martedì 10 maggio 2016

Il turpiloquio e le offese gratuite sono davvero necessarie alla comunicazione politica?

Il mio modo di intendere la politica è estraneo alle parole forti e allo scontro volgare e superficiale, tipico da campagna elettorale e da talk show. Già non è accettabile in campagna elettorale, ma lo è ancor meno quando si sta vivendo una fase in cui è necessario concentrarsi su progetti costruttivi, sulle riforme, su una visione comune di futuro. Su un'Italia che vuole rinascere, cambiare, andando passo dopo passo verso una fase di rinascimento culturale e verso un'idea di più Europa. Un passaggio culturale che non può avvenire quando le parole dello scontro scadono nella bassezza, nel turpiloquio, nel facile giudizio da bar. Questo modo di porsi, di parlare, di scrivere, non è rispettoso neanche dell'interlocutore al bar, del semplice cittadino con cui interagiamo nelle nostre attività quotidiane; lo trovo ancor più fuori luogo quando ci si riferisce a cariche istituzionali per le quali ci si aspetta quanto meno un rispetto per la delicata funzione che stanno svolgendo in questa fase.

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