Oggi voglio ricordare Marco Pannella così, riportando un articolo dell'amico Roberto Rampi sull'Unità del 24 marzo 2016.
Il Valore delle lotte radicali di Pannella
E ancora una volta possiamo dire
che Marco Pannella incarna, letteralmente, questo paradosso. Nel momento dell’assenza,
persino forse attraverso l’assenza di una rappresentanza radicale ufficiale,
formale, si palesa una fortissima presenza delle tematiche radicali nella
Politica Italiana, europea e mondiale. Questo a patto di intendere la Politica
per quello che è, e non il chiacchiericcio quotidiano, il pettegolezzo in cui
sembra che la questione fondamentale sia quella dei piccoli spostamenti di uno
zero virgola o della legge del momento, che tra l’altro troppo spesso viene
fatta per rispondere a un’esigenza di clamore mediatico, come più volte ci ha
ricordato proprio Marco Pannella. Quali sono i grandi temi che riguardano la
capacità della politica di rispondere alle esigenze profonde delle persone? Innanzitutto
quelli della vita e della morte, della salute, della ricerca, dell’ambiente.
Tutti temi posti negli anni dalle battaglie radicali. Il tema dell’eutanasia, il
tema della buona morte, il tema della qualità della morte e di come normare la
possibilità di ognuno di scegliere come andarsene. I temi della vita e dell’inizio
della vita e di dove si pone il confine della vita. La capacità della Politica
di affrontare le sfide che la tecnica ci pone. Quante volte Marco Pannella ci
ha ricordato che la vita non può essere ridotta a sola biologia. Poi ci sono i
grandi temi delle migrazioni, dei movimenti dei popoli, che vengono affrontati
con tanta ipocrisia e con chiusure anacronistiche oltre che del tutto
inefficaci. Sempre Pannella, in tempi assolutamente non sospetti, ci ha posto
il tema di ridefinire i confini dell’Europa facendole finalmente di nuovo
attraversare il Mediterraneo. Dico di nuovo perché l’Europa ha sempre avuto una
storia che si è sviluppata sulle due sponde di questo mare interno. Se noi
guardiamo alle nostre radici culturali, se noi guardiamo alla cultura europea
che è passata dal mondo arabo, non possiamo pensare che la Turchia, la Tunisia,
la Libia, Israele, non siano parte dell’Europa. La proposta di Pannella di far
entrare Israele in Europa, così come per la Turchia, significa anche avere la
forza di chiedere però a quei Paesi di rispettare delle regole di democrazia
sostanziale e non formale.
Proprio il tema delle democrazie
reali, come è stato una volta quello del socialismo reale, l’idea del diritto
alla conoscenza come necessità essenziale per un passaggio dalla democrazia
formale alla democrazia sostanziale è forse la più recente battaglia di Marco
Pannella. Stato di diritto contro ragion di Stato. Democrazia non tanto come
possibilità formale dei popoli di eleggere i propri rappresentanti, ma come
possibilità sostanziale di conoscere per deliberare, antico tema radicale che
tocca il nocciolo di fondo della democrazia. Marco Pannella ci ha insegnato
tanto nelle campagne sul diritto al cibo e sulla lotta alla fame del mondo.
Quanta ironia se ne faceva in quegli anni, mentre oggi questo è un tema
codificato, da ultimo oggetto della grande Esposizione Internazionale e della
Carta di Milano. Ci ha insegnato a lavorare, credendoci, sulla moratoria per la
pena di morte ed è riuscito ad ottenere quel risultato straordinario alle
Nazioni Unite.
E, ultima e non ultima, la grande
battaglia sulla condizione delle carceri come misura di una civiltà del
diritto. Ha portato il Dalai Lama, una delle figure più straordinarie del
novecento, a guardare all’Italia come modello per alcuni temi: rispetto dell’autonomia
e rispetto alla trasformazione della questione tibetana da una questione
nazionale a una questione di diritti civili, di democrazia reale, modificando l’approccio
politico, fino alla scelta di rinunciare al potere secolare. In questo senso
penso che Pannella rappresenti un grande pensatore del novecento, in una
formula nuova su cui credo che capiterà nei prossimi anni di tornare. Perché il
Pensiero, in un’epoca come questa, non può essere solo pensiero teorico.
Ritorna il grande tema della relazione tra pensiero e prassi, tra pensiero e
azione, e in questo davvero Pannella è un Socrate del novecento, il cui
contributo speculativo diventa azione politica, azione di vita, scelta, fin
nella stessa carne. Questo è stato il suo modo di fare teoria, di fare
pensiero. Siamo in un’epoca che è dominata da un’ontologia dei fatti, che è una
grande mistificazione. Abbiamo smarrito l’importante dell’interpretazione dei
fatti, e del significato della relazione tra il simbolico e il reale, come se
la teoria non avesse più nessuna importanza perché esistono solo i fatti. In
questo la figura di Pannella ci richiama a una relazione stretta nel rapporto
tra la prassi, l’incarnazione dei fatti in qualche cosa il loro significato
davvero teorico nel senso pieno di questo termine, universale, che va oltre il
momento concreto. Credo che anche per questo la politica Radicale sia molto più
presente di quanto si ritiene, anche in questo Parlamento.
Anche a questo ci sfida in fondo
Marco Pannella, a pensare a che cos’è la Politica. Pure teoria relegata alla
convegnistica, pura gestione del potere, o piuttosto la capacità, io dico
kantiana, di tenere insieme le due cose, il rilievo teorico del pensiero che si
va a concretizzare giorno dopo giorno in atti, in risultati che ti possono
anche portare ad accordi con figure magari lontanissime dal tuo pensiero?
Un’altra delle cose che ci ha
insegnato la cultura radicale è il valore alto del termine compromesso: l’idea
che nell’altro ci sono delle ragioni che vanno sempre esplorate e che l’ottenimento
di un risultato nasce dalla capacità di contaminare e di farsi contaminare. Quanto
la Politica oggi, che a volte sembra davvero lo scontro delle tifoserie allo
stadio, ha bisogno di capire che se ti fai contaminare da qualcun altro non
stai perdendo qualcosa della tua identità, ma la stai facendo vivere come un
seme piantato nel giardino. Nella bella intervista a Stefano Rolando “Le nostre
storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti” Marco Pannella diceva
proprio questo: che è importante capire chi siamo e da dove veniamo perché
altrimenti perdiamo il senso della nostra storia, stando attenti però a non
attaccarci alla nostra storia congelandola e così facendola morire. Al
contrario l’orto è un luogo dove tu pianti un seme e poi devi lasciarlo
crescere, lasciar crescere questa pianta che magari romperà i muri per andare
al di fuori. Credo che il seme portato nella politica italiana dalla cultura
radicale, dalla politica radicale – e in particolare dalla figura enorme di
pensiero e di azione di Marco Pannella – sia un sempre molto forte, che a volte
germoglia in tanti giovani colleghi dentro a questo Parlamento senza che
nemmeno loro sappiano da dove viene quel seme che è stato gettato.
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