giovedì 19 maggio 2016

Un maestro se ne è andato, lasciando un seme da far crescere e fiorire.


Oggi voglio ricordare Marco Pannella così, riportando un articolo dell'amico Roberto Rampi sull'Unità del 24 marzo 2016.

Il Valore delle lotte radicali di Pannella


E ancora una volta possiamo dire che Marco Pannella incarna, letteralmente, questo paradosso. Nel momento dell’assenza, persino forse attraverso l’assenza di una rappresentanza radicale ufficiale, formale, si palesa una fortissima presenza delle tematiche radicali nella Politica Italiana, europea e mondiale. Questo a patto di intendere la Politica per quello che è, e non il chiacchiericcio quotidiano, il pettegolezzo in cui sembra che la questione fondamentale sia quella dei piccoli spostamenti di uno zero virgola o della legge del momento, che tra l’altro troppo spesso viene fatta per rispondere a un’esigenza di clamore mediatico, come più volte ci ha ricordato proprio Marco Pannella. Quali sono i grandi temi che riguardano la capacità della politica di rispondere alle esigenze profonde delle persone? Innanzitutto quelli della vita e della morte, della salute, della ricerca, dell’ambiente. Tutti temi posti negli anni dalle battaglie radicali. Il tema dell’eutanasia, il tema della buona morte, il tema della qualità della morte e di come normare la possibilità di ognuno di scegliere come andarsene. I temi della vita e dell’inizio della vita e di dove si pone il confine della vita. La capacità della Politica di affrontare le sfide che la tecnica ci pone. Quante volte Marco Pannella ci ha ricordato che la vita non può essere ridotta a sola biologia. Poi ci sono i grandi temi delle migrazioni, dei movimenti dei popoli, che vengono affrontati con tanta ipocrisia e con chiusure anacronistiche oltre che del tutto inefficaci. Sempre Pannella, in tempi assolutamente non sospetti, ci ha posto il tema di ridefinire i confini dell’Europa facendole finalmente di nuovo attraversare il Mediterraneo. Dico di nuovo perché l’Europa ha sempre avuto una storia che si è sviluppata sulle due sponde di questo mare interno. Se noi guardiamo alle nostre radici culturali, se noi guardiamo alla cultura europea che è passata dal mondo arabo, non possiamo pensare che la Turchia, la Tunisia, la Libia, Israele, non siano parte dell’Europa. La proposta di Pannella di far entrare Israele in Europa, così come per la Turchia, significa anche avere la forza di chiedere però a quei Paesi di rispettare delle regole di democrazia sostanziale e non formale.
Proprio il tema delle democrazie reali, come è stato una volta quello del socialismo reale, l’idea del diritto alla conoscenza come necessità essenziale per un passaggio dalla democrazia formale alla democrazia sostanziale è forse la più recente battaglia di Marco Pannella. Stato di diritto contro ragion di Stato. Democrazia non tanto come possibilità formale dei popoli di eleggere i propri rappresentanti, ma come possibilità sostanziale di conoscere per deliberare, antico tema radicale che tocca il nocciolo di fondo della democrazia. Marco Pannella ci ha insegnato tanto nelle campagne sul diritto al cibo e sulla lotta alla fame del mondo. Quanta ironia se ne faceva in quegli anni, mentre oggi questo è un tema codificato, da ultimo oggetto della grande Esposizione Internazionale e della Carta di Milano. Ci ha insegnato a lavorare, credendoci, sulla moratoria per la pena di morte ed è riuscito ad ottenere quel risultato straordinario alle Nazioni Unite.


E, ultima e non ultima, la grande battaglia sulla condizione delle carceri come misura di una civiltà del diritto. Ha portato il Dalai Lama, una delle figure più straordinarie del novecento, a guardare all’Italia come modello per alcuni temi: rispetto dell’autonomia e rispetto alla trasformazione della questione tibetana da una questione nazionale a una questione di diritti civili, di democrazia reale, modificando l’approccio politico, fino alla scelta di rinunciare al potere secolare. In questo senso penso che Pannella rappresenti un grande pensatore del novecento, in una formula nuova su cui credo che capiterà nei prossimi anni di tornare. Perché il Pensiero, in un’epoca come questa, non può essere solo pensiero teorico. Ritorna il grande tema della relazione tra pensiero e prassi, tra pensiero e azione, e in questo davvero Pannella è un Socrate del novecento, il cui contributo speculativo diventa azione politica, azione di vita, scelta, fin nella stessa carne. Questo è stato il suo modo di fare teoria, di fare pensiero. Siamo in un’epoca che è dominata da un’ontologia dei fatti, che è una grande mistificazione. Abbiamo smarrito l’importante dell’interpretazione dei fatti, e del significato della relazione tra il simbolico e il reale, come se la teoria non avesse più nessuna importanza perché esistono solo i fatti. In questo la figura di Pannella ci richiama a una relazione stretta nel rapporto tra la prassi, l’incarnazione dei fatti in qualche cosa il loro significato davvero teorico nel senso pieno di questo termine, universale, che va oltre il momento concreto. Credo che anche per questo la politica Radicale sia molto più presente di quanto si ritiene, anche in questo Parlamento.
Anche a questo ci sfida in fondo Marco Pannella, a pensare a che cos’è la Politica. Pure teoria relegata alla convegnistica, pura gestione del potere, o piuttosto la capacità, io dico kantiana, di tenere insieme le due cose, il rilievo teorico del pensiero che si va a concretizzare giorno dopo giorno in atti, in risultati che ti possono anche portare ad accordi con figure magari lontanissime dal tuo pensiero?
Un’altra delle cose che ci ha insegnato la cultura radicale è il valore alto del termine compromesso: l’idea che nell’altro ci sono delle ragioni che vanno sempre esplorate e che l’ottenimento di un risultato nasce dalla capacità di contaminare e di farsi contaminare. Quanto la Politica oggi, che a volte sembra davvero lo scontro delle tifoserie allo stadio, ha bisogno di capire che se ti fai contaminare da qualcun altro non stai perdendo qualcosa della tua identità, ma la stai facendo vivere come un seme piantato nel giardino. Nella bella intervista a Stefano Rolando “Le nostre storie sono i nostri orti, ma anche i nostri ghetti” Marco Pannella diceva proprio questo: che è importante capire chi siamo e da dove veniamo perché altrimenti perdiamo il senso della nostra storia, stando attenti però a non attaccarci alla nostra storia congelandola e così facendola morire. Al contrario l’orto è un luogo dove tu pianti un seme e poi devi lasciarlo crescere, lasciar crescere questa pianta che magari romperà i muri per andare al di fuori. Credo che il seme portato nella politica italiana dalla cultura radicale, dalla politica radicale – e in particolare dalla figura enorme di pensiero e di azione di Marco Pannella – sia un sempre molto forte, che a volte germoglia in tanti giovani colleghi dentro a questo Parlamento senza che nemmeno loro sappiano da dove viene quel seme che è stato gettato.


Nessun commento:

Posta un commento

Prima pensa, poi scrivi