martedì 19 maggio 2015

Con #labuonascuola più spazio alla comunità e valorizzazione delle diverse realtà territoriali

Intervista di Radio Radicale a Roberto Rampi sulla riforma della scuola, 5 maggio 2015.



L: Con Roberto Rampi, Commissione Cultura, per commentare sia il DDL scuola che la protesta degli studenti che tra l’altro questa notte hanno occupato il MIUR. Una protesta che ha provocato anche la reazione del ministro Giannini che ha detto che da anni non ci si occupava di scuola. Allora qual è il problema di questo DDL scuola che è stato presentato in varie forme e poi è in corso di modifica nella Commissione Cultura della Camera dei Deputati? 

R: Credo che sia giusto dire che io conosco tanti insegnanti che oggi non partecipano alle manifestazioni e ne conosco tanti che partecipano, e che partecipano portando un loro punto di vista e un loro contributo e degli elementi di miglioramento che chiedono al disegno di legge. Stiamo lavorando in Commissione ormai da settimane, abbiamo lavorato anche nell’intera giornata di domenica proprio per usare al massimo il tempo stretto che ci rimane. Il disegno di legge che uscirà dalla Camera sarà un disegno di legge molto diverso e molto modificato rispetto a quello che è entrato. Quindi io credo che al di là di tutto il tema della manifestazione di oggi verrà in gran parte raccolto dalla Commissione e quindi sarà importante poi avere una valutazione del disegno di legge come uscirà dalla Camera e che tra l’altro dovrà andare al Senato per un ulteriore intervento. Sarà interessante capire il giudizio sul testo uscito dalla Camera e se eventualmente anche con il mondo della scuola si dovranno portare delle ulteriori migliorie al Senato. Io credo che sia certa una cosa, non è esatto che non ce ne si è occupati di scuola, però l’ultimo grande intervento quello fatto dal ministro Gelmini era un intervento fatto dal ministro Tremonti, cioè dal Ministero dell’Economia, che nell’individuare tagli e come risparmiare andava a prenderli nella scuola. Questa è esattamente e tecnicamente la verità, non è un punto di vista. Oggi noi facciamo un’operazione completamente diversa, l’abbiamo iniziata a fare con il Ministro Carrozza, la continuiamo oggi e c’è quindi una continuità di questo governo di centrosinistra allargato anche ad area popolare che rimette risorse sulla scuola, anche questo è un fatto incontrovertibile. Ci sono 3 miliardi in più sulla scuola, ci sono disponibilità per 107.000 circa nuove assunzioni oltre a 23.000 più avanti. La discussione è come si faranno queste assunzioni, chi verrà assunto, e come si farà la valutazione e la scelta degli insegnanti. Su questi temi c’è un grande dibattito aperto.
L: era giusto stralciare la parte “occupazionale” del DDL come aveva chiesto qualcuno o è stato giusto metterla dentro questo provvedimento? Che cosa ne sarà degli idonei?
R: Credo che sia una scelta giusta provare a fare un disegno di legge complessivo; avendo fatto un collegato al documento di economia e finanza c’è un disegno di legge che quindi è una legge normale, non è un decreto e si può intervenire in maniera molto più ampia. Quindi il Parlamento ha molta più voce in capitolo ma ha dei tempi. Il Parlamento ha l’opportunità di intervenire se è in grado di farlo in un tempo ragionevole, che io credo se parliamo con qualunque cittadino italiano troverebbe già un tempo enorme rispetto ai tempi di vita quotidiani. Io credo che sia una scelta giusta perché fare solo un decreto avrebbe voluto dire assumere senza capire in quale contesto e con quale disegno. Il tema degli idonei è uno dei tanti temi su cui bisogna tarare la disponibilità delle risorse che pure sono tante ma è chiaro che nel desiderio di ognuno potrebbero sempre essere di più. E il grande pasticcio fatto negli anni precedenti sui meccanismi di accreditamento e di abilitazione per entrare nella scuola. Questo è il vero vulnus da cui si parte. Cioè negli ultimi anni si sono succeduti almeno quattro o cinque meccanismi diversi di abilitazione per cui ci sono ancora le lauree abilitanti, poi si era introdotta SILSIS, poi si è introdotto il TFA però ci sono le GAE … ecco tutte queste sigle che al cittadino comune dicono poco o niente fanno sì che ci siano persone che insegnano nel mondo della scuola ma che in realtà non hanno passato un concorso, non sono stati selezionati, non hanno passato una prova. Però insegnano e quindi hanno delle competenze che vanno valorizzate. Ci sono anche delle persone che magari lo hanno fatto il concorso e magari non hanno mai insegnato. Come tarare queste cose è il lavoro complicatissimo che tenteremo di fare in Commissione, miglioreremo sicuramente un po’ le cose, di certo non accontenteremo tutti. 

L: Il “superpreside” è un problema soprattutto per i poteri discrezionali che potrò avere, adesso non sappiamo con che testo si uscirà da qui però molti sono preoccupati si teme anche la deriva clientelistica per il potere che si dà di chiamata al preside.

R: Credo che questo sia oggettivamente uno dei nodi nel bene e nel male, ma anche nel bene perché noi stiamo dicendo che proviamo veramente a realizzare la scuola dell’autonomia, quella che aveva pensato Luigi Berlinguer, quella che credo sia nella migliore tradizione di questo Paese se pensiamo alla Montessori, se pensiamo alla grande sperimentazione che nella scuola italiana si è portata avanti. Pensiamo a scuole che siano tutte uguali ma anche tutte diverse, cioè che valorizzino le competenze, le competenze dei territori, le specificità, che si relazionino col mondo del lavoro delle diverse aree. Qualcuno ha detto scuole di serie A e scuole di serie B, scuole di ricchi e scuole di poveri. Io non credo che sia così, e non è assolutamente vero che in certi territori - magari più difficili - non si possa coinvolgere di più il tessuto sociale che sta attorno a quelle scuole, anzi. Però è chiaro che lì il nodo qual è? Che avere un progetto formativo significa anche avere gli insegnanti adeguati a quel progetto. Quindi il grosso cambiamento quale sarà? Il grosso cambiamento sarà che oggi facendo un concorso con un punteggio, un insegnante con un punteggio alto decide lui in quale scuola andare e il preside se lo trova, bravo o meno bravo che sia. Domani la comunità di quella scuola insieme al preside – su questo noi siamo intervenuti, abbiamo corretto, abbiamo introdotto un voto del consiglio d’istituto – quella scuola presenta un piano triennale e a parità di competenze sceglie le persone più brave a portare avanti quel piano. Non perché gli altri siano meno bravi ma perché magari sono meno adatti. Nessuno rimane a casa, nessuno viene licenziato però c’è una turnazione degli insegnanti, c’è una possibilità di cambiamento, c’è una vera offerta formativa differente. Chiaro che questo è un grosso cambio di mentalità. Ci potranno essere dei favoritismi, dei clientelismi? E’ possibile, bisogna lavorare – e lo stiamo facendo – su una valutazione anche dei presidi che sia severa se il preside commette atti di questo tipo. Ma questo credo sia un grande nodo per l’Italia. Noi non possiamo pensare che siccome qualcuno se ha il potere per decidere lo usa male allora non diamo mai a nessuno il potere di decidere. Questo è un po’ un vizio italiano.
 

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