G: Con Roberto Rampi, doppia tessera radicale e del Partito Democratico,
parliamo di un fatto avvenuto oggi, cioè sono state sequestrate le piantine di marijuana che
Rita Bernardini coltivava sul suo terrazzo e per cui si era più volte autodenunciata. Un’iniziativa non violenta e
antiproibizionista volta proprio a smuovere l’attenzione su questo tema. Tra
l’altro ricordiamo che queste piantine erano per uso terapeutico perché erano
state piantate insieme a La Piantiamo che è questa associazione di malati.
R: Stiamo commentando in queste settimane diversi passi in avanti direi
innanzitutto di natura culturale e poi politica che si stanno facendo anche qui
alla Camera con questo gruppo di lavoro sulla legalizzazione. Ecco io credo che
un passaggio come questo possa contribuire, purtroppo. Dico purtroppo perché
non dovrebbe essere così, però è
accaduto anche in altri temi, cioè ad un certo punto le leggi di questo Paese
vengono messe alla prova nella loro assurdità, perché se noi davvero oggi
dovessimo pensare di perseguire legalmente con l’obbligo tra l’altro
dell’azione penale, tutti coloro che semplicemente coltivano magari per uso
terapeutico che è considerato un aspetto positivo ma io dico anche per uso
personale, salterebbe il sistema giuridico, intaseremmo i tribunali per cose
che non fanno danno veramente a nessuno,
anzi sottraggono al mercato illegale - che esiste e che funziona e che non ha
nessunissimo problema a vivere - un pezzo di clienti e quindi di risorse e di
denaro. Azioni come queste che fanno parte da sempre della storia radicale
fanno esplodere una contraddizione del sistema e quindi magari danno un
sollecito di cui ha bisogno il legislatore, che oggi può essere più sensibile
che in passato ad accogliere per riordinare delle norme. Come abbiamo sempre
detto non per liberalizzare le
droghe: le droghe sono più che libere in Italia, ma per legalizzare le droghe che è una cosa diversa e che è un fatto di
cultura del diritto.
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