L'on. Roberto Rampi a Radio Radicale intervistato da Giovanna Reanda ricorda l'attrice Laura Antonelli e coglie l'occasione per fare una riflessione sul tema della giustizia.
G: E’ venuta a mancare un’icona di bellezza, Laura Antonelli. A questi microfoni vorremmo ricordarla purtroppo per quella bruttissima disavventura che le capitò: fu arrestata e fece dei giorni di carcere preventivo. L’accusa era di possesso di stupefacenti. Insomma un altro caso che ha visto la nostra giustizia comminare il carcere prima di una sentenza del tribunale e farlo con una certa leggerezza. Questo le rovinò completamente la vita.
G: E’ venuta a mancare un’icona di bellezza, Laura Antonelli. A questi microfoni vorremmo ricordarla purtroppo per quella bruttissima disavventura che le capitò: fu arrestata e fece dei giorni di carcere preventivo. L’accusa era di possesso di stupefacenti. Insomma un altro caso che ha visto la nostra giustizia comminare il carcere prima di una sentenza del tribunale e farlo con una certa leggerezza. Questo le rovinò completamente la vita.
R: Secondo me è giusto in questa
giornata in cui Laura Antonelli non c’è più ricordare questo episodio perché ci
insegna tante cose. La sua è stata una figura di grande popolarità e come
spesso succede soprattutto a figure femminili la popolarità è spesso legata
alla bellezza e è una popolarità che passa con il tempo e che poi mette in
crisi veramente anche la propria dimensione interiore perché quando si sale
velocemente in alto quando inizia la caduta è difficile gestirla. Ognuno trova
le sue strade e qualche volta ci si perde anche. Però in questo perdersi se ti
capita come è capitato a lei di finire nelle maglie di una malintesa intesa di
giustizia – che non è giustizia – questo ti può veramente rovinare la vita. Se
parliamo di Laura Antonelli è più facile che tutti lo sappiano, e poi ci sono
tante storie invece sconosciute, che hanno la stessa dimensione. Lei in quel
carcere ci entrò, ci rimase poco ma non ne uscì probabilmente mai più e tutta
la crisi successiva, i fatti drammatici, l’abbandono da parte di moltissimi
anche nel mondo dell’arte e che Lino Banfi ha ricordato tante volte: è stato
uno dei pochi che gli è stato vicino e continuava a dire che non la considerava
più nessuno. Forse anche proprio per questo stigma, la droga. Ecco quante volte
noi da questi microfoni proviamo a dire che questa rappresentazione della droga
è una delle cose che può fare male a questo Paese. Intanto perché impedisce di
parlare tranquillamente e serenamente anche di alcuni problemi. Sicuramente se
una grande figura come Laura Antonelli ad un certo punto ha sviluppato una
dipendenza da cocaina c’è da capirne i motivi. Sono motivi che possono
riguardare milioni di persone e c’è da provare ad affrontarli, non sicuramente
con il carcere. Ricordiamo che poi dopo moltissimi anni il processo definitivo
la assolse proprio decretando l’uso personale. Quindi in sostanza lei è stata
in galera per un uso personale di sostanze che probabilmente le facevano male e
che probabilmente era meglio che non usasse. C’è la confusione tra il giudizio
morale e invece la legalità e il giudizio che dovrebbe attenersi solo alle
leggi e i tempi lunghi della giustizia: questo caso diventa emblematico;
nessuno le ha più restituito poi un equilibrio che magari era già in difficoltà
e che quei giorni di carcere le stroncarono definitivamente. Ecco io credo che
in una giornata come oggi sia giusto parlarne per provare a capire se noi come
legislatori qualche cosa abbiamo provato a fare negli ultimi mesi, molto di più
dovremmo fare per intervenire su questo: sul carcere preventivo, per renderlo
davvero qualche cosa da non utilizzare praticamente mai; sul carcere in
generale per renderlo davvero qualche cosa da utilizzare solo come misura
estrema e sempre e comunque in un’ottica di recupero; sulla legislazione sulle
droghe, che forse è il caso che davvero si completi in una forma di
antiproibizionismo che renda oggi legale in Italia quello che oggi è già
purtroppo completamente libero nel mercato illegale.
G: Da questo punto di vista l’intergruppo parlamentare sulla cannabis
dovrebbe essere già a buon punto.
R: Sì, sta andando avanti. Io ho
seguito, proprio grazie a Radio Radicale e ad alcune vostre interviste, alcuni
incontri che sono stati fatti ad esempio con presente Rita Bernardini, anche
una serie di preoccupazioni giuste, sia sull’intergruppo sia sul taglio che si
sta dando. Ecco io credo che sia importante, e ti ringrazio per la domanda
perché mi permette di entrare in questo dibattito virtuale che nella radio si
sta facendo. Io credo che noi dobbiamo una volta tanto avere il coraggio di
concretizzare in qualche modo con una normativa, fosse anche non la migliore
possibile. C’ è un’opportunità, ci sono tante forze politiche diverse che
partecipano, c’è una proposta di legge di Benedetto Della Vedova che otterrà
alcune osservazioni, sta ricevendo alcune osservazioni e contributi dai diversi
gruppi. Io ad esempio non ne ho fatte, ma non ne ho fatte non perché non ne
abbia da fare ma per la questione che dicevo prima: per principio io sono per
l’approvare prima di tutto una normativa, e per iniziare a farla entrare come
si dice qui a calendarizzarla cioè a farla entrare davvero nell’iter
parlamentare che è un iter lungo, ricordiamocelo. In quell’iter ci sono tutti i
modi se vogliamo per correggere qualsiasi cosa, però cerchiamo di arrivare a
una conclusione. Se discutiamo ancor preventivamente su quali sono le
differenze che il PD oppure Sel oppure il Movimento 5 Stelle o chi altro vuole
andare a mettere in questa normativa, non riusciremo mai. Vediamo se una
cultura di buonsenso – io non amo la parola buonsenso ma in questo caso si
tratta proprio di un po’ di buonsenso – riesce a prevalere invece sulle
distinzioni di parte.
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