G: Con Roberto Rampi, doppia tessera radicale e del Partito
Democratico, parliamo del viaggio che Marco Pannella ha intrapreso a Dharamsala
per andare a festeggiare il compleanno del Dalai Lama. Volevo parlare con lei
di questo perché so quanto questo argomento le fosse caro anche prima di fare
il parlamentare. E poi anche la visione politica che sottende il messaggio che
il Dalai Lama manda in ogni circostanza e che Marco Pannella ha voluto
ribadire, cioè libertà anche e soprattutto per i tibetani ma anche per il
popolo.
R: Partiamo da due ricordi,
intanto come giovane consigliere comunale tanti anni fa nel mio comune a
Vimercate una delle prime iniziative prima di conoscere i radicali fu proprio
sul tema del Tibet. L’approfondimento della storia tibetana e del taglio che
questo Dalai Lama ha voluto dare, questa persona e non una figura teorica, alla
causa tibetana, è stato uno dei motivi anche di avvicinamento al Partito
Radicale perché io credo che lì dentro ci sia un’idea molto innovativa. Molti
quando si parla di Tibet soprattutto diciamo nella sinistra classica vanno in
crisi rispetto al fatto che se vogliamo da un lato c’è ancora un rimasuglio di
ideologia maoista e quindi una simpatia, un po’ incomprensibile se vogliamo,
per la Repubblica Popolare Cinese, e invece dall’altro c’è quest’idea che si
tratti di una monarchia feudale, religiosa, chiusa. Ecco il Dalai Lama – questo
Dalai Lama – ha portato avanti una serie di riforme - la nascita di un
Parlamento elettivo, la rinuncia ai poteri temporali - di straordinaria
modernità, comprendendo forse più di tutti quanto mettendosi in discussione lui
stesso e la sua figura potesse fare del bene al popolo tibetano. Oggi questa
idea di una autonomia dentro la Cina che diventi uno strumento però di
ripensamento dell’intera Repubblica Cinese, perché in effetti la Cina ci sfida
su un grande tema di cui forse dovremmo occuparci di più: come funziona una
democrazia su numeri così grandi? Questo è un tema che riguarda la Cina,
riguarda l’India, riguarda in altro modo se vogliamo il Brasile e riguarderebbe
in realtà l’Europa, se l’Europa volesse darsi una dimensione veramente
democratica come quella degli Stati Uniti d’Europa. Noi oggi abbiamo bisogno in
un mondo globale da un lato di Stati grandi perché oggettivamente le questioni non
si possono più gestire in confini stretti, quindi la dimensione è importante,
però questa dimensione rischia di diventare problematiche rispetto
all’effettiva democrazia. Quante volte si riflette sulla democraticità degli
Stati Uniti, che sono il nostro modello e che al tempo stesso però si basano su
una bassa affluenza al voto perché altrimenti quella democrazia non ci sarebbe,
e si basa su questo meccanismo dei grandi elettori. Ecco tutte queste questioni
secondo me sono sottese a questo viaggio. Poi certo c’è una grande invidia per
la meraviglia di quei luoghi e per la grandezza di una figura spirituale che io
ho conosciuto da studente in maniera anche un po’ casuale una notte, a una
trasmissione che faceva la Rai notturna, e che mi ha colpito da laico, da non
credente, neanche lontanamente buddhista ma del resto lo stesso Dalai Lama dice
che per un occidentale forse il modo migliore per diventare buddhista forse non
è diventare buddhista. Il Buddhismo è una via di ricerca, quindi un percorso di
riflessione e poi ognuno deve trovare la sua strada. Forse noi tradizionalmente
ne dobbiamo trovare altre. Però sicuramente c’è questo grande tema della
ricerca dell’armonia, della ricerca della profondità, della ricerca di un
baricentro in se stessi un po' meno sottoposti ai venti del giorno e della
cronaca. Ecco per chi fa politica, se vuol fare davvero politica e non altro,
il bisogno di cercare un baricentro e di avere in mente un disegno, una
visione, di non farsi ogni volta sbattere a destra e a manca dai temporali che
colpiscono continuamente la politica mi sembra un tema molto importante. In
realtà riguarda qualsiasi persona infatti non è un caso che molti anche
insospettabili si avvicinano a dottrine orientali di vario tipo, come può
essere la pratica dello yoga anche sganciata da tutto il resto, può essere
invece la riflessione buddhista. Io conosco diverse persone che non hanno un
credo ma che partecipano a momenti di riflessione proprio per questa forza.
Credo che Pannella come in altri casi sia profetico e quindi sia riuscito in
anni assolutamente non sospetti a cogliere questa universalità, questa
grandezza, questa fortuna di questa figura, di questo essere umano, il Dalai
Lama. Perché il prossimo Dalai Lama chissà chi sarà, chissà chi lo sceglierà.
Ecco questa figura storica temporale, questo uomo è sicuramente una figura
grandissima.
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