lunedì 22 giugno 2015

Editoria e innovazione: non perdiamo le voci di qualità a livello locale


Giovedì scorso a Expo Milano 2015 presso la Cascina Triulza si è tenuto un interessante convegno sull'editoria e sulle riforme in corso in quest'ambito. All'incontro, condotto da Vincenzo Vita, hanno partecipato tra gli altri Rosario Altieri, presidente dell'AGCI (associazione generale cooperative italiane), e Maria Caterina Bagnardi, presidente della federazione italiana liberi editori. Inoltre sono intervenuti da Roma l'on. Roberto Rampi, PD, in Commissione Cultura alla Camera nonché relatore della proposta di legge sulla riforma del finanziamento pubblico all'editoria, e la senatrice Silvana Comaroli, Lega Nord, in Commissione Bilancio al Senato. Un momento di confronto interessante durante il quale è stato possibile ascoltare più voci, dai direttori di riviste locali (qui potete riascoltare l'intervento del direttore de La Voce di Rovigo, Pier Francesco Bellini) a esponenti a livello nazionale che si occupano quindi da tempo di questa proposta di legge. L'on. Roberto Rampi sottolinea l'impegno portato avanti in questi mesi per far sì che l'informazione non sia considerata semplicemente un prodotto ma sia data invece la possibilità anche alle piccole testate locali di autosostenersi: "noi crediamo che il pluralismo sia il fondamento della democrazia e crediamo che lo Stato debba intervenire per favorire quelle realtà imprenditoriali che hanno come unico scopo quello di favorire una buona informazione".
Fiducioso Roberto Calari: "C'è ora il problema di recuperare il senso del pluralismo per un Paese democratico come valore da rianimare nel contesto Europeo. Crediamo che la riforma sia fondamentale nella sua visione strategica e di filiera. Questa riforma riguarda anche radio, televisione e edicole. E' necessario però ribadire il fatto che non è in discussione il contributo diretto e il pluralismo dell'informazione."
Più preoccupato Francesco Zanotti, presidente della federazione italiana settimanali cattolici: "una voce che si chiude è un impoverimento per tutti", che teme in una mancanza di informazione nei paesi più piccoli qualora dovesse mancare l'informazione attraverso la carta stampata.
Su una linea simile Pavarotti del Corriere Romagna: "Un sito web fatto da giornalisti dopo 3 mesi chiude perché i costi di un giornalista non li si recupererà mai con la pubblicità sul web ... siamo a cercare tutti i giorni i soldi per andare avanti".
Da più parti si è criticato il passaggio al digitale visto come uno spauracchio e come possibile morte della possibilità di lavorare per un vero giornalista, una sorta di concorrenza sleale, una voce da spegnere. Da parte di altre voci più lungimiranti si è chiarito come il passaggio al digitale sia comunque una conditio sine qua non per poter andare avanti e rimanere al passo con i tempi.
Un'evoluzione verso forme di comunicazione più contemporanee e alla portata di tutti quindi, non rimandabile e necessaria secondo il dott. Marino: "è evidente che è la carta che sostiene il web e non viceversa, ma è chiaro che il passaggio al digitale è condizione necessaria alla sopravvivenza, pur se non sufficiente. Il discorso sulle risorse è sacrosanto". Sottoscrivo appieno la linea di pensiero e aggiungo, come pura opinione personale, che il percorso da costruire va ricercato in una diffusione dei mezzi e delle competenze di utilizzo del web da parte di tutti e non in un arroccamento nell'antica modalità di condivisione delle informazioni per paura che il nuovo possa lasciare indietro qualcuno: cerchiamo insieme di non lasciare indietro nessuno.
Forse ripensare a un progetto concreto per la banda larga è più utile e progettualmente sensato se immaginiamo l'Italia del 2025 o dei nostri figli, e a come vorremmo che fossero i nostri concittadini: realmente consapevoli e informati prima di compiere delle scelte, quindi inevitabilmente formati già dalla scuola a decodificare i messaggi mediatici, a distinguere le bufale e andare alla fonte di ogni notizia, più in generale a decriptare i messaggi ricevuti ogni giorno da più parti e in modalità comunicative ovviamente differenti a seconda dell'età e del contesto culturale.
L'intero convegno è stato ripreso da Radio Radicale ed è quindi possibile riascolare gli interventi.



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