venerdì 6 maggio 2016

L'illusione di purezza e il bisogno di giustizialismo

Di fronte a ogni notizia di arresto o nuovo processo per qualche personaggio politico fino a ieri sconosciuto, si scatena sul web una sorta di caccia alle streghe. Un tentativo di trovare immediatamente una sorta di chiusura della notizia del giorno con un giudizio definitivo. Sentenziare che sbagliare è il male e che non ci appartiene è comodo, facile, e ci libera almeno per qualche minuto dalla possibilità di metterci in discussione. In un mondo in cui le persone hanno sempre più informazioni a disposizione ma sempre meno capacità di distinguere una fonte attendibile da una qualunque, quello che vedo ogni giorno di più è un pericoloso appiattimento del linguaggio e del sistema di giudizio pubblico, il popolo del web mi pare ogni giorno di più la folla che sceglie Barabba.
Spesso il cittadino ha bisogno di certezze, ma non essendo egli stesso giudice o avvocato non conosce il sistema giudiziario e i suoi tempi reali, né il funzionamento e la fragilità di un sistema di diritto. Fragilità che sono insite nel fatto che nell'uomo c'è da sempre il bisogno di giustizia fintanto che non si pensa di poterne fare a meno o di essere già arrivati ad una sentenza.
Questo porta a delle conseguenze: una sorta di processo mediatico rapido come i tempi frettolosi dell'oggi, che nulla ha a che fare con la giustizia, con il diritto all'avvocato per la difesa, con la presunzione di innocenza che è chiave perché tutti noi possiamo sentirci al sicuro all'interno di una società e qualora dovessimo essere coinvolti in un problema giudiziario. I tempi di internet e della notizia, che domani sera è già vecchia, non sono compatibili con i tempi del sistema giudiziario né con la ricerca della verità, che prevede di indagare e comprendere andando oltre la percezione soggettiva, ascoltando i testimoni, valutando il contesto e i ruoli di potere, le competenze. Ma una visione del mondo approfondita e che coglie la complessità delle situazioni non è facile da trasmettere alla maggioranza dei cittadini che vogliono solo fretta e certezze semplificate.
Poi assistiamo a comuni governati da movimenti politici che hanno fatto dell'onestà il loro motto in cui alla prima difficoltà fanno quello che hanno fatto gli altri prima di loro, e molto peggio perché mancano di esperienza, e stanno semplicemente scoprendo per la prima volta che mettersi in discussione vuole dire anche poter sbagliare. La purezza è un'illusione, come lo è ogni 100%, ogni estremo, ogni monocromo. Una vera costruzione di futuro passa dall'imperfezione e dalle sfumature; lo sviluppo e la ricerca sono nelle domande che portano poi a cercare insieme la risposta, e cercando insieme la risposta anche ad abbandonare alcune certezze su cosa è bene, cosa è male, cosa è sicuramente giusto e cosa sicuramente sbagliato. Per questo ritengo assolutamente pericoloso che tutti ci trasformiamo in giudici morali e mediatici, pericoloso per la democrazia stessa e per il nostro sistema di diritto, che è quello che ci permette di essere liberi come siamo: ci sono voluti secoli per arrivare a stabilire che la legge fosse uguale per tutti, che ci fosse un diritto alla difesa, che non si potesse condannare a furor di popolo neanche un assassino. Studiamo la storia degli uomini prima di queste conquiste, o guardiamone le conseguenze sui popoli dove ancora non è possibile avere un processo equo, un avvocato di diritto, tre gradi di giudizio. E se vogliamo fare un piccolo passo in avanti, guardiamo anche alle conseguenze per la felicità delle persone del sentenziare cosa è bene e cosa è male in modo inequivocabile, e chiediamoci quante volte noi stessi siamo stati giudicati per i nostri comportamenti non sempre in linea con la maggioranza nel contesto in cui eravamo, e se questo era necessario per il bene del contesto.



"Signor giudice
Le stelle sono chiare
Per chi le può vedere
Magari stando al mare"


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