martedì 23 giugno 2015

L'on. Roberto Rampi sulla scomparsa dell'attrice Laura Antonelli

L'on. Roberto Rampi a Radio Radicale intervistato da Giovanna Reanda ricorda l'attrice Laura Antonelli e coglie l'occasione per fare una riflessione sul tema della giustizia.


G: E’ venuta a mancare un’icona di bellezza, Laura Antonelli. A questi microfoni vorremmo ricordarla purtroppo per quella bruttissima disavventura che le capitò: fu arrestata e fece dei giorni di carcere preventivo. L’accusa era di possesso di stupefacenti. Insomma un altro caso che ha visto la nostra giustizia comminare il carcere prima di una sentenza del tribunale e farlo con una certa leggerezza. Questo le rovinò completamente la vita. 

R: Secondo me è giusto in questa giornata in cui Laura Antonelli non c’è più ricordare questo episodio perché ci insegna tante cose. La sua è stata una figura di grande popolarità e come spesso succede soprattutto a figure femminili la popolarità è spesso legata alla bellezza e è una popolarità che passa con il tempo e che poi mette in crisi veramente anche la propria dimensione interiore perché quando si sale velocemente in alto quando inizia la caduta è difficile gestirla. Ognuno trova le sue strade e qualche volta ci si perde anche. Però in questo perdersi se ti capita come è capitato a lei di finire nelle maglie di una malintesa intesa di giustizia – che non è giustizia – questo ti può veramente rovinare la vita. Se parliamo di Laura Antonelli è più facile che tutti lo sappiano, e poi ci sono tante storie invece sconosciute, che hanno la stessa dimensione. Lei in quel carcere ci entrò, ci rimase poco ma non ne uscì probabilmente mai più e tutta la crisi successiva, i fatti drammatici, l’abbandono da parte di moltissimi anche nel mondo dell’arte e che Lino Banfi ha ricordato tante volte: è stato uno dei pochi che gli è stato vicino e continuava a dire che non la considerava più nessuno. Forse anche proprio per questo stigma, la droga. Ecco quante volte noi da questi microfoni proviamo a dire che questa rappresentazione della droga è una delle cose che può fare male a questo Paese. Intanto perché impedisce di parlare tranquillamente e serenamente anche di alcuni problemi. Sicuramente se una grande figura come Laura Antonelli ad un certo punto ha sviluppato una dipendenza da cocaina c’è da capirne i motivi. Sono motivi che possono riguardare milioni di persone e c’è da provare ad affrontarli, non sicuramente con il carcere. Ricordiamo che poi dopo moltissimi anni il processo definitivo la assolse proprio decretando l’uso personale. Quindi in sostanza lei è stata in galera per un uso personale di sostanze che probabilmente le facevano male e che probabilmente era meglio che non usasse. C’è la confusione tra il giudizio morale e invece la legalità e il giudizio che dovrebbe attenersi solo alle leggi e i tempi lunghi della giustizia: questo caso diventa emblematico; nessuno le ha più restituito poi un equilibrio che magari era già in difficoltà e che quei giorni di carcere le stroncarono definitivamente. Ecco io credo che in una giornata come oggi sia giusto parlarne per provare a capire se noi come legislatori qualche cosa abbiamo provato a fare negli ultimi mesi, molto di più dovremmo fare per intervenire su questo: sul carcere preventivo, per renderlo davvero qualche cosa da non utilizzare praticamente mai; sul carcere in generale per renderlo davvero qualche cosa da utilizzare solo come misura estrema e sempre e comunque in un’ottica di recupero; sulla legislazione sulle droghe, che forse è il caso che davvero si completi in una forma di antiproibizionismo che renda oggi legale in Italia quello che oggi è già purtroppo completamente libero nel mercato illegale. 

G: Da questo punto di vista l’intergruppo parlamentare sulla cannabis dovrebbe essere già a buon punto.

R: Sì, sta andando avanti. Io ho seguito, proprio grazie a Radio Radicale e ad alcune vostre interviste, alcuni incontri che sono stati fatti ad esempio con presente Rita Bernardini, anche una serie di preoccupazioni giuste, sia sull’intergruppo sia sul taglio che si sta dando. Ecco io credo che sia importante, e ti ringrazio per la domanda perché mi permette di entrare in questo dibattito virtuale che nella radio si sta facendo. Io credo che noi dobbiamo una volta tanto avere il coraggio di concretizzare in qualche modo con una normativa, fosse anche non la migliore possibile. C’ è un’opportunità, ci sono tante forze politiche diverse che partecipano, c’è una proposta di legge di Benedetto Della Vedova che otterrà alcune osservazioni, sta ricevendo alcune osservazioni e contributi dai diversi gruppi. Io ad esempio non ne ho fatte, ma non ne ho fatte non perché non ne abbia da fare ma per la questione che dicevo prima: per principio io sono per l’approvare prima di tutto una normativa, e per iniziare a farla entrare come si dice qui a calendarizzarla cioè a farla entrare davvero nell’iter parlamentare che è un iter lungo, ricordiamocelo. In quell’iter ci sono tutti i modi se vogliamo per correggere qualsiasi cosa, però cerchiamo di arrivare a una conclusione. Se discutiamo ancor preventivamente su quali sono le differenze che il PD oppure Sel oppure il Movimento 5 Stelle o chi altro vuole andare a mettere in questa normativa, non riusciremo mai. Vediamo se una cultura di buonsenso – io non amo la parola buonsenso ma in questo caso si tratta proprio di un po’ di buonsenso – riesce a prevalere invece sulle distinzioni di parte.

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