi piacciono ad altri, non vediamo podestà in giro. Noi vediamo autonomia e responsabilità e persone che finalmente potranno fare la loro parte e rispondere delle scelte che fanno. Questo è il modello a cui crediamo noi. E non vediamo l'ingresso dei privati nella scuola, i famigerati privati. Io vedo un nonno che regala una LIM, come lo ha già fatto oggi, e può detrarre dalle tasse questo investimento che decide di fare. E vedo anche un'impresa che lo può fare e non vedo che questo succederà solo al nord e non vedo che questo succederà solo nelle zone più ricche. Ma anche su questo posso sbagliare.
Ma dobbiamo parlarci con rispetto in questo. Ho ascoltato tanti colleghi, li ho ascoltati tutti. Si parla molto di ascolto in queste ore, ecco qualche volta l'ascolto dovrebbe anche essere l'ascolto degli altri, non sempre l'ascolto solo dell'eco della propria voce, perché tanti qui dentro hanno parlato di ascolto e sono usciti e non hanno ascoltato nessun altro. Questo diciamocelo, Presidente. Ma fa nulla. Noi vogliamo avanti ad ascoltare, ma vogliamo anche assumerci la responsabilità di decidere e magari di correggere e magari di sbagliare. Sarebbe una sciagura fermarsi.
Ho sentito che i tempi sono brevi. Io non credo che siano brevi. Noi, appunto, politicamente stiamo discutendo da questo autunno, ma sono settimane che stiamo discutendo in quest'Aula. Abbiamo scelto un disegno di legge che ha permesso di intervenire su tanti elementi, anche aggiungendo molti aspetti, perché non è un decreto-legge quello che abbiamo utilizzato. Qualcuno ha evocato il decreto-legge, il decreto-legge aveva un limite da questo punto di visto.
Molti hanno detto che sarebbe arrivata la censura, che sarebbe arrivata la tagliola, con tutte queste immagini che si evocano. Non è così. Certo, ci siamo dati dei tempi, perché la democrazia è anche darsi dei tempi, dei tempi per discutere, dei tempi per confrontarsi, dei tempi per comprendere che si hanno idee diverse e dei tempi per decidere che una di queste idee, magari non una sola, prevale.
Perché dico non una sola? Perché in questo disegno di legge ci sono molte idee del Partito Democratico, ce ne sono molte, ma ce ne sono molte diverse, ce ne sono molte diverse in questa maggioranza, che è una maggioranza composita, fatta da Scelta Civica, fatta da Area Popolare, cioè da realtà che hanno sostenuto idee diverse nella scorsa campagna Pag. 104elettorale. E poi ce ne sono altre che sono state accolte, lo hanno riconosciuto alcuni colleghi in questo dibattito. Molti emendamenti in Commissione sono stati accolti.
Questo testo è molto cambiato, è molto cambiato, ma non è stato stravolto. Sarebbe grave in democrazia se un testo che entra nel Parlamento come un progetto venisse stravolto. Sarebbe grave in democrazia se un testo entra blindato e non viene più corretto. Questo è quello che è successo in occasione di questo provvedimento.
Vede – e vado a concludere su questo –, io credo che gli studenti che noi abbiamo ascoltato in questi giorni ci hanno rappresentato alcuni temi.
Se li si va a vedere uno a uno, questi temi che ci hanno rappresentato, molti sono contenuti in questo disegno di legge; altri sono stimoli per il futuro, ad esempio intervenire di più sul diritto allo studio e, ad esempio, intervenire di più sulla dispersione scolastica. Sono impegni che ci prendiamo. C’è il tema della scuola dell'infanzia e del «Progetto 0-6», un altro impegno che ci prendiamo. C’è anche un grande tema, una vertenza sindacale di natura salariale. C’è una vertenza giusta e importante, ma che non attiene a questo provvedimento. È un'altra questione. Allora, se noi mettiamo tutte queste vicende sul tavolo, noi diciamo che finalmente si è tornati ad investire sulla scuola; che finalmente c’è una scommessa sull'autonomia; che finalmente crediamo di giocare la nostra partita per il futuro. Siamo pronti davvero ad ascoltare e ad ascoltarci e non finisce qui, non finisce domani, non finisce mercoledì quando si voterà in Aula e non finisce neanche quando si voterà in Senato e quando ci saranno i decreti attuativi, ma è un lungo percorso che abbiamo davanti perché questa è davvero una sfida che riguarda le generazioni future e la nostra idea di democrazia."
venerdì 8 maggio 2015
Come mangiare in Expo in modo sostenibile al portafoglio
Una delle maggiori delusioni dei clienti: entrare in Expo convinti di trovarsi di fronte a un percorso sul cibo sostenibile e scoprire che non è affatto sostenibile per il proprio portafoglio. Considerato che alla fiera dell'artigianato ci sono sempre assaggi gratuiti, che il Vinum Alba costa 20 € e dà diritto a una decina di degustazioni di vino, in Vinitaly costa 60 € e si ha la possibilità di degustare vino illimitato. Expo costa per un adulto 39 € uno si aspetta se non degustazioni gratuite ovunque almeno dei prezzi concorrenziali o scontati o pensati nell'ottica per la sostenibilità ... e invece no. Nutriamo il pianeta ma non si mangia noi insomma. Ci troviamo in mezzo a ristoranti di lusso con prezzi da Duomo-San Babila, bioches a € 1,50 (dove altri in Italia le avete viste?), kebab a 7 € e l'unica cosa gratuita sotto il sole è l'acqua potabile da apposite fontanelle/casette dell'acqua. Almeno quella. Portatevi delle bottigliette vuote da riempire perché l'acqua in bottiglia da mezzo litro costa € 1,50 d'asporto e il percorso a piedi tra un padiglione e l'altro è all'aperto e in totale è circa 1 km e mezzo (c'è una navetta gratuita comunque).
Allora per destreggarvi tra decine di padiglioni senza lasciarci tre giornate di lavoro, ecco quello che ho trovato low cost finora:
- Pizza and Food, dietro il padiglione Spagna davanti alla Coop. Al momento l'offerta migliore, pizza Margherita a 4 € e pizza farcita a 5 €, focacce col formaggio e taglieri.
- padiglione Cile calzoni a 6 €
- Let's toast (blocco F2) toast a 5 €, sembra un furto ma almeno il toast è un po' come un panino
- padiglione Bangladesh antipasti ignoti piccoli a 2 € abbinando anche del riso si rimane su costi contenuti
- padiglione Russia, degustazioni gratuite di cibo e bevande analcoliche in diverse fasce orarie nel corso della giornata
- padiglione Olanda, assaggi gratuiti di formaggio
- padiglione Francia, stand esterno che prepara bruschette gratuite a base di ottimo formaggio fatto a mano tra le 12.30 e le 14.30 circa
- padiglione Belgio in alcune fasce orarie degustazioni gratuite di cioccolato
- negozio bio (fermata 6 della navetta) con tutti prodotti biologici ci sono grissini, patatine, barrette di cioccolato e altro volendo a partire a 70 cent, non sono pasti completi ma tamponano intanto che vagate sotto il sole alla ricerca di altro. Da segnalare che al negozio bio sono presenti anche prodotti senza glutine.
Aggiornerò man mano con le nuove scoperte.Vi segnalo anche al padiglione Qatar la possibilità di farsi fare gratuitamente tatuaggi all'hennè. Non c'entra col cibo ma ve lo dico comunque.
Intanto vi suggerisco un sito web: Zomato , che ha messo a disposizione un'utilissima app per individuare ristoranti in base al prezzo, l'app è disponibile per android, apple e anche nokia e ha una sezione specifica per Expo.
Allora per destreggarvi tra decine di padiglioni senza lasciarci tre giornate di lavoro, ecco quello che ho trovato low cost finora:
- Pizza and Food, dietro il padiglione Spagna davanti alla Coop. Al momento l'offerta migliore, pizza Margherita a 4 € e pizza farcita a 5 €, focacce col formaggio e taglieri.
- padiglione Cile calzoni a 6 €
- Let's toast (blocco F2) toast a 5 €, sembra un furto ma almeno il toast è un po' come un panino
- padiglione Bangladesh antipasti ignoti piccoli a 2 € abbinando anche del riso si rimane su costi contenuti
- padiglione Russia, degustazioni gratuite di cibo e bevande analcoliche in diverse fasce orarie nel corso della giornata
- padiglione Olanda, assaggi gratuiti di formaggio
- padiglione Francia, stand esterno che prepara bruschette gratuite a base di ottimo formaggio fatto a mano tra le 12.30 e le 14.30 circa
- padiglione Belgio in alcune fasce orarie degustazioni gratuite di cioccolato
- negozio bio (fermata 6 della navetta) con tutti prodotti biologici ci sono grissini, patatine, barrette di cioccolato e altro volendo a partire a 70 cent, non sono pasti completi ma tamponano intanto che vagate sotto il sole alla ricerca di altro. Da segnalare che al negozio bio sono presenti anche prodotti senza glutine.
Aggiornerò man mano con le nuove scoperte.Vi segnalo anche al padiglione Qatar la possibilità di farsi fare gratuitamente tatuaggi all'hennè. Non c'entra col cibo ma ve lo dico comunque.
Intanto vi suggerisco un sito web: Zomato , che ha messo a disposizione un'utilissima app per individuare ristoranti in base al prezzo, l'app è disponibile per android, apple e anche nokia e ha una sezione specifica per Expo.
sabato 2 maggio 2015
Impariamo a dire no alla violenza ... prima che esploda
Facile disconoscere la violenza quando si fa esplicita, quando diventa
distruzione, parole da allucinati come quelle ascoltate oggi in bocca ad alcuni manifestanti. Facile esprimere sempre solidarietà
con le vittime di qualcosa, proprio in quanto vittime. Guardiamo
schifati i giovani arrabbiati col sistema come non fossero roba nostra,
come fossero un problema di un'altra società, di una comunità di cui non
ci sentiamo parte. E invece non è così: siamo sempre noi, italiani,
europei, uomini o donne, giovani o vecchi. Le storie che abbiamo
raccontato ai bambini, i miti che abbiamo creato, il più forte che
vincerà a prescindere e il rilievo dato alle manifestazioni violente, la
scia di polemiche che sempre ne segue e la farsa di tutte le belle
facce che si dissociano una dopo l'altra. Non mi dissocio, vorrei
capire. Quali sono le domande, le risposte, perché sono state scelte
queste modalità comunicative. Come prevenire la violenza in ogni sua
forma non solo in quella più evidente ma agli albori, senza mai
assuefarsi ad essa. Come imparare a coltivare rose e non baobab, per dirla con il Piccolo Principe. Forse trovando un dialogo prima, molto prima, anni prima. Forse non ritenendosi sempre e solo più forti o più deboli ma provando invece ad analizzare le cause che fanno sì che alcune persone non trovando risposte in un certo sistema non trovano una via d'uscita dal sistema, un modo di vivere alternativo, una strada sostenibile per la società per essere se stessi.
Provando a chiedersi chi ha fatto sì che in un'esposizione universale in cui si parla di alimentazione e di sostenibilità ci fossero Mac Donald in versione gigante e la Coca Cola come sponsor, se non c'era insomma un modo diverso di costruire questo progetto - nelle intenzioni bellissimo - oggi ancora disorganizzato, con personale a random che non sapeva dove andare, autisti della navetta che non conoscono il loro stesso percorso e con i monitor non funzionanti, guardie all'ingresso che non fanno passare i dipendenti perché non sanno bene quali sono nè da chi siano assunti, mappe dubbie - il people mover cioè la navetta interna sulla mappa pare essere esterna, anche a giudicare dal quantitativo di persone che la attendono a delle fermate fantasma - annunci del treno che porta a Rho Fiera in inglese raffazzonato, insomma un cantiere ancora aperto. Quindi i ritardi tutti giustificati anche se non si sa bene dovuti a cosa, il cibo fast food passato come esempio di cibo da esporre, come modello, e nessuno nei sette anni precedenti ad oggi ha pensato di prevenire in qualche modo determinati comportamenti violenti ... rimango perplessa.
In un dialogo si ascolta l'altro. Siamo sicuri che quando qualcuno ci parla di cibo a chilometro zero, di agricoltura biodinamica, di prodotti sostenibili, li stiamo davvero ascoltando? Per me cibo sostenibile è comprare il miele dall'agricoltore, andare a mangiare in un agriturismo, verificare l'origine dei prodotti e se possibile le condizioni di lavoro di chi produce (marche di caffè e tè che permettono di sapere dove si trovano le piantagioni da cui si riforniscono), ragionare se abbia un senso comprare tutti acqua minerale invece di bere quella del rubinetto sapendo che le multinazioni dell'acqua stanno cercando di creare un business e che questo potrebbe portare a morire di sete intere popolazioni in altre parti del mondo. Comprare mele direttamente dal coltivatore, scegliere uova di galline allevate all'aperto, evitare gli imballi di plastica o se non possibile differenziale nei rifiuti tutte le parti dell'imballo pensando che ogni gesto che io faccio non è solo mio ma per capirne l'impatto va moltiplicato per un numero di consumatori a 9 zeri. Sì vale anche per le bellissime bustine di carta che contengono il tè e che tutti buttano nel secco invece che nella carta.
Mi chiedo se gli organizzatori di Expo abbiano ascoltato chi voleva magari esporre concretamente un modo di alimentarsi sostenibile, valutando e confrontando le diverse idee di alimentazione, ripensando al nutrimento e alla terra non come business o sfruttamente ma come fonte di vita in continua evoluzione sulle basi di ciò che seminiamo.
E mi chiedo se ci sia stata la volontà in fase di organizzazione di far sì che fosse un'occasione per tutti, ricchi e poveri, italiani e stranieri, giovani e meno giovani, di costruire un nuovo modo di raccontare l'alimentazione in previsione di un futuro con un po' di crisi sì ma con cittadini più consapevoli. Ecco perché se il percorso è stato sinceramente e autenticamente costruito con l'intenzione di essere diretto al cittadino, è un peccato che ci siano dei giovani arrabbiati che non sono stati coinvolti per tempo, ma se è stato costruito per essere diretto al consumatore, allora è perfettamente normale e fa parte dei ruoli sociali che l'antagonismo si esprima in modalità anche non condivisibili.
Provando a chiedersi chi ha fatto sì che in un'esposizione universale in cui si parla di alimentazione e di sostenibilità ci fossero Mac Donald in versione gigante e la Coca Cola come sponsor, se non c'era insomma un modo diverso di costruire questo progetto - nelle intenzioni bellissimo - oggi ancora disorganizzato, con personale a random che non sapeva dove andare, autisti della navetta che non conoscono il loro stesso percorso e con i monitor non funzionanti, guardie all'ingresso che non fanno passare i dipendenti perché non sanno bene quali sono nè da chi siano assunti, mappe dubbie - il people mover cioè la navetta interna sulla mappa pare essere esterna, anche a giudicare dal quantitativo di persone che la attendono a delle fermate fantasma - annunci del treno che porta a Rho Fiera in inglese raffazzonato, insomma un cantiere ancora aperto. Quindi i ritardi tutti giustificati anche se non si sa bene dovuti a cosa, il cibo fast food passato come esempio di cibo da esporre, come modello, e nessuno nei sette anni precedenti ad oggi ha pensato di prevenire in qualche modo determinati comportamenti violenti ... rimango perplessa.
In un dialogo si ascolta l'altro. Siamo sicuri che quando qualcuno ci parla di cibo a chilometro zero, di agricoltura biodinamica, di prodotti sostenibili, li stiamo davvero ascoltando? Per me cibo sostenibile è comprare il miele dall'agricoltore, andare a mangiare in un agriturismo, verificare l'origine dei prodotti e se possibile le condizioni di lavoro di chi produce (marche di caffè e tè che permettono di sapere dove si trovano le piantagioni da cui si riforniscono), ragionare se abbia un senso comprare tutti acqua minerale invece di bere quella del rubinetto sapendo che le multinazioni dell'acqua stanno cercando di creare un business e che questo potrebbe portare a morire di sete intere popolazioni in altre parti del mondo. Comprare mele direttamente dal coltivatore, scegliere uova di galline allevate all'aperto, evitare gli imballi di plastica o se non possibile differenziale nei rifiuti tutte le parti dell'imballo pensando che ogni gesto che io faccio non è solo mio ma per capirne l'impatto va moltiplicato per un numero di consumatori a 9 zeri. Sì vale anche per le bellissime bustine di carta che contengono il tè e che tutti buttano nel secco invece che nella carta.
Mi chiedo se gli organizzatori di Expo abbiano ascoltato chi voleva magari esporre concretamente un modo di alimentarsi sostenibile, valutando e confrontando le diverse idee di alimentazione, ripensando al nutrimento e alla terra non come business o sfruttamente ma come fonte di vita in continua evoluzione sulle basi di ciò che seminiamo.
E mi chiedo se ci sia stata la volontà in fase di organizzazione di far sì che fosse un'occasione per tutti, ricchi e poveri, italiani e stranieri, giovani e meno giovani, di costruire un nuovo modo di raccontare l'alimentazione in previsione di un futuro con un po' di crisi sì ma con cittadini più consapevoli. Ecco perché se il percorso è stato sinceramente e autenticamente costruito con l'intenzione di essere diretto al cittadino, è un peccato che ci siano dei giovani arrabbiati che non sono stati coinvolti per tempo, ma se è stato costruito per essere diretto al consumatore, allora è perfettamente normale e fa parte dei ruoli sociali che l'antagonismo si esprima in modalità anche non condivisibili.
Iscriviti a:
Post (Atom)