Caso 1: Ingegnere di una certa età, diciamo sessantenne o più, convinto di
essere bravissimo, ma che senza la segretaria non sa stampare un foglio da solo
e non trova sulla scrivania gli occhiali per leggere quello che gli è stato
stampato, siccome si è guadagnato negli anni il diritto a non timbrare il
cartellino più di una volta al giorno, entra in ufficio quando vuole e se ne va
quando vuole. Qualcuno inizia a insinuare che non sia poi così bravo, e dal momento che lo pagano troppo ma non possono abbassargli lo stipendio né licenziarlo, provano a spostarlo in un reparto in cui abbia meno responsabilità e possa tirare la pensione in tranquillità, senza scossoni per l'azienda. Se gli si dice che non è più all'altezza dello stipendio che percepisce, si offende il suo orgoglio maschile quindi non si può neppure insinuarlo. Se lo si invita allo scivolo per la pensione, non vuole perché ha la moglie a casa con 10 anni di meno che dovrà andare in pensione chissà quando e rompe le scatole perché il marito in casa tutto il giorno non lo vuole (manco l'avesse sposato un'altra, non so). Anzi talvolta l'anziano tenta pure di rimanere oltre l'età pensionabile perché è davvero convinto che il suo ruolo sia indispensabile. Casistica abbastanza simile quando la persona in oggetto non è un ingegnere ma ha fatto la terza media o ragioneria d'altri tempi, e tenta di affossare tutti i laureati appena assunti perché soffre di una sindrome di inferiorità e quindi teme gli facciano le scarpe. Si prova a mandarlo a fare fotocopie, e si sente demansionato, ovviamente tutto il sindacato dalla sua parte anche perché ha passato una vita a intessere rapporti finti col preciso scopo di essere poi tutelato in caso di necessità. In sostanza: non ce ne si può liberare.
Caso 2: Donna di mezza età, che lavora perché le serve dimostrare al mondo che lei è emancipata ma non ha nessuna intenzione di fare alcun cambiamento nella sua vita né di emanciparsi da nulla, lei è l'emblema del sistema fatto persona. La routine è la sua missione primaria, farebbe di tutto per non far cambiare neppure la marca della miscela di caffè della macchinetta, va al mare nello stesso paesino in Liguria da 30 anni spendendo la stessa cifra di un viaggio alle Maldive ma scrolla la testa di fronte alle colleghe che vanno "all'estero". Se amministrativa in un ufficio pubblico, pensa che il suo stipendio sia un ovvio diritto perché lei è stata furba e aveva capito da sempre che bisognava fare i dipendenti pubblici per essere garantiti, anzi: quelli della generazione precedente alla sua erano pure baby-pensionati inpdap mentre a lei tocca lavorare di più, in fondo in fondo l'han fregata. Un mattino arriva al lavoro, trova il sistemista che le sta cambiando il gestionale, senza essere stata avvertita prima. Le comunicano che ci sarà un corso di formazione per imparare ad utilizzare il nuovo programma, ma lei non ha ancora digerito l'affronto, qualcuno ha messo mano al suo pc senza avvertirla e il programma nuovo sicuramente rovinerà la sua routine. Si rifiuta di fare il corso di formazione, chiede all'azienda di fare un lavoro più semplice del complicatissimo inserimento dati che svolgeva prima. E' a tempo indeterminato, non possono lasciarla a casa né toccarle lo stipendio quindi inizia ad andare a ritirare stampe e far fotocopie per conto di tutti. Orgogliosa e soddisfatta, dopo due anni ancora circola per gli uffici spiegando che lei non fa nulla perché un giorno le hanno chiesto di imparare a utilizzare uno strumento nuovo e lei non si è fatta fregare. Quando ci sono dei picchi di lavoro che i colleghi senza di lei non riescono a gestire, assumono a metà della sua paga una giovane neolaureata che in un paio di giorni impara il programma, gestisce gli utenti, le telefonate e non si ammala mai. Dopo due mesi la lasciano a casa perché il picco di lavoro è finito, l'altra è ancora lì e continua a far fotocopie, senza aver subito alcun demansionamento. Anzi, tra alcune colleghe si vocifera persino che sia un privilegio.
Caso 3: Giovane interinale, fa il corso
obbligatorio sulla legge 626 e gli comunicano che i lavoratori al
videoterminale hanno diritto a una pausa di 15 minuti ogni 2 ore per far
riposare gli occhi dallo schermo del pc. L´art. 54 del D.
Lgs. 626/94 specificatamente per i videoterminalisti cita: "Il lavoratore,
qualora svolga la sua attività per almeno quattro ore consecutive, ha diritto
ad una interruzione della sua attività mediante pause ovvero cambiamento di
attività." In assenza di contrattazione collettiva la pausa dovrà essere di quindici
minuti ogni due ore di lavoro continuativo al videoterminale (la contrattazione collettiva può prevedere 10 minuti se c'è un cambio di attività all'interno della giornata lavorativa).
Pertanto, questo significa che può andare a fare fotocopie, ritirare stampe,
riorganizzare l'archivio, insomma può svolgere delle attività alternative allo
stare di fronte allo schermo ogni 2 ore almeno, al fine di preservare la
propria salute.
Intanto che voi discutete se andare a far fotocopie
sia un demansionamento o un privilegio, una fortuna o una sfortuna, il meglio o
il peggio, sappiate che da qualche parte un giovane interinale sta facendo
fotocopie in pausa.
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